Wednesday, 31st May 2023

Modalità banana

Posted on 28. gen, 2023 by in Argomenti

Modalità banana

Continuo a meravigliarmi sul come si sia appiattito il livello comune del linguaggio e dei contenuti negli interventi dei personaggi pubblici o meno pubblici.

Innanzitutto i vocabolari si sono ridotti in maniera seria, poi il linguaggio si è standardizzato e i luoghi comuni, le autocelebrazioni e l’ovvio sono diventati, tutti, la struttura di ogni discorso, anche se già preparato, scritto per tempo, meditato e cos’altro, segno tangibile che di più proprio non è possibile.

Colpa delle scuole? Colpa della democrazia? Vai a capirlo.

Certo è che il panorama non cambia se si parla di politici, ministri, alti dirigenti, funzionari, alti magistrati, figuriamoci se poi sindaci, assessori, presidenti, procuratori o cos’altro.

Che poi uno finisce col chiedersi “ma, diamine, ma un libro lo leggono ogni tanto?”

Sentire le interviste in TV, i talk-show, i servizi dei telegiornali, che si tratti di una conferenza stampa, del messaggio del Presidente o di quello del Papa, dell’inaugurazione dell’anno giudiziario o dell’annuncio di uno sciopero a oltranza, non si va oltre l’ovvio, per condimento anche mal detto.

Salviamo, però, le eccezioni. Parafrasando Morandi potremo dire che “uno su mille ce la fa”, a essere all’altezza del ruolo, dico, a parlare bene, ad avere un suo stile, a dire cose di sostanza.

Sarà che hanno vinto i terrapiattisti, cioè i fanatici del livellamento in basso, quelli che intelligente è noioso o meglio ancora colto è uno strano.

Siamo tutti figli di Amadeus, Carlo Conti e nipoti di Pippo Baudo, grandi professionisti, perbacco, sì, ma dell’ovvio.

Odio Sanremo.

Posted on 27. gen, 2023 by in Argomenti

Odio Sanremo.

La dimensione delle guerre, oggi, è data dalla loro adattabilità a ogni contesto.

Da fenomeno tragico, il peggiore dell’umanità, a discorso, pigro, da bar, ma ora anche da spettacolo leggero in mondovisione.

Zelensky a Sanremo, come i Duran Duran, Albano o Zucchero: una star per fare audience. E lui che si presta.

Cioè, mentre il suo popolo combatte, lui sfila in TV, fra ballerine, coriste, tromboni e Amadeus. Strano che non lo abbiano già propinato a “il parente misterioso”, anche se con passaporto da 3.000 e performance artistica.

Ci deve essere un secondo fine in questa apparizione, non può essere figlia dell’approssimazione o del desiderio di far finta di essere impegnati in qualcosa di serio, tremendamente serio, fra una canzone e l’altra, un costume e l’altro.

Che poi, a dirla tutta, trovate del tipo snaturano la tragedia guerra a spettacolo, come già abbondantemente si prova a fare da più parti. Quasi a indurci a credere che anche la guerra sia virtuale. Fra poco arriveranno tours guidati fra le trincee, facce incredule proveranno a imbracciare un mitra ripresi da telecamere insinuanti e verrà nominato il più bel soldato, il migliore in campo e la migliore sortita offensiva.

Il governo approva ogni tipo di fornitura militare, anche i 5 Stelle, pare, pur avendoci fatto campagna elettorale contro, a organizzare tutto un supercompetente, come Crosetto, mentre si invita la Russia, visto che i nuovi carri armati arriveranno fra mesi, a fare in fretta.

Sembra tutta una scena del teatro dell’assurdo. Cioè, io Germania decido di armare l’Ucraina e lo dico col megafono? Comunque spero tanto che i Maleskin, con le loro mise, e Lorella Cuccarini vogliano, alla fine, con Zalensky, offrirci un balletto che diventi, come si dice oggi?, ecco, virale, sono convinto che il popolo ucraino e gli italiani gradirebbero, con l’invidia del resto del mondo. Il made in Italy continuerebbe a trionfare e la guerra potrebbe continuare sigla munita.

Capisco lo spettacolo che vuol farsi bello con la politica e le tragedie, non capisco la politica tanto pronta a sputtanarsi da non vedere l’ora. Viviamo l’epoca nella quale le lacrime di gioia per una coppa del mondo sono uguali a quelle dei parenti delle vittime di una guerra. L’enfasi è uguale, anzi, il campione che vince ne gode addirittura di maggiore.

Bene oggi mi commuovo perché Meloni non si separa dalla figlia, perché Ronaldo è triste o per un missile che fa una strage? Bah! Non c’è partita, vince Meloni.

Non ce l’ha fatta.

Posted on 25. gen, 2023 by in Argomenti

Non ce l’ha fatta.

L’uomo non ce l’ha fatta. Pur avendo individuato, dalla notte dei tempi, quali fossero i mali del genere umano, quali gli autentici valori, non ce l’ha fatta.

Ha speculato tanto, inventato i codici, le leggi, le ha affinate all’impossibile, ha inventato la giustizia terrena, ha circoscritto i mali, ha fatto progressi in ogni campo, fino a regalarci un affarino che ci guida per il mondo, ci fa compagnia, ci aggiorna e sostiene la nostra vanità, come il cellulare, ma non riesce a evitare le guerre, la corruzione, l’invidia, la prepotenza, il malaffare.

Conosce da sempre i valori, quali l’amore, la pace, la solidarietà, prova a coltivarli, ma a vincere sono sempre le guerre, quelle fra stati, quelle fra bande, quelle fra partiti, quelle fra condomini.

Salva milioni di vite coi progressi della medicina e della chirurgia e ne spezza altrettante con le guerre o con la fame.

Combatte con un meccanismo sofisticatissimo i reati, che lui stesso ha individuato, con certosina e chirurgica pazienza, ma ne è sopraffatto, in maniera sempre più eclatante.

Quindi non ce l’ha fatta. Non ce l’ha fatta con la conoscenza, con le scienze, con la psicoanalisi, con le procure, con le forze dell’ordine, con la medicina, le religioni, le ideologie, i buoni esempi, i santi e gli eroi.

Da millenni i problemi sono sempre gli stessi, ancora c’è chi muore di fame, chi ammazza, chi imbroglia, chi si arricchisce a danno degli altri e via discorrendo.

Dobbiamo convivere col male ed è tanto vero che viene il sospetto che non valga proprio la pena combatterlo formalmente. E sul “formalmente” spendo qualche altra parola. Ma siamo davvero sicuri che l’uomo abbia nei secoli provato a migliorarsi? O piuttosto non è vero che abbia solo fatto finta di migliorarsi? A chi serve un mondo imprigionato in regole che non lo salveranno mai, perché regole inutili, fuorvianti, buone solo per gli ingenui? Ci sarà qualcuno che si avvantaggia con una popolazione al 50% onesta, al 40% fisiologicamente disonesta e al 10% criminale? E se non esistesse la figura del criminale e fosse tutto lecito, non si estinguerebbe il monopolio di quel 10% che attraverso le mafie, quelle ufficiali e riconosciute e quelle ufficiose e coi colletti bianchi, domina il mondo? Se non esistesse “lo Stato”, non esisterebbe la corruzione e solo un continuo patteggiamento fra uguali garantirebbe la vita in comune, patteggiamento che garantirebbe davvero una uguale posizione di partenza per tutti, senza trucchi né inganni, filosofie politiche o ideologie del cazzo.

L’uomo ha fallito, non ce l’ha fatta. Prendiamone atto e buttiamo giù questa ignobile impalcatura di ipocrisia.

Volevo dire a tutti che esco dalla Lega. Firmato Cicala.

Posted on 24. gen, 2023 by in Argomenti

Volevo dire a tutti che esco dalla Lega. Firmato Cicala.

E’ di qualche giorno la notizia bomba (e giù risate) della fuoriuscita del Presidente del Consiglio regionale di Basilicata dalla Lega. L’evento epocale è stato accompagnato dalle seguenti originalissime dichiarazioni:

“Voglio rendere noto che ho deciso di lasciare il partito col quale ho condiviso il mio percorso in questi anni. Dopo un periodo di riflessione e di valutazione, ho verificato che le mie convinzioni e le mie priorità non coincidono più con quelle del partito. Compio questo passo in assoluta serenità, senza alcun intento critico né polemico, e continuerò a lavorare per il bene comune e per lo sviluppo della Basilicata.”

Che dire.

1) quali sono le convinzioni del Presidente Cicala e come mai non coincidono più con quelle della Lega, ovvero in che misura coincidevano prima, ovvero ancora se la mancanza di coincidenza dipenda da una modifica delle convinzioni di Cicala o della Lega.

2) quali sono le priorità di Cicala e quali quelle della Lega? Quando prima coincidevano (!) quali erano? Considerato che entrambi, ripetutamente e anche nel seguito della dichiarazione pubblica, sostengono di volere il bene della Basilicata come autentica priorità, cosa c’è ora di più importante per entrambi?

3) la fuoriuscita viene registrata come serena, senza intenti critici o polemici, ma se non coincidono le priorità e Cicala continuerà a lavorare per il bene (!) comune, la Lega per cosa sta lavorando?

E’ facile vivisezionare le dichiarazioni di un politico che cambia partito, perchè sono aria fritta, contengono frasi fatte e luoghi comuni, una presa per i fondelli, insomma. Sarebbe meglio non farle, ma, di questi tempi, chiedo troppo.

In fondo è tutto un gioco, tutta una finzione: il bene comune, le priorità, addirittura le “convinzioni”, ma per favore!

Lo sviluppo della Basilicata, inesistente e in stallo da sempre, coincide con i lavoro di tanti Cicala seguiti negli anni, e di tutti i partiti. Quindi faccio un appello dal profondo del cuore:

per grazia di Dio, cari politici, pensate a tutto, alla pagnotta, alla sedia, ai titoli di giornali, al potere, ma non parlate più di sviluppo della Basilicata, perchè avete già dimostrato, in maniera conclamata, che non sapete occuparvene, a meno che non abbiate scambiato i vostri sviluppi personali con quelli della Basilicata, cosa ben possibile a guardare le oscene rappresentazioni con le quali vessate un popolo che comunque, ancora, vi vota, segno evidente che potete pure fare a meno di sproloquiare. Diamo per tutti e per tutto come già letta ogni vostra futura possibile dichiarazione e facciamola finita.

PS: se fosse possibile evitarci anche la rappresentazione pubblica della futura entrata in un altro partito, con tanto di foto al tavolo del ristorante, dichiarazioni del dirigente nazionale e di quelli locali, un tanto sarebbe di certo valutato come gesto elegante, gradito e da sottolineare.

Il calcio secondo Cantiere Aperto. Foggia Potenza, sogni d’oro.

Posted on 22. gen, 2023 by in Argomenti

Il calcio secondo Cantiere Aperto. Foggia Potenza, sogni d’oro.

Non guardavo il Potenza da quando, qualche anno fa, l’allora Presidente riuscì a farmi provare una forte sensazione di fastidio personale che, immancabilmente, si riversò sulla squadra che, almeno nell’occasione, molto sgarbatamente ebbe modo di presiedere.

Cambiata la dirigenza ho approfittato dell’offerta Dazn per guardare la partita ma mai soldi vennero spesi peggio. Dopo il primo tempo, sul due a zero per il Foggia, ho preso sonno per svegliarmi a partita chiusa sul tre a zero.

Ho l’impressione che un buon 70% delle squadre pratichino le stesse idee calcistiche, con questa dannata costruzione dal basso affidata ai piedoni di difensori che di costruire il gioco proprio non ne sono capaci, con la conseguenza che si passano la palla in orizzontale provocando uno stato di sonnolenza invincibile.

Nel primo tempo visto, però, almeno il portiere del Foggia rimetteva la palla direttamente nella metà campo avversaria, causandomi ogni volta un brivido di sorpresa per come sarebbe andata a finire.

La dimensione dello spettacolo, oltre a provocarmi un breve ma profondo riposino, ha accumulato il desiderio di calcio giocato, ma sapevo di poterla soddisfare in serata quando si sarebbe giocata Juventus Atalanta.

E così è stato. Novanta minuti di tensione agonistica, sei gol, contrasti di gioco violenti, sprazzi di bel gioco, grinta e corsa. Dal primo all’ultimo secondo. Sembrava la partita di un campionato estero. Mi sono divertito. Ora se è pacifico che la differenza fra il tasso tecnico della serie C e della serie A è abissale, non dovrebbe essere così per l’aspetto atletico e quello dell’agonismo. Anzi, se vogliamo, la serie C dovrebbe compensare col secondo le carenze del primo. Invece niente. Un calcio indolente, approssimativo, da compitino dell’alunno che si barcamena fra il quattro e il cinque.

Dirigessi una squadra di calcio come il Potenza pretenderei che la mia fosse la squadra che corre di più e più velocemente. A quei livelli basta e avanza per figurare bene e far divertire. Si potrebbe ben dire che la pagnotta non se la sudano nemmeno, ma si corre il rischio di non essere politicamente corretti e allora bisogna limitarsi a dire che il progetto appena iniziato deve continuare, che occorre qualche rinforzo e amore di maglia, ecc. ecc. secondo i copioni del giornalismo contemporaneo. Ma la verità è che simili partite sono letteralmente inguardabili e solo la fede calcistica del tifoso può consentire di arrivare alla fine senza prendere sonno.

E ora vai col coro: undici, undici undici camomille….

Cantiere Aperto

Il calcio di Cantiere Aperto. Salernitana Napoli, il derby della noia.

Posted on 22. gen, 2023 by in Argomenti

Il calcio di Cantiere Aperto. Salernitana Napoli, il derby della noia.

Una squadra in sofferenza per eccesso di umiltà e un’altra perdutamente innamorata di se stessa che provano a dare spettacolo secondo canoni che, in buona parte, ormai, frantumano la pazienza dello spettatore più paziente. Tolta la passione del supertifoso, infatti, Salernitana Napoli è stato uno spettacolo ammorbante.

La Salernitana scende in campo col chiaro intento di non prenderne altri otto e da questo punto di vista ha vinto la sua partita. Del resto Nicola, buon comunicatore, assunte le vesti del mendicante grato dello spicciolo, ha accettato di essere maltrattato da Iervolino, subendo il licenziamento e accettando di ritornare solo perchè nessuno tra i contattati aveva la giusta nobiltà o, se ce l’aveva, ha sdegnosamente rifiutato. Qualcosa significherà.

E dicevo, Nicola, novello mendicante di panchina, invece di mandare a quel paese Iervolino, non al momento del licenziamento, ma al momento della richiamata, ha trasmesso gli stessi valori alla squadra che, con dedizione, ha accettato di giocare solo per prendere pochi gol. Non che potesse ambire a altro, ma rinunciarci a prescindere non è calcio.

Il Napoli invece ha preso le sembianze del Barcellona di dieci anni fa, solo che oggi, il passaggio all’indietro fa venire l’orticaria. Non è il primo Napoli di quest’anno, altrimenti ne avrebbe fatte dieci, ma un Napoli vanitoso che, pur potendo fare meglio, con nobile discrezione preferisce giocare come il gatto col topo, chissà se perchè ha meno birra o perchè si è montata la testa.

Risultato finale: due palle!

Il magnificato Lobotka che si spreca in passaggetti inutili da geometra in pensione, quando sa fare molto meglio, un Kim appesantito, uno Zielinski meno efficace, quasi banale, sono il segnale di una preparazione fisica carente abbinata a una vanità crescente.

Dovranno correre ai ripari anche se perdere il campionato è quasi impossibile.

Ora, parliamoci chiaro, il calcio non è, non può essere solo il risultato, sull’altare del quale sacrificare ogni ipotesi di bellezza. Il calcio si gioca negli stadi per fare spettacolo. Ve la immaginate una rappresentazione teatrale che faccia sbadigliare? Il calcio non può essere solo dei supertifosi, altrimenti non avrebbero spezzettato le giornate per farcele vedere tutte alla TV; è uno spettacolo che può essere entusiasmante: un bel dribbling entusiasma come un gol. Quindi anzichè passarsi la palla mille volte, per cambiare il fronte dell’attacco e mettendoci una vita, riuscendo addirittura, a volte, a tornare dal portiere quando si era arrivati al limite dell’area di rigore, è da sadici, da pomodori in faccia, cazzo.

Oppure vedere undici giocatori rinchiusi in area per non prendere troppi gol, cioè perdere già prima di cominciare, non è un bello spettacolo, visto che ci privano anche dello spettacolo dell’umiliazione dell’avversario, come avveniva una volta nell’arena dove o si era eroi o superuomini o si moriva (lo dico ovviamente figurativamente). Se non è ricerca del colpo a effetto, del gol, della giocata, in ogni momento della partita, diventa, una partita di calcio, da guardare come si può essere spettatori di una partita di bridge. Una cuglia, per dirla alla maniera potentina.

Conclusioni: la Salernitana quei punti che ha li ha fatti giocando, non negando ogni sua capacità a priori. Nicola riconquisti dignità: essere troppo disponibile, fino all’umiliazione, gli darà un paio di giornate in più in panchina e un altro calcio in culo a breve. Il Napoli smetta di fare il Barcellona d’altri tempi e rivedesse la preparazione atletica: se l’Atalanta ne ha fatti otto alla Salernitana, il Napoli non può arrivare a farne solo due fra sbadigli e messaggini alla fidanzata.

Cantiere Aperto.

Una mitragliata di notizie.

Posted on 20. gen, 2023 by in Argomenti

Una mitragliata di notizie.

Sommersi di notizie. Che poi, a pensarci, vige una specie di obbligo di informarsi che, se disatteso, alla prima occasione provoca un sorpreso “ma come non lo sai”?, si trattasse dell’aumento dell’inflazione, del malumore dei sindacati del comparto sanità o dell’ultima sentenza dell’onnipresente Tar, ormai in diretta e spudorata concorrenza con le Procure più agguerrite.

I portatori di notizie sono innumerevoli: i social, internet, la TV, la Radio, i quotidiani e la facilità con la quale arrivano fino a noi è disarmante perchè non esiste difesa dall’aggressione delle news.

E’ talmente martellante, l’aggressione, spacciata per servizio, peraltro spudoratamente, che si finisce per connotare di importanza le notizie più balorde. Ricordo il mitico “è andata male a un ladro di galline” quale frequente incipit della cronaca delle trasmissioni di cinquant’anni fa. Ma, almeno, all’epoca, le news venivano centellinate nella giornata: pochi TG, poche trasmissioni dedicate per radio e nessun social.

Evidentemente la domanda di notizie, per soddisfare gli innumerevoli contenitori, è tale da aver affinato una specifica arte, quella, cioè, della elaborazione della notizia, che si arricchisce di particolari del tutto irrilevanti, sommamente ridondanti, prepotentemente indigesti.

Il bello è che non ci si può sottrarre al nemico informatore che ci circonda, subdolamente, subliminalmente, se non con una eclissi totale. Tocca sparire da ogni radar se si vogliono evitare le notizie sull’ultimo oroscopo, sul figlio di Grillo e sulla ex moglie di Totti. Tocca eliminare cellulare, computer, TV, radio, edicole e limitarsi a comprare libri o riviste specializzate, giammai quotidiani o riviste di altro genere, il cui numero è talmente alto da dubitare che si vendano tutte.

Pensateci, però, senza l’ultima notizia della sostituzione di un direttore generale nel tal ministero riuscireste a vivere lo stesso? Il bicchiere di vino sarebbe gustoso comunque? Oppure, senza l’ultima pubblicità di Amadeus su Sanremo, l’espulsione delle vostre feci ne risentirebbe?

Non solo, ma forse la qualità della vita ne guadagnerebbe assai, potendo dedicare il tempo speso a rincorrere notizie del cazzo, a cose più nobili, interessanti o solo gratificanti.

Avvertenza: il presente scritto non costituisce notizia, ma è una riflessione, come tale può risultare indigesta, è consigliabile la sua lettura prima di assumere cibo.

PS: potrebbe non essere attinente, ma val la pena di proporlo. Ecco, si invitano i cittadini, quando si imbattono in una pavimentazione della strada sconnessa, con mattonelle divelte, a prelevarle e depositarle davanti alla sede comunale, magari così si accorgono del problema. Certo rischiamo di murare quelli che stanno dentro, ma vuoi mettere lo sfizio.

 

L’Italia è un paese per ragazzacci.

Posted on 19. gen, 2023 by in Argomenti

L’Italia è un paese per ragazzacci.

L’Italia è un paese ben strano. La conflittualità è talmente alta che si preferisce che vada tutto a rotoli se soltanto per ipotesi la responsabilità fosse addebitabile agli avversari. Nel centro sinistra, infatti, oggi, la speranza è quella che Meloni sbagli, che il governo toppi, anche clamorosamente, che le cose vadano a catafascio, anche se per tutti, purchè si possa dire, esultando, non sono capaci, dobbiamo governare noi.

Credo sia un fenomeno tutto italiano, una eterna guerra fra bande di tifosi, immature come solo i fanatici sanno essere, portata alle estreme conseguenze. Quindi il giudizio costante, perenne, sarcastico, accompagnato da sorrisi soddisfatti, tipici di chi la sa lunga e lo aveva ben detto prima, verso l’avversario, per la cui sconfitta si è capaci anche di pagare la benzina a quattro euro a litro, un sacrificio che può alla lunga ripagare, pensa te!

Evidentemente questa è una guerra fra sordi e ciechi, fra dementi, fra adolescenti mancanti di intelligenza, perchè solo uno stupido può assurgere a livelli di masochismo nazionale di tal fatta.

Ma ne siamo malati tutti, anche io lo ammetto, sento di soffrire, sebbene in maniera edulcorata, della stessa malattia.

Per esempio, se scartati, in qualsiasi contesto, reagiamo male, se ci preferiscono qualcun altro, ci sentiamo feriti nell’orgoglio. Malati di protagonismo ma immersi in una realtà in cui la competizione è il mezzo per emergere, la conflittualità all’ordine del giorno e lo schema del branco quello che riesce meglio.

C’è sempre un gruppo di persone che si mette assieme per emarginare tizio, fagocitare caio, eliminare sempronio.

La politica ne costituisce l’esempio più fulgido. Tizio che stava con caio, si litiga per un tozzo di pane e si associa a sempronio per far fuori caio che a sua volta mette assieme x e y per rendere vana l’azione di Tizio e Sempronio.

In tutto questo, a mancare, in una specie di latitanza ormai quasi pari a quella del suo specialista Messina Denaro, è la virtù, la competenza, il valore assoluto che, se esistente, viene riconosciuto solo se si tratta di un compagno di avventura e se il suo talento lo usa contro gli avversari.

Anche nei contesti più sobri, semmai ricchi di altro, penso alle associazioni culturali, il fenomeno è lo stesso: ci si scanna per la presidenza o robaccia del genere, si emargina chi non fa professione di lecchinaggio, chi ha un’idea diversa e pretende pure di condividerla.

A risolvere la situazione non basta neanche che una delle due parti trionfi sull’altra, per il motivo che, già prima del trionfo covano movimenti interni che tendono a ribaltare quelle gerarchie a loro volta basate non sul consenso ma sull’esercizio del potere.

Come popolo, insomma, portiamo ancora i pantaloni corti, da intendere o come fanciullezza perenne o come eterni giocatori di calcio, ai quali non dispiace commettere falli odiosi o corrompere l’arbitro.

E questo sarà, alla fine, il vero motivo della fuga cosiddetta dei cervelli, ma meglio dire delle persone serie, che a un’eterna competizione a perdere, preferiscono una vita più positiva, meno egoistica e più solidale.

Sono loro che hanno vinto, con la rinuncia alla loro terra, col sacrificio personale, dimostrando, con l’eleganza nobile della discreta riservatezza, che la vera rivoluzione la si fa coi comportamenti, con responsabilità e senza barare.

Un paese per automobili.

Posted on 18. gen, 2023 by in Argomenti

Un paese per automobili.

Le strade cittadine di Potenza sembrano fatte apposta per respingere chiunque voglia percorrerle a piedi. A farla da padrone, a essere considerati sono solo le auto, sono solo gli automobilisti che, perbacco, sembrano costituire un genere a parte, protetto e privilegiato. Niente a che vedere con i pedoni, esseri non considerati, maltrattati, ma meglio ancora, ignorati e senza alcuna voce in capitolo.

Ci sono delle strade, nel centro storico, talmente strette che se passa un’auto, il pedone deve appiattirsi spiaggiandosi sul muro dell’edificio che delimita la strada, se vuol portare a casa la pelle. Strade, o per meglio dire vicoli, che le auto non dovrebbero vederle mai, eppure vengono percorse in via principale solo dalle auto.

I marciapiedi sono fatiscenti, impercorribili, pericolosi e comunque arricchiti da segnali stradali, alberelli o lampioni che, ogni pochi metri, ne restringono il già misero passaggio. Laddove esistenti. Spesso, infatti, i marciapiedi mancano del tutto e, poichè le strade sono zeppe di buche, avvallamenti, sinuosità, il pedone, nei giorni di pioggia, si becca anche gli schizzi che le auto provocano con spudorata indifferenza.

Pensare di percorrere a piedi un tratto di strada, magari con una busta nelle mani, una borsa o col cane al guinzaglio, è pensare a una impresa: tutto ti è contro, le auto, le buche, le pozzanghere, le mattonelle divelte o mancanti, tutto.

Stamattina un’auto dei carabinieri, in una viuzza del centro è passata a velocità folle sfiorandomi. Probabilmente si recava nel terzo nascondiglio di Messina Denaro e io non ho potuto fare altro che chiudere gli occhi e sperare riuscisse a evitarmi.

Ora è chiaro che la qualità della vita passa anche dalla possibilità di passeggiare tranquillamente in un contesto gradevole e privo di insidie e poichè questo non è possibile a Potenza, ne consegue che la qualità della vita è così bassa, se sei un pedone, un camminatore o un ciclista, che o ti “fai” automobilista o è meglio che rimani a casa, sempre che non sia un amante dell’avventura più spericolata.

Sia chiaro: questa situazione è tale da anni, è cronica, quindi addebitabile alle amministrazioni che si sono susseguite nel corso degli anni. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, il cambio di guardia non è servito a cambiare lo stato delle cose. Si viveva male e si vive male. La sensibilità amministrativa a riguardo è come quella di Messina Denaro per le leggi, per dire una cosa attuale e dimostrare che un pedone alla fin fine non è un marziano, ma un essere che, per la Costituzione, dovrebbe avere diritti siccome un’auto, un automobilista o un qualsivoglia mezzo meccanico.

Per ultimo occorre dire che una città schiava delle auto, che non consente ai suoi cittadini di deambulare serenamente, è una città invivibile, brutta e disumana.

Bacioni, estensibili.

Ma quanto siamo bravi! La mafia la combattiamo arrestando i criminali quando diventano invalidi.

Posted on 16. gen, 2023 by in Argomenti

Ma quanto siamo bravi! La mafia la combattiamo arrestando i criminali quando diventano invalidi.

A margine la considerazione che per arrestare un mafioso ci vuole un governo di centro destra, stando ai fatti e non alle chiacchiere, circostanza che lascia il tempo che trova, beninteso, oggi si celebra, urbi et orbi, l’arresto di un latitante, del quale non ricordo bene il nome, che è stato capace di evitare le forze dell’ordine, pare, per circa trent’anni.

Trent’anni non sono uno scherzo, ma è quasi una vita, e, per una vita, costui ha preso in giro lo Stato Italiano (tutti in piedi).

Cionondimeno oggi si celebra il suo arresto, fra squilli di tromba, complimenti e pacche sulle spalle, con contorno di spot autocelebrativi e di ammonimento alla mafia che, perbacco, a noi non la si fa.

Roba dell’altro mondo.

Io, nel mio piccolo, costretto a fare i conti sempre con la mia coscienza, oggi, al posto loro, celebrerei un fallimento e chiederei scusa.

Scusa per il ritardo, per l’incapacità cronica, per la dabbenaggine, l’insipienza e la superficialità di chi, dal primo tutore dell’ordine a tutti i ministri in carica e non più, hanno saputo essere impotenti per trenta anni.

Lo Stato è uno, che a guidarlo siano i conservatori o i riformisti, cioè quell’accozzaglia di politici che, alla fine, è difficile distinguere l’uno dall’altro, capaci, come sono, di comportarsi tutti ugualmente male, e questo Stato è un inetto.

Che poi, a pensarci con un minimo di intelligenza, queste catture di vecchietti malati e, probabilmente già sostituiti da tempo sul campo, sembra tanto un consegnare l’osso in bocca al cane e sottrargli tutto il resto.

Secondo me risponde a una tattica precisa, quella di consegnare un inutile criminale, già in pensione da tempo, alle forze dell’Ordine perchè possano celebrarsi da sole di fronte al popolo italiano ed essere celebrate da quell’accozzaglia di giornali e giornalisti la cui principale dote è quella di servire supinamente il potere.

Cazzo! Ce ne fosse stato uno a dire “attenzione! Non abbiamo fatto niente di speciale, anzi chiediamo scusa per l’imperdonabile ritardo.”

Nessuno.

Popolo di cialtroni.

E ho detto tutto.

Non votare consapevolmente.

Posted on 01. ago, 2022 by in Argomenti

Non votare consapevolmente.

Allora il pilastro della democrazia è la partecipazione del popolo alla vita polito-amministrativa del paese. Magnifico.

La nostra è una democrazia rappresentativa, cioè la mia personale idea viene declinata alla bisogna da un mio rappresentante al quale delego tale funzione.

Però il mio rappresentante non posso scegliermelo, non ho il relativo potere. Devo scegliere uno di quelli che mi offrono i partiti. E non basta. Anche l’ordine di scelta dei rappresentanti è dettato dai partiti: se, per esempio, io posso scegliere fra tre o quattro o quanti sono rappresentanti, non mi rappresenta quello più votato, che neanche può essere personalmente votato, bensì quello che il partito ha messo in cima alla scaletta.

Ma dovrei fidarmi.

Il mio così eletto rappresentante, cioè un rappresentante imposto, quindi, previo pagamento di un lauto compenso, comincia a frequentare la capitale per esercitare quel potere di delega che io gli ho dato.

E come lo fa?

Alzando una mano sui voti di fiducia, per lo più, incidendo pari allo zero virgola sull’attività legislativa per il resto. A me non darà mai conto. Questo lo darà al partito, che, indiscutibilmente, lo ha reso un privilegiato d’Italia, visto che non avrà più problemi economici per il resto della vita, dopo un periodo più o meno lungo di vacanze romane.

A decidere le mie sorti sarà un personaggio scelto dal Presidente della Repubblica che, con i miei bisogni, c’entra tanto niente quanto niente. Le prospettive che offrono i partiti, perché io possa sperare in una vita da italiano, non dico felice, ma sereno, sono pari a zero: sai com’è la situazione è internazionalmente difficile, la guerra, le armi da regalare per la pace, la pandemia, e poi, vuoi mettere, l’evasione fiscale, la corruzione, le mazzette, la malavita organizzata, e diavolo, come si fa?

Quindi, diciamo che io decida di andare a votare, delegando qualcuno che non conosco, che presumibilmente non stimo, anzi che ho la prova che finora non ha inciso sulla mia esistenza e quella dei miei figli per niente, bene, posso dire che ho partecipato democraticamente alla vita del paese? O forse non sarebbe il caso di dire che mi hanno utilizzato per far finta che esista la democrazia? Insomma, se avesse davvero un senso, votare, non me lo farebbero fare, questo è certo.

Ma la cosa più buffa è che io mi devo far rappresentare da un parlamentare qualsiasi, e che dio ce lo mandi almeno con le basi della lingua italiana, ma questi a sua volta delega il segretario del partito a prendere decisioni, e questi, a sua volta, delega un organismo internazionale deputato a decidere per tutti, ovvero ancora, delega di volta in volta una lobby potente, che sia quella farmaceutica, quella dei fabbricanti di armi, quella dell’alta finanza, quella dei malviventi ecc. ecc.

Il mio voto, in sintesi, è servito solo a scegliere una squadra di privilegiati che passerà le dolci serate romane fra un ossobuco e un cacio e pepe. Certo, sono soddisfazioni, superiori a quelle prodotte da azioni benefiche, ma bisogna saperle apprezzare e a me non riesce.

Poi, a livello locale, quegli stessi rappresentanti procederanno a nominare i loro scudieri a capo di enti e associazioni, faranno mancare il numero legali nei consigli, si faranno i dispetti e nello stesso tempo si scambieranno le nomine, una a te e una a me con contropartita una sorta di silenzio sui nominati, sebbene sprovvisti di qualsivoglia requisito. Poi, sempre a livello locale, per pagare un debito ci metteranno una vita e per esigere un credito una giornata, ecc. ecc. secondo un copione scritto anni fa, ma aggiornato in peggio di anno in anno.

Sì, anche per questo non solo non voterò ma mi premunirò di fare proseliti perché questa classe politica scompaia dalla circolazione, assieme alla sua superficialità, la sua supponenza, la sua ignoranza e la sua incapacità cronica ad amministrare. Non votando? Sì, cominciando a non votare consapevolmente.

 

Il Signor Grimaudo.

Posted on 31. lug, 2022 by in Argomenti

Il Signor Grimaudo.

Antonio Grimaudo se ne stava seduto in una sala d’attesa grande e triste. Non sembrava l’ufficio più appropriato per un politico famoso: muri sporchi, stampe recuperate in qualche scantinato, sedie vecchie, una scrivania reduce da chissà quanti decenni di onorato servizio presso qualche ufficio pubblico, qualche datata rivista e un manifesto dove era ritratto il politico in uno dei momenti più significativi della sua vita.

In effetti il sentimento che suscitava l’ambiente era l’angoscia, non fosse latente la speranza che quell’incontro potesse essere risolutivo per le sorti del figlio di Antonio Grimaudo, questi un onesto impiegato statale, prossimo alla pensione, banale di aspetto e di carattere, ordinato senza mai apparire neanche dignitoso.

Il sig. Grimaudo, come usava presentarsi, accennando un inchino e col braccio già pronto per un vigoroso affondo finalizzato a una stretta di mano che compensasse il misero quadro che offriva la sua figura, era un uomo che era riuscito in un’intera esistenza a vivere due vite: quella ufficiale, discreta, educata, silenziosa, premurosa, nei confronti della famiglia, dei superiori e di chiunque solo gli rivolgesse la parola, e quella che si svolgeva nella sua testa, ignota a chiunque. Quest’ultima era un’esistenza completamente opposta a quella ufficiale, nella sua testa, infatti, era un irascibile, un violento, un orgoglioso, crudele, irridente, uno di quei personaggi cattivi come se ne vedono tanti nelle trascurabili serie tv. Ed era proprio in queste che la sua seconda e segreta vita trovava alimento, ispirazione, tormentandolo fino a tenerlo sveglio di notte, mentre rabbiosamente e fantasiosamente maltrattava il malcapitato di turno.

Eh, come gli avrebbe fatto comodo, in quella situazione, sostituire le due vite, cambiare loro il posto, scambiandolo. Ma non era il caso. Ne andava di mezzo il futuro del figlio, cui necessitava lavorare e chissà se quel politico, come gli avevano fatto pensare e sperare, non potesse davvero trovargliene uno. Avrebbe chiesto umilmente se poteva fare qualcosa per lui, per loro, cittadini sfortunati cui la sorte non aveva ancora disegnato una sceneggiatura serena.

La porta del politico si aprì e ne uscì un signore triste come lui, con la fronte corrugata da pensieri che avevano avuto modo di fare proprio lì il nido, così, per non perdere neanche il tempo di fare un tratto di strada. Il signore, uscendo, non lo degnò di uno sguardo, immerso come era nelle sue preoccupazioni, non sorrideva, neanche per un eventuale presagio di buon accoglimento della richiesta che aveva sicuramente avanzato al politico, ma guardava a terra, umiliato, si sarebbe detto, di quanto era stato costretto a fare.

Il sig. Grimaldo pensò che probabilmente chi lo aveva preceduto avesse una qualche preoccupazione simile alla sua, e, sentendo che altri entravano in quel triste locale, si sentì un numero, un questuante qualsiasi cui sarebbe stata tributata la stessa forma di falsa attenzione e, sicuramente, la stessa traballante promessa.

“Ma ne vale davvero la pena?”, si chiese, la risposta arrivò immediata coi toni della voce della moglie che lo rimproverava di non aver mai avuto il coraggio di chiedere. Cavolo, avrebbe proprio voluto mostrarle di cosa sarebbe stato capace se solo …., se solo…., non seppe completare la frase.

Il sig. Grimaudo si fece avanti e bussò alla porta con le nocche della mano mentre chiedeva a bassa voce permesso.

“Venga, cosa aspetta?”, quasi tuonò il politico che non aveva tempo da perdere.

Stava seduto a una scrivania sbilenca, ma su una poltrona di una certa importanza. Aveva un taccuino consunto con una bic davanti e, di lato, un’agenda di pelle con una stilografica elegante. A lui sarebbe toccato il taccuino, lo sapeva, ma poco importava se solo fosse servito a qualcosa.

“Si accomodi e mi dica in cosa posso esserle utile, anzi prima mi dica qualcosa di lei. Che lavoro fa? E politicamente è dei nostri, vero?”

“Sono un impiegato e fra due mesi andrò in pensione, non sono un militante, ma le mie idee sono quelle del partito”.

“Bene e beato Lei che andrà presto in pensione. A me toccherà sgobbare ancora per anni; sa non è facile fare politica, sempre su una macchina o in treno, ma, via, non mi va di sputare nel piatto dove mangio. In fondo mi piace. Mi piace lavorare e sacrificarmi per la gente”.

“Non ho dubbi a riguardo”, si sentì rispondere il sig. Grimaudo, incredulo non tanto per l’espressione in sé, quanto per il tono beffardo che aveva inconsapevolmente usato. Tono che non sfuggì al politico che si ritrovò a guardare l’ospite con un po’ più di attenzione.

“Allora, cosa posso fare per lei?”

“Niente, vengo al punto e non le faccio perdere tempo. Mio figlio ha bisogno di lavorare.”

“Capisco. Certo non è un buon momento. Una volta era più facile, oggi, sa com’è, i concorsi pubblici, la crisi economica …. Non ha pensato a mettere su un’attività? L’iniziativa privata, a saperla fare, è sempre un’altra cosa. Ci vogliono sacrifici, ma alla fine paga.”

Il sig. Grimaudo realizzò che stava perdendo tempo, si sentì umiliato e fece per alzarsi. Il politico, però, lo incalzò: “Ma mi lasci le generalità di suo figlio, non si può mai dire. Farò qualche telefonata. Anzi, me lo faccia conoscere. Io sarò qui fra quindici giorni esatti. Non si scomodi lei, faccia venire suo figlio. Mi farò una chiacchiera, vedrà qualcosa la combiniamo. Tenga, le do il numero del mio cellulare, così mi dà conferma”.

Il Sig. Grimaudo si ritrovò fuori e l’aria fresca gli fece bene. Un lavoro per suo figlio non l’avrebbe mai ottenuto dalla politica. Era ovvio. Non contava nulla, non poteva garantire voti, consenso, clientela. Era stato davvero avventato, stupido e umiliante rivolgersi a quel politico. Piuttosto era meglio fare la fame, diamine, che sentirsi preso in giro in quella maniera. E poi, era riuscito anche a essere insolente in un momento nel quale solo una strisciante umiltà, una sottomissione totale, avrebbero potuto sortire, forse, qualche effetto. Quel suo “non ho dubbi a riguardo”, manifestazione di un sarcasmo inopportuno da parte di chi, come lui, aveva inanellato solo fallimenti, salvo a essere un eroe nella sua seconda e fantastica vita.

I battiti del cuore accelerarono e la collera salì sempre di più. Si sentì debole, la testa cominciò a girargli vorticosamente e cadde a terra, svenuto.

Lo svegliò la voce del politico: “Ci ha fatto prendere un bello spavento, perbacco. Ora come sta? Va meglio? Vedrà che una soluzione la troviamo. Io scappo e non si dimentichi di farmi conoscere suo figlio.”

Il Sig. Grimaudo tirò fuori dalla tasca, a fatica, il fazzoletto e si asciugò il sudore freddo dalla fronte. Un collaboratore del politico gli tendeva un bicchiere d’acqua che rifiutò. Si alzò e fece ritorno a casa, dove avrebbe dovuto dar conto alla moglie dell’insuccesso e a se stesso dell’ennesimo fallimento.

Cenò come tutte le sere. Bevve un bicchiere di vino in più del solito e lasciò che lo strazio si impadronisse di lui. Alla moglie disse che l’incontro era andato bene e che prometteva di certo qualcosa di buono. Il politico voleva conoscere il figlio e, insomma, qualcosa avrebbe fatto. La moglie non sapeva se credergli, sembrava essere stato troppo facile, era martoriata dai dubbi e poi, il marito, le stava dicendo la verità?

Il sig. Grimaudo non si accorse del disagio della moglie, finì di magiare e si versò del liquore, come faceva il sabato sera, anche se non era sabato sera. Poi, un po’ intontito, andò a letto, spogliandosi e riponendo i vestiti sempre al solito posto, dopo averli ripiegati con cura. Sfogliò per qualche minuto la copia del quotidiano locale, chiuse la luce e, senza aspettare la moglie che, sicuramente, era rimasta a guardare la tv, si addormentò col sorriso sulle labbra: lo avrebbe cercato quel politico, lo avrebbe trovato e, sicuramente, gli avrebbe detto quello che pensava di lui, parassita pieno di sé e, magari, gli avrebbe anche mollato uno schiaffo, davanti a tutti. Sì, lo avrebbe fatto, già all’indomani, o la settimana prossima, o quando sarebbe capitato.

E dormì, come ogni notte, di un sonno profondo.

Achille Busta, Corleto, 2021.

Achille Busta scrisse poco e per lo più racconti brevi. Alcuni ritengono fossero autobiografici, altri non sanno cosa pensare. Ignoto ai più, nel suo paese era famoso perchè nell’osteria offriva sempre da bere a chi gli dava ragione. Morì per un attacco di cuore quando un politico gli chiese il voto.

Votare, ovvero provare a scegliersi il boia

Posted on 30. lug, 2022 by in Argomenti

Votare, ovvero provare a scegliersi il boia

Mentre a sinistra si fa la conta di chi ci sta o meno, giammai a proporre un serio programma, ma di chi vuole combattere la destra, che, pure, come programma politico ha la sua bella coerenza con la pochezza mostrata, anche, in occasione dell’avventura con Draghi (a proposito mai innamorato fu scaricato con cotanta rapidità), a destra si va sul concreto.

Pensioni minime sulla soglia dei mille euro per darsi ai bagordi e, nientepopodimenoche, una dentiera per tutti. Berlusconi punta evidentemente sui coetanei, di prima battuta. Il contorno va immaginato: a parte qualche ulteriore sortita, che potrà riguardare l’assistenza medica gratuita per gli animali o un biglietto gratis all’anno per la squadra del cuore, avremo il refrain incentrato su pace fiscale e flat tax.

Giorgia Maloni, forse poco capace a sparare balle, ha avvertito gli alleati che giammai vanno promesse cose non attuabili, ma è un autogol, perché se a sputtanarli, dico Berlusconi e Salvini, è un’alleata, beh, ci vuole stomaco a continuare a illudersi che il paradiso sia dietro l’angolo. Anche i più tenaci sostenitori dello slogan per lo slogan potrebbero avere difficoltà. Quindi presto Giorgia Meloni o prometterà qualche regalia a qualcuno o passerà per un’avara. Insomma se neanche in campagna elettorale una politica di professione (pare sia nata già in Parlamento) ha cura degli italiani, figuriamoci nella vita parlamentare, che segue le elezioni per quel periodo di realismo crudo che accompagna alla prossima campagna elettorale.

In Italia, ma anche, vivaddio, in Basilicata, cambiare colore politico dei governanti significa solo assistere alle manifestazioni di ingordigia di chi ha vinto, ai miracoli di San Gerardo (collaboratori politici a 1.000 euro al mese, o vecchi militanti, che diventano esperti e competenti direttori di massimi enti) e al generale pressappochismo amministrativo.

Raccontiamone una.

Arpab e Parco Regionale del Vulture. Due nomine bipartizan (alias consociativismo, o divisione degli incarichi) assolutamente e soltanto politiche, senza opposizione alcuna, nonostante siano scelte scellerate, proprio perché solo politiche e irridenti la preesistenza di requisiti specifici, giacchè evidentemente concordate con il classico e altamente democratico metodo dell’uno a testa, basato esclusivamente sulla più spudorata meritocrazia, pardon, appartenenza, ma ora si chiama così, la meritocrazia.

Nel frattempo al Consiglio Comunale di Potenza salta il numero legale e non vengono riconosciuti debiti sacrosanti fuori bilancio. Irresponsabili o grandi tattiche della più sofisticata politica?

A me sembra solo che sia stata consegnata una potente macchina a neo patentati che non sanno discernere fra i dispetti e la responsabilità, confondendo i primi con la seconda e viceversa.

Sì, anche per questo non voterò.

Non ho voglia di contribuire a mandare qualcuno in Parlamento a prendersi gioco degli italiani. Fatelo voi che siete responsabili, che amate partecipare e sapete bene quali siano i doveri civici. Io passo. Non mi sembra dignitoso scegliermi il boia, questa scelta fatela voi che ne capite, io l’elemosina continuo a rifiutarla.

 

 

 

 

 

E questo, loro, i politici, lo sanno benissimo.

Posted on 28. lug, 2022 by in Argomenti

E questo, loro, i politici, lo sanno benissimo.

Vi racconto la mia versione sulla storia delle nomine dei direttori generali in Basilicata.

Si parte dal bando, che, standardizzato, presuppone una serie di requisiti, alias competenze, variamente dimostrabili. Sul presupposto che la scelta sarà discrezionale, benchè tecnica, e cioè che i requisiti tecnici verranno valutati discrezionalmente, si procede alla selezione.

Non si va molto per il sottile sulla valutazione dei curriculum (quant’è brutto curricula, cioè a me proprio non piace quindi erro sapendo di errare, ma per il gusto), tanto è vero che talvolta capita che un tizio qualsiasi viene ritenuto più competente di un altro, sebbene esistano e siano palpabili differenze notevoli, ma, allora, diamine, che significa discrezionalità, se non fare quello che cavolo si vuole? (Sul punto esisterebbe un inquadramento diverso del problema, ma appartiene al mondo della dottrina e della giurisprudenza che difficilmente si confondono con le umanissime nomine dei direttori generali).

Vince tizio, e, subito, si tessono gli elogi del suo curriculum, lo si proclama competente, ella peppa se competente, grazie a commenti compiacenti di politici di riferimento, gli avversari, i sindacati, borbottano un po’, ma fa parte della scena montata a arte, poi si disinteressano della vicenda e aspettano che arrivi il contentino.

C’è sempre qualcuno che, però, vuole vederci chiaro, fiuta l’imbroglio, sente che la nomina è tutta politica e che con la valutazione delle competenze ci entra come la nutella sul ragù e chiede di guardare gli atti.

E qui comincia la prova di resistenza. Gli atti non si fanno vedere, o li si mostra all’ultimo momento e magari parzialmente. Il candidato curioso comincia, o dovrebbe cominciare, a perdere colpi. Se non glieli si mostra deve fare ricorso al Tar, quindi pagare un avvocato e aspettare diciamo almeno sei o sette mesi. La politica, tutta, confida che non lo farà, ma se proprio lo fa, basta rallentare i tempi al massimo e vedrete che dalla sentenza che consente l’accesso, all’accesso vero e proprio pure passa qualche altro mese. Beninteso le spese di lite saranno sì a carico dell’ente che non aveva concesso l’accesso, ma fino a quando dovrà pagarle, non avendo mai la premura di farlo subito, come converrebbe in un paese mediamente civile, passerà tantissimo altro tempo, magari sarà necessario un altro giudizio, che si chiama di ottemperanza (quindi vai dall’avvocato, pagalo, ecc. ecc.), insomma tanto tempo da sfiancare un mulo.

Quindi dopo un anno hai speso un sacco di soldi e puoi finalmente guardarti le carte.

I capelli si rizzano, bestemmi, porco qui, porco lì e decidi di fare ricorso. Ma hai già speso un sacco di soldi e poi, quanto tempo ci vorrà? Pensi che se la giustizia dura tanto un motivo c’è sempre. Quindi desisti. Hanno vinto loro, con classe, in silenzio, nobilmente.

Se non desisti, e sei armato di una volontà ferrea, oltre che di un gruzzolo di danaro da spendere, torni dall’avvocato, lo paghi e cominci una causa cosiddetta di lavoro. Ovviamente non potrai chiedere di essere sostituito al nominato, ma potrai chiedere solo il risarcimento del danno, se provato. Infatti se chiedi un provvedimento di urgenza, a parte il fatto che è passato già un annetto, nessun giudice ti concederà un provvedimento immediato, perché, dicono, si tratterebbe comunque di un danno economico risarcibile, giammai di uno smacco alla tua dignità.

Quindi se ti va bene dopo un altro paio di anni avresti diritto, forse, a una somma di danaro. Certo, c’è l’appello e la cassazione e magari un giudice ostile, quindi metti in conto che dopo dieci anni stai ancora aspettando (giuro è successo tantissime volte). Poi, a sentenza definitiva, ricominci con giudizio di ottemperanza, perché non ti pagano, nomina del commissario, riconoscimento debito fuori bilancio ecc. ecc.

Tutto questo, loro, i politici, lo sanno benissimo, quindi fanno quello che cazzo vogliono.

In democrazia l’opposizione servirebbe anche a fare controlli di questo tipo, ma la nostra democrazia è geneticamente modificata, vive di aria e briciole, non è scritto ma è così, lo sanno anche i muri.

Ho dato uno sguardo a un’assise consiliare di un ente locale molto di recente. Uno spettacolo raccapricciante, una farsa, peraltro noiosa, neanche comprensibile, perché al nulla si intercalano termini tecnici.

Ora l’Italia, la Basilicata stanno a questo vergognoso punto di non ritorno.

Anche per questo, io, non voterò.

Campagna elettorale, promesse e procure.

Posted on 24. lug, 2022 by in Argomenti

Insomma siamo in campagna elettorale.

A destra già ci si attrezza con le fregnacce, alias promesse elettorali, mentre a sinistra, troppo seri per raccontare frottole, sicuramente più prosaici, stanno facendo scaldare i muscoli alle procure; non funziona sempre, ma fa brodo.

L’umanità italiana ha un cospicuo numero di rispettabili cittadini che si accontentano di parole vuote e di affermazioni senza controllo, come quelle tipiche di Berlusconi, davvero inimitabile, anche se Salvini studia da primo della classe a riguardo. V’è un ulteriore cospicuo numero di italiani che non ci crede e questi sono in vistoso aumento. Poi ci sono i seguaci della sinistra: mantengono un numero abbastanza stabile, perché governano sempre, anche se non vincono. Sono privi totalmente di idee, neanche le frottole sanno inventare, ma, come si dice, fanno squadra, o gregge, o branco, tiè, sempre pronti a sbranare l’avversario accusandolo anche dell’incendio della fontana di San Gerardo o a difendere il proprio sodale. Spocchiosi, sanno sempre come si fa e come andrà a finire, salvo vivacchiare succhiando il sangue a ogni governo. Hanno la capacità, se non vera arte, di sposare cause secondarie che abbelliscono con effetti speciali, propagano coi microfoni di mille testate, duemila emittenti radio e tutte le TV, salvo mostrare l’umanità più becera davanti a un sigaro, una barca a vela, un cachemire.

Quindi il panorama è misero.

Beninteso, a me Draghi non scendeva proprio giù: munito della prosopopea e della spocchia tipica di sinistra, con un’alea di nobiltà, sfacciatamente legato ad ambienti che con l’umanità e l’interesse del popolo davvero non hanno niente da spartire, curriculum impeccabile, bravo per antonomasia, alla fine dove stavamo siamo ora, con l’aggravante che nessun problema è in via di risoluzione e solo i debiti sono stati contratti ad arte.

Conte e i suoi prodi, Salvini e i punti dei suoi ragionamenti che, fatalmente, numera con le dita della mano partendo dal pollice, Letta e il suo latente bersanismo, fatto di metafore meno rozze ma ugualmente ridicole, Di Maio e il suo terzo mandato, costi quel che costi, anche fare un nuovo partito, Berlusconi e la pensione minima a 1.000 euro, Brunetta che lascia Forza Italia, con la bellona e la zia acida, Toti e i suoi guanciotti teneroni, Meloni e il suo romanesco, Speranza e la sua tristezza congenita, offrono poche chanches di risalita verso un benessere economico auspicato da tutti ma chissà poi se tanto necessario.

Fossi uno che conta nel centro destra indicherei Tremonti come prossimo primo ministro, chè i tre moschettieri non mi ispirano nulla se non risolini isterici o grasse risate o, ancora, indifferenza politica, avessi influenza invece nel centro sinistra, invece, non saprei chi indicare, stante il livello uguale, mediocremente uguale, di tutti i suoi adepti e papabili.

L’ipotesi di fare un gesto politico di astensione, non è da escludere a priori, ma aspettiamo che i partiti partoriscano le loro liste, che, fatalmente, non sorprenderanno nessuno, purtroppo, ma è bene aspettare. All’esito sarebbe il caso di fare la scelta -politica- dell’astensione, quale gesto -politico- di rifiuto di una classe politica che ha avuto la necessità di babbo Draghi anche per pulirsi il culetto e lavarsi i denti.

Certo, le vacanze aiutano a disertare la campagna elettorale, della quale arriverà una sbiadita eco sotto l’ombrellone o in bici per chi pedala. Né farà ingresso nei locali dove si sfornano pizze o dove si beve.

E questa pure è una conquista di civiltà.

<ul><li><strong>woo_feat_page</strong> - </li><li><strong>woo_inc_feat_page</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_pages</strong> - </li><li><strong>woo_inc_feat_pages</strong> - false</li><li><strong>woo_uploads</strong> - a:3:{i:0;s:75:"http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/5-safe_image.png";i:1;s:72:"http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/4-Luciano.jpg";i:2;s:69:"http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/3-logo.png";}</li><li><strong>woo_show_featured</strong> - true</li><li><strong>woo_textlogo</strong> - false</li><li><strong>woo_gravatar</strong> - true</li><li><strong>woo_contactme</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_bio</strong> - </li><li><strong>woo_twitter</strong> - </li><li><strong>woo_highlights_tag</strong> - potenza</li><li><strong>woo_highlights_tag_amount</strong> - 6</li><li><strong>woo_featured_tag</strong> - </li><li><strong>woo_featured_tag_amount</strong> - 4</li><li><strong>woo_highlights_show</strong> - true</li><li><strong>woo_also_slider_enable</strong> - true</li><li><strong>woo_slider_heading</strong> - Sul Blog si parla ancora di...</li><li><strong>woo_recent_archives</strong> - #</li><li><strong>woo_excerpt_enable</strong> - false</li><li><strong>woo_contact_page_id</strong> - </li><li><strong>woo_featured_image_dimentions_height</strong> - 371</li><li><strong>woo_featured_sidebar_image_dimentions_height</strong> - 78</li><li><strong>woo_hightlights_image_dimentions_height</strong> - 75</li><li><strong>woo_video_browser_init</strong> - 5</li><li><strong>woo_slider_pages</strong> - </li><li><strong>woo_inc_slider_pages</strong> - false</li><li><strong>woo_automate_slider</strong> - false</li><li><strong>woo_intro_page</strong> - </li><li><strong>woo_inc_intro_page</strong> - false</li><li><strong>woo_home_sidebar</strong> - Select a sidebar:</li><li><strong>woo_page_sidebar</strong> - Select a sidebar:</li><li><strong>woo_blog_sidebar</strong> - Select a sidebar:</li><li><strong>woo_also_slider_image_dimentions_height</strong> - 144</li><li><strong>woo_single_post_image_width</strong> - 280</li><li><strong>woo_single_post_image_height</strong> - 380</li><li><strong>woo_archive_page_image_width</strong> - 200</li><li><strong>woo_archive_page_image_height</strong> - 220</li><li><strong>woo_themename</strong> - The Journal</li><li><strong>woo_shortname</strong> - woo</li><li><strong>woo_manual</strong> - http://www.woothemes.com/support/theme-documentation/the-journal/</li><li><strong>woo_alt_stylesheet</strong> - brown_boxed.css</li><li><strong>woo_logo</strong> - http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/5-safe_image.png</li><li><strong>woo_custom_favicon</strong> - </li><li><strong>woo_google_analytics</strong> - <script type=\"text/javascript\">

  var _gaq = _gaq || [];
  _gaq.push([\'_setAccount\', \'UA-703470-4\']);
  _gaq.push([\'_trackPageview\']);

  (function() {
    var ga = document.createElement(\'script\'); ga.type = \'text/javascript\'; ga.async = true;
    ga.src = (\'https:\' == document.location.protocol ? \'https://ssl\' : \'http://www\') + \'.google-analytics.com/ga.js\';
    var s = document.getElementsByTagName(\'script\')[0]; s.parentNode.insertBefore(ga, s);
  })();

</script></li><li><strong>woo_feedburner_url</strong> - </li><li><strong>woo_custom_css</strong> - </li><li><strong>woo_home_top</strong> - About</li><li><strong>woo_home_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_page_ex</strong> - </li><li><strong>woo_popular</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_content</strong> - false</li><li><strong>woo_content_archives</strong> - false</li><li><strong>woo_resize</strong> - true</li><li><strong>woo_auto_img</strong> - true</li><li><strong>woo_home_width</strong> - 197</li><li><strong>woo_home_height</strong> - 100</li><li><strong>woo_thumb_width</strong> - 75</li><li><strong>woo_thumb_height</strong> - 75</li><li><strong>woo_cat_nav_1</strong> - false</li><li><strong>woo_ads_rotate</strong> - true</li><li><strong>woo_ad_image_1</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-1.gif</li><li><strong>woo_ad_url_1</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_2</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-2.gif</li><li><strong>woo_ad_url_2</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_3</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-3.gif</li><li><strong>woo_ad_url_3</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_4</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_url_4</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_5</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_url_5</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_6</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_url_6</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_archive_content</strong> - false</li><li><strong>woo_search_content</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_menu</strong> - false</li><li><strong>woo_portfolio_cat</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_port_in_nav</strong> - false</li><li><strong>woo_port_prev_title</strong> - Thumbnails</li><li><strong>woo_port_prev_ins</strong> - Click on images below to load a larger preview.</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_a</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_a</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-1.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_a</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_b</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_b</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-2.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_b</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_c</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_c</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-3.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_c</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_d</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_d</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_d</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_minifeat_height</strong> - 110</li><li><strong>woo_nav_exclude</strong> - </li><li><strong>woo_scroller_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_about_header</strong> - </li><li><strong>woo_about_text</strong> - </li><li><strong>woo_about_button</strong> - </li><li><strong>woo_button_link</strong> - </li><li><strong>woo_about_photo</strong> - </li><li><strong>woo_cat_box_1</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_box_1_image</strong> - </li><li><strong>woo_blog_navigation</strong> - false</li><li><strong>woo_blog_subnavigation</strong> - false</li><li><strong>woo_blog_permalink</strong> - </li><li><strong>woo_blog_cat</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_featured_posts</strong> - 2</li><li><strong>woo_ad_header</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_header_code</strong> - </li><li><strong>woo_ad_header_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/468x60a.jpg</li><li><strong>woo_ad_header_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_top</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_top_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_top_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/468x60a.jpg</li><li><strong>woo_ad_top_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_content</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_content_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_content_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/728x90a.jpg</li><li><strong>woo_ad_content_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_300_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_300_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/300x250a.jpg</li><li><strong>woo_ad_300_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_blog_cat_id</strong> - </li><li><strong>woo_the_content</strong> - true</li><li><strong>woo_ad_mpu_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_3col_height</strong> - 150</li><li><strong>woo_ad_footer_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_cat_color_1</strong> - </li><li><strong>woo_pf_cat</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_home_normal</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_portfolio_image_width</strong> - </li><li><strong>woo_portfolio_image_height</strong> - </li><li><strong>woo_posts_image_width</strong> - </li><li><strong>woo_posts_image_height</strong> - </li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_1</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-1.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_1</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_2</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-2.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_2</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_3</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-3.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_3</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_4</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_4</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_enable_all_category</strong> - false</li><li><strong>woo_bgr</strong> - darkblue.css</li><li><strong>woo_right_sidebar</strong> - true</li><li><strong>woo_archives</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_layout</strong> - blog.php</li><li><strong>woo_other_entries</strong> - 6</li><li><strong>woo_other_headlines</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_nav_footer</strong> - true</li><li><strong>woo_box_colors</strong> - </li><li><strong>woo_about</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_more1_ID</strong> - </li><li><strong>woo_more1_link</strong> - Click here for more info</li><li><strong>woo_more1_url</strong> - </li><li><strong>woo_more2_ID</strong> - </li><li><strong>woo_more2_link</strong> - Click here for more info</li><li><strong>woo_more2_url</strong> - </li><li><strong>woo_highlight_url</strong> - </li><li><strong>woo_cat_ex</strong> - </li><li><strong>woo_highlight_text</strong> - </li><li><strong>woo_feedburner_id</strong> - Feedburner ID</li><li><strong>woo_home_link</strong> - true</li><li><strong>woo_home_link_text</strong> - Home</li><li><strong>woo_home_link_desc</strong> - </li><li><strong>woo_header_layout</strong> - about.php</li><li><strong>woo_about_bio</strong> - </li><li><strong>woo_about_gravatar</strong> - </li><li><strong>woo_about_readmore</strong> - </li><li><strong>woo_ad_header_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_pages_main</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_pages_footer</strong> - </li><li><strong>woo_featured_layout</strong> - large_no_ad.php</li><li><strong>woo_ad_block_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_block_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-300x250-1.gif</li><li><strong>woo_ad_block_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_related</strong> - true</li><li><strong>woo_image_width</strong> - 430</li><li><strong>woo_image_height</strong> - 170</li><li><strong>woo_feat_alt_width</strong> - 130</li><li><strong>woo_feat_alt_height</strong> - 85</li><li><strong>woo_image_single</strong> - false</li><li><strong>woo_single_width</strong> - 180</li><li><strong>woo_single_height</strong> - 120</li><li><strong>woo_ad_content_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_homepage_image_link</strong> - false</li><li><strong>woo_footer_left</strong> - </li><li><strong>woo_inc_footer_left</strong> - false</li><li><strong>woo_footer_right</strong> - </li><li><strong>woo_inc_footer_right</strong> - false</li><li><strong>woo_minifeat_width</strong> - 218</li><li><strong>woo_pages_ex</strong> - </li><li><strong>woo_breadcrumbs</strong> - false</li><li><strong>woo_features_page</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_featured_tabs</strong> - </li><li><strong>woo_featured_category</strong> - Città di Potenza</li><li><strong>woo_featured_entries</strong> - 10</li><li><strong>woo_4col_height</strong> - 100</li><li><strong>woo_flickr_id</strong> - </li><li><strong>woo_flickr_entries</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_asides_category</strong> - Sport</li><li><strong>woo_asides_entries</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_ad_page</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_home_arc</strong> - false</li><li><strong>woo_tabs</strong> - false</li><li><strong>woo_popular_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_comment_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_video_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_content_feat</strong> - true</li><li><strong>woo_home_thumb_width</strong> - 247</li><li><strong>woo_home_thumb_height</strong> - 92</li><li><strong>woo_ad_top_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_250_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_250_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-250x250.gif</li><li><strong>woo_ad_250_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_flickr_url</strong> - Flickr URL</li><li><strong>woo_2col_height</strong> - 200</li><li><strong>woo_1col_height</strong> - 200</li><li><strong>woo_block_image</strong> - http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/themes/livewire/images/300x250.gif</li><li><strong>woo_block_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_port_images</strong> - false</li><li><strong>woo_all_category_title</strong> - Categories</li><li><strong>woo_home_layout</strong> - 3_columns.php</li><li><strong>woo_archive_layout</strong> - 3_columns.php</li><li><strong>woo_show_carousel</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_entries</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_home</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_mpu_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_mpu_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_mpu_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/300x250a.jpg</li><li><strong>woo_author</strong> - true</li><li><strong>woo_home_one_col</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_image_width</strong> - 540</li><li><strong>woo_feat_image_height</strong> - 195</li><li><strong>woo_thumb_image_width</strong> - 75</li><li><strong>woo_thumb_image_height</strong> - 75</li><li><strong>woo_single_image_width</strong> - 100</li><li><strong>woo_single_image_height</strong> - 100</li><li><strong>woo_post_size</strong> - false</li><li><strong>woo_single_thumb</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_footer</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_footer_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_footer_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-468x60-2.gif</li><li><strong>woo_twitter_enable</strong> - true</li><li><strong>woo_twitter_username</strong> - woothemes</li><li><strong>woo_about_enable</strong> - false</li><li><strong>woo_enable_blog_category</strong> - false</li><li><strong>woo_mid_exclude</strong> - </li><li><strong>woo_email</strong> - </li><li><strong>woo_vidpage</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_video_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_cat_thumb_width</strong> - </li><li><strong>woo_cat_thumb_height</strong> - </li><li><strong>woo_home_title</strong> - Latest from my blog...</li><li><strong>woo_portfolio_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_portfolio_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_portfolio_resizer</strong> - false</li><li><strong>woo_twitter_user</strong> - </li><li><strong>woo_flickr</strong> - </li><li><strong>woo_delicious</strong> - </li><li><strong>woo_digg</strong> - </li><li><strong>woo_facebook</strong> - </li><li><strong>woo_linkedin</strong> - </li><li><strong>woo_lastfm</strong> - </li><li><strong>woo_youtube</strong> - </li><li><strong>woo_stumble</strong> - </li><li><strong>woo_content_home</strong> - false</li><li><strong>woo_content_archive</strong> - false</li><li><strong>woo_ads_inner_content</strong> - true</li><li><strong>woo_blog_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_home_secondary</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_cat_mid_1</strong> - false</li><li><strong>woo_menupages</strong> - </li><li><strong>woo_intro</strong> - </li><li><strong>woo_featpages</strong> - </li><li><strong>woo_ex_featpages</strong> - true</li><li><strong>woo_featheight</strong> - </li><li><strong>woo_addblog</strong> - false</li><li><strong>woo_blogcat</strong> - </li><li><strong>woo_catmenu</strong> - false</li><li><strong>woo_about_button_1</strong> - </li><li><strong>woo_content_left</strong> - false</li><li><strong>woo_content_mid</strong> - false</li><li><strong>woo_image_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_not_mpu</strong> - false</li><li><strong>woothemes_settings</strong> - a:0:{}</li><li><strong>woo_button_link_1</strong> - </li><li><strong>woo_about_button_2</strong> - </li><li><strong>woo_button_link_2</strong> - </li><li><strong>woo_carousel_header</strong> - </li><li><strong>woo_scroller_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_thumbnail_1</strong> - </li><li><strong>woo_featured_1</strong> - </li><li><strong>woo_featured_1_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_thumbnail_2</strong> - </li><li><strong>woo_featured_2</strong> - </li><li><strong>woo_featured_2_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_thumbnail_3</strong> - </li><li><strong>woo_featured_3</strong> - </li><li><strong>woo_featured_3_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_thumbnail_4</strong> - </li><li><strong>woo_featured_4</strong> - </li><li><strong>woo_featured_4_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_show_mostcommented</strong> - false</li><li><strong>woo_logo_left</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_nav</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_list</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_ex_cat_footer</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_list_footer</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_cat_box_footer_1</strong> - false</li><li><strong>woo_image_archives</strong> - false</li><li><strong>woo_archive_width</strong> - 140</li><li><strong>woo_archive_height</strong> - 90</li><li><strong>woo_ad_300</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_300_bot</strong> - false</li><li><strong>woo_exclude_pages</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_cats</strong> - </li><li><strong>woo_steps</strong> - Select Format:</li><li><strong>woo_contact</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_blog</strong> - false</li><li><strong>woo_tabber</strong> - false</li><li><strong>woo_show_mpu</strong> - false</li><li><strong>woo_show_ad</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_below_image</strong> - /images/ad468.jpg</li><li><strong>woo_ad_below_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f_code</strong> - </li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-728x90-2.gif</li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_alt_colours</strong> - default.css</li><li><strong>woo_aboutlink</strong> - </li><li><strong>woo_side_image</strong> - /styles/clean-light/images/ad-120x240.jpg</li><li><strong>woo_side_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ads</strong> - false</li><li><strong>woo_disclaimer</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_pages_subnav</strong> - </li><li><strong>woo_subnav</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_width</strong> - 280</li><li><strong>woo_feat_height</strong> - 210</li><li><strong>woo_smallthumb_width</strong> - 56</li><li><strong>woo_smallthumb_height</strong> - 42</li><li><strong>woo_homepage</strong> - layout-default.php</li><li><strong>woo_slider</strong> - false</li><li><strong>woo_tabber_pages</strong> - </li><li><strong>woo_inc_tabber_pages</strong> - false</li><li><strong>woo_intro_page_left</strong> - </li><li><strong>woo_inc_intro_page_left</strong> - false</li><li><strong>woo_intro_page_right</strong> - </li><li><strong>woo_inc_intro_page_right</strong> - false</li><li><strong>woo_mag_featured</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_mag_secondary</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_blog_navigation_footer</strong> - false</li><li><strong>woo_embed</strong> - false</li><li><strong>woo_home_featured</strong> - true</li><li><strong>woo_home_content</strong> - false</li><li><strong>woo_get_image_width</strong> - 190</li><li><strong>woo_get_image_height</strong> - 142</li><li><strong>woo_ad_200_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_200_image</strong> - </li><li><strong>woo_ad_200_url</strong> - </li></ul>