Zemanlandia a settant’anni
Posted on 12. ago, 2017 by L.P. in Calcio
Tifare per Zeman è faticoso.
Vorresti che vincesse sempre, ti umili quando becca quattro gol, non funziona il fuorigioco o la mezzala regala palla agli avversari che significa gol.
Tremi anche sul tre a zero perché temi la rimonta, vivi aspettando la giornata che ti regala il calcio perfetto, che arriva puntuale. E allora godi, perché quell’idea di calcio rasenta la perfezione, la bellezza, il genio.
Sei convinto che qualsiasi bidone possa trasformarsi in campione e quando uno sconosciuto, con Zeman, lo diventa, sorridi beffardo perché tu lo sapevi già.
Quest’anno ci prova coi tre registi, o almeno due e uno stakanovista. Ci sarà da divertirsi e da soffrire, come sempre.
Per uno zemaniano, ora, ogni giornata sarà come l’ultima. Ho temuto più volte che smettesse perché nessuno l’avrebbe chiamato in panchina, ma è ancora là, a settant’anni suonati, però, sempre il più spregiudicato, l’avanguardia, il coraggio che sfiora la follia.
Zeman è pura ideologia, applicata sarebbe la perfezione, non ci fossero gli uomini, fallibili, a renderla ancora più affascinante perché immancabilmente perdente. Come ogni ideologia.
Buon campionato e buona sofferenza Zeman e zemaniani.
La saga di Dario e Rocco. Quando lo stadio Viviani rischió di rimpicciolirsi.
Posted on 27. mag, 2017 by L.P. in Amenità, Calcio, Città di Potenza, Sport
A causa di una gara d’appalto pirimpola, lo stadio Viviani a un certo punto rischiava di diventare più piccolo. I tifosi erano in rivolta:
-Dario, i tifosi vogliono parlare con te per la questione del Viviani.
-Rocco, parlaci tu che sei pure tifoso di calcio.
-Dario, vogliono il sindaco.
-E che devo dirgli?
-Come abbiamo deciso, che il campo sarà come è sempre stato e che il comune stanzierà altri 40 mila euro per l’esatta superficie.
-E chi ce li dà altri 40 mila euro?
-Usciranno, Dario, usciranno.
-Ohibò, dovrò essere convincente. Aspetta faccio le prove, anzi dammi prima qualche espressione tipica di voi tifosi di calcio.
-Che ne so, Dario, fuorigioco, Zona Cesarini, contrasto, gol, il sette della porta …
-Questo mi piace, sette della porta.
-La palla è rotonda, arbitro pupo nero, tutta la curva deve saltare, rimonta, doppietta …
-Ah, come nella caccia.
-Corner, cartellino rosso …
-OK basta, ne so a sufficienza. Falli entrare.
(Entrano una quindicina di tifosi del Potenza, sguardo agguerrito, ma movenze impacciate dall’ambiente che intimidisce).
-Buongiorno e benvenuti nella casa comunale. State comodi, ecco non ho tutte le sedie, ma potete mettervi qui, in zona Cesarini, ecco. No, anche lei venga più avanti non mi occupi il sette della porta, potrebbe entrare la mia segretaria e urtarla. Allora, e certo ho appreso con estremo sgomento la notizia che si rischiava di avere uno stadio più piccolo. Ci saremmo trovati in fuorigioco, come dicono gli esperti. Ma ho allertato gli uffici e, con non pochi sacrifici, io oggi posso affermare che Potenza avrà il suo stadio della stessa grandezza di prima.
-Bravo! -Grazie!
-Che volete, durante la gara c’è stato un errore di valutazione, ma la palla è rotonda, nonevèro, e io ho fatto vedere, per ora da lontano, il cartellino rosso a più di qualcuno. Poi, col qui presente Rocco, approfittando di un corner abbiamo fatto il nostro gol.
(I tifosi bisbigliano fra di loro “ma che cappero dice questo qua”)
E ora mi unisco a voi in un coro da stadio, dai, Rocco intonane uno dei tuoi.
-Lo vedi il colore del sole
Tutti i tifosi: E’ rosso”
-Lo vedi il colore del cielo
Tutti i tifosi: E’ blu
-Il rossoblu è il colore più bello che c’è, il rossoblu è dentro di me
All together: perché è del Potenza, ooohhh, Potenza, ooohhh.
-Rocco, mi piace fare il tifoso. Perché non ho cominciato prima. Ma chi aveva accorciato lo stadio? Dimmelo che gli faccio un contrasto.
Help!
Posted on 12. ott, 2013 by L.P. in Calcio, Città di Potenza

Nei primi anni sessanta a Potenza i dischi li vendeva un negozietto in fondo a via Pretoria. Erano i famigerati 45 giri. In quegli anni cominciava ad affermarsi la musica inglese che stava rivoluzionando il panorama musicale.
Mio fratello era un appassionato del genere. Stava sempre alla radio e scovava sempre una trasmissione che tirava fuori le novità inglesi.
Poi raccoglieva i soldini e mi spediva a comprarli da Nicastro, il negozietto di via Pretoria.
Nicastro non era fornitissimo, anzi. Allora mio fratello per non vedermi tornare a mani vuote mi stilava un elenco di almeno quindici canzoni, in ordine di preferenza, ma difficilmente tornavo con un disco che si trovasse in elenco fra i primi dieci.
All’epoca gli inverni erano freddi e molto nevosi, e noi ragazzini giravamo con pantaloni all’inglese e calzettoni.
Solo in seconda media cominciai a indossare i pantaloni lunghi.
Alle medie la classe era composta solo da maschietti e le ragazze si incontravano solo in chiesa, o di tardo pomeriggio, ma era un istante e nulla più. Beccarne una che ti piaceva era un avvenimento, ci voleva fortuna, e a nulla valevano gli appostamenti nei pressi della sua abitazione o all’uscita della scuola.
Un incrocio di sguardi era un miracolo.
D’estate, invece, le occasioni aumentavano esponenzialmente, ma noi maschietti si finiva sempre a giocare a pallone, lontani ancora anni luce da turbe a sfondo sessuale.
Una volta un amico trovò, vicino a un secchio della spazzatura, un pacchetto di foto in bianco e nero a sfondo erotico, ma tutte strappate in mille pezzettini. Gli ci vollero un paio di settimane ma riuscì a ricomporle tutte. Ovvio che non se ne separasse mai e por poterci dare uno sguardo dovevi pregarlo. Te le mostrava ma non te le affidava in mano. Troppa la paura che tu te la filassi col suo patrimonio fotografico.
Quello stesso amico delle foto eccelleva anche nella difficilissima pratica di arrampicarsi ovunque.
La domenica giocava il Potenza allo stadio Viviani e noi non si aveva quasi mai i soldini per andare a vedere la partita. Io dovetti aspettare di essere tesserato per le giovanili per ottenere un magico tesserino che mi faceva accedere alla tribuna laterale.
Il mio amico, invece, ci andava già da qualche anno. Semplicemente scavalcava il muro di cinta da qualsiasi lato decidesse di farlo. A volte andava in tribuna, a volte in gradinata. Dipendeva dal tempo.
Ci impiegava qualche secondo, si arrampicava velocissimo, passava il muro e si lasciava cadere come un gatto. In un attimo si ricomponeva e con aria distratta prendeva posto.
Quando cominciai a frequentare lo stadio, munito di tesserino, lo ammiravo atterrare dietro le tribune, e insieme si vedeva la partita.
Il momento più emozionante per me, alle partite del Potenza, era il momento della entrata in campo delle squadre. Con le magliette rosso-blu schierate a metà campo per il lancio della monetina, col megafono che recitava le formazioni, o una improbabile pubblicità di orologi o altro.
Il ritorno era invece più melanconico. Le salite vuote di Potenza, all’imbrunire, segnavano la fine della giornata di festa e l’avvicinarsi del lunedì e quindi della odiata scuola.
Di quella Potenza è rimasta solo la vivida luce di giugno, coi suoi lunghi tramonti godibili nel loro splendore dal belvedere di via Mazzini, nel punto in cui si incrocia con via del Popolo, lì dove ora v’è l’entrata del ponte attrezzato, un mostro edilizio che si allunga come un lombricone per tutta la vallata, e che di attrezzato non ha proprio nulla. Poi di quella Potenza non è rimasto nulla più.
Neanche la squadra di calcio.
Roma capoccia
Posted on 12. dic, 2012 by L.P. in Calcio

E sono cinque.
Nell’ordine Torino, Pescara, Siena, Fiorentina e Atalanta hanno pagato dazio.
L’orchestra zemaniana non stecca più.
La sinfonia è superba.
I singoli orchestrali si esaltano negli assoli e sono gratificati nel sentirsi squadra.
La preparazione atletica è perfetta, la concentrazione massima.
Il gioco è spettacolare e i gol fioccano abbondanti.
Solo la Juve dà identica immagine di potenza, ma fa molti meno gol, anche se più punti.
Sarà un finale di stagione fra Juventus e Roma?
Può essere.
Io incrocio le dita.
E fu Zeman. Fred ci racconta Inter vs Roma
Posted on 03. set, 2012 by L.P. in Calcio, Sport

L: E allora Fred, raccontaci la partita.
F: I primi venti minuti sono stati illuminanti, e hanno mostrato cosa può fare e dove può arrivare la Roma di Zeman. Padroni del campo, facilità di fraseggio, idee chiare, forza, coraggio, agonismo, personalità. Poi il buio per tutto il primo tempo. Ma all’Inter è stata necessaria un’autorete per pareggiare.
Nel secondo tempo una prima fase altalenante, disordinata, con parità di valori; poi l’azione del secondo gol, un’azione zemaniana, arricchita dal talento di due fuoriclasse, Totti e Osvaldo, tre tocchi e palla in rete con campo divorato in pochi secondi, ed è stata solo Roma.
E poi lo spettacolo di Totti che pressa il portiere all’ottantesimo, o Osvaldo che copre come un terzino. Il greco non è un accentratore come Verratti, ma in questa Roma deve essere così, anche il centrale è uno degli undici, e poi sembra che in questa Roma tutti sappiano fare il “regista”, ognuno nella sua fetta di campo.
Fisicamente non c’è paragone fra le due squadre.
L: Dopo la prima giornata temevi un fiasco colossale?
F: No. Ci ho creduto. La squadra era comunque sorridente. E plaudo alle scelte di Zeman. Marquino era sembrato un brocco col Catania, e invece …. Il greco titolare l’avevo sognato e pronosticato (conosco Zeman), De Rossi decentrato idem.
L: Singoli e reparti.
F: la coppia centrale è seria. Balzaretti e Taddei sono splendidi. Piris alterna buoni inizi e finali avventati. Florenzi, Destro e Osvaldo sono forze della natura. Totti è immenso.
La difesa deve giocare più alta e più vicina al centrocampo. Il portiere ha parato bene. E’ uscito di porta solo una volta e mi è sembrato un po’ spaesato, fuori area. Ma la strada è quella giusta. E poi, tutti gol su azione e uno più bello dell’altro. E non è un particolare di poco conto. Anzi.
L: Prospettive.
F: In genere, Zeman la terza la stecca. Ma stavolta è diverso. Una preparazione più lunga, le difficoltà della prima giornata, oltre alla mancanza di partite ufficiali, tipo Coppa Italia, fanno sì che col Bologna sarà goleada.
Sai, è la prima volta che Zeman ha una panchina che vale gli undici titolari. Ci divertiremo quest’anno.
Ancora non è il primo attacco, ma vedrete domenica prossima alle diciotto se non sarà già la Roma ad aver segnato più di tutti.
Vincere in casa dell’Inter è sempre un’impresa. Vincere con due gol di scarto è da Zeman.
Vai Zdenek.
Grillo, Monti, Iddio e Zeman
Posted on 23. mag, 2012 by L.P. in Amenità, Argomenti, Attualità, Calcio, Città di Potenza

Il Movimento 5 stelle ha vinto, anzi no, cioè ha vinto il Pd, anzi non ha vinto, a Parma, ma ha vinto altrove. La Lega ha perso, sì ha perso, ella miseria se ha perso; il PDL pure. Ma dai!
Giuro ha perso parecchio. Nessuno lo vota più. E il Berlu? Sta sbaraccando. Pure il Milan sta dismettendo. Thiago Silva al migliore offerente, e Pato pure. Galliani a fare il giardiniere ad Arcore, e Seedorf a curare la stalla.
Alfano continua a sparare proclami, ma si ascolta solo lui.
Casini è indeciso: non sa se ha vinto, perso o pareggiato.
A distrarre tutti ci ha pensato un malefico terrorista e un Padreterno vendicativo.
Non riuscirò mai a coniugare fede ed eventi naturali. E no, perché se esiste un Dio, che protegge i più deboli, e combatte il male, e se questo Dio è davvero onnipotente, può pregare il Vaticano di spiegarci perché si accanisce sempre contro i disgraziati?
Ma la giustizia ci sarà in cielo! Per ora crepa.
Cambiali, sempre cambiali. Ci tocca firmarne troppe. Noi sempre debitori, e quando diventiamo creditori, o lo Stato fallisce, o la Regione ha il patto di stabilità (bella diavoleria), o se ne pensa in cielo, quando hai tirato le cuoia.
A pensarci bene questa vita è una bufala. Tutte le cose belle sono promesse non garantibili né verificabili.
Bisognerà fare di necessità virtù, e provare a essere felici con le disgrazie, i dolori, i sacrifici. Come dicono i buddhisti, del resto.
Hic et nunc, il resto ciccia.
Pensate alla chiesa: l’obolo all’ora della questua durante la messa, e la percentuale sulle tasse, e le tasse risparmiate, e tutto l’indotto della fede, e in cambio un’ostia, previo sputtanamento generale attraverso la confessione, settimanale, e le pene per emendarsi dai peccati.
I peccati, poi!
Ma se desidero un bombolone alla crema è peccato? E se me lo pappo con avidità è pure peccato? Cioè, sono due peccati distinti o sono uniti dal vincolo della continuazione? E se sono distinti e dipendendo l’uno dall’altro, sono più gravi di due peccati messi insieme? C’è l’aggravante?
Non se ne esce più.
Ma ora il Vaticano ha semplificato le prassi. Come Berlusconi con la burocrazia. E quindi anche durante la confessione c’è la tendenza a non scendere nei particolari. “Padre ho commesso atti impuri”, “Accipicchia, da solo?” “Sì, padre, miseramente da solo?, “ mano destra o sinistra”, “Padre, non ci crederà ma le uso entrambe”, “Oh, Madonna benedetta, ma …. Insieme o a turno?”, ecco pare che non si possa scendere più nel particolare di così, ed era ora. Una volta ti chiedevano anche dove stavi e quale era il soggetto ispiratore.
*
Il tono della voce di Monti è metallico, monocorde, monotono e senza sbalzo alcuno. Una lagna. Come i suoi provvedimenti. Me lo immagino a ridere a crepapelle, se gli capiterà mai. Più probabile che, alla sera, la moglie lo smonti (bella questa) e lo oli.
Berlusconi era, invece, straripante. Un po’ straripante lo è pure Bersani, col suo gergo da compagno con handicap (dicesi compagno con handicap quello residuato dal vecchio PCI e convolato a nozze con i vecchi Dc. E chi glielo doveva dire che un giorno avrebbero spartito il bottino).
*
Zeman ha vinto il campionato e si è pure commosso. Lo capisco, con le disgrazie trascorse, e con quei diavoletti a interpretare alla perfezione il suo credo calcistico, c’è poco da rimanere indifferenti.
Ora lo vogliono tutti, a Zeman. Fino a ieri era dimenticato. Saprà essere riconoscente al Pescara per averlo ripescato dalla serie C, o preferirà approdare a un’altra squadra?
Il dilemma dei dilemmi.
Io non derogo dalle seguenti alternative:
o rimane a Pescara con conferma di quasi tutti i gioielli e arriva in coppa Uefa, o va al Napoli e vince lo scudetto. Al di fuori di queste due ipotesi non ne vedo altre.
Zeman ha bisogno ormai del mare, senza del quale rende meno. Quindi niente Roma e Firenze.
Quest’anno non ho perso una partita, cioè due le ho perse, su 42. La prima, Verona – Pescara 1-2, perché ero in viaggio, e la seconda Pescara – Sampdoria 1-0, perché si giocava di lunedì e me la sono stranamente dimenticata. Poi le ho viste tutte, ho visto 86 gol, la quota Sky è stata ben pagata. L’anno prossimo mi abbonerei per andare al campo, ma dipende dove allenerà. Dice “ma a me che me ne frega”, giusto, ma basta saltare il paragrafo.
Vi leggiamo le formazioni: gnegnegnè, gnagnagnà, gnigninì, fofofo, fififi, fafafa, mumumu, resitè, cabalì, furtansè, caballì. In panchina: cucuccu, cacacca, cececce. Allenatore nininì.
Arbitra il sig. Rattattà di Monopoli.
“Chiediamo scusa, siamo del centodiciotto, e abbiamo per Lei una bella camicia”, “che bella è tutta bianca”, “la provi, deve starle benissimo”, “va bene, e grazie”.
E partirono le sirene.
Zdenek 04
Posted on 06. mar, 2012 by L.P. in Calcio

E ora tutti vorrebbero Zeman. Se ne parla all’Inter, al Palermo, se ne è parlato a Napoli, Lazio, e non finirà qua.
Ma alla fine ci vuole coraggio e in serie A chi ne tiene?
In Italia il coraggio serve per fare le cose bene, le scelte giuste, di valore, e, quindi sono proprio curioso.
Io, se mi lascio andare ai sogni, lo vedrei al Palermo. Una squadra del profondo sud che sale a Milano e ne fa tre.
E poi a Zeman piace il mare.
In alternativa Napoli.
Ma se rimane a Pescara e seguono i suoi consigli, forse è la cosa migliore.
61 gol in 29 partite. Migliore differenza gol, maggior numero di vittorie. Capocannoniere. Serve altro? Il primo posto? Due settimane di tempo, e arriverà anche quello. Potete scommettere.
Forza Zdenek.
Napoli. Napoli. Napoli.
Posted on 21. feb, 2012 by L.P. in Calcio, Società e costume, Sport

Stasera si giocherà la partita Napoli-Chelsea per gli ottavi della Champions league.
Non è una partita come le altre. E’ di più.
Perché c’è di mezzo Napoli, la napoletanità, il sud-Italia.
Mai una squadra del centro sud italiano ha vinto una Champions. La Roma arrivò alla finale, ma la perse ai rigori a Roma. Solo inter, Milan e Juventus l’hanno vinta.
Nello sport, come nella vita, il sud è sempre alla ricerca di una rivincita, di una occasione per dimostrare che anche al sud, anche a Napoli, si può. Si può far bene, si può vincere, si può essere d’esempio.
E stasera arriva una bella occasione.
Contro gli inglesi, per di più londinesi. I maestri della discrezione, della misura, della compunzione; ma anche gli snob, quelli che guardano tutti dall’alto in basso, quelli che hanno inventato il calcio. Quelli che, hooligans a parte, non hanno bisogno di transenne a dividere il campo da gioco dagli spalti, quelli che allo stadio ci vanno con la famiglia.
E contro il Napoli, a Napoli, dove, invece, io, per esempio, ma come tanti, ho sempre paura possa accadermi qualcosa di spiacevole, e talvolta mi è accaduta. Dove non sai mai quale sia il confine fra solidarietà e imbroglio, fra confidenza e fregatura.
Una vittoria stasera non varrà riscatto, ma porterebbe euforia, felicità, gratificazione.
Quando il Napoli va a Milano e vince, cosa invero non frequente, io sto meglio. Stasera vorrei star meglio, perché vincere a Milano o con il Chelsea, è un piacere dello stesso genere.
E voglio godermi la partita, in tutto e per tutto, e so, che per me, e per tantissimi altri, non sarà solo calcio.
LAVORI IN CORSO
Posted on 14. set, 2011 by L.P. in Amenità, Argomenti, Attualità, Calcio, Città di Potenza, Commenti, Cronache marziane, La squallida della settimana, Le grandi interviste di Fred Mulligan, Letteratura, Letture, Oroscopo, pensieri e parole, Poesie, Politica nazionale, Provincia di Potenza, Racconti, Regione Basilicata, Società e costume

Questo modesto blog non presenterà nuovi post per un periodo di tempo che varierà da due giorni a due settimane, salvo ulteriori esigenze di ristrutturazione che dovessero presentarsi nel corso dei lavori.
La ristrutturazione prevede la demolizione di quanto accumulato, costruito, meditato e tradito nel corso degli ultimi anni a livello mentale, e la ricostruzione di una superficie mentale piana atta a consentire nuovi insediamenti immateriali.
Il progetto, assentito con permesso di costruire n. 7310, è a firma dell’ing. Temistocle Protocollo, mentre i lavori sono affidati alla ditta “Gli spalatori di nuvole”, nota per la assoluta e indiscussa capacità di lavorare sull’immateriale.
La stimatissima utenza è pregata di unirsi e di condividere l’auspicio dell’autore di un rinnovato impegno che proceda da un nuovo punto di partenza recitando almeno una volta nella giornata e per un tempo massimo di trenta secondi il mantra dei mantra: merda secca.
Nella consapevolezza che è stato bello, e che, forse, lo sarà ancora di più in futuro, l’autore è felice di porgervi i suoi sentiti ringraziamenti oltre che i suoi migliori saluti, estensibili in famiglia.
L’intossicato L.P.
Miseri
Posted on 06. apr, 2011 by L.P. in Attualità, Calcio, Politica nazionale

Ruby, Silvio e i parlamentari asserviti: ma chissenefrega.
Il problema è a monte.
E’ la mediocrità imperante.
Guardate al calcio: l’Inter ne prende cinque in casa da una squadra tedesca che in campionato naviga come da noi il Genoa. Ed era l’ultima squadra rimasta in coppa. Le altre già tutte, dico tutte, fuori.
Per vincere una coppa ci voleva il tecnico straniero. Mourinho.
Con i tecnici italiani si annaspa, e si gioca un calcio molto brutto.
Puoi avere un tecnico esperto, come Del Neri, o giovanissimo, come Montella, giovane come Allegri, o un po’ più esperto, come Mazzarri, tutti leoni in patria e pecore in Europa.
Uno squallore generalizzato. Il made in Italy non paga più. Cinquant’anni di democrazia cristiana, e il berlusconismo del dopo Craxi, hanno mortificato i talenti, fatto diventare presuntuosi i privilegiati, ed esaltato la mediocrità.
E allora i tedeschi ce ne fanno cinque, gli inglesi ci sbugiardano, e gli spagnoli ci guardano dall’alto. Nel calcio come nella politica.
E nella mediocrità ci esaltiamo davvero. Ora tutti a difendere un premier mediocre, un italiano medio che si pavoneggia perché ama le donne. Seppur pagando.
Una sola parola sul caso Ruby. Che debba essere processato dal Tribunale di Milano o dal Tribunale dei Ministri poco cambia. Il problema è che abbiamo un premier che deve essere processato. Punto e basta.
Il dato politico è che il nostro premier, che, ormai lo ha statuito il parlamento, era convinto che Ruby fosse la nipote di un collega straniero, non ha potuto fare a meno di invitarla comunque a casa sua a fare balletti e a dirsi micio micio trullallà. Questa è la mediocrità italiana.
E ora lo processasse chi cappero vuole lui, tanto lo sconquasso politico è conclamato, la melma è a livello alto come la peggior alta marea a Venezia, e ci sommerge, i problemi ci affliggono, ma sempre e comunque viva la topa, e non se ne parli più. Quando tutti gli italiani manifesteranno al grido di viva la gnocca il berlusconismo avrà compiuto la sua titanica opera.
Buona giornata.
Questioni referendarie
Posted on 05. feb, 2011 by L.P. in Calcio, Società e costume

Forte sconcerto, sbalordimento intellettuale, sbigottimento cerebrale.
Ma come è possibile?
Arrivano e subito si inseriscono, segnano, sorridono e vengono acclamati.
E’ un segnale positivo o tutto il contrario?
E’ sintomo della generale crisi o rappresenta il barlume di una tanto attesa ripresa?
E mi spiego.
In questi giorni si sta verificando questo strambo fenomeno: le squadre di calcio hanno effettuato degli acquisti di calciatori più o meno bravi. Prendiamo l’Inter; acquista un nazionale, Pazzini, e una riserva del Genoa, Kharja. Entrambi giocano e trionfano.
Ma è tanto facile entrare immediatamente nei meccanismi di una squadra collaudata? O questa squadre non hanno moduli, schemi o particolari tattiche, e improvvisano di volta in volta?
C’è da chiederselo.
Lo stesso al Milan e in molte altre squadre.
No, alla Juve no, ma lì è diverso. Incombe la sindrome del brocchismo, chiunque arrivi, calciatore o allenatore, diventa un brocco matricolato, salvo rinsavire spostandosi altrove.
E allora?
Al Barcellona, squadra autentica, con tanto di meccanismi ben collaudati, è difficile vedere che arriva l’ultimo, e si impone come una stella.
In conclusione io credo che l’Italia soffra di italianità anche nel calcio, dove, come altrove, regna l’approssimazione e la superficialità, e l’ultimo fesso rischia di apparire un genio, casomai col placet di qualche presunto potente.
In e out
Posted on 26. nov, 2010 by L.P. in Argomenti, Calcio, Commenti, Politica nazionale, Regione Basilicata

Magari fra un po’.
Tutto langue in attesa del voto di fiducia/sfiducia.
Prima del voto sono attesi due botti, la legge del rilancio del sud e la riforma della giustizia. Due banchi di prova seri. Ma, ormai, la partita si gioca altrove, e da tempo. Non sul banco della qualità dell’attività governativa, no, ma su altre spiagge.
La protesta monta e la situazione appare sempre meno salda.
E, soprattutto, a me sembra che tutto quello che si dica, o si faccia, sia una sonora presa per i fondelli.
C’è un mondo virtuale, che non è internet, ma è quello degli atti ufficiali, delle leggi, dei provvedimenti, e c’è il mondo reale degli affari, personali o di lobby.
A noi tocca assistere, al più subire. Ecco, il subire è la massima forma di partecipazione reale che ci è consentita. Bella democrazia. Noi partecipiamo solo alle perdite, mai alla spartizione degli utili.
Metaforicamente, noi, cittadini italiani, siamo tanti portieri di calcio, messi a difendere una enorme porta, senza compagni di squadra, e con tanti avversari che tirano palloni da tutte le parti. Il risultato è sempre e soltanto uno solo: una sonora sconfitta.
Ma oggi è un altro giorno, e, come da tempo, non c’è il sole e promette pioggia, Benitez mangerà il panettone, e De Filippo ci spiegherà Spinoza.
Sbaglierò, ma di questi tempi l’Italia e la Basilicata sono orribilmente out. Wow.
Lippo Lippi non ne hai azzeccata una
Posted on 24. giu, 2010 by L.P. in Calcio

Ma cosa te ne fai di Messi se hai Vittek?
Ma andiamo per ordine. Innanzitutto le scuse: a Bossi, perché aveva davvero scherzato. Agli slovacchi che ritenevamo dei brocchi, e invece i brocchi siamo noi.
Lippo Lippi che è tecnico bravo e navigato, dimostra che le idee chiare non le ha, cambia, infatti, la formazione ancora una volta. Fuori Gilardino e Marchisio, dentro un incontrista, Gattuso, per levare altra qualità a un centrocampo che ne ha già poca.
Rimangono titolari Zambrotta e Cannavaro che francamente sembrano davvero bolliti.
Per un tempo non tocchiamo una palla. La Slovacchia è elegante e serena e ci infilza meritatamente.
Nel secondo tempo Lippo Lippi indebolisce ancora di più il centrocampo levando un uomo: si improvvisa, insomma. E la Slovacchia ce ne rifila un altro. Poi il forcing finale ci regala una illusione. Ma è una partita da cortile: nessuna tattica, improvvisazione, foga, un po’ di cattiveria. E la Slovacchia ce ne fa un altro. Poi arriva il tre a due per addolcire la pillola. Ma è una agonia, inutile.
Ora gli azzurri potranno andare, meritatamente, in ferie. In fondo l’anno è stato duro e c’è voglia di mare.
Lippo Lippi ha detto che a casa non c’era rimasto nessuno in grado di migliorare la situazione; e allora siamo messi proprio male. Ma, per fortuna, Lippo Lippi non sa quello che dice, come non sapeva cosa fare in Sudafrica.
Fino a un minuto prima della partita ha mantenuto la boria di sempre. E’ un bell’uomo. E basta. Era un tecnico, ora è bollito, come molti dei suoi preferiti giocatori.
Ora tocca a Prandelli. Ha l’umiltà giusta per compensare la presunzione di Lippo Lippi. Coraggio.
Ora i ventidue andranno al mare. Ma quanti vorrebbero mandarli a lavorare veramente.
Lippo Lippi alla fine della partita nega la mano al collega slovacco. Noblesse oblige.
Italia – Paraguay secondo me
Posted on 14. giu, 2010 by L.P. in Calcio

L’Italia è tosta, corre molto, è disciplinata, è squadra, ma pareggia.
De Rossi e Cannavaro si imbarcano per tre secondi e consentono a un difensore avversario di incornare a rete.
Iaquinta a disagio, Gilardino mai a contatto con la porta e Camonaresi inadeguato. Per il resto sufficienza abbondante per tutti.
Siamo superiori al Paraguay, ma la superiorità è sterile.
Lo schema italiano è fatto di sponde e rilanci, ma Montolivo e Marchisio, chiamati, spesso, a affondare sulla sponda di Gilardino o Iaquinta, non hanno il giusto passo. Sono centrocampisti autentici. Sulla tre quarti andrebbe meglio Di Natale, che, in effetti, Lippo Lippi fa entrare e mezz’ora dalla fine.
Raramente l’Italia si distende con geometrie veloci e raso terra, ma quelle due o tre volte che lo fa, piace molto.
Siamo i campioni in carica, e lo dimostriamo con la carica agonistica, ma non con la palla. In fin dei conti poche palle gol.
Un mondiale, finora, discreto se non banale.
Novità tattiche zero. Si esaltano le difese, languono gli attacchi.
Tutto sommato l’Italia è fra quelle, Germania a parte, che ha attaccato di più.
Ma è la prima partita. Può significare molto e niente.
Il Paraguay sembra l’avversaria più difficile del girone. Sembra. Speriamo, vorrebbe dire che supereremo facilmente il turno.
Comunque l’Italia non è abulica ma volitiva.
Forse manca il fuoriclasse. Ma non ditelo a Lippi.
C’è curiosità per il Brasile e la Spagna, autentiche fuoriserie del mondiale.
Capello ha deluso, ma le sue squadre non hanno mai giocato in maniera spettacolare; certo, pensare al Manchester o all’Arsenal, e vedere l’Inghilterra, non sembrano gli stessi giocatori in campo.
I telecronisti di Sky cono generalmente scarsi. I commentatori un po’ meglio, ma niente di speciale.
Ma il mondiale decollerà fra una settimana, non prima.
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