Uno scherzo al viandante
Posted on 18. giu, 2017 by L.P. in Amenità, Città di Potenza, Società e costume, Viaggi
O viandante che porti teco solo una borraccia
o viandante che conti i tuoi passi al ritmo di un fiumiciattolo un rivo una fontana
non ti curar di me
ma guarda e passa.
Correre
Posted on 12. feb, 2014 by L.P. in Argomenti, Attualità, Viaggi
Il mio lavoro mi porta spesso in altre città. Queste mi appaiono tutte molto più belle, organizzate e fruibili di Potenza, e la cosa mi fa rabbia.
Stamane mi toccava andare a Trani. Previdente ho portato con me scarpette e tuta.
E ho fatto bene, infatti l’udienza è consistita in un’improba fatica di dieci minuti, perché le notifiche non erano a posto, e allora alle 11:00, nel parcheggio di piazza Duomo, mi sono cambiato, dopo aver chiesto a un tranese se il lungomare consentiva una bella corsetta.
E via, le gambe rispondevano bene, la corsa era fluida e subito mi sono attestato a una media a Km di 5’40’’, ma dopo un altro Km ero già sceso a 5’20’’, per poi progredire nella velocità ancora un po’, finendo in gloria con uno splendido 4’45’’.
Ho percorso una decina di Km con uno scenario splendido. Cominciando dalla zona Duomo e Tribunale, ho attraversato il porto, la villa comunale e via per il lungomare, lungo gli stabilimenti chiusi, fino a finire fuori città.
Correre mi libera, mi rallegra, mi entusiasma. E poi quel panorama!
Ho incrociato qualche cane addormentato al porto, i pescatori intenti a lavorare sulle reti, fidanzatini vari, corridori come me, vecchietti che leggevano il giornale, tante facce di Fellini, giovani e meno giovani, con cani o soli; ho visto i gozzi e i pescherecci al porto, un bel veliero. Ero felice.
Al diavolo i rinvii al prossimo decennio della giustizia lucana, le tasse, gli adempimenti, la crisi, politica ed economica, Napolitano e i suoi flop, Letta e Renzi, le lacrime di Balotelli e la mia città che va in malora. Solo io, le mie gambe e un panorama nuovo e bellissimo.
Dopo un’ora di corsa ho ancora camminato un po’, per fare foto, per sentire musica, per non perdermi questa mattinata semplice eppure così bella.
Alla fine ho ringraziato Iddio, se esiste, per quello che ho vissuto, da solo, come i cani che ho incrociato, ma felicemente, serenamente. In fondo ci vuol poco per star bene e restituirsi agli altri con un sorriso.
Chiusi-Chianciano si cambia!
Posted on 22. nov, 2012 by L.P. in Amenità, Viaggi

Ve li ricordate i telefilm “ai confini della realtà?”
Certo bisogna avere almeno una cinquantacinquina di anni per rcordarli.
Il fascino stava nell’atmosfera che creavano, misteriosa, angosciante, più che nelle situazioni che raccontava, che, in fondo, non facevano specificamente paura.
Bene.
Oggi ero in viaggio, avevo fame, e mi trovavo all’altezza dell’uscita dell’autosole Chiusi-Chianciano.
“Belle zone” avevo sentito dire, e allora quale migliore occasione per darci uno sguardo e mangiare qualcosa? E v racconto come è andata:
“la macchina segnala che mi è rimasta solo una stizza di benzina, e allora via in direzione Chianciano alla ricerca innanzitutto di un benzinaio e poi di un ristorante.
La prima stazione di benzina è priva di personale. Un distributore automatico. Il secondo pure. Faccio un po’ di gasolio con le banconote piccole. Mi avvio, il cartello mi indica che mancano solo 3 chilometri. Entro in paese e seguo le indicazioni per il centro. Non una persona per strada, pochissime macchine. Parcheggio facilmente e passeggiò un po’. Tanti alberghi, tutti sbarrati. Un paio di ristoranti, chiusi.
Nessuno per strada. Cammino per due chilometri e incrocio solo una donna che cammina a viso chino.
Sembra una città abbandonata.
Scocciato, più che deluso risalgo in macchina per spostarmi a Chiusi, chissà che lungo la strada trovi una bella trattoria di camionisti, o un agriturismo, o una bettola, chissà.
Niente di niente.
Arrivo a Chiusi. Parcheggio anche qui facilmente e comincio a camminare per il borgo antico. Vedo una trattoria, ma la porta è sbarrata. Ne vedo un’altra, ma il risultato è identico. Ma ecco una terza trattoria con una luce accesa sul davanti. C’è una sola persona, che sembra di casa, ma sta seduto a un tavolo e non risponde al mio saluto. Passano cinque minuti e non compare nessuno. Mi sento a disagio con quel personaggio che neanche mi guarda e sta immobile seduto di fianco a un tavolino.
Me ne scappo, neanche tanto all’inglese e punto un quarto ristorante. E’ aperto ed entro. Una donna col grembiule mi viene di corsa incontro per dirmi, quasi allarmata dalla mia entrata, che il locale è chiuso. Esco, riprendo l’auto e punto sull’autostrada.
Trovo dopo venti chilometri un autogrill.
Mai un Autogrill mi è apparso così bello e festoso. C’è gente, una televisione accesa in alto, e un bancone con roba che mi sembra per la prima volta prelibata.
Mangio con appetito e riprendo il viaggio.
Che dire.
Dei nostri paese si dice che sono disabitati e inospitali, privi di tutto.
Ebbene in Toscana ho rivissuto, da protagonista, l’atmosfera di “ai confini della realtà”.
Se un giorno scriverò una guida per viaggiatori non mi sfuggirà di consigliare a chi volesse visitare la zona una bella colazione al sacco.
Bacioni a tutti i chiancianini e i chiusani, se esistono.
Ali di pollo a cena
Posted on 16. nov, 2012 by L.P. in Amenità, Viaggi

Appunti di viaggio di Michele Scardamone.
Michele Scardamone viaggiò una volta sola e scattò questa foto.
Il cane acciarolese
Posted on 30. lug, 2012 by L.P. in Racconti, Viaggi

Ad Acciaroli, Cilento pieno, amena località di mare, dove il sole si fonde col mare trasparente e con l’indolenza pacifica degli acciarolesi, vive un cane, fra gli altri.
E’ un cane che un padrone l’avrà pure, ma questi non si vede mai. Questo cane ha la sua vita, che conduce in maniera acciarolese, portata avanti con serenità, dignità e col giusto rispetto per le abitudini.
Al mattino presto lo vedi bighellonare per il corso, poi a mezza mattina scende in spiaggia, dove alterna una passeggiatina sulla battigia a qualche bagnetto; ogni tanto si ferma a guardare divertito qualcuno che gioca a palla, o rimane ad ascoltare le discussioni tipiche da spiaggia fra amici o conoscenti o vicini di ombrellone.
Prima che il sole arrivi all’apice lui risale in paese, dove si parcheggia sotto qualche albero a sonnecchiare.
Nel pomeriggio, passata l’ora della siesta, torna in spiaggia a fare il bagno. Un bagno sobrio, posato, rapidissimo, in pratica si immerge, si bagna ed esce scrollandosi l’acqua in eccesso.
Una bella passeggiata ed è pronto per la serata al corso o al porto, dove passeggia allegramente soffermandosi, di tanto in tanto, attratto non si sa bene da cosa, da qualche parte.
E’ abbastanza socievole, ma non chiacchierone. Se gli dai retta ti scodinzola un attimo e poi prosegue. Una volta mi seguì per un centinaio di metri ma poi venne distratto da altro.
La sera tira tardi, perché le vacanze estive ama godersele appieno.
Chi non lo conosce teme si tratti di un cane randagio pericoloso, nonostante abbia uno sguardo dolcissimo. In spiaggia i bambini gli gettano addosso l’acqua, ma lui semplicemente si allontana trotterellando.
Sembra sorridere sempre.
Non conosco il suo nome.
Credo che sia a pieno titolo un cittadino di Acciaroli, anche se a differenza degli acciarolesi puri, che non vanno che raramente in spiaggia, lui ci va ogni giorno.
Una volta il mio cane voleva litigarci, lui lo guardò timidamente e con un lieve sorriso, e si allontanò con passo regale.
D’inverno non scende in spiaggia, se non nelle belle giornate, ma non si bagna, passeggia soltanto.
Chissà cosa pensa.
Ma forse non ha bisogno di pensare, gli basta vivere.
Udine batteTreviso quattro a zero, ma col trucco.
Posted on 15. feb, 2012 by L.P. in Viaggi

Oggi ero a Udine, a più di cento chilometri da Treviso.
Avevo fame perché dopo una colazione alle sette del mattino, non avevo toccato cibo e si era fatta l’una.
Nel timore di trovare solo frutta e salumi mi sono affrettato a trovare un ristorante. Accattivante il nome “Ancona 2”.
Sono entrato e ho chiesto un posto. Una sorridente ragazza mi ha accompagnato al tavolo e mi ha offerto un ricco menù.
Ho ordinato un antipasto e un primo leggero. Il cameriere, sorridente, mi ha avvisato che l’antipasto era molto abbondante. Allora ho detto che per il primo avremmo deciso dopo.
Sono stato servito e riverito.
Alla fine non ho preso il primo ma un affettato di frutta mista.
Poi ho buttato lì “A che ora chiudete la cucina?”, “alle quindici, ma non siamo fiscali”, mi ha risposto un cameriere con cadenza friulana.
Sono uscito soddisfatto.
Ma stavolta ho barato, lo ammetto, sono un imbroglione. Infatti sapevo già che l’”Ancona 2” è di proprietà di una famiglia napoletana.
Ciao Treviso, ci vediamo domani.
Avvertenze: il presente post va letto solo se si è letto quello precedente.
http://www.youtube.com/watch?v=ry73ODztg5s
Disfaciamo, istruzioni per l’uso
Posted on 07. nov, 2010 by L.P. in Argomenti, Regione Basilicata, Viaggi

Il disfattismo.
In Italia è generale, trasversale, contagioso. Insomma ci riesce bene.
I pochi non disfattisti, che in genere si annidano fra i tifosi dello status quo, i votanti dei partiti di maggioranza, e in chi vive beato senza dover rispettare le regole, lanciano sempre la stessa accusa: “ma voi disfattisti, cosa proponete?”
Il disfattista, infatti, in genere, non propone, ma, semplicemente e costantemente, appunto, disfa.
Ma il vizio, se di vizio si tratta, è talmente importante, per usare un aggettivo in voga oggi, che non ne rimane escluso nessuno, a ben guardare.
Infatti, anche i tifosi dello status quo, per esempio i berluconiani, sono portati, naturalmente, a essere disfattisti nei confronti delle critiche a re Silvio, invece di farne tesoro.
Perfino Napolitano, anziché infondere coraggio, ama disfare. Oggi, infatti, sui giornali si parla di un Napolitano in ritorno dalla Cina, che parla della incuria degli italiani, della loro mancanza di capacità di rinnovamento e nanì nanera.
Ma allora non sarà che essere disfattisti sia diventata una necessità?
Evidentemente non funziona davvero niente nella nostra povera Italia.
Pensate, è notizia portata dal Corriere della Sera di oggi che per gli inglesi la Basilicata è come la Toscana, e cioè terra dove investire, perché si vive bene, si acquista meglio, si mangia bene, e i ritmi sono quelli del medio evo.
E’ un bene, dicono i britannici, che non esistano infrastrutture, e le elencano: aeroporti, porti, strade e ferrovie, tutto cioè, perché così il paesaggio è rimasto quello di una volta, e il mattone costa meno. Pensate con duecentomila euro, nel materano, acquisti palazzetti storici!
La nostra incuria, cioè, ha fatto la cuccagna degli stranieri, che verranno a svernare dalle nostre parti.
Ad averlo deciso e pianificato, almeno!!!!
No! Non abbiamo fatto niente, nel vero senso della parola. E oggi verremo colonizzati. De Filippo parla di integrazione, ma mente, sapendo di mentire.
Ma forse sarà un bene. Chissà che i british, colonizzando, non importino un po’ di civiltà, intesa come cura del patrimonio comune.
Un po’ di civiltà nelle istituzioni, dove i dipendenti usano ancora farsi raccomandare anche per cambiare scrivania, e dove i nostri politici addirittura raccolgono queste richieste e le esaudiscono.
Oppure nel rispetto del vivere civile quotidiano. Riusciranno i british a evitare gli ingorghi di macchine davanti ai bar per sorbire il caffè?
Vedremo.
E allora, disfattisti sì, ne abbiamo la stoffa, ma in questo contesto non possono che crescere solo i disfattisti. I cervelli, le persone oneste, i geni, i cittadini veri, o emigrano o vivono nel ghetto. Nei concorsi, questi ultimi arrivano terzi, se i posti sono due, e non sono ammessi se avanzano posti. E allora rimane spazio solo per i disfattisti. E se è disfattista addirittura Napolitano, possiamo esserlo tutti.
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