Stato della democrazia.
Posted on 16. gen, 2019 by L.P. in Amenità, Città di Potenza, Commenti, Regione Basilicata

Stato della democrazia.
Diagnosi: difese immunitarie della popolazione al livello di guardia. Rischio infiammazioni, contaminazioni, malattie virali, peste e lebbra. Il sistema di difesa ha alzato bandiera bianca e non filtra più i tweet, le foto, le divise indossate da ministri sempre in clima carnevalesco. Del pari i virus provenienti dalle opposizioni varie colgono impreparati i cittadini, bersaglio fisso dei social e del televisore.
I leader, in continuo contatto unilaterale con la popolazione, respingono ogni tentativo di mediazione, rimanendo arroccati nella suite extra lusso riservata alla casta dei politici, i quali vivono ai confini, o meglio fuori della realtà.
Terapia: spegnere televisore durante i talk show, rimanendo collegati solo per campionato e champion, eliminare l’applicazione Twitter o segnalare come sgraditi i leader, bannandoli inesorabilmente. Durante le occasioni di incontro coi politici, indossare mascherina bianca, guardare per terra ed evitare i contatti.
Stato della malattia: grave.
Tempi di guarigione: un paio di generazioni, un paio di anni di 5G, salvo complicazioni. In alternativa intervento chirurgico, con asportazione totale del corpo politico tutto e quarantena di tre mesi in ambiente sterile.
Parole tolte.
Posted on 04. nov, 2017 by L.P. in Amenità, Poesie

Ignaro, assecondava
il ritmo del suo respiro
battendo un piede
girando una mano.
Quando lo vide
o meglio
ne annusò l’odore
il respiro suo
rimase sospeso
nell’attesa di un funesto segno.
Che puntuale arrivò.
Lodovico Eugenio Mantegazza, Mantova, 1994.
Poeta per scrupolo, per volontà residua o per angoscia, si pensò scoria futurista ideologicamente impura, stante il suo odio-amore per il comunismo.
Lesse tanto da riuscire a farlo anche sotto la doccia, che faceva però raramente perchè, amava ripetere, annacquava il cervello, tonificando le gambe. E lui non amava camminare.
Morí col cruccio di un piatto di spaghetti al pomodoro che la moglie non seppe mai cucinare.
Dario, Rocco e “chiamo la moglie”? Dal Roma di Basilicata
Posted on 20. set, 2017 by L.P. in Amenità, Città di Potenza

-Rocco, sono stanco, sai?
-Non ti va di fare oltre il Sindaco?
-Ma no, cosa hai capito. Sono stanco di questo borbottio continuo sulla mia appartenenza alla destra. Insomma cosa devo fare per dimostrare la mia totale, assoluta e immarcescibile apartiticità?
-Per esempio evitare di esporti in convegni, presentazioni e roba varia, quando hanno una evidente targa di destra o come suol dirsi di centro destra.
-Non devo?
-Evita. Anche se questo PD e questo Articolo vattelappesca non danno fastidio.
-Ecco. Quindi posso guardare serenamente e liberamente al mio futuro politico?
-Sì, come no, ma l’importante è rimanere credibili. Insomma governiamo col PD e Articolo vattelappesca e ci dichiariamo di destra, partecipando ai convegni. Qualcuno potrebbe marciarci e anche brillantemente.
-E’ tutta invidia, Rocco.
-Può essere.
-Quindi …. Che schiattassero. Anche perché, detto fra di noi, nessuno ha la statura, morale e politica, per combatterci seriamente. Ecco, l’ho detto!
-Noi siamo i gatti ……
-E loro tutti i topi. Hihihi. Dai Rocco, scateniamoci in un frenetico shake.
-Ci hai preso gusto col ballo, eh?
-Guarda …. Puff … pant …. Guarda questa giravolta …. Op ……. (Spatabang, fragore di sedie che cadono).
-Uh, che caduta, Dario, …(rumore di risa soffocate), ti sei fatto male? Chiamo la moglie?
-Cretino!
Dario e Rocco e u Putenz, dal Roma di Basilicata
Posted on 09. set, 2017 by L.P. in Amenità

-Il Potenza è sempre uno squadrone! Alè alè alè. Chi non salta è del Matera. Undici undici undici leoni. Rocco, hai visto? Sono ormai preparato per la prima di campionato allo stadio Alfredo Viviani.
-Piano, Dario. Non puoi parlare sempre in italiano. Certe cose si dico in putenzes.
-Ulla peppa, fammi capire.
-Si dice “u putenz è semb nu squadron”, e non il Potenza è sempre uno squadrone. Dai, prova.
-Il putenza è sempre nu squadron.
-No non ci siamo, devi allenarti, altrimenti domenica allo stadio sembri un polentone.
-Va bene mi allenerò. E senti, la fascia me la porto?
-Ma no … oppure …. Al limite …. Se la metti come una bandana, forse si può fare.
-Mai sia, la profanerei. La fascia è la fascia.
-Sì ma allo stadio si può fare quello che nella vita è vietato.
-Dici?
-E sì, diavolo. Dai prova a metterla in testa.
-Uh, come sto.
-Uno spettacolo. Dai, proviamo, assieme
“U putenz è semb nu squadron”
-Rocco, ci divertiremo, domenica, come con Furia.
-Cacchè.
Unico lusso il vaffa.
Posted on 09. set, 2017 by L.P. in Amenità, Argomenti, Commenti

Buongiorno, sono Gigio Gigi, un uomo qualsiasi.
Un uomo normale.
Un uomo con un lavoro di merda e un guadagno di merda.
Evidentemente sono un uomo di merda, o come dice qualcuno per confortarmi, soltanto sono stato sfortunato.
Una laurea ce l’ho. Intelligente pure dovrei esserlo, anche se molti mi dicono che non lo sono perché non sono furbo, perché pago le tasse e faccio le file senza cercare di aggirarle.
Faccio un lavoro che mi costringe ad avere a che fare, quotidianamente, con tanti iddii in terra, i magistrati. E non li chiamo iddii per irriderli, tutt’altro, li chiamo così perché lo sono.
Fortuna che sono ateo/buddhista, così almeno mi evito di doverli osannare, come, invece, tanti colleghi usualmente fanno. Ma questo è un altro aspetto del mio “non essere furbo”, e quindi anche, probabilmente, poco intelligente.
Ma non mi lamento.
Se penso che altri, gente importante, di indiscusso valore, con titoli di studio e palmares strabilianti, per aggiustare l’Italia hanno per anni aumentato il costo della benzina, mi convinco sempre di più che sono le cose facili quelle che contano. Forse spesso ce ne dimentichiamo.
E le cose semplici, apparentemente addirittura stupide, le sanno fare i ricchi, gli uomini di potere.
Pensate che c’era un politico ricco e importante che per risolvere i suoi problemi semplicemente cambiava le leggi, pensate che fece anche scuola.
I Gigio Gigi come me, invece non possono fare miracoli facendo cose semplici, ma glieli chiedono, perbacco.
Per esempio dovrebbero, i Gigio Gigi, pagare i debiti contratti dagli altri, pur senza avere più una lira e mantenere un paio di branchi di nullafacenti. Ed ecco che, ai ricchi e importanti tocca fare cose semplici e ai Gigio Gigi fare i miracoli.
Anche se poi diranno che i miracoli li hanno fatti loro.
Ci fossi stato io, al posto del capo dello stato, niente niente, avrei pensato che un limone spremuto non caccia più succo, pensa te, che pensiero complicato e stupido.
Ma la borsa pare ci creda. Cacceranno ancora succo dai nostri limoni spremuti! Bene, bravi, bis! E il pil cresce.
Dicono che i ricchi se ne stanno andando all’estero, che gli industriali trasferiscono le loro aziende. Balle. Dove potrebbero stare meglio che in Italia? Sono protetti e coccolati, e se c’è ombra di crisi gli chiedono pure di governare. Altrove pagherebbero tasse profumate, pensa te, da noi posso evaderle.
Sono Gigio Gigi, e sapete che vi dico? Che tutta questa tragedia non mi condiziona. Tanto la mia vita non cambierà. Un lavoro di merda e guadagni di merda. Sono un uomo normale. Sempre piegato a 90 gradi per aiutare gli altri, specie se ricchi, banchieri o politici in bolletta.
Mi ribellerò?
Certo fra qualche tempo potrei incrociare le braccia per qualche ora, dicono. Una protesta coi fiocchi. Una rivoluzione.
Sono Gigio Gigi, uomo normale e da normale voglio concedermi il lusso di mandare tutti a cagare; è l’unico lusso che posso permettermi. E me lo tengo stretto, nessun governo potrà sottrarmelo.
Pare niente, ma conta ancora molto.
Scocchiato!
Posted on 07. set, 2017 by L.P. in Amenità, Argomenti
Lo Stato mi è amico.
Un vero amico. Vuole il mio bene. Per questo mi costringe a fare affidamento solo su di me.
Come quando a un bambino si insegna a rifarsi il letto, prepararsi la colazione e pulirsi il culo fin da piccolissimo. Questo bimbo crescerà forte, autonomo e sarà d’aiuto alla comunità.
Così lo Stato non fa niente per me, anzi mi sottopone a prove durissime. Sì, è vero non ho fatto dodici mesi di militare da giovane, ma ora sono al decimo anno consecutivo.
Lavoro senza avere soddisfazioni, gratificazioni, sorrisi, pacche sulle spalle. Niente. Solo calci, sputi e ingiurie. Ho rischiato di essere chiamato e forse lo sono stato davvero, nell’ordine, razzista, evasore, azzeccagarbugli, fascista, imbroglione, truffatore, imbecille, ignorante; ma un aggettivo mi accompagna da sempre, “strano”. Quello è strano mi sono sentito dire dietro e non per scelte sessuali, religiose o cos’altro, a prescindere.
Quindi mi feci un blog. Questo. E punto. Dice e che c’entra?
Non lo so, davvero. Ma mi sembra un fatto consequenziale.
Questo blog ha tanti anni. Io di più. E grazie, direbbe qualcuno. Ma era per dire.
Mi chiedo se il mio Stato alla vecchiaia mi tratterà più generosamente. Potrebbe farmi vivere sereno almeno gli ultimi anni, con una pensione dignitosa, servizi, piste ciclabili e auguri a Natale, senza più chiedermi prove ardue, rendimenti alti, tenuta atletica e lucidità mentale, pazienza e spirito di sopportazione. Ma mi riferiscono che è difficile.
Vabbè. Fatto trenta farò trentuno.
Ma sia chiaro, caro Stato mi sono scocchiato. Fancu.
PS: la foto postata è un omaggio al my friend of pen of blog, Gianni, mito indiscusso a cavallo fra la comicità pura e il culto per le lingue estere.
Avanti popolo
Posted on 07. set, 2017 by L.P. in Amenità
Buongiorno, sono Gigio Gigi, uomo di sinistra, intellettuale il giusto, qualche sigaro, una sciarpa leggera, aria svagata, fronte un pò corrugata, spalle forti per mantenerci di tutto, soprattutto le disgrazie umane che tratto con disinvolta attenzione.
Ho dei mantra, ai quali non rinuncio, che danno profondità e spessore al mio pensare. Spesso sono costituiti da distinguo, precisazioni, prese di distanza. Il mio orizzonte è ampio, la mia vista acuta e vi assicuro che va oltre la punta del mio naso, eccome.
Soppeso, interpreto, valuto, capisco, soprattutto questo: io capisco, ne so e quindi discetto, impartisco lezioni. Poi mi piace stare con quelli come me, un libro sotto il braccio, qualche sigaro e, perché no, un bel bicchiere di vino, ma di quello buono.
Leggo La Repubblica, aborro il Fatto, irrido Libero e il Giornale, coi quali non asciugherei neanche la pipì di Fuffy.
Siamo una bella squadra, comunque. Discutiamo, facciamo comunicati stampa, organizziamo manifestazioni, insomma alimentiamo il dibattito, suvvia, non ci fossimo noi.
Amo l’accoglienza, la solidarietà, i neri mi piacciono e se delinquono, pazienza, ho anche un lontano nipote che è stato in galera per aver fumato erba. Povero piccolo. Sì, l’erba la legalizzerei, ma odio il commercio e chi ci lucra.
Un guazzabuglio, dai, ma mi difendo. Perché penso, ho valori.
Alfano? Forse che sì forse che no.
Pisapia? Un setter dolcissimo.
Renzi? Una punta di diamante spuntata.
Bersani? Un orsacchiotto, ma, beninteso, tutti positivi.
Le banche vanno difese, ma anche i risparmiatori. Gli stupri vanno puniti ma non pigliatevela coi neri.
Il lavoro va difeso, ma il jobs act sta dando frutti.
Un sogno? La pace nel mondo, tanti neri nella mia città di origine e nell’Italia.
Dove vivo? A Londra, perbacco.
Dario, Rocco e le Zes, dal Roma Cronache Lucane
Posted on 02. set, 2017 by L.P. in Amenità, Città di Potenza
-Rocco, cosa sono le Zes?
-Non so, Dario, vuoi che mi informi?
-Magari.
(Rocco smanetta sul cellulare)
-Pronto, sono l’assessore al ramo, per favore ditemi un po’, cosa sono le Zes? Non lo sapete? Ebbene informatevi!
In assessorato non ne sanno niente. Proviamo in regione?
-Sì, ma non dare l’idea che non lo sappiamo, mi raccomando.
-Fai fare a me.
(Rocco smanetta di nuovo sul cellulare e si chiude le narici con le dita per cambiare voce)
-Pronto? Sono l’assessore del Comune di Pescopagano. Abbiamo saputo delle Zes, potrebbe dirmi a chi si fa la domanda e se ci sono dei moduli prestampati?
(Dario sottovoce –sei bravissimo!)
-Ah no? Non ci sono moduli? Ma li preparerete, insomma il termine quando scade? Già tutto deciso? Ma, diamine, (Rocco nell’agitazione si libera il naso) potevate avvisare…… Come? ….. mi ha riconosciuto? Ma no, scherzavo, sì sono l’assessore al ramo …. Piaciuto lo scherzo? ….. Uh, ha riattaccato.
-Scemo! E siamo al punto di prima. Che figura.
-Dario rimedia tu. Chiama a Marcello.
(Dario smanetta a sua volta sul cellulare.)
-Caro Marcello, tutto a posto? E che mi dici di queste Zes? Ah, già tutto fatto? Lauria e Ferrandina? Ma a Potenza niente? Niente. Va bene così, certo, ci mancherebbe. Agli ordini, Marcello, per dire, eh eh. E tanti saluti alla signora.
Rocco, niente Zes per noi, ma il guaio è che ancora non sappiamo cosa sono. Ci tocca studiare. Dai prendi l’ultimo volume della Treccani.
-Subito, Dario.
Dal Roma Cronache Lucane, la saga di Dario e Rocco, il campionato di calcio
Posted on 28. ago, 2017 by L.P. in Amenità, Città di Matera, Città di Potenza

-Rocco, mi hanno detto che è cominciato il campionato di calcio.
-Sì, è cominciato, e già c’è un big macth: Inter-Roma.
-Ah, l’Inter è la tua squadra.
-Sì, nerazzurro fino alla morte.
-Per mille bicchieri di rum.
-E tu Dario per chi tifi?
-Ma per gli undici leoni!
-Vabbè, pure io, dico di squadre di serie A.
-Perché gli undici leoni non giocano in A?
-Seeee, buonanotte.
-Ah no? Pensavo che quest’anno finalmente battevamo la Juve, sai, mi dicono che siamo forti.
-Dario devi sceglierti una squadra di serie A.
-Va bene, scelgo ….. vediamo ….. mumble …… mumble …… il Matera, dai, rimaniamo pur sempre lucani.
-Ssssssshhhhhhhh, non ti far sentire, ma sei impazzito. E poi il Matera non gioca in serie A, figurati.
(Rocco comincia a canticchiare “chi non salta materano è”, ma entra, inaspettato il consigliere Alessandro)
-Chi tifa per il Matera?
(Rocco e Dario si guardano senza parlare, Alessandro alza la voce)
-CHI TIFA PER IL MATERA?
(Rocco e Dario all’unisono indicandosi reciprocamente col dito indice)
-Lui!
-Bene! Chiederò le dimissioni immediate!
(Rocco e Dario rimangono soli)
-Ok, da oggi lezioni, caro Dario. Ripetimi la formazione dell’attacco raffica.
-Sì, dunque …. Ducati, Vaini ….. Facchetti …
-Sbagliato, ripeti daccapo.
-Allora, Sarti, Vaini Merkuza …
-Sbagliato, ripeti.
-Buffon, Guarnieri, Picchi ….
-Ripeti.
-Uffa, voglio Furia.
-Ho detto ripeti!!!!
La saga di Dario e Rocco, Il ponte e Rumore, dal Roma Cronache Lucane
Posted on 19. ago, 2017 by L.P. in Amenità, Città di Potenza
-Rocco! Ma non dovevi essere al mare?
-Avevo qualche altra cosa da fare, Dario.
-Si, come andare in TV a pavoneggiarti per il MIO ponte sul Basento.
-Dario, ma quale tuo! E comunque bada che ho detto che in due o tre mesi il ponte è transitabile. Vedi di non farmi fare cattiva figura.
-E che devo fare io?
-Chiama Marcello e raccomanda la pratica.
-Uh! Non è meglio aspettare settembre?
–Meglio non perdere tempo.
-Ma non ho credito sul cellulare.
-Sai Dario, a volte penso che non è per te.
-Cosa Rocco?
-La politica. Dario sai, bisogna sapersi muovere.
-perché io non so farlo? Guarda!
(Dario manda un pezzo di Raffaella Carrà, Rumore, e comincia a ballare)
-Caspita ci sai fare davvero, aspetta (anche Rocco comincia a ballare) … e io come vado?
-Caspita pure tu sei bravo.
-Che coppia che siamo.
-Magnifica.
Leggi, regole e peperoncino. Editoriale del Roma Cronache Lucane
Posted on 18. ago, 2017 by L.P. in Amenità, Attualità, Società e costume
L’Italia vive una eterna contraddizione, da un lato vorrebbe un generale e compiuto rispetto delle leggi, dall’altro non le riesce proprio di sopportarle, le leggi.
Ma l’Italia che conosce bene l’arte di arrangiarsi, anche in questa tragica situazione psicologica, ha trovato la soluzione, che va assolutamente declinata in prima persona: tutti devono rispettare le leggi tranne che io.
La soluzione, invero geniale, non trova una rigida applicazione, ma rimane elastica, quindi adattabile a ogni particolare contingenza.
Quindi saremo tolleranti innanzitutto con la famiglia, poi con gli amici più stretti, infine con chi ci sta simpatico e non ci rompe le balle.
Sarete d’accordo che anche in questo frangente il genio italico ha fatto centro, che roba di noi, direbbero al nord.
Qualche esempio per chiarire meglio: non si fuma in luoghi chiusi, ma io alla mia sigaretta non rinuncio, oppure, bisogna battere gli scontrini per ogni consumazione, ma che vuoi che facciano due caffè. Come in ogni frangente calamitoso, di fronte alla legge, poi, si scopre la solidarietà che comporta la gratuita cessione dei diritti di furbata al vicino, al passante o a chi capita.
Quando ci capita cotanta generosità ringraziamo sorridendo, ovvero, se siamo noi a dispensare furbate, assumiamo la faccia di chi non vuole proprio tirarsela, anzi.
Sarà per questa genetica propensione alla illegalità che non ci mette a disagio sapere che un amministratore è sotto processo per corruzione o che il tal cassiere lo è per furto, anzi, elevando il concetto a raffinata speculazione abbiamo esteso l’ambito di azione del principio di non colpevolezza, da concetto giuridico e processuale, a regola di vita. Processi rigorosamente lumaca, poi, affievoliscono le bramosie dei fanatici dell’onestà, ai quali, beninteso si ammicca sempre col sornione sorriso di chi, oltre a saperla lunga, pare ricordare al censore di turno che non gli conviene, in Italia, assumere rigide posizioni, chè prima o poi capita a tutti di violare la legge e sentirsi pure beato.
E sì, perché il violare la legge è un metodo di vita, una filosofia, un vezzo, oltre che una comodità economica e non.
Il limite di velocità è di settanta orari?, va bè, che sarà andare a settantacinque, dai. E via discorrendo.
Il fenomeno è talmente cromosomico che farsi beccare nel pieno rispetto di leggi, regolamenti e prassi, quasi fa vergognare: ma come, fai la fila? T’insegno io come si fa. Ma no, che dici, mi ero solo distratto.
Evidentemente vivere con questo credo induce anche e sempre a tentare di far cambiare idea a chi, beccatici in piena infrazione, provi a sanzionarci. “Guardi che devo andare a prendere il bimbo a scuola” e scuse del genere pur di evitare una multa. Segue, inevitabilmente, il dispetto per chi non abboca, se non il più profondo disgusto, del resto se è una religione, violare uno dei comandamenti è sconveniente, un vero e proprio peccato.
Sarà anche per questo che i tutori dell’ordine, i giudici e gli ispettori somo persone malviste, salvo quando si mostrano con noi elastici. Che vuoi siamo tutti italiani e non è concepibile che il mondo della giustizia inteso in senso ampio non abbia delle profonde crepe. E quindi tutto torna. Dicono che siamo cattolici, dai, siamo solo imbroglioni.
Toh! I turisti. Editoriale del Roma Cronache Lucane
Posted on 17. ago, 2017 by L.P. in Amenità, Città di Matera, Città di Potenza, Regione Basilicata
Avvistati gruppi di turisti a Potenza. Il fenomeno, fin troppo usuale a Matera, nel capoluogo di regione è raro e, a memoria di potentino, è sempre stato un lusso per pochi eletti poter dare una indicazione a un forestiero.
Ragion per cui i pochi fortunati, quest’anno in felice aumento, postano increduli ma felici le loro emozioni su facebook, dopo aver assaporato l’esperienza di indicare la strada per il Duomo.
A Matera, dicevamo che, invece, il fenomeno della presenza dei turisti ha toccato apici che solo l’isola di Capri finora aveva toccato. Tanto che qualcuno comincia a lamentarsi di una persa intimità; incontrare un materano è diventata cosa difficile e c’è chi pensa a luoghi deputati alla frequentazione esclusiva di residenti, come bar, ristoranti o sale per fumatori.
L’ospitalità che offre il potentino, però, è di gran lunga superiore a quella degli altri centri di interesse turistico. Sarà il bisogno di sentirsi considerati, sarà il piacere dell’altrui curiosità per le nostre cose, da noi sempre maltrattate quasi fossero proprietà di un popolo alieno, a Potenza c’è abbondanza di gentilezza e cortesia, da destinare, evidentemente, solo ai turisti, perché fra di noi vigono sempre modi poco urbani, per qualcuno dovuti al clima, per altri al trauma dello sbarco dei turchi di qualche secolo fa.
Quindi, mentre al turista si dispensano volentieri sorrisi e garbate raccomandazioni, le macchine continuano a sostare in doppia fila se sol si deve gustare un caffè alla controra.
In regione abbiamo esempi, però, di coerente chiusura al forestiero, con modi di fare rudi che finiscono per essere apprezzati come dote di comunità tradizionalmente chiuse, ostili, ma sincere.
Accade sulla costa tirrenica, dove il turismo data qualche anno in più del resto del territorio lucano, ma cionondimeno non ha intenerito i cuori dei locali i quali sdegnosamente accettano i guadagni del turismo senza cedere a svenevolezze.
Dall’incredulità potentina, alla sufficienza materana, per finire alla dichiarata ostilità marateota.
Per il resto abbiamo una costa ionica già più usa al turismo e un interno o totalmente e storicamente impreparato, basti pensare ai laghi di Monticchio o alle piste della Sellata, o più evoluto grazie anche alla notorietà portata da qualche regista che, nel dipingerci più o meno come zotici montanari, ha però fatto intravedere, bontà sua, un animo gentile.
Insomma è una Basilicata che finalmente si propone al mondo non avendo ancora i mezzi necessari e probabilmente competenze e cultura di riferimento.
Per esempio la politica sta a guardare passiva senza neanche prevedere un progetto di coerenza turistica. I punti di interesse non sono collegati fra di loro, mentre invece lo potrebbero essere con piste ciclabili e strade dignitose. Penserei anche a treni regionali, ma sto fantasticando se non farneticando proprio.
Quindi continuiamo a vivere alla giornata, chissà non ci pensi Eni a darci una regolata, invece di depredarci senza obiettivi ritorni. Quanto ai politici, questi sono, immaginarne di migliori, con lo sbarramento intellettivo e caratteriale in atto da decenni nei partiti, in ossequio a una meritocrazia alla rovescia che funziona magnificamente, è pura utopia.
Ma le utopie servono a produrre idee, quindi sognare non solo non guasta, ma inventarsene qualcuna può addirittura far bene.
Vigili per una notte, editoriale del Roma Cronache Lucane
Posted on 15. ago, 2017 by L.P. in Amenità, Città di Potenza
Qualcuno la chiama autotutela amministrativa, cioè il porre riparo a un errore che si è commesso, su sollecitazione dell’interessato o motu proprio. Quindi il presupposto è un errore amministrativo. Eliminando l’errore si deve porre grande attenzione alla motivazione, altrimenti si possono spacciare per errori anche soltanto i cambiamenti di umore.
Gli atti di autotutela non sono frequenti, altrimenti avremmo amministrazioni da biliardo o da flipper, cioè da bar e non serie istituzioni contraddistinte da obiettivi pubblici magistralmente perseguiti.
Al Comune di Potenza ci hanno abituato a tutto. In questo agosto va di scena anche l’assunzione lampo, cioè quella che si consuma in poche ore, diciamo quella che finisce dopo il suo annuncio e ben prima di cominciare.
Sarà stato un caso di autotutela, quella di cui sopra.
Certo, può accadere di commettere un errore, diamine, chi non ne commette, ma siamo ancora in attesa di un periodo, anche breve, senza che il comune di Potenza ne faccia uno.
Ma analizziamo l’accaduto col sorriso che compete a un potentino dissestato, dopo che terremotato e appetroliato (da vino o da petrolio poco cambia, dove non arriva il primo c’è posto per il secondo).
Due vigili sono stati assunti come tali, ma prima ancora di consegnargli la divisa sono stati avvisati del fatto che “noi ci eravamo sbagliati, fate finta di niente e godetevi il ferragosto”. Questo il fatto.
L’ordine e il contrordine devono necessariamente avere due responsabili diversi, quindi due centri dell’amministrazione che la pensano diversamente. Il secondo sicuramente più importante del primo se, come accaduto, può porre nel nulla la volontà del primo.
Proviamo a indovinare. Il dirigente assume e il sindaco revoca? Può essere, diciamo almeno fuocherello.
La scusa ufficiale, alias motivazione, della revoca è che non è saggio assumere due vigili prima di aver scelto chi li deve comandare. Quasi che la pianta organica dipenda dalla volontà del capo dei vigili e non dall’organo politico o amministrativo. Poi, se c’è una pianta organica e tanto di autorizzazione ministeriale, necessaria dopo il dissesto, a cosa serve l’illuminato parere del futuro capo della polizia municipale? Domande senza risposta che aprono scenari inquietanti sulla titolarità della autorità amministrativa o che nascondono una confusione amministrativo-politica di non poco conto.
È il nuovo corso, tanto speciale da far quasi rimpiangere quello vecchio, nei confronti del quale avevamo consumato fiato e inchiostro per parlarne male. Nel mio piccolo credo che l’agire amministrativo non debba mai cedere all’impulso, dovendo trovare la sua base necessariamente e sempre nelle norme e in una programmazione che non cambia dal mattino alla sera. Ragion per cui sia il primo provvedimento che il secondo devono risultare quali momenti finali di procedimenti amministrativi, non di scatti umorali di tizio anziché caio.
Talchè vengono i brividi a immaginare i due procedimenti amministrativi tanto in contrasto da far pensare a veri e propri studi di base diversi, approcci giuridici contrastanti e scelte contrapposte. Possiamo concludere che il Comune di Potenza è una squadra compatta, disciplinata, che riconosce in giunta e sindaco il massimo dell’Autorità. Franti, in Cuore di De Amicis avrebbe riso e di gusto. Ridiamoci su anche noi, non potendo fare altrimenti, con tutta la solidarietà per i due vigili per un giorno, vittime dell’improvvisazione amministrativa del nuovo corso potentino.
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