SOS Basilicata
Posted on 30. giu, 2010 by L.P. in Regione Basilicata
Ho retto una quarantina di minuti, poi ho mollato, non senza qualche senso di colpa.
In effetti per me è stata una esperienza nuova; nuova e traumatica.
Ma per non farla lunga vengo al sodo, e vi confesso che stasera ho guardato, alla TV, il consiglio regionale della Basilicata. Non avrei dovuto, è vero; sarebbe stato meglio fantasticare un consiglio dei sogni, dove si trattano, con dovizia di particolari, con un linguaggio semplice e accessibile, insomma in italiano, con spunti di riflessione rimarchevoli e illuminanti, le vicende della regione. Ma ci sono cascato, e iddio dovrà perdonarmi.
E ora so!
Sì, so come si svolge un consiglio regionale.
Si discutevano una serie di “pdl”, che, poi, ho capito trattarsi di progetti di legge, e non di tanti popoli della libertà. Fino a quando ho agonizzato davanti alla TV non se ne è discusso nemmeno uno. E dire che si trattava di “pdl” vecchi, alcuni molto vecchi; ma a volte su richiesta proveniente dalla sinistra, a volte dalla destra, non si è fatto altro che rinviare i “pdl” alle commissioni. Motivo? I nuovi non conoscevano i “pdl”, oppure bisognava approfondire. Roba da matti.
Ma i nuovi non potevano studiare e arrivare preparati alla discussione?
Perbacco, certo che no! Ci mancherebbe.
Qualcuno poi non si è trovato le carte nella cartella.
Insomma un manicomio.
In quaranta minuti non si è capito niente. Un politichese farcito di “territorio”, “percorso”, “ricchezze”, in un italiano mediamente violentato, salvo qualche eccezione, con una totale e implacabile mancanza di discussione nel merito dei problemi.
Senza un relatore che spiegasse di cosa si doveva discutere, senza un intervento nella sostanza dei problemi; ebbene, lo ammetto, mi sono vergognato.
Mi sono vergognato perché lì c’era un manipolo di privilegiati che giocavano a non fare niente, a bearsi di interventi vuoti, e al più tendenti a giustificare un rinvio della discussione, e, per molti a fare mero atto di presenza.
Molti interventi erano incomprensibili a chi fa un uso quotidiano dell’italiano, e non si nutre di politichese nostrano, e comunque l’ascoltatore, in assenza di una relazione introduttiva è rimasto sempre e costantemente al di fuori del problema, solo accennato nel titolo del “pdl” e mai spiegato da nessuno.
Tutta questa messa in scena ci costa molto, in termini economici e in termini politici.
Dell’opposizione di centro destra non si è avvertita una marcata presenza: un paio di richieste di rinvii e niente più. Dall’altro lato pressocchè la stessa cosa, solo un paio di consiglieri, fra i quali il più attivo Mollica, ha sollecitato qualche discussione ma mai entrando nel merito dei problemi.
Desolante. Giuro.
Pensare che le sorti della regione passino attraverso dibattiti del genere mi intristisce, e mi conforta in una considerazione: è tutto da rifare.
Nel frattempo arrangiamoci e cerchiamo di limitare i danni. Se ci riesce.
UO HO EEEEEEEEEEEHò
Posted on 26. giu, 2010 by L.P. in Attualità
Uo ho eeeeeeeehò
Freak di Samuele Bersani. Un bel ritmo che invita al ballo. Penso ai ballerini di Studio Uno, tutti in fila, identici movimenti, e sorriso stampato in faccia in primo piano per tutti. Loro ballavano altri ritmi, ma con freak li vedo ottimi.
Oppure quel ballerino lungagnone, solista, che compariva anche nei film di Adriano Celentano, quel magnifico contorsionista, bravissimo, passi da favola, che faceva smorfie con la bocca. Che roba.
Non vorrei stare al posto di Brancher. Chissà quanti deve coprirne, per averlo fatto ministro, così di fretta, all’attuazione del minchia dio bon. Ora non se sa niente nessuno, e chi ci crede?
Berlusconi tace. Devono averlo preso davvero per il culo.
Eppure sembravano tutti d’accordo. Solo qualche mugugno. Poi arriva Napolitano e fa il patatrac; e ora tutti costretti a storcere la bocca e a fare i moralisti. Sbaglierò ma questa Italia è un’Italia di merda.
Uo ho eeeeeeeehò
Uo ho eeeeeeeehò
Io lo ballerei volentieri. Ma in luogo sacro, che so, a un convegno sull’evoluzione della politica lucana che ha abolito le comunità montane, inutili, per fare un altro ente, del quale non ricordo il nome, altrettanto inutile. Musica che si diffonde all’improvviso, relatore zittito, facce sbalordite, e io lì a seguire il ritmo con movimenti tanto avventati quanto aggraziati, con camminate stile ballo della pioggia, o con goffe e maldestre figure inventate lì per lì.
Rigore sì, stringere la cinghia, tutti d’accordo, purchè non riguardi me, o la mia categoria. Così la crisi la possiamo affrontare tutti. Ce ne fosse uno d’accordo. E scioperano pure. I magistrati per esempio. Per un pugno di spiccioli alzano le braccia. I sindaci dicono no, i governatori dicono no, le province, gridano il loro sos, manifestano tutti, tranne i veri danneggiati, quelli che davvero lavorano, se lavorano, e che non gli avanza niente oltre lo stretto necessario. Sarò anche un filosofo, ma questa Italia mi sembra un’Italia schifosa.
Uo ho eeeeeeeehò
Uo ho eeeeeeeehò
Oppure camminando fra la folla. Come in un fil americano d’altri tempi; o nella sala d’attesa di un ufficio pubblico, dove le facce grigie fanno pensare a un mondo in bianco e nero. Giuro che ballerei felice. Purchè la gente non sappia mai perché. Perché non c’è un perché.
Quante storie per il rinvio della causa di Brancher. Io ho una causa lunedì prossimo che verrà rinviata a oltre un anno per impedimento del magistrato. Impedimento legittimo? Fate un po’ voi. La giustizia è a brandelli, e la politica la combatte duramente. La giustizia è praticamente inoffensiva, ma si sveglia con i potenti. Questi, invece, la irridono, facendosi le leggi. Ma poi non riescono ad applicarle. Non ci fosse da ridere, si potrebbe piangere appassionatamente. O è il contrario? Comunque se solo ce ne fottesse un po’ di più. Italia di merda.
Uo ho eeeeeeeehò
Uo ho eeeeeeeehò
Ma il massimo sarebbe a una cena Lyons o Rotari, o succedanei o omogenei. Durante il discorso sul lionismo oggi, e il rotarismo domani. Con le signore eleganti e gli uomini in scuro. Con le facce sussiegose, e la noia malcelata che ogni tanto costringe allo sbadiglio represso con smorfie orribili. E io lì ad agitarmi, e le signore con le mani alla bocca per nascondere la disapprovazione. In questa occasione vestirei un ciclistino lungo a vita alta, e fiancotti rotondi in bella vista, oltre ad un accenno di pancia e stomaco a offendere la vista dei benpensanti.
Il problema è che l’Italia è diventata triste, noiosa e torbida, presuntuosa, diffidente, grigia e supponente; scostumata e irrispettosa, e, come sempre, maestosamente ipocrita. E’, semplicemente, un’Italia di merda. E andrebbe irrisa col sorriso, sopportata con benevola pazienza. Probabile che sia un malato in stato terminale. Facciamola morire contenta, allora.
Chi se ne va, che male fa?, cantava Caterina Caselli. E se non muore? Muore, muore, tranquilli, muore.
Lippo Lippi non ne hai azzeccata una
Posted on 24. giu, 2010 by L.P. in Calcio
Ma cosa te ne fai di Messi se hai Vittek?
Ma andiamo per ordine. Innanzitutto le scuse: a Bossi, perché aveva davvero scherzato. Agli slovacchi che ritenevamo dei brocchi, e invece i brocchi siamo noi.
Lippo Lippi che è tecnico bravo e navigato, dimostra che le idee chiare non le ha, cambia, infatti, la formazione ancora una volta. Fuori Gilardino e Marchisio, dentro un incontrista, Gattuso, per levare altra qualità a un centrocampo che ne ha già poca.
Rimangono titolari Zambrotta e Cannavaro che francamente sembrano davvero bolliti.
Per un tempo non tocchiamo una palla. La Slovacchia è elegante e serena e ci infilza meritatamente.
Nel secondo tempo Lippo Lippi indebolisce ancora di più il centrocampo levando un uomo: si improvvisa, insomma. E la Slovacchia ce ne rifila un altro. Poi il forcing finale ci regala una illusione. Ma è una partita da cortile: nessuna tattica, improvvisazione, foga, un po’ di cattiveria. E la Slovacchia ce ne fa un altro. Poi arriva il tre a due per addolcire la pillola. Ma è una agonia, inutile.
Ora gli azzurri potranno andare, meritatamente, in ferie. In fondo l’anno è stato duro e c’è voglia di mare.
Lippo Lippi ha detto che a casa non c’era rimasto nessuno in grado di migliorare la situazione; e allora siamo messi proprio male. Ma, per fortuna, Lippo Lippi non sa quello che dice, come non sapeva cosa fare in Sudafrica.
Fino a un minuto prima della partita ha mantenuto la boria di sempre. E’ un bell’uomo. E basta. Era un tecnico, ora è bollito, come molti dei suoi preferiti giocatori.
Ora tocca a Prandelli. Ha l’umiltà giusta per compensare la presunzione di Lippo Lippi. Coraggio.
Ora i ventidue andranno al mare. Ma quanti vorrebbero mandarli a lavorare veramente.
Lippo Lippi alla fine della partita nega la mano al collega slovacco. Noblesse oblige.
Avviso ai potentini
Posted on 24. giu, 2010 by L.P. in Città di Potenza
Quale consigliere di amministrazione della neo costituita Acta spa sono impegnato perchè l’azienda provi a diventare un’azienda modello. Non v’è dubbio che le difficoltà sono tante, e passano da una cronica mancanza di finanziamento ad un parco macchine vetusto e da rinnovare senza indugio.
E’ necessario, però, ottimizzare la forza lavoro esistente, e evitare punti di caduta che, ancora, si verificano.
Stamattina un potentino, su facebook, si è lamentato di una situazione verificatasi in via del Popolo. Ho apprezzato la denuncia perchè ha consentito all’Acta di provvedere e di poter verificare il perchè del disservizio.
Evidentemente una attività di denuncia dei disservizi non può che aiutare a migliorare il servizio generale e a controllare l’efficienza della organizzazione.
Invito tutti i potentini, quindi, a fare come il signore che stamattina ha denunciato l’episodio.
Le lamentele potranno essere indirizzate al sottoscritto in qualsiasi maniera sia ritenuta opportuna; e quindi con una mail, o come commento al presente post, o direttamente agli uffici dell’Acta. L’indirizzo è il seguente ” lucianopetrullo@gmail.com “.
Con ogni ringraziamento per chi vorrà collaborare nel migliorare il servizio.
Siamo malati
Posted on 22. giu, 2010 by L.P. in Commenti
Troppi inadagati e imputati nella politica italiana. Non fossimo abituati ci sarebbe da essere preoccupati. Ma gli italiani non si pongono il problema, non li riguarda più di tanto. E’ come allo stadio, c’è chi dice che i magistrati se le inventano tutte, e c’è chi dice che è tutto uno schifo e che meno male che ci sono i magistrati. Ma rimangono chiacchiere da dopo pranzo e nulla più. Nessuna seria questione morale viene posta.
Alcuni dati sono ineludibili: il numero dei politici sotto processo o sotto indagine è esagerato; il numero delle inchieste che finisce a tarallucci e vino è altrettanto esagerato.
E allora? Dov’è l’inghippo? Perché a questo punto parte un’altra riflessione: quei magistrati che indagano sulla politica sbagliano, o sono boicottati dal sistema che, prima o poi, li fagocita? Per esempio un De Magistris, è vittima o ha mietuto vittime? L’Italia al riguardo è divisa, e, talvolta pende da una parte e talvolta dall’altra a seconda che a essere implicati siano gli avversari o gli amici. Insomma, roba da stadio: è rigore, no, non è rigore. Però la riflessione è lecita.
Alcuni hanno ritenuto, negli anni andati, che se si è indagati o, peggio, imputati, bisognerebbe farsi da parte e aspettare che la giustizia faccia il suo corso. Per esempio Di Pietro. Oggi se la prendono anche con lui. Con coerenza dovrebbe farsi da parte, ma non credo che lo farà. Griderà come Berlusconi al complotto, finendo per somigliare al suo nemico principale.
E noi lì a guardare, senza capire dove sia la ragione e dove il torto. Da ieri anche pezzi importanti della politica lucana sono ufficialmente imputati, ma non lasceranno il loro posto. E, francamente, non so se sia giusto o meno, ormai non ci capisco più nulla. Ma una circostanza appare evidente: nelle indagini ci finiscono politici tanto di destra quanto di sinistra. Ragion per cui non esiste più alcun primato morale in capo a nessuno. Come dire siamo nella cacca. E se non siamo nella cacca perché le indagini sono ingiuste e infondate, siamo nella cacca per un altro motivo: e cioè perché esiste una magistratura che sbaglia, e una repubblica civile, questo, non se lo può permettere. Quando un potere dello stato prende netta posizione contro un altro potere vuol dire che il sistema è alla frutta. Tutto sommato bisognerebbe porre, seriamente, una questione morale: dei politici o dei giudici, cambia poco. Purchè si faccia pulizia e si torni almeno a livelli fisiologici di corruzione, e non ai numeri di questa epoca, numeri che fanno vergognare e riflettere sul triste destino di un popolo da sempre succube e corteggiatore del potente di turno.
Autentiche scamorze
Posted on 20. giu, 2010 by L.P. in Sport
Penosi.
Semplicemente penosi. I paperoni del calcio, i campioni del mondo pareggiano con la Nuova Zelanda, una squadra che faticherebbe in Italia a vincere il campionato di serie C.
Quindici autentiche pippe. Undici in campo, oltre i tre subentrati e Lippo Lippi.
Gli avversari rispondono ai nomi di Nelsen, Wood, Preston, delle brave persone e niente di più.
Dopo pochi minuti il re Cannavaro liscia e la Nuova Zelanda è in vantaggio. Il pareggio lo scippiamo con una furbata di De Rossi che rovina a terra con la palla già persa.
I commentatori non infieriscono, preferiscono dire che anche le altre grandi stentano. L’ipocrisia regna sovrana.
Cassano viene beccato dalla moglie in pieno eccitamento davanti al televisore a gustarsi la disfatta del duro Lippo Lippi. Questi dopo un primo tempo infame, toglie Pepe, uno che ha corsa e ci mette cuore e gamba.
In molti non toccano una palla. A dieci minuti dalla fine Wood si beve Cannavaro e sfiora il raddoppio.
Lippi sta facendo la figura di Domenech e di Capello, da campione in carica, prò. I primi due sono tartassati dalla stampa, il nostro resiste. Peccato, che sfortuna, si dirà stasera.
L’Italia è in crisi, ma tutta l’Italia è in crisi. Perché prevale la mediocrità. Dai ministri ai commessi. Chi è bravo è messo al bando. Cassano è un fulgido esempio. Sa giocare a calcio, e quindi fuori. Come in politica, con le mezze calzette che provano a amministrare, e finiscono per farsi solo i fatti loro e neanche bene.
L’Italia passerà molto probabilmente il turno, perché la Nuova Zelanda perderà col Paraguay e a noi basterà un pareggio, ma finiremo anche per vincere. A forza di sbagliare anche Lippo Lippi qualcosa la azzeccherà.
E poi si vedrà. Ma non tira una buona aria. Oggi siamo delle pippe. Domani chissà
Politico semiusato, ancora in garanzia, offresi
Posted on 20. giu, 2010 by L.P. in Amenità
Pochi chilometri percorsi, gommato, affidabile. Buon italiano, capacità di parlare in pubblico, possibilità di usare alternativamente le T per T, e le D per T, a seconda del contesto. Buona capacità di lettura e di interpretazione delle norme. lavoratore, ma anche leggero scapocchione. Elastico, se necessario, duro con i duri. Faccia e cuzzett, se vogliamo, ma anche galantuomo, cortese e riservato. Fedina penale pulita. Professionista. Buona conoscenza dell’educazione, anche se praticata solo parzialmente. Osservatore delle regole quanto anarchico nell’animo. Sensibile ai problemi, bravo a puntare il dito e a offrire soluzioni. Mediatore quando occorre. Se c’è da mandare a quel paese un vecchio trombone, ben pronto. Amante del bello e del buono, rigoroso a tavola, non bevitore ma amante del calvados e della birra. Leggermente diabetico. Patentato. OFFRESI. Prezzi modici assai, quasi niente, pretese zero. Al riguardo può riferire precedente datore di lavoro (politico). Referenze: consigliere comunale di opposizione per 5 anni; buona esperienza da capo gruppo; segretario cittadino, anche se all’interno contestato (ma pare che deponga bene, la circostanza); apprezzato professionista. laurea in Giurisprudenza. Menischesente, militesente. Chi fosse interessato è pregato di farsi vivo.
Il ministro per l’attuazione del “minchia dio bon”
Posted on 19. giu, 2010 by L.P. in Commenti
Ne avevamo assoluto bisogno. Non se ne poteva più fare a meno.
I mugugni, ormai, erano insopportabili. Dall’estrema Sicilia al nord del Trentino un coro unanime, come un mantra, andava ripetendo “Vogliamo il ministro per l’attuazione del federalismo”. I comitati spontanei venivan fuori come monetine da una slot machine che ha dato appena appena quattro jolly allineati.
Ed è stato a questo punto che il governo della repubblica italiana ha alzato la bandiera bianca e si è arreso. “Eccovelo il nuovo ministero. Ora non rompete più”.
Ora c’è soddisfazione in giro. Nei bar, attorno a un biliardo, o al tavolino sotto l’ombrellone, in spiaggia, siccome sulle panche dei parchi cittadini, ma finanche sui passi montani e in riva a laghi, fiumi e fiumicelli, la gente sorride come dopo la vittoria del mondiale di calcio.
La democrazia è bella per questo. Significa che il popolo conta e influenza le scelte. E quando comanda, il popolo adotta decisioni giuste, ponderate e eque.
Ora Aldo Brancher, acclamato, a furor di popolo, ministro per l’attuazione del federalismo, e scusate se è poco, a malavoglia dovrà disertare un processo che lo riguarda. Chiamato al capezzale dell’Italia prossima federata, dovrà sacrificarsi. Ma quando il paese chiama bisogna rispondere presente. E Aldo Brancher lo sa bene. E’ già sugli attenti, pronto a marciare per la repubblica.
E non ci costerà neanche tanto, ha detto sornione Tremonti, quello che per spendere un euro vuol dire proprio che ce n’è bisogno. Tremonti ha capito che non accontentare il popolo italiano poteva significare un vero e proprio tradimento, e allora ha messo mani al portafoglio e ha sganciato una nuova piccola paghetta.
Gli italiani protestano, però, “lo paghiamo di tasca nostra!”, hanno insistito, ma Tremonti è stato irremovibile, “tanto, ha detto, sempre soldi vostri sono”.
Il consenso di Berlusconi, ora, è alle stelle. La Russa che, pare, non ne sapesse niente, ha precisato che, se lo vogliono gli italiani, non sarà certo lui a schierarsi contro. All’opposizione bofonchiano un po’, ma neanche troppo, in fondo sanno bene che all’Italia un ministro per l’attuazione del cosiddetto “minchia dio bon”, e cioè del federalismo solidale, partecipato, quintessenziale, quello che farà finalmente tifare Italia ai leghisti, e mangiare il panettone a Palermo e la pizzella a Torino, e consentirà, per andare da Bolzano a Catanzaro e viceversa, l’identificazione solo con la carta d’identità, senza passaporto e senza visti vari, è necessario come il sole per l’uva e il viagra per gli onorevoli.
Grazie governo. Ora abbiamo più fiducia nel domani.
Postilla:
Grazie anche per aver confermato il capo della polizia, perché noi, delle sentenze, semplicemente, ce ne fottiamo.
Privacy
Posted on 17. giu, 2010 by L.P. in Amenità
Ce lo sentiamo dire spesso, salvo a leggere sui quotidiani che tizio porta gli slip gialli e caio i boxer fucsia, sempre alla faccia della privacy. Ma l’informazione non fa sconti a nessuno. AhAh!
Evoluzione
Posted on 17. giu, 2010 by L.P. in Amenità
Il clima, apparentemente iper rissoso, che si respira nel mondo della politica, in effetti nasconde, e neanche tanto bene, una generale, trasversale, tutela dei privilegi comuni. E allora magari si tornasse ai tempi, belli, in cui i governi erano solo ladri, e, appunto, si limitava a piovere.
L’Acta secondo Lacerra
Posted on 17. giu, 2010 by L.P. in Città di Potenza
Nel numero scorso di Controsenso è stato pubblicato un intervento del consigliere comunale avv. Salvatore Lacerra, il quale nel disquisire su vari temi, apparentemente concatenati logicamente tra di loro, attribuisce all’Acta spa l’aver indetto un concorso “intuitu personae” per un contratto a tempo determinato.
Evidentemente il consigliere Lacerra ne sa più di me sull’Acta spa, sebbene io ricopra il ruolo di consigliere di amministrazione.
Infatti, per quanto ne sappia io, alcun concorso è “stato messo in campo”, per usare la stessa terminologia usata dall’informato Consigliere Lacerra.
Forse, ma è più di un’ ipotesi, il polemico avvocato voleva riferirsi a una bozza di regolamento delle assunzioni, che è cosa ben diversa dal mettere in campo un concorso.
Anche perché quella bozza, contestata sul punto dal sottoscritto in consiglio di amministrazione e in epoca ben precedente alla uscita dell’avv. Lacerra, non vedrà mai la luce nei termini indicati. E questo per il semplice motivo che, oltre al parere contrario del sottoscritto, v’è anche quello ufficioso del Comune di Potenza.
Quella dell’avv. Lacerra, pertanto, è stata un’uscita poco felice, quantomeno, perché ha dato per scontato un fatto totalmente inesistente allo stato, e impossibile a verificarsi anche nel futuro per i motivi indicati.
In poche parole la nota dell’avv. Lacerra, in riferimento al comportamento dell’Acta spa, è stata inopportuna e fuorviante. Eppure sarebbe bastato davvero poco per informarsi e documentarsi per bene ed evitare di dire cose non vere, e gettare, davvero irresponsabilmente, l’ombra del sospetto sull’Acta spa e sul consiglio di amministrazione.
Non sarebbe dovuto sfuggire, infatti, all’occhio attento di un valente professionista, che, quello di cui si parlava, non era un bando di concorso, ma una bozza di regolamento interno mai approvato, contestato e in via di modifica. Ma tant’è, forse le notizie al Comune arrivano per sentito dire o è consentita un’ interpretazione troppo libera dei fatti e dei documenti. Esistono metodi di conoscenza, però, più scientifici, ai quali sarebbe auspicabile che, in consiglio comunale, chi intende o pretende di fare politica, anche con esternazioni pubbliche, si attenesse più spesso.
Tanto dovevo per amore di verità, quella verità della quale, troppo spesso, se ne fa colpevolmente a meno.
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