Il pallone è mio e il rigore lo batto io, uffa! Cribbio!
Posted on 31. lug, 2010 by L.P. in Commenti

Sulla copia di ieri di Libero, in prima pagina, al centro, spiccavano due articoli che riguardavano Fini e Granata.
Gli articoli, invero critici assai, erano relativi alla casa del Principato di Monaco, per la quale Fini si sarebbe fatto fare una legge apposita, e i portaborse di Granata, “tassati”, a dire dell’articolista, per favorire altri.
Bene. Se c’è qualcosa di illegale, inopportuno, poco rimarchevole, se non proprio schifoso ecc. ecc., che si sappia, che si dica e che, se ci sono responsabili, contabilmente, penalmente, civilmente o solo politicamente, che paghino.
C’è un altro problema, però.
Queste notizie vengono tirate fuori solo in concomitanza con il divorzio fra Fini e Berlusconi e prima che si presentino prevedibili schermaglie parlamentari. Fino a ieri, evidentemente, questi fatti non costituivano notizia per Libero. Detta in altri termini, questi fatti, fino a ieri, fino a quando, cioè, si remava sulla stessa barca, non meritavano pubblicazione.
Provo a tradurre i fatti in massime:
se stai con me tutto va bene, fai quello che vuoi, nessuno parlerà, ma se sei contro di me, gli stessi fatti diventano fatti da denunciare;
oppure: se fino a ora hai goduto della mia copertura, da oggi ritieniti esposto a qualsiasi ritorsione;
o ancora: ci sono due regole, quelle per me e i miei, e quelle per gli altri; e via discorrendo.
Meraviglia l’uso giornalistico, poi, dei fatti.
Il giornalista, il cronista, che ha delle notizie e non le pubblica secondo la loro temporalità, ma che le usa scientificamente secondo orari prestabiliti collegati alle esigenze del giorno. Che non dà notizie perché è giornalista, ma che fa il giornalista secondo le direttive del capo. Che fa giornalismo non per raccontare fatti, ma per assecondare giochi politici.
Un giornalismo schiavo, quindi infedele alle regole del giornalismo. Tutto teso a sollecitare sentimenti di critica verso il nemico di turno.
Questo è quello che mi viene da pensare alla lettura del noto quotidiano.
Poi non sarà così, e la contemporaneità sarà stata dettata solo dal caso. In questo caso Berlusconi ha davvero un bel culo. Ma questo, pare, si sapesse già.
Insomma il PDL è imploso.
Motivi: uno dei suoi esponenti ha criticato politicamente alcune decisioni. E alcune altre persone hanno dato voce e corpo a queste critiche.
Ma non è, questo, il sale della democrazia? Domanda ingenua. La democrazia dalle nostre parti si esaurisce nel decidere se stare da una parte o dall’altra. Una volta esercitata, liberamente, questa scelta, non è dato più pensare, bisogna solo seguire le direttive.
In ogni caso le motivazioni sono risibili, povere, costruite, come dire, con la saliva, sfacciatamente di facciata, che malcelano evidenti fini ben diversi, quali sbarazzarsi di una anima critica che finiva per indebolire le strategie del governo, e, si badi bene, non quelle dettate dalla esigenza di riformare il paese e di uscire dalla crisi, bensì quelle dettate dalla attenzione per i propri affari o malaffari, leggasi intercettazioni, leggasi trasparenza nel partito, leggasi pretesa di mettere da parte, cioè dalle poltrone di comando, istituzionale e politico chi viene attinto da pesanti azioni giudiziarie.
Il succo di tutto questo è che Berlusconi ha dovuto mostrare i muscoli per difendere l’indifendibile e gli indifendibili, indebolendosi di fronte al paese; incapace di gestire le pressioni che gli giungevano dalla lega e dagli ex AN, dimostrando che la debolezza di Prodi, tanto vituperata e sfottuta, è, oggi, la debolezza di Berlusconi, e che, quindi, anche questo sistema, cosiddetto bipolare, non può funzionare dalle Alpi in giù.
E’ di palmare evidenza che la politica sta vivendo un momento di grande e grave crisi, anche e soprattutto morale, per gradire. E che uguale grave crisi vive un governo eletto con un ampio consenso, segno evidente che non sono gli italiani incapaci di darsi una guida politica, ma sono quelli che si candidano a essere le guide del paese a non esserne capaci, a non avere le attitudini giuste, che, fino a prova contraria, devono essere costituite da uno spiccato senso dell’interesse pubblico, e da una non modesta capacità di non nutrire contemporaneamente, interessi personali, di bottega, di carriera e di portafoglio. Tutti. Ovviamente, visto che i governi, di qualunque matrice siano, finiscono tutti alla stessa maniera, e cioè, nella merda.
Ora nascerà una nuova-vecchia formazione politica. Se sarà capace di dare consistenza ai valori e ai principi che l’hanno sostenuta finora, potrebbe essere la vera unica novità. Se si farà mangiare dagli stessi virus delle altre formazioni, sarà notte fonda.
Fini ha messo su un laboratorio di idee di autentico spessore; immagino avesse in testa di creare, finalmente, una vera base di nobile cultura politica al centro destra, storicamente, da questo punto di vista, povero. E questa squadra sta dando numeri ai più blasonati pensatori del centro sinistra. Se questo laboratorio continuerà a vivere e vegetare, senza condizionamenti, liberamente, la politica italiana dovrà migliorare, perché partirebbe il desiderio di emulare in meglio chi è partito prima e col piede giusto. Diversamente, amen.
Io, e lo dico da tempo, sto con Fini, perché “oggettivamente” sta nel giusto, perché sono stanco delle leggi e leggine che non riguardano il popolo italiano ma qualche interesse particolare. Stanco di mille promesse e di una fiscalizzazione da sempre, di fatto, in aumento. Stanco dei pubblici banditori, dei commercianti che promettono la bontà della loro mercanzia, dei finti intellettuali di sinistra, dei finti riformatori, liberali, dei finti, insomma. Voglio qualche originale, qualche fuoriclasse che sia e appaia trasparente, moralmente ineccepibile.
Mi andrà ancora buca?
Poco male, c’è sempre la pizza e il mandolino, la bicicletta e la lettura, Zeman, seppur in serie C, e la speranza che il Potenza torni a essere “nu squadron”.
Così parlò Antonio Di Pietro
Posted on 31. lug, 2010 by L.P. in Argomenti

Uno stralcio della seduta del venerdì 30 luglio, dibattito alla Camera dei Deputati sul progetto di legge sulle intercettazioni. L’intervento dell’On. Di Pietro, che io ho trovato, invero, godibile assai: dall’italiano, agli esempi, ai toni, alle invettive, dal populismo al tecnicismo appena accennato. Credo che, toccando anche momenti di verità, l’intervento abbia anche sfumature comiche di notevole portata, e l’uso del linguaggio pasticcione arricchisce l’oratoria che, e questo è indiscutibile, non parla il politichese ma è di facilissimo accesso a chiunque. Questo post non ha comunque motivazioni politiche, ma teatrali.
E ora passiamo alla vera e propria goduria:
Atti Parlamentari — 73 — Camera dei Deputati
XVI LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 30 LUGLIO 2010 — N. 362
PRESIDENTE. È iscritto a parlare
l’onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Presi-
dente, signor Ministro, signori del Governo
e colleghi tutti, l’ultimo giorno di luglio, di
sera tardi e di notte, quatto quatto, viene
deciso di cominciare la discussione sulle
intercettazioni, ma non per discutere di
intercettazioni, soltanto per far vedere che
è incardinato il provvedimento. Un atto di
prepotenza, di arroganza, di menefreghi-
smo (Applausi dei deputati del gruppo Italia
dei Valori). La sola ragione per cui è stata
presa questa decisione è impedire, alla
ripresa dei lavori dell’Aula dopo le ferie, di
avere un tempo sufficiente per discutere il
provvedimento, perché dovete mettere
un’ulteriore tagliola, e per dire in questo
momento, in questo frangente, che voi
portate avanti lo stesso il provvedimento
sulle intercettazioni. È come dire che non
ve ne frega niente di quello che è successo
in queste ore, durante le quali addirittura
si è sfaldata la coalizione di maggioranza.
Ecco, un atto di arroganza e di prepotenza
che mi ricorda tanto quel portavoce di
Saddam Hussein che diceva che andava
tutto bene, mentre accadevano realtà ben
diverse. Siamo nella fase della discussione
generale, per cui mi limiterò ad alcuni
punti centrali di questo problema che
riaffronteremo nel Parlamento e soprat-
tutto nel Paese. Perché se siamo qui an-
cora a ridiscutere di questo provvedi-
mento, dopo che la Camera lo aveva
approvato, dopo che il Senato ne aveva
cambiato qualcosa (e adesso siamo qui
dinanzi ad altre modifiche), è per una
ragione sola: non perché voi ci avete
ripensato, non perché voi avete cercato di
migliorare il provvedimento, ma perché
siete stati presi con le mani nella mar-
mellata; perché l’opinione pubblica, per-
ché il sistema dell’informazione, perché gli
inquirenti, perché tutto il Paese si è ri-
bellato o si sta ribellando ad un provve-
dimento che è iniquo, incostituzionale e
immorale, a un provvedimento che è la
fotocopia vostra. Un provvedimento che
noi contestiamo nel merito e nel metodo,
un provvedimento che merita una sola
cosa: essere cestinato immediatamente e
che noi dell’Italia dei Valori ci impe-
gniamo formalmente con il Paese a cesti-
nare immediatamente appena ci libere-
remo del piduista Berlusconi (Applausi dei
deputati del gruppo Italia dei Valori). Un
provvedimento che già sul piano costitu-
zionale è un’umiliazione per le istituzioni,
per il Paese, per il buon nome dell’Italia,
perché incide su principi fondamentali
della Costituzione. L’obbligatorietà del-
l’azione penale vuol dire innanzitutto met-
tere coloro che devono occuparsi di eser-
citare l’azione penale stessa in condizione
di avere gli strumenti per farlo. Se voi
bloccate un mezzo di ricerca della prova
moderno qual è quello attuale delle inter-
cettazioni, e mettete i magistrati in con-
dizione di non poterlo utilizzare, voi di
fatto intervenite sul principio dell’obbliga-
torietà dell’azione penale, e intervenite per
modificarlo, per impedire l’esercizio della
azione penale stessa. E poi lei proprio,
signor Ministro, si è arrogato il diritto ai
sensi del comma 30 di stabilire annual-
mente lo stanziamento complessivo mas-
simo di spesa per il servizio riguardante le
operazioni di intercettazione, e di stabi-
lirlo decidendo lei a quale distretto di
Corte d’appello darlo.
Vale a dire, cioè: voi magistrati potete
intercettare, però vi dico quanti soldi
spendere e a quali Corti d’appello li do.
Porca miseria, stai intercettando Berlu-
sconi, non ti do i soldi, stai intercettando
Dell’Utri, non ti do i soldi ! E se fai
Cosentino, che ti do, i soldi ti do ? (Ap-
plausi dei deputati del gruppo Italia dei
Valori). È un atto di arroganza, di super-
bia, di ignoranza, di strafottenza verso la
Costituzione ! Togliere la cosiddetta norma
Falcone, che dava la possibilità, anche per
i reati non prettamente mafiosi, di esten-
dere gli stessi tipi di indagine, come se
fossero di mafia, e, quindi, di individuare
un momento prima l’azione dei malavitosi,
ossia prima che si scoprisse il reato ma-
fioso, vuol dire impedire la lotta alla
mafia. Voi, tutti i giorni ed in queste ore,
non state dicendo di guardare quanti ma-
fiosi stanno arrestando i magistrati, no, voi
dite che li arrestate voi, che è merito del
Governo. Ma fammi il piacere, ma va là,
direbbe il vostro collega Ghedini, ma va
là ! (Applausi dei deputati del gruppo Italia
dei Valori). Li stanno arrestando grazie a
quelle intercettazioni che voi volete elimi-
nare, a quelle forze dell’ordine che voi
volete ridurre di organico e anche di
stipendio, di benzina e pure di carta
igienica (Applausi dei deputati del gruppo
Italia dei Valori). Nonostante voi, le forze
dell’ordine e la magistratura stanno cer-
cando di tirare avanti, perché voi volete
colpire i più deboli e volete l’impunità per
i più prepotenti, strafottenti, forti, in-
somma per voi.
La Costituzione è stata martoriata,
mortificata, non solo nell’obbligatorietà
dell’azione penale, ma anche nel diritto di
difesa processuale e, soprattutto, nel di-
ritto all’informazione. Ma perché mai il
cittadino non deve sapere quel che ac-
cade ? Perché mai il diritto alla manife-
stazione del pensiero, il diritto alla libertà
di stampa, devono essere mortificati a
questo punto ? Soprattutto, deve essere
mortificata l’unica libertà di stampa che è
rimasta, la rete; di questo, ormai, il Pre-
sidente della Camera dovrebbe essere te-
stimone, perché se si permette di uscire
fuori dal seminato, « ta-tam ! » il dossier,
« ta-tam ! » l’utilizzo del sistema illegale
dell’acquisizione di dati. Ecco chi è Ber-
lusconi, è un piduista che usa il dossie-
raggio. Se vi è qualcuno che ha utilizzato
in modo indebito le intercettazioni e l’ac-
quisizione strumentale di registrazioni, è
stato ed è proprio lui. Oggi si viene qui a
discutere di una modifica al presente
provvedimento, mentre – si badi bene – il
Presidente del Consiglio ha detto che quasi
quasi lo vorrebbe ritirare. Devi ritirarlo,
perché una cosa del genere non è più
funzionale a nulla ! È funzionale solo a
dimostrare che ci hai provato e adesso hai
lasciato nel provvedimento soltanto delle
norme che servono ad impedire ai magi-
strati di andare avanti. Vi faccio un esem-
pio, che è proprio contenuto nell’articolo
266 del codice di procedura penale, così
come modificato: si può – dite voi –
effettuare l’intercettazione, ma si deve
avere l’autorizzazione del giudice, anche
per il traffico delle conversazioni e delle
comunicazioni; inoltre, deve essere un giu-
dice collegiale del distretto a disporre le
intercettazioni. Vale a dire, cioè: non te le
voglio far fare. Di più: il giudice collegiale,
per poterle disporre, ogni volta deve avere
il fascicolo processuale ed ogni 15 giorni
glielo devi mandare. Tuttavia, siamo in
presenza di una penuria di magistrati;
l’altro giorno, siamo andati in Sicilia con
la Commissione parlamentare di inchiesta
sul fenomeno della mafia e sulle altre
associazioni criminali, anche straniere e
quando in una procura della Repubblica –
mi pare Enna o qualcosa del genere –
abbiamo chiesto quanti magistrati fossero
presenti in organico, ci hanno risposto:
zero.
Ma come fa quello a fare un’intercet-
tazione se gli togliete questi strumenti,
come fa ad avere la possibilità un giudice
di disporre le intercettazioni in tempo
utile se devono essere sempre tre giudici
ad occuparsene e se i giudici che se ne
sono occupati poi non possono giudicare
l’imputato ? Dove stanno questi giudici, a
meno che non volete prendere i « Lom-
bardi » della situazione o un giudice tri-
butario tanto così o un geometra così
(Applausi dei deputati del gruppo Italia dei
Valori) ?
Voi ogni volta intervenite proprio per
modificare la norma solo per rendere più
difficile l’attuazione delle intercettazioni.
Ci sono alcune perle, proprio quella del
capoluogo è una. L’altra è quella che
riguarda il reato che avete previsto per le
registrazioni indebite. È anche un po’
ridicola questa norma perché voi dite: è
reato la registrazione di una conversazione
a cui partecipi pure tu. Io e Zaccaria
stiamo parlando, lui si tiene il registratore
in tasca: lui è punito, perché non doveva
tenere il registratore in tasca. Il problema
è un altro: di quel che ho detto io a
Zaccaria, ho il coraggio o no di assumermi
la responsabilità ? Il problema non è che
lui a memoria ha prova di quanto ha
sentito da me in una registrazione. Il
problema è se io a lui ho detto un fatto
penalmente rilevante o meno: questo si
deve acquisire ! Ed ancora la norma qui
raggiunge il ridicolo quando dice: a meno
che non venga utilizzato in un processo.
Cioè, caro Zaccaria, appena viene inter-
cettata la conversazione tra me e te na-
scondila bene quella registrazione e se
qualcuno ti becca dici: io sto facendo
causa a Di Pietro e sei a posto ! Non sei
punibile se gli fai causa, sei punibile se
non mi fai causa ma il problema di fondo
è: nelle more che cosa succede ? Arrivi
prima tu o arriva prima il carabiniere ? È
un modo per cercare di legare le cose tra
di loro. Si è unito proprio il dannoso al
ridicolo in questa norma. Ecco perché noi
riteniamo che tra le perle su cui si è
intervenuti ce ne sono davvero che gridano
giustizia e rispetto alle cose che non hanno
alcun senso. E ancora, il pubblico mini-
stero deve indicare il nome dell’ufficiale di
polizia giudiziaria: ma perché mai il
nome ? A che serve ? Ma perché mai
nell’ufficio della procura della Repubblica
devi esserci l’elenco di tutti gli ufficiali e
sottufficiali e degli agenti della polizia
giudiziaria della questura ?
Non basta l’ufficio, ci vuole il nome e
cognome, ma sarà poi il responsabile del-
l’ufficio incaricato a decidere se lo fa
Giovanni, Maria o Nicola. A che serve
tutto questo e ancora: quando si fa un’in-
tercettazione telefonica, dice la norma, la
deve controfirmare con decreto motivato il
procuratore della Repubblica: ma perché
deve fare un decreto al decreto ? Non
basta quello che ha fatto il sostituto ?
Perché lo deve motivare ancora lui, se ne
assume la responsabilità pure lui ? Perché
mai devono esserci due firme, visto che
deve andare ad un giudice collegiale che
dopo valuta tutto questo ? Serve soltanto
per appesantire tutto il circuito per avere
le intercettazioni telefoniche perché alla
fine dice: è meglio che non lo faccio tutto
questo, perché poi se lo fai c’è tutta una
serie di conseguenze se sbaglia. Infatti,
addirittura nella motivazione del provve-
dimento cautelare, dice la norma, devi
soltanto citare il contenuto ma non puoi
trascrivere pezzi di conversazione.
Provate a trascrivere voi due della
’ndrangheta o due mafiosi che parlano
(quando fra loro parlano, mica come i
nostri giovani qua, della P3, chiacchiera,
chiacchiera…). Questi quando parlano si
dicono: oh, eh, mmm, hemm, hemm. Tra-
duci questo, traduci (Applausi dei deputati
del gruppo Italia dei Valori) !
E ancora, e ancora si dice: puoi fare
un’intercettazione ambientale solo se nel
luogo di privata dimora solo se in quel
luogo si sta commettendo il reato. Direb-
bero dalle mie parti: ciccise ? tradotto: a
che serve ?
A che serve fare un’intercettazione am-
bientale ? Ricordo che, quando si fa un’in-
tercettazione, deve essere prevista una
pena di almeno cinque anni, non è una
cosa da niente. Quindi, voi dite che è
possibile fare un’intercettazione ambien-
tale in un luogo di privata dimora, qualora
si sappia che in quel luogo si sta com-
mettendo un reato. Ma allora procedo ad
un arresto ! A cosa serve intercettare una
persona che sta commettendo un reato
(Applausi dei deputati del gruppo Italia dei
Valori) ? Inoltre, non può essere intercet-
tato così, semplicemente: ci si deve recare
prima dal giudice – da tre giudici ! –, al
distretto della Corte d’appello. E se, in-
tanto, sta stuprando una bambina ? Si
dice: non fa niente, aspetta un attimo,
devo andare dal giudice !
Tutto questo è ridicolo ! È una norma-
tiva che, così com’è rimasta, è soltanto
dettata in odio alla magistratura e in odio
alla giustizia. D’altronde, l’ha detto ieri il
Presidente del Consiglio Berlusconi. Ieri, il
Presidente del Consiglio Berlusconi ha
detto: devo andare in Parlamento, perché
devo risolvere il problema della giustizia.
Ma in Parlamento ci deve venire per
risolvere il problema dei delinquenti, non
quello della giustizia (Applausi dei deputati
del gruppo Italia dei Valori e di deputati del
gruppo Partito Democratico) ! La giustizia
non è un problema, è un obiettivo ! Lo
ripeto: è un obiettivo. Naturalmente, meno
che per i delinquenti e per i piduisti. In
questo ha ragione: l’eliminazione della
giustizia è un obiettivo del piduista.
Il problema di questa società italiana è
proprio questo: liberarsi del Berlusconi
che è in essa, perché vi è un problema di
fondo. Attraverso la deformazione dell’in-
formazione, si sta facendo credere ai cit-
tadini che la colpa di quel che accade è di
chi scopre i reati, non di chi li commette.
Infatti, appena qualcuno di voi si è per-
messo di dire di voler anche pensare che
la legge è uguale per tutti e che bisogna
rispettare la magistratura, gli avete rispo-
sto di costituire un altro gruppo parla-
mentare. Gli avete detto: non avete a che
fare con noi, non avete il nostro DNA, ci
siamo sbagliati (Applausi dei deputati del
gruppo Italia dei Valori e di deputati del
gruppo Partito Democratico) !
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROCCO BUTTIGLIONE (ore 18,23)
ANTONIO DI PIETRO. Riempiremo le
piazze e il Paese di informazioni su come
stanno in realtà le cose, perché quel che
state facendo ha davvero del criminale, ha
davvero una ragione sottostante. Diciamo
la verità: perché avete fatto questa norma
(mi riferisco a quella che avevate conce-
pito in origine) ? L’avete fatta apposta per
evitare che si scoprissero i vostri reati.
Non è vero che esiste solo l’associazione a
delinquere semplice, l’associazione a de-
linquere di tipo mafioso: esiste anche
l’associazione a delinquere di tipo politico
(Applausi dei deputati del gruppo Italia dei
Valori) e, in questo, voi siete alla testa
della « piovra ».
Capisco bene che, grazie alla presa di
posizione della società civile, del mondo
della rete, dell’informazione libera e del-
l’opposizione, alcuni rami della « piovra »
si sono dovuti tagliare. A proposito, Mi-
nistro Alfano, quando si deciderà a dire al
sottosegretario Caliendo di farsi da parte ?
Tanto gli tocca (Applausi dei deputati del
gruppo Italia dei Valori e di deputati del
gruppo Partito Democratico – Commenti
dei deputati del gruppo Popolo della Li-
bertà).
MARCO MARSILIO. Signor Presidente,
gli deve togliere la parola !
ANTONIO DI PIETRO. Gli tocca, per-
ché non è possibile che un magistrato, un
sottosegretario o un membro del Governo
vada a trescare con i piduisti, mettendosi
d’accordo su cosa fare e dove intervenire.
Intervenire per cosa ? Per modificare il
giudizio della Corte costituzionale. Mi si
dice: ma non ci sono riusciti. E meno male
(Applausi dei deputati del gruppo Italia dei
Valori) ! Questo è l’aspetto grave della
situazione.
Ecco perché riteniamo che sia giunto il
momento che vi assumiate la responsabi-
lità di questa situazione, ma nell’unico
modo possibile: andate a casa, prima di
continuare a distruggere il Paese. Andate a
casa prima che vi sia una rivolta sociale
nei confronti del vostro Governo. È una
rivolta sociale necessaria, perché voi siete
alla testa della « piovra »: la testa della
« piovra » si chiama Silvio Berlusconi. Lo
dico qui in Aula e me ne assumo la
responsabilità politica, personale e giudi-
ziaria (Applausi dei deputati del gruppo
Italia dei Valori e di deputati del gruppo
Partito Democratico – Commenti dei de-
putati del gruppo Popolo della Libertà) ! È
un personaggio che ha scelto di fare po-
litica per un solo scopo.
MARCO MARSILIO. Non lo può dire !
Il Presidente del Consiglio rappresenta
un’istituzione !
PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, lei
si assume la responsabilità di quanto dice,
ma in Aula questo non è consentito.
MARCO MARSILIO. Presidente, gli
deve togliere la parola !
ANTONIO DI PIETRO. E io lo ripeto !
E mi metta anche fuori dall’Aula, perché
il mio è un giudizio politico ! Il signor
Berlusconi ha fatto una scelta di campo !
MARCO MARSILIO. Questo personag-
gio insulta il Capo del Governo !
PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, lei
può dare giudizi politici, ma non può
insultare il Capo del Governo.
ANTONIO DI PIETRO. Io non insulto:
io fotografo la situazione. È una vergogna
che siete qui !
MARCO MARSILIO. Presidente, lo deve
mandare sotto Ufficio di Presidenza !
ANTONIO DI PIETRO. E lo dico anche
a quella parte del centrodestra che oggi ha
avuto uno scatto di dignità e si è messo da
parte. Quel centrodestra abbia il coraggio
di andare fino in fondo. Se si è messo da
parte soltanto per dividere le poltrone e
non per aiutare a mandare a casa un
Governo criminale e criminogeno, è un
centrodestra che non risolve i problemi
(Applausi dei deputati del gruppo Italia dei
Valori).
MARCO MARSILIO. Ha insultato il
capo del Governo, non lo può fare ! Gli
deve togliere la parola !
PRESIDENTE. Quando devo togliere la
parola lo decido io e non lo decide lei. Ho
richiamato l’onorevole Di Pietro il quale è
passato dagli insulti a valutazioni politiche
durissime ma che non rivestivano più…
MARCO MARSILIO. Ne deve rispon-
dere all’Ufficio di Presidenza ! C’è il Re-
golamento, lo applichi.
PRESIDENTE. Sono pronto a rispon-
dere all’Ufficio di Presidenza e a chiunque
in qualunque altro luogo. Adesso prose-
guiamo con la discussione sulle linee ge-
nerali.
Sul ponte sventola bandiera bianca
Posted on 29. lug, 2010 by L.P. in Commenti

Brancher è stato condannato.
Non lo sarebbe stato, almeno in questa più o meno torrida estate, se fosse ancora ministro della repubblica. Del resto lo avevano fatto ministro per questo. Bella roba.
Ma è tutto un complotto e a Brancher va tutta la nostra solidarietà. Si recita da qualche parte. Balle. Io non sceglierei mai per ministro una persona che possa anche solo in astratto essere condannata. Con tutto che la sentenza non è definitiva ecc. ecc. Sì, ciononostante. Io sceglierei un ministro senza ombre. Pensa te.
Ma non usa più. Cribbio.
Con lo spoiling system, o come cappero si chiama, ognuno si fa i ministri che crede, e tu elettore giudichi alla fine della legislatura, se ti è piaciuto o meno. Fa niente se alla fine della legislatura ti ritrovi in braghe di tela perchè ti hanno levato tutto.
Bah! Levatemi pure tutto, ma la speranza lasciatemela. No, pure quella. No!, la speranza me la tengo.
Voglio sperare che domani c’è il sole e che non fa troppo caldo, che si alza un venticello e che io ne goda il fresco.
Voglio sperare che il prossimo sarà un bel campionato di calcio senza imbrogli e scommesse, e con rovesciate e eurogol.
Voglio sperare di non dover lavorare per il fisco, come mi succede da qualche anno, senza avere niente in cambio. No, anzi, che dicevo, avendo in cambio il teatrino dei vari Brancher, Verdini e Scajola, Cosentino e compagnia cantando, e della banda senza anima del PD, e del tenore Di Pietro, che, anzi, non grida neanche più.
Stasera si riunisce la direzione del PDL, e pare che deciderà di cacciare Fini e i finiani. Speriamo che accada. Sarebbe una novità in una palude puzzolente, e poi chi si è visto si è visto. Niente niente si riesce a fare ancora peggio.
E mi raccomando non svegliate il PD. Dorme un sonno tranquillo e ben remunerato. Fa tenerezza, quasi. Non fosse che sono anche loro dei privilegiati che non lavorano solo per il fisco, però.
Ma fanno tenerezza lo stesso. Giocano anche loro nel palazzo reale. Certo, si accontentano di quello che avanza, o di quello che riescono a strappare, ma vuoi mettere, barca a vela, pullover di cachemire, sguardo da intellettuale, Repubblica sotto il braccio, e stasera cosa mangiamo?, andiamo tutti da billy?, c’è una conferenza interessante; no io vado a teatro, bah, io rimango a leggere a casa. Ma domenica tutti in barca, mi raccomando.
Sul ponte sventola bandiera bianca.
La cerimonia. Racconto
Posted on 29. lug, 2010 by L.P. in Racconti

Come riusciva a isolarsi in mezzo alla gente. Più ce n’era, e più si sentiva solo ma fuso con gli altri.
La gente era allegra, come sempre a un matrimonio. E tirata a lucido. Vestiti eleganti, di buono o cattivo gusto, ma importanti; qualche scollatura, qualche tubino a fasciare forme più o meno contenute; abiti scuri, cravatte sgargianti o classiche. Scarpe lucide.
Qualcuno un po’ a disagio nei vestiti d’occasione, altri completamente a proprio agio.
Girovagava fra gli invitati già sapendo di conoscerne davvero pochi; e a questi regalava sinceri sorrisi e poche parole. Gli piaceva girare in mezzo alla gente per cogliere un’ espressione, o neanche quella, ritenendosi se non invisibile, sicuramente senza alcun interesse per gli altri invitati.
Riconobbe con sorpresa e piacere persone che non vedeva da decine di anni. Operazione, quella del riconoscimento, non facile, soprattutto per quelli che non vedeva da ragazzo.
Ricordare un tratto del volto, o la forma di una testa su un collo non più giovanile, ma ormai taurino per gli anni e l’adipe, era un gioco al quale si abbandonava con melanconica serenità.
Se il riconoscimento non risultava reciproco, preferiva rimanere sconosciuto.
Continuava a girare accompagnato da un lieve sorriso che gli addolciva i tratti.
Ma era davvero così invecchiato anche lui?, si chiese senza irritazione, ma con compiaciuta meraviglia. Ma non si rispose, in fondo quella sera non gliene importava granchè.
La gente vociava, si riuniva a gruppi, si muoveva, c’era sempre qualcuno che cercava un amico o un parente o la moglie o il figlio piccolo che correva fra i tavoli.
Lui, invece, si ritraeva sempre di più.
Poi arrivarono gli sposi, e lui si sentì gratificato nel baciare lo sposo, suo collega e amico, augurandogli ogni bene. Poi riprese a vagare.
Calava la sera.
Il clima era mite. Una splendida serata.
Sedette su una panca e ricordò quando, più giovane, sentiva il bisogno, in momenti come questi, di fumare, forse soltanto per fare qualcosa e darsi un contegno. Da anni, invece, preferiva rimanere immobile, quando sostava senza far niente da qualche parte, così come preferiva stare zitto e, semmai, soltanto sentire gli altri, ma senza particolare attenzione.
Poi sedette al tavolo, mangiò, bevve, sorrise e scambiò qualche chiacchiera.
Alla fine della cerimonia, con la sensazione, vivida, di avervi partecipato con il corpo e la mente, di aver vissuto la festa con sottile piacere senza essersi distratto per un attimo, salutò e andò via.
E fu sicuro di non aver perso quella giornata, come invece gli accadeva, ormai, troppo frequentemente di fare.
Senza tempo. Racconto.
Posted on 27. lug, 2010 by L.P. in Racconti

Seduto nell’ultima panca della navata principale della cattedrale, in una immobilità assoluta, ripensava a tutti i suoi guai.
Non sapeva cosa l’avesse spinto in chiesa di preciso. Forse la speranza, inconscia, e neanche tanto, di poter ritrovare la fiducia di poter risolvere tutto e ritrovare la serenità. Che, per dirla tutta, aveva perso da troppo tempo.
Entrando meccanicamente in chiesa, aveva avvertito il bisogno di poter contare su qualcuno o qualcosa, non vedendo altri all’orizzonte su di cui poterlo fare. Forse.
Non si sentì risollevato, ma la sosta nel fresco della chiesa lo ritemprò fisicamente, e si sentì pronto ad affrontare la calura estiva che c’era di fuori.
Uscendo sentì subito il peso della canicola estiva, e si rifugiò in un bar.
Ordinò una birra gelata e provò piacere nell’intrattenere un contatto umano con il barista.
Questi familiarmente cominciò a parlare del tempo, abituato com’era a parlare con gli sconosciuti. Lui annuiva, sorridendo, e sorseggiando la sua birra.
Quand’ebbe finito il boccale, incerto se berne un altro, perse tempo a sfogliare il giornale locale posato su un tavolino. Quindi si decise e chiese un’altra birra.
L’afa non gli fece sentire l’alcool.
Ora era di buon umore, e non sapeva se il merito fosse della birra o della sosta in chiesa.
Ma il dubbio non lo disturbava, anzi, alimentava nella sua testa una nuova fiducia. Temette durasse poco, però, questo stato di quasi beatitudine, e studiò come fare per prolungarlo.
Riflettendo cominciò a passeggiare senza meta.
Camminò a lungo, senza che l’umore cambiasse.
Era riuscito a non pensare ai suoi problemi per un bel po’.
Si fermò a sedere su una panchina all’ombra, distese le gambe e portò le mani dietro la nuca. Si stiracchiò e capì.
E si addormentò, sereno.
Come si fa a diventare massoni?
Posted on 27. lug, 2010 by L.P. in Argomenti

Nell’Italia delle banane dire l’ovvio, non solo fa scalpore, ma, addirittura, fa saltare i nervi.
Pensate un po’ la baraonda che sta scatenando l’ovvia affermazione di Fini sugli indagati che non dovrebbero ricoprire incarichi nel partito del PDL.
La dichiarazione del Presidente della Camera è anche più che solo ovvia; è di una logica tanto elementare quanto schiacciante.
Come possono milioni di italiani che votano PDL accettare supinamente che un indagato diriga un partito popolare che si ispira a valori liberali e di libertà? Se poi gli indagati che rivestono importanti cariche di partito sono anche più di uno la faccenda diventa torbida.
In buona sostanza cosa impedisce che gli indagati siano posti in stand by fino all’accertamento dei fatti?
Perché deve attecchire l’idea che qualunque cosa facciano o dicano i PM siano delle montature per cacciare Berlusconi?
Delegittimare in questa maniera la magistratura rende traballante una democrazia come la nostra. Altera gli equilibri; falsa le regole.
Se, poi, dovesse risultare vero che alcuni PM agiscono fuori dei binari della liceità, bene, che paghino, ma non può passare l’idea, solo supposta, mai provata, che i magistrati agiscano in mala fede e con secondi fini.
“Ma così facendo ci si sottometterebbe ai PM”, dicono alcuni pure importanti rappresentanti del PDL. E dicono una bischerata senza limiti.
E quindi succede che un’ ovvietà come quella detta da Fini, fa diventare quest’ultimo un nemico, oppure un eroe. Invece ha detto quello che dovrebbero dire tutti, e che, in situazioni analoghe, tutti dicono.
Il garantismo è un’altra cosa, e non bisognerebbe neanche provare a confondere le idee agli italiani.
Nelle ultime settimane stanno cominciando a circolare, da fonti autorevoli, storie sull’appartenenza alla massoneria di Berlusconi. I giornali e i telegiornali questa notizia l’hanno filtrata e chissà perchè. Sono prontissimi a spendere fiumi di parole sui gusti sessuali di anonimi politici ma questa notizia non la danno. Bah!
Pare, anzi, che tutta la politica sia in mano ai massoni, divisi, però, questi ultimi in due schieramenti.
E allora speriamo solo che la massoneria possa essere anche qualcosa di buono, ma ci credo poco, non foss’altro che per la difficoltà che, pare, si incontri per accedervi, altrimenti la qualifica di burattini scelti non ce la può proprio levare nessuno.
Viva la libertà. E Franti rise.
Il manuale delle giovani marmotte
Posted on 25. lug, 2010 by L.P. in Argomenti

Certo che il potere logora chi ce l’ha, a quel paese i detti di segno opposto. Basta guardare le coalizioni che in Italia vanno al governo; semplicemente implodono. E dire che gli italiani sono sempre più decisi nel dare le loro indicazioni. Infatti, non ci sono più maggioranze che si reggono sui senatori a vita, sotto terapia e no. Ma tant’è.
E, in genere, le coalizioni perdono consistenza giammai per l’attivismo della opposizione, chè, questa, per definizione langue, ma per la loro incapacità a fare squadra.
Eppure, se si legge il manuale delle giovani marmotte si capisce subito come dovrebbe farsi:
ehi!, abbiamo vinto, che bello.
Ora vediamo cosa fare e vediamo di farlo bene.
Tutti d’accordo? Ma, io sarei di diverso avviso.
E dicci, spiega. Ecco qui, nanì nanera.
Uhm, può essere, dai lavoriamoci sopra.
Ullalà che bel lavoro che abbiamo fatto.
Invece i nostri governi fanno così.
Facciamo questa legge, subito, senza discutere granchè. Figuriamoci se non sono tutti d’accordo, dai.
Ehi, ma io non sono d’accordo.
E che palle, sai cosa c’è, fottiti.
E io vi boicotto. AhAh!
Eppure sembra strano che ci si faccia del male così facilmente.
Ci sarà qualcosa che non sappiamo, non può essere diversamente.
E allora se non possiamo capire granchè che vadano tutti a farsi friggere.
Ben detto.
Tanto ghe pensa lui. Ancora?
Ghe pensa parecchio.
Ghe penserà ancora molto?
Chissà.
La bilancia, settimana fra il 27 giugno e il 3 luglio. Da “Fred Mulligan”, l’astrologo incredibile
Posted on 23. lug, 2010 by L.P. in Oroscopo

A bilancia, bilancina bella, come mai insegui sogni vanitosi?
Riduci lo spettro delle tue ambizioni. Torna al biscotto intinto nella nutella e ne guadagnerai tanto.
Segni tangibili di sereno variabile declassano i virtuosismi comportamentali in figure retoriche da basso impero. Ipocrisie malcelate riflettono intenzioni malsane ed elucubrazioni tanto sofisticate quanto dispendiose, inutilmente dispendiose.
Uno squarcio colorato all’orizzonte segna il confine fra soddisfazione e insoddisfazione, e tu ci stai a cavallo. Nell’incertezza gratificati con pensieri minimi, distraiti con impegni manuali, quali lo scubidù e il mescolare le carte da gioco in maniera sempre più veloce ed elegante.
Dipana dubbi atavici sulla moderazione nel cibarsi e affonda a piene mani la tua sensibilità in liquidi aromatici e obnubilanti.
Credici.
A cura di Fred Mulligan, l’unico astrologo consultato da Nero Wolfe.
Un mini racconto, di Full
Posted on 22. lug, 2010 by L.P. in Racconti

Signore ti ringrazio per non avermi fatto fare il giudice anche se finiscono così presto la loro giornata lavorativa.
Per non avermi fatto fare il vigile urbano anche se adesso si chiamano polizia locale e e impressionano vestendo di nero come la polizia americana.
Per non avermi fatto fare il vigile ausiliario che rifila le multe e poi scappa.
Per non avermi fatto fare il poliziotto anche se non sarò mai un eroe nei loro telefilm infiniti.
Per non avermi fatto fare il politico, nemmeno un piccolo assessore di paese come quello di Zelig.
Per non avermi fatto fare il mercenario anche se questo nome lo si da’ soltanto ai soldati degli altri.
Grazie Signore per questo mio umile impiego di boia.
Di FULL.
Un uomo qualunque
Posted on 22. lug, 2010 by L.P. in Argomenti

Sono Gigio Gigi, un uomo qualunque.
Oggi ho sentito alla Tv che Berlusconi ha detto che ci dobbiamo stringere tutti attorno a lui, perchè vogliono farlo fuori. Sono pronto, ma vorrei essere ricambiato. Qualche volta perchè non si stringe a me quando ho bisogno, e perbacco se succede spesso?
Di Pietro è il paladino della legalità. Ho una causa che è durata vent’anni e ora ho una sentenza che ci posso fare un quadro tanto è inutile. Può fare qualcosa per me Di Pietro? E se no, perchè mi dice che è dalla mia parte?
I consiglieri regionali della Basilicata pare si vogliano diminuire lo stipendio. Del dieci per cento, e non so se su tutte le indennità o solo su qualcuna. Quello che viene risparmiato si può sapere come verrà speso?
Ho vinto una causa ma devo pagarmi l’avvocato, perchè il giudice pur dandomi ragione ha detto che ognuno si paga il suo avvocato. Posso sapere che male ho fatto? Di Pietro, Alfano, Grillo, e tutti quelli che hanno a cuore le sorti degli italiani possono fare qualcosa per me?
Il Tribunale di Matera ha rigettato la richiesta di archiviazione sul caso dei fidanzati di Policoro. A quando la prossima richiesta?
Davigo difende il Presidente della Corte di Appello di Milano avanti al CSM. Tutto il mondo è paese.
Se qualche magistrato è stato beccato fuori dei binari della legalità, non vuol dire che tutti gli altri sono duri e puri. Vuol dire solo che questi sono stati scoperti. Non sarà che i magistrati chiedano e ottengano raccomandazioni come e più di tutti quelli che poi giudicano? Fonti accreditate dicono di sì. E allora? Posso essere giudicato, se mai dovessi incappare nelle maglie della giustizia, da un magistrato con la certificazione di onestà?
Mala sanità, mala giustizia, mala tempora currunt.
C’è drogato e drogato. A volte drogarsi fa snob, altre fa schif. E se quello che incontri la notte steso su un marciapiedi che sta male, lo sta facendo a scopo terapeutico? Leviamoci il cappello anche davanti a costui. Oppure disprezziamoli tutti, senza riverirne solo qualcuno.
Non mi piacciono i giudici, così come non mi piacevano gli arbitri quando giocavo a pallone. Si collocano, entrambi e autonomamente, a un livello intermedio fra l’uomo e il padreterno, e in maniera del tutto autoreferenziale. Preferisco gli imputati, i giocatori, che rischiano in proprio e non con il culo degli altri. Oggi, poi, vanno troppo di moda. Sono, per definizione, se non vincenti, mai perdenti. E io tifo per i perdenti.
Perchè sono Gigio Gigi, un uomo qualunque. Che si è rotto le palle. Che vuole sorridere sempre, dare e ricevere cortesie. Gratis. Ma di gratuito, per dirla col poeta, c’è rimasta solo la tristezza.
E a me che mi frega?
Posted on 21. lug, 2010 by L.P. in Argomenti

Buongiorno a tutti, sono un lavoratore come ce ne sono tanti. Guadagno 1200 euro al mese e, come immaginerete, non posso permettermi alcun lusso, anzi, sono costretto a più di qualche sacrificio. Ma mi arrangio comunque, convinto come sono, per necessità o per snobismo, che i soldi non fanno la felicità. Da tempo osservo quanto i governi fanno per chi sta come me, e quanto fanno le opposizioni. Non mi sembra che facciano, gli uni, quanto gli altri, sforzi titanici. Berlusconi fa tanto rumore, ma non mi ha cambiato lavita, e non ha alimentato alcuna mia speranza. Lo vedo impegnato a disfarsi dei processi nella convinzione di carpire anche la mia solidarietà; che, poi, perchè mai dovrei dargli? Mistero dei misteri. Ma lui mi sembra convinto di riuscirci. A sinistra della mia posizione non si interessa nessuno più di tanto. Parlano dei fatti personali di Berlusconi, quasi che, tirandoli fuori e mettendoli in prima pagina, io possa riceverne un riscatto sociale e economico. Entrambi non hanno capito che non me ne frega un piffero nè delle scopate di Berlusconi, nè del congresso del PD. Vorrei soltanto avere qualche pensiero in meno, e neanche per me, quanto per i miei figli. Da giovane facevo il comunista. Poi mi sono accorto che sono più comunisti i conservatori inglesi che i nostri bertinottiani e zone limitrofe. Ora non sono nè comunista nè berlusconiano. Sono disgustato, come categoria politica. Eppure non riesco a depurarmi. Non con la TV, non con la radio. Non andando in vacanza, perchè non me la posso permettere. E allora sono costretto come in galera, fra quattro mura di politica di merda, e a volte mi alieno tanto, che per qualche attimo penso pure che in fondo, e che cappero, ce l’hanno proprio con Berlusconi; poi mi sveglio, e mi rendo conto che la mia vita non può stare dietro alle vicende di un miliardario, nè di un altro miliardario che vuole fare le scarpe al miliardario di prima. Mi dicono che tal Di Pietro, e tal Grillo potrebbero essere miei amici. ma non ci credo. Non ci casco più. Meglio fare i filosofi. I soldi non fanno la felicità, e vaffanculo a tutti quanti.
Gigio Gigi. Uomo qualunque.
Le grandi interviste di Fred Mulligan. Intervista al neo assessore Antonio Pesarini
Posted on 21. lug, 2010 by L.P. in Le grandi interviste di Fred Mulligan

R: Molto impegnativa, la gatta. Difficile. Ardua. Ma ci metterò, come sempre, il cuore. E poi mi guiderà il Signore. E anche Vito.
D: Chi?
R: Vito, il nostro meraviglioso, stupefacente, ineguagliabile, inarrestabile, inossidabile, in..
D: Stop!, Alt! Pesarini, si fermi! Dicevamo?
R: chiedo scusa, ma quando si parla del Sindaco io mi commuovo.
D: Comunque ce l’ha fatta.
R: una rincorsa presa da molto lontano. Una meta che sembrava prima irraggiungibile, poi più vicina, ma che quando sembrava a portata di mano, scappava di nuovo via. Ma finalmente ci sono. E devo ringraziare il Signore e Vito, il nostro super sindaco.
D: Si calmi, assessore, lo vede?, si sta commuovendo di nuovo.
R: Gli è che io a Vito gli voglio troppo bene. E poi lo stimo, ah!, se lo stimo.
D: Ma c’è stato un momento in cui la fede le è venuta meno?
R: La fede nel Signore? Bè qualche volta, da giovane. Quella in Vito, MAI!.
D: Eppure qualche volta che le è stato preferito qualcun altro.
R: E’ la politica. Bisogna saper accettare le sconfitte e pazientare, perché alla fine Vito, cioè Iddio, o perbacco mi confondo fra i due, va bè, è lo stesso, dicevo, alla fine tutto si aggiusta. Corono un sogno e sono felice.
D: Parliamo della delega. Che idee ha nel cassetto?
R: Tante, tantissime. E poi c’è Vito.
D: Una tutta sua?
R: La ringrazio della domanda. Ebbene, come dice sempre Vito, la presenza di tutti questi cantieri è la testimonianza che il centro sinistra sta lavorando per una città migliore, punto di eccellenza di tutto il mezzogiorno d’Italia. Noi stiamo lavorando per voi. Eh!, quanti sacrifici, ma la vostra soddisfazione, la soddisfazione dei nostri cittadini è la migliore risposta a tanto lavoro.
D: Magnifico. Lei è entrato subito nel ruolo.
R: Sapesse le prove che ho fatto. Tutti i giorni davanti allo specchio a provare e riprovare. Ho tutti i discorsi di Vito registrati e ne ripeto ogni giorno uno. Li so tutti a memoria. Ma ora siederò dall’altro lato. Accanto a Vito. E guarderò tutti dal tavolo del potere. Che emozione. E chissà quanta invidia, mi faccia fare un attimo le corna. Non ci credo ma, come si dice, non si sa mai.
D: Ma è vero che nei confronti di Lovallo lei ce l’ha un po’.
R: Ma no, ci mancherebbe. E’ un collega, un bravo collega.
D: Ma lui è stato scelto più volte di lei.
R: Questo è vero, ma è la politica, mannaggia.
D: Ma crede che sia più bravo di lei?
R: Preferirei non rispondere.
D: E su!
R: Grrrrrrrrr, sbuff, insomma, sì, lo ammetto, l’ho odiato!!!!! Ma ora è un valente collega e gli voglio bene. Ho già fatto ammenda di questo peccato e Vito mi ha dato una piccola penitenza. Scontata e ora tutto è a posto.
D: allora buon lavoro.
R: grazie, e conti su di me. Sempre.
(Questa intervista è inventata e conseguenza di un brutto sogno. Nessuno se ne abbia a male. E’ un gioco.)
L’oroscopo di Fred Mulligan. Il segno del Sagittario nel mese di agosto
Posted on 21. lug, 2010 by L.P. in Oroscopo

Brutte nuove sul fronte della comunicazione. Parlerete e vi sentirete rispondere come. Vi parleranno e risponderete a sproposito.
Colpa della luna, ma niente di preoccupante.
La luna, stavolta, gioca a nascondino con le stelle filanti, e prima di gridare “tingola” per me e per tutti si affanna a invidiare la calma serafica di Saturno che gioca a scacchi con Mercurio.
Il trigono malefico delle costellazioni a voi più care con le ipotenuse vaganti nel cosmo, sotto lo sguardo attento di presenze ultronee, favorisce gli acidi gastrici che, in un festival della cattiva digestione, appesantiranno i vostri pomeriggi.
Alito consequenziale, e depistaggi fuori norma. Distanza di sicurezza e effusioni da rinviare.
A fare le bizze ci si mette anche una colite monella. Stazionare nei pressi di un rifugio con buco, please.
Vi aspetta un po’ di solitudine, quindi, gratificata, però, da un desiderio di leggere che vi spingerà fino allo studio più attento dei bugiardini delle medicine ormai scadute.
Non inasprite rapporti già critici, comunque, e, al telefono, provate a scimmiottare le telefoniste dei call center, ma non chiedetemi come si fa perché non si chiede al capostazione quando partiranno le rondini.
Ad ogni buon conto il mese passerà presto, e in settembre andrà sicuramente meglio.
A cura di Fred Mulligan, l’unico astrologo consultato da Nero Wolfe
Le grandi interviste di Fred Mulligan. Due chiacchiere col Sindaco
Posted on 21. lug, 2010 by L.P. in Le grandi interviste di Fred Mulligan

R: Guardi, non c’è un caso a Potenza di violazione delle pari opportunità. Anzi, è vero il contrario.
D: Non sembrerebbe, però.
R: Le donne sanno assumersi le responsabilità più degli uomini. Nel PD ne stiamo crescendo di toste. Ma sono solo ancora un po’ acerbe per compiti di governo della casa.
D: Cioè?
R: Stanno venendo su bene. Sanno cucire e sanno cucinare. Sanno intrattenere conversazioni amabili anche impegnate. Le mandiamo in palestra e il sabato al cinema. Sempre a far la spesa per familiarizzare con i conti. Rammendo e stiraggio. Insomma fra qualche anno avremo un esercito di donne perfette al fianco delle quali noi uomini potremo amministrare sempre meglio.
D: E faranno anche gli assessori?
R: Le nostre donne devono ambire a qualcosa di più. Come crescere bene i figli e tornare a fare i pomodori a settembre. Per pinzillacchere come gli assessorati basta un Pesarini o un Lovallo, credetemi. E dico Pesarini o Lovallo non per fare un torto a Campagna o a De Rosa, ma solo per fare un esempio. Le nostre donne saranno i nuovi angeli dei focolari domestici. Come una volta quando i pantaloni li portavano, nonevèro, solo gli uomini. Che tempi!
D: Ma, quindi, lei auspica un ritorno all’antico?
R: E sarebbe ora, perbacco. Ma vi ricordate quando la domenica solo il borbottio della pentola col sugo squarciava silenzi dorati? E vi ricordate quando non esistevano i telecomandi ed era la donna ad alzarsi per cambiare canale? Che tempi. Noi del PD di Basilicata stiamo lavorando per un ritorno alla civiltà. Non se ne può più, ormai. Tutti a fare tutto. E le orecchiette chi le fa? Bisogna riappropriarsi delle tradizioni. La donna ai fornelli e l’uomo al bar.
D: Ma questa è una rivoluzione culturale. E a destra sono d’accordo?
R: Parliamoci chiaro. A destra sanno solo strumentalizzare. Ma vedrete che nella nuova civiltà ci staranno da dio anche loro. A chi non piace farsi togliere gli stivali al ritorno a casa dalla propria donna?
D: Ma le donne sono d’accordo?
R: Devono essere d’accordo. Vedrà staranno benone anche loro. Sono stanche di scimmiottare gli uomini e non vedono l’ora di riabbracciare i cari, vecchi ferri per farci un bel pulloverino.
D: Sindaco Lei è davvero innovativo.
R: Lo so. Lo so. E ora mi lasci un po’, che devo insegnare alle allieve come si insapona la schiena del marito nella vasca da bagno. Non ci crederà, ma è una vera e propria arte.
NB: l’intervista è inventata di sana pianta, anche se non sembra.
Lavandini e lavatoi
Posted on 21. lug, 2010 by L.P. in Città di Potenza

Insomma basta con queste quisquilie. Sì, non ci sono donne, perbacco, ma vuoi mettere? Abbiamo finalmente Pesarini in giunta, e voi protestate? Abbiamo delle splendide new entry e voi rompete. Vi riproponiamo Campagna, Messina, Pace, e nientepopodimenoche il mitico Lovallo e voi ninninì nannanà con le donne in giunta. E poi, diciamocela tutta, per giove, c’è Molinari che di nome fa Maria. Contente e contenti? O avete ancora da fare rimostranze?
Evidentemente è una strumentalizzazione la vostra, ma noi non ci cadiamo. Del resto le donne del PD si sentono ben rappresentate e sanno bene che, in fondo oggi come oggi è più “in” saper fare la pasta di casa che delibere, molto più cult saper stirare che perder tempo nei palazzi della politica.
In fondo abbiamo le nostre belle riunioni dove tutti, e dico tutti, possono dire la propria opinione; e questo significa che noi siamo democratici e non abbiamo paura che i sessi abbiano uguali opportunità. Anzi, precisiamo che fare l’assessore non è certo agevole; si fa tardi; si polemizza e si litiga, insomma tutte cose che vogliamo evitare alle nostre donne solo per fare loro dono di una politica serena senza ostacoli.
Le donne sono il nostro futuro e la politica del PD non può farne senza.
Bravo. Bravo. Clap. Clap. Bis. Clap. Clap.
Visto? Ci voglio sempre io per riportare la calma. Ora tutto è a posto. Possiamo lavorare. Lavandini e lavatoi! L’ho sempre detto. Solo che ora bisogna usare termini diversi. Tutto qua. Quando imparerete.
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