Ricordi
Posted on 26. dic, 2010 by L.P. in Città di Potenza, Società e costume

Ricordi
Aldo e Vittorio i giornalai, Peppinella Barone, Antony Antony” al megafono dello stadio Viviani, le partite sotto i portici, la messa delle nove alla domenica, Caligiuri, le giornate a casa con l’influenza, l’uscita dalla scuola media Luigi La Vista, la vespa 50 con le tre marce, il gilera 98, l’officina dei fratelli Sanza in via Vaccaro, la Motobi che vendevano i Cucinotta e i Morini di D’Andrea in corso Garibaldi, il flipper del bar Tesoro, le partite sul terrazzo della Torraca, il prof. Mecca che salutava uno per uno gli alunni della classe cantando, il maestro Mancino, la vecchia fontana di San Gerardo, il cinema Fiamma, l’Autoscuola Basilicata, la maglia grigia con le strisce rosso-blu orizzontali del Potenza, la Sampdoria al Grande Albergo, il Milan in amichevole sotto un autentico nubifragio, la prima Comunione, le prime confessioni, l’alito di cappuccino di don Gerardo, la pizza al venerdì che ci offriva don Pasquale, il Preside Tramice, la mia prima causa penale, Rocco Stasi arbitro, Carlo Lepore, il primo torneo di calcio con gli avvocati, l’intersociale, il campo della Rabotti, il campetto della cip zoo, i primi incontri con la ragazza dietro i capannoni di Montereale, l’unico schiaffo che mi diede mio padre, il primo numero de “la Repubblica”, la figurina Panini di Suarez, la prima caduta dalla moto, le gite a Sant’Antonio la Macchia, il film all’Ariston la domenica mattina, la maschera dell’Ariston, il cinema Gloria, l’arrivo del giro d’Italia a piazza 18 agosto, quando si partiva per il mare con tutta la famiglia, il costume da bagno che durava cinque agosti, il bagno nella vasca la domenica mattina, l’arrivo della doccia, Belfagor, quando in una casa c’era una sola televisione, il film di mattina a settembre, il ritorno in città dalle vacanze, le curve e le vomitate in macchina, la purga, i maglioni fatta a mano dalla mamma, la prima MS nascosto nelle scale del Grande Albergo, il pacchetto di sigarette nelle calze, i cerini, le Turmac, il maggiolino, le lucciole a San Rocco, le manifestazioni degli anni settanta, le prime minigonne, i pantaloni a zampa d’elefante, l’eschimo, la neve alta e le scuole chiuse, quando i pompieri stavano a San Rocco, quando si passava per Vietri di Potenza e per Tito, le carrozze coi cavalli, quello senza naso, le vecchie osterie, il bar Pergola, Ignomirelli, gli autobus lunghi a piazza Sedile, il ristorante nelle scale del Banco di Napoli, quando aprì la Tettoia, la stagione teatrale al Due Torri, ciceri, fave, passatiemp……
E un altro anno se ne va……
E vai con la sigla:
Petizione popolare
Posted on 23. dic, 2010 by L.P. in Amenità, Politica nazionale

Petizione popolare
I sottoscritti, cittadini della repubblica (?) italiana e non, ma tutti abitanti nel territorio nazionale, ovvero telespettatori di Rai Internacional, a fronte del crescente svilupparsi di trasmissioni televisive politiche, durante le quali personaggi importanti e no, bravi e no, si gridano dietro sempre le stesse cose, col cipiglio di chi sta dicendo sofisticate astruserie posizionate a metà strada fra la filosofia e la religione, chiedono che le seguenti trasmissioni vengano sostituite come segue:
Porta a porta con le avventure di Braccio di Ferro
Anno Zero con le partite di calcio che hanno fatto la storia
Omnibus con il Braccobaldo show
Ballarò con I pronipoti
Tutte le altre con le storie di Pippo e Topolino
I sottoscritti cittadini, sentitamente, ringraziano.
Sigla:
Nella vecchia fattoria …..
Posted on 23. dic, 2010 by L.P. in Amenità, Politica nazionale

Ministre sull’orlo di una crisi di nervi. Dopo la Carfagna, la Prestigiacomo. Evidentemente la maggioranza è allergica alla bellezza, e questo sarà un colpo per il premier.
Dopo aver sbandierato ai quattro venti che quello italiano era il governo più bello, il Berlusca ora deve fare i conti con una maggioranza contraria alle belle ministre.
Un dramma, una tragedia.
Ma è una questione politica!
Ma va là!
Viene da chiedersi, comunque, se è davvero un problema di sessi, e, più in particolare, di bellezza.
Sacconi e Maroni, infatti, non hanno problemi; sarà perché maschi e tutto sommato neanche belli?
Il problema è serio. Nell’epoca del metapolitico ci sta tutto.
Ovviamente la popolazione italiana sta a guardare e al più fa il tifo.
Ma pare che il caso sia rientrato. Il Berlusca, che con le donne ci sa fare (e Franti rise), ha regalato alla Presti un diadema di brillanti, le ha dato un bacio storico e le ha sussurrato “ghe pensi mi”; la Presti si è sciolta e ha ritirato le dimissioni, giurando fedeltà al macho dei machi.
E tutti vissero felice e contenti.
Pizzaioli si nasce non ci si inventa
Posted on 22. dic, 2010 by L.P. in Città di Potenza

Una pizza tagliata in quattro parti. Chiedo metà di uno dei quattro tranci.
“Mi dispiace o tutto il trancio o niente”
“Non fa niente, grazie. Tutto è troppo grande.”
Viva Lorusso, il re della pizza che ti taglia la fetta così come la vuoi.
Abbasso chi si improvvisa pizzaiolo e pretende di stabilire la misura della tua fame.
Nolè in vacanza. Quarto capitolo. Le avventure del commissario Nolè
Posted on 21. dic, 2010 by L.P. in Città di Potenza, Letteratura, Letture, Racconti

L’indagine che aveva reso necessario il ritorno improvviso di Nolè a Potenza era cominciata per caso. La polizia teneva sotto controllo i telefoni di un paio di spacciatori di cocaina, e nel corso di una intercettazione era saltato fuori il nome di un consigliere comunale, tal Franco Perrone, il quale avrebbe dovuto incontrarsi il trentuno dicembre, alle ventitre e trenta con tal Mingo la Scorza per la consegna di un quantitativo enorme di cocaina. Il sospetto che nutrivano gli inquirenti, poi, era che la droga sarebbe stata pagata con il frutto della recente rapina all’Unicredit di Melfi, rapina che aveva fruttato tre milioni di euro.
Da tanto la convocazione di Nolè il quale doveva organizzare l’imboscata al consigliere Perrone.
Ma Nolè stava con la testa altrove, quella sera: la scomparsa di Corinne l’angosciava e non poco. Si sentiva responsabile, temeva per lei, insomma aveva una paura fottuta che fosse successo qualcosa di grave.
D’altronde non sapeva da dove cominciare. Poi ebbe una illuminazione, frugò nelle tasche e tirò fuori il cellulare, compose il numero di Corinne e stette ad ascoltare. Subito, al segnale di libero nell’orecchio destro, fece eco il tipico squillo del cellulare di Corinne. Nolè seguì il suono e finì in bagno dove trovò il telefono.
Febbrilmente andò alla funzione “chiamate recenti” e verificò tutte le telefonate della serata.
Alle ventidue e dieci Corinne aveva ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto, la telefonata era durata 46 secondi, e subito dopo la francesina aveva telefonato alla sorella in Francia, e la conversazione era durata dodici minuti, troppi per Corinne, se aveva cominciato a conoscerla bene.
Provò a ricostruire: “Qualcuno ha chiamato Corinne e l’ha messa in agitazione, tanto da indurla a una lunga conversazione con la sorella. Quindi qualcosa che riguardava la sua famiglia, o comunque la sua vita in Francia. Ma se così fosse, non si spiega la sua scomparsa che sembra, invece, più il frutto di qualcosa accaduto a Potenza.”
Tornò alla bottiglia e bevve un corposo sorso di liquore, si accese una sigaretta e sedette affranto al tavolo.
Prese la decisione di raccontare tutto al questore, ma era davvero tardi, e rinviò tutto alla mattina seguente, anche perché, tutto sommato, poteva anche darsi che le sue preoccupazioni fossero inutili ed esagerate.
Pensò comunque di fare un giro a piedi nella zona. Uscì di casa e gli venne l’idea di chiedere ai dirimpettai se avessero visto o sentito qualcosa.
Di fronte casa sua abitavano quattro studenti che provenivano dalla provincia, simpatici ragazzi, anche se piuttosto diffidenti e circospetti.
Bussò ripetutamente alla porta dei vicini. Non rispose nessuno, ma ebbe la sensazione che la casa non fosse vuota. Bussò ancora, ma senza risultato. Allora tirò fuori la carta di credito e lavorò come gli aveva insegnato un topo d’appartamento di Napoli. In un baleno la serratura cedette, quindi socchiuse la porta tendendo le orecchie. Sentì un brusio che proveniva dal fondo del corridoio, allora, entrò e con la leggerezza di un gatto si avventurò nell’appartamento.
In fondo al corridoio c’era una porta di vetro chiusa, la stanza era illuminata, Nolè si avvicinò alla porta e rimase in ascolto.
Sigla
La carità
Posted on 19. dic, 2010 by L.P. in Amenità, Politica nazionale

Cari politici, nazionali e regionali,
mi rivolgo a voi nella convinzione che non mi starete ad ascoltare. Cionondimeno, nonevèro, voglio dirvi qualcosina, e richiedervene qualcun’altra.
Ebbene, pensate davvero che lo spettacolo che offrite sia qualcosa di affascinante e godibile? Non vi sfiora mai l’idea che siete inguardabili? Lo spettacolo della fiducia, poi! Qualcosa di davvero buffo. E sì, perchè la fiducia ve la negate o date fra di voi, non vi ponete il problema che il popolo italiano è costretto a guardare, senza poter intervenire.
In Italia si vive male, e non solo per la neve sulla A1, o per la crisi economica galoppante. Si vive male perchè voi fate e disfate tutto, secondo i vostri capricci. fate diventare importanti gli imbecilli e soffocate i cervelli. Vi circondate di servi, e ve ne fottete se a qualcuno o a tanti può sembrare irriguardoso trovarvi spesso con le mani nella marmellata, o comodamente abbandonati alle perversioni, sessuali e non, più combattute.
Litigate in pubblico, siete protagonisti di risse televisive inguardabili e diseducative, alimentate il sospetto dell’avversario, e vi accustae deglle ignominie più gravi; poi andate a mangiare assieme alla bouvette, e dopo aver diviso i cittadini, vi conservate le leggi peggiori, come quella che ha abolito la preferenza per favorire la preferenza di pochissimi.
Voi non avete problemi, se non quelli che possono essere conseguenza della vostra avidità. Mentre un paese intero sta male, tranne i privilegiati, e cioè quelli che beneficiano della vostra carità.
E allora, che almeno la carità sia per tutti.
Questo sento di chiedervi in prossimità del Santo Natale.
E se proprio posso azzardarmi, una carità speciale, diciamo natalizia, potrebbe essere quella di sparire letteralmente, per almeno una quindicina di giorni. Sparire completamente: dalla TV, dai giornali, dai discorsi, dalle teste, dagli affari, dall’immaginario, dalle speranze. Prndetevi una bella vacanza. Andatevene ai Caraibi fino all’epifania. Vi conserviamo il posto, non vi preoccupate. Abbronzatevi e divertitevi, fra di voi, così come vi piace.
Tutti insieme, tanto siete della stessa specie.
E quando tornate vi accoglieremo come meritate.
Se proprio non vi riesce, la stessa preghiera la farò a Babbo Natale, e se vi siete accarognato pure Babbo Natale, giuro che vi stringerò la mano e getterò la spugna. Se mi levate pure la speranza di babbo Natale non c’è più partita.
Musica, maestro.
Freni a disco e catene a bordo
Posted on 19. dic, 2010 by L.P. in Città di Potenza, Politica nazionale, Regione Basilicata

Guai a chi promette poco: l’elettore lo prende tosto in parola.
Ho mutuato un pensiero di Giovanni Rovani che si riferiva, però, agli scrittori, ma per i politici vale uguale.
E i politici lo sanno bene, e promettono l’impossibile.
In fondo promettere non è moralmente deplorevole. Basta mantenere la parola data. Se poi la promessa è fondamentalmente illecita, come troppo spesso accade, bè allora c’è concorso e andrebbero condannati politico e destinatario della promessa.
Le promesse di Berlusconi sono state molto ma molto parzialmente mantenute.
E’ riuscito, però, a tenere alta la speranza, infondendo fiducia, anche a dispetto dei fatti, crudeli, statici, in crescita.
Almeno le promesse ufficiali. Quelle che ha forse fatto o sta facendo a chi viene richiesto di passare dal suo lato, hanno più speranza di essere mantenute, ma temo non rientrino fra quelle assolutamente lecite.
Un po’ come accade a livello locale. Un mare di promesse in campagna elettorale che al novanta per cento sono illecite e moralmente riprovevoli, come promettere posti ai disoccupati, riprovevoli perché difficili da mantenere, e perché fatte a discapito di tutti gli altri disoccupati senza padrino, o come tante altre promesse.
Eppure promettere paga ancora molto.
Perché la gente italica, soprattutto del meridionale, è abituata a vivere più di promesse che di certezze.
Garantire conoscenza, imparzialità e serietà è scelta elettorale fallimentare. Sponsorizzare un futuro consigliere che proverà a distribuire le risorse equamente e nell’interesse generale, significa allontanare i probabili elettori.
E promettere bene è un’arte.
Ci sono i maestri delle promesse. Berlusconi è bravissimo. Ma anche a livello locale abbiamo autentici luminari della materia.
Eppure l’interesse generale dovrebbe essere quello di avere rappresentanti e amministratori integerrimi, e alieni da familismi o interessi diversi e particolari.
Ma non c’è niente da fare. Meglio un marinaio che mi promette la luna, che un serio amministratore che non sprechi una lira in clientele.
Perché l’elettore, al settanta per cento, nasce cliente, in Italia, e ancor di più, nel meridione. E se nasce cliente non può morire elettore libero.
E allora viva chi sa promettere; se ci basta sperare, anche in fatti o atti illeciti, purchè a nostro favore, continuiamo a sognare a occhi aperti la nostra personalissima America. Una Italia credibile e seria la faremo più in là.
E ora musica!
Nolè in vacanza. Terzo capitolo. Le avventure del commissario Nolè
Posted on 18. dic, 2010 by L.P. in Città di Potenza, Letteratura, Racconti

L’arrivo di Nolè, con tanto di francesina accanto, fu letteralmente trionfale.
Quaranta minuti di attesa della navetta che collega l’aeroporto di Fiumicino coi parcheggi lunga sosta, sotto un autentico nubifragio. L’auto di Nolè che non ne voleva sapere di partire e che sembrava di aver scelto di morire lì, code interminabili sul raccordo autostradale, e la Roma-Napoli troppo spesso ridotta a una sola corsia per gli immancabili lavori in corso.
E poi la Basentana con i suoi ponti traballanti, e la neve a Balvano.
Ma Corinne, sebbene rimanesse allegramente stupita a ogni italico problema, non aveva occhi che per il suo commissario e interpretava ogni difficoltà come un gioco.
La sua euforia, però, non coinvolgeva un teso Nolè che temeva di dover lavorare anche a Capodanno.
Ad ogni modo, una volta a Potenza, parcheggiò letteralmente macchina e francesina e scappò in questura, dove, alle venti non c’era ormai nessuno. Sulla sua scrivania trovò un corposo rapporto che l’avrebbe aggiornato sulla delicata situazione; la raccomandazione era stata quella di leggerlo attentamente per farsi trovare operativo la mattina del successivo trenta dicembre.
Avrebbe potuto prendere l’incartamento e tornare a casa, ma preferì cominciare subito la lettura.
Alle ventitrè si ricordò di Corinne e del suo frigorifero vuoto. Allora telefonò a casa, ma non rispose nessuno. Allarmato riprovò sul cellulare di Corinne con uguale risultato.
Prima di essere assalito dal panico era già in macchina diretto a casa.
Forse era stato un errore portarsi in Italia Corinne, pensava furibondo.
E poi, che diamine, possibile che la tranquilla Potenza riuscisse a sconvolgergli tanto la vita?
Mentre guidava in una Potenza deserta con la mente andò alla ricerca di motivazioni che potessero giustificare il fatto che Corinne non gli aveva risposto, ma non gliene veniva una sensata.
Parcheggiò e corse a casa.
Entrò trafelato, e rimase di sasso trovando la porta d’entrata socchiusa.
Nessun rumore. In camera da letto trovò la valigia di Corinne sul letto aperta e per metà disfatta, la luce accesa, ma di Corinne nessuna traccia.
I suoi occhi divennero due fessure orizzontali, accese una MS, e si attaccò a una bottiglia di grappa che trovò aperta sul tavolo della cucina.
Il Clan di Adriano Celentano
Posted on 17. dic, 2010 by L.P. in Politica nazionale, Società e costume
Bene. Intanto mi sono addormentato a destra e mi sono svegliato al centro. Non vi dico lo scombussolamento: non trovavo più la lampada, né gli occhiali, né il telefono che funge da sveglia. Mi sembrava di trovarmi in un posto sconosciuto, come nei peggiori incubi.
Ad ogni modo niente può certificare che il partito della nazione sia più o meno a destra del PDL.
Un po’ come accade a sinistra. Cosa fa distinguere il PD come partito di sinistra? Nulla, soprattutto se riflettiamo sul fatto che capitalisti doc, come De Benedetti o la famiglia Agnelli, e tanti altri, oggi, sarebbero del PD o dintorni.
E allora?
E allora oggi si ragiona non per partiti o idee, ma per uomini, e dico uomini nel vero senso della parola. Infatti ancora non c’è un partito che abbia un leader donna.
Il partito di Fini, o quello di Berlusconi, o quello di Di Pietro, Casini, Vendola, ecc. ecc.
E tutti questi signori non si sa se sono di destra di sinistra o di centro. Sono loro e basta.
E poi sono eterni. La vita politica dei personaggi politici italiani è lunghissima, e va dai vent’anni ai novanta. Francamente troppo.
Ma dicevo del partito della nazione.
Se stessi con Fini, cioè se mi decidessi a virare con Fini, domani potrei andare a messa con Casini, e dopo domani chiedere al pupone Rutelli da chi compra le cravatte.
Invece rimango un liberale, liberista, libertario, come il Pannella di qualche decennio fa, tendente a destra, democratico nei cromosomi, amante della giustizia, per niente del giustizialismo, tollerante, affascinato dal nuovo, sognatore di riforme, fissato per la lealtà, il senso civico, l’altruismo, sebbene poco praticato, il buddhismo, meglio se zen.
Un potentino doc potrebbe affermare con convinzione, a questo punto “tanta cazz”, e indiscutibilmente avrebbe ragione.
Talchè mi sorge spontaneo il desiderio di dedicarvi una bella canzone che fa più o meno così
“il problema più importante per noi
è di avere una ragazza di sera
con la barba già fatta
soli, senza nessuno
non si può neanche cantar
Gira e rigira
Fra le balere
Ci sarà pure
Un’anima buona
Che si accompagni con noi
Anche se……..”
Musica!
Posted on 16. dic, 2010 by L.P. in Politica nazionale

Mi domando: ma Berlusconi per ridursi a una maggioranza stile Prodi, ci ha messo del suo, o non ha colpe?
Molti imputano a Fini l’errore di aver sciolto AN; credo si possa dire lo stesso del Berlusca che ha sciolto FI.
Ma non è solo questo.
La cosa peggiore è quell’atteggiamento da “va tutto bene, siete in buone mani” che non paga più. Il “meno male che Silvio c’è”, semplicistica operazione di propaganda che pure ha fregato molti, riuscendo, nel contempo, a oscurare tutti gli altri, ha mascherato i limiti di un’operazione politica di basso livello.
Purtroppo il ceto politico dei nostri giorni, è un ceto politico da strada: risse, volgarità diffuse, spregio per la lingua italiana, talvolta, anzi frequentemente, malaffare, familismo.
La dimensione del cosiddetto “statista”, è una dimensione che non usa più. Ma neanche solo la dimensione del politico preparato, lungimirante, responsabile.
A destra, poi, si registrano cali di stile preoccupanti, fra battute da bar e termini ingiuriosi tanto fantasiosi quanto riprovevoli.
Poi arriva tizio è ti spara un “la classe politica rappresenta la società, né più né meno”.
E mi vengono i brividi; poi penso alle corse per la raccomandazione, alle preghiere ai politici per le più bieche richieste, che vanno dal “fammi aggiustare il marciapiedi sotto casa” al “fammi cambiare stanza in ufficio, che la mia non prende sole”, e il cerchio davvero si chiude.
A sinistra non si riesce neanche a governare il crescente disagio. Non cresce una idea di un’Italia migliore, c’è il vuoto, l’eletroencefalogramma è piatto. E se qualcuno dice cose sensate si prova a emarginarlo.
Ora il governo Berlusconi cercherà la scusa per andare al voto. E, se vincerà le elezioni, col premio di maggioranza ritroverà, magicamente quei numeri che non ha.
Ma non si inventa niente. E se non si è stati capaci di riformare l’Italia, di “rivoltarla come un calzino”, come pure ci era stato promesso, finora, quale speranza possiamo avere quando Berlusconi avrà creato dal nulla un’altra manciata di signorsì alla camera e al senato?
Potrà mai andare alla ricerca di intelligenze? Potrà mai circondarsi di gente che al cervello accompagna responsabilità e dignità? Temo di no, purtroppo.
E allora il futuro è ancora cupo.
Paghiamo tanto, oggi ,perché sono sbocciati i semi che, per decenni, sono stati seminati dagli anni cinquanta in poi, inizialmente con parsimonia, ma arrivati agli anni ottanta con generosità.
La peggiore “italianità”, non è stata mai combattuta, ma favorita. Oggi l’emblema della peggiore italianità, quella che comanda, purtroppo, è un emblema fatto di presunzione, arroganza, egoismo, e nessun senso di appartenenza ad una comunità. Solidarietà a pizzichi, e meritocrazia da ridere.
Per essere propositivi, infine, propongo una fase di depurazione generale attraverso un atteggiamento indifferente alla politica; fare come se non i politici ci fossero, considerare le loro opinioni irrilevanti, e i loro comportamenti trasparenti. Disertare convegni e appuntamenti elettorali, fare della disobbedienza civile l’arma letale di questa stagione delle delusioni.
E ora musica!
L’On. Gigio Gigi, berlusconiano doc, iscritto a FLI, uomo responsabile che pensa alla famiglia.
Posted on 15. dic, 2010 by L.P. in Amenità, Diritto e giustizia, Politica nazionale

Buongiorno, sono l’On. Gigio Gigi, un berlusconiano, anzi un uomo/donna di centro destra, riformista, liberale il giusto, ma anche un tantino conservatore che non guasta.
Ma di recente sono un po’ critico con il centro destra, perché non mi fanno dire niente, pretendono che obbedisca soltanto; certo mi pagano bene, ma io ogni tanto vorrei pure dire qualcosa, oppure scegliere dove fare le vacanze e cosa mangiare alla domenica.
E quindi sono transitato in FLI, moderna formazione che guarda a destra come al centro, che fa del dibattito la sua arma di maturazione delle idee. Oggi sono più sereno, perché in FLI c’è democrazia. Ho quindi deciso di firmare la mozione di sfiducia al cavaliere. Mi sto divertendo molto, e lo stipendio non è cambiato.
Ieri ho visto Silvio. Mi ha fatto tenerezza, e poi mi ha detto che sono importante per l’Italia, e che posso fare molto per il futuro dei miei figli. Per esempio se voto la fiducia, poi lui se ne ricorderà.
Silvio è un grande uomo, peccato che sono di FLI.
Però in FLI c’è democrazia, e allora ho deciso che voto la fiducia, tanto in FLI si può pensarla diversamente.
Poi scappo a prenotare un bel viaggio, e mi porto Maria. No, a mia moglie l’aereo fa paura, e poi deve pensare alla casa. A lei piace così.
Se mi scopo Maria? Bè, come dire, sì, è ovvio, e Silvio dice che così è buono.
Buon Natale a tutti.
Io sono sereno, perché vado in vacanza dopo aver fatto il bene dell’Italia.
Mi sento un po’ importante.
Perché io sono l’On. Gigio Gigi un berlusconiano di centro destra, Finiano, iscritto a Futuro e Libertà, e guardo anche al centro, sono riformista e moderatamente liberal/conservatore. E mi piace Maria!
Come si diventa politici
Posted on 14. dic, 2010 by L.P. in Città di Potenza, Politica nazionale, Regione Basilicata

Come si diventa onorevoli, o anche senatori, manuale per l’uso. Conviene cominciare molto piccoli. Non fa niente se non fai niente. L’importante è essere presente. Se hai pazienza, prima o poi, risponderai al telefono e andrai a fare le raccomandate, o accenderai il computer. E’ già un serio passo avanti, perchè in politica la specializzazione è non lavorare, chiaccherare, e non esprimere opinioni decise, un’arte vera e propria; quindi se otterrai fiducia ti verranno commissionate una serie di cose già un pò complicate, proprio come quelle indicate. Nel frattempo starai ad ascoltare i discorsi dei grandi, e imparerai. Imparerai un linguaggio nuovo, che ti farà sentire al di sopra degli altri; non devi preoccuparti è un linguaggio semplice semplice; ci sono delle parole cardine, come percorso, sintesi, strategia, o parole complesse come percorso politico, partecipazione popolare ecc. ecc. A questo punto può capitarti di cominciare ad accompagnare il politico di turno, che presto diventerà il tuo sponsor. Devi servirlo umilmente, pagargli il caffè, e quando capita che te lo paga lui, assumere la faccia di un benedetto da Dio; entrerai nella sua intimità, perchè il politico, qualche volta, dopo aver visto il numero chiamante, ti chiederà di rispondere al suo cellulare al suo posto. La gente comincerà a pensare che vali qualcosa. E prenderà a chiedere a te quello che mai e poi mai potrebbe chiedere al politico. I tuoi poteri aumenteranno giorno dopo giorno a dismisura. Non c’è bisogno che ti laurei, basta un diplomino qualsiasi, ma se sei laureato nessuno si offende, ma non credere che faccia titolo. Dopo sei o sette anni, durante i quali sei diventato quasi indispensabile, perchè qualche volta accompagni la signora al mare, altre volte vai ad incassare un assegno, e se sei apparentemente dotato per la lettura, potrai anche essere delegato a leggere i giornali locali per vedere se il politico, il tuo politico, sia nominato, ebbene dopo sei o sette anni sei maturato per entrare nel consiglio comunale. E’ preferibile che tu non abbia una grande autonomia di voti, se no ti fanno fuori, devi avere un settanta per cento dei voti necessari, gli altri, quelli determinanti te li darà il politico, come premio alla fedeltà, e sarà un momento toccante quando verrai eletto, perchè il tuo padrino ti guarderà soddisfatto come si guarda un figlio che cresce. Non ti si chiede granchè in consiglio. Basta seguire gli ordini, e se non ce ne sono, rimanere vago e votare come fa la maggioranza. Se ti comporti bene, con gli anni salirai di livello, ma solo se lo meriti. Ci vogliono qualità particolari e, soprattutto, il tuo padrino non deve tramontare altrimenti sono “cazzi”. Quindi il 50% del tuo tempo deve rimanere dedicato al capo. Se questi fa carriera la farai anche tu. Insomma così si continua pazientemente. Puoi arrivare anche a fare il consigliere regionale, e se sai fare le cose per bene, e cioè riuscire a produrre, voti, affari o cos’altro, sarai tu il capo domani. Basterà curare i particolari, per esempio qualche indagine con assoluzione finale, che dia un tocco di vittima che, oggi, va tanto. Non ti si chiede di saper parlare e men che meno di avere delle idee, nulla di tutto questo: la politica è business, di alto o basso cabotaggio, ma business rimane; parlare o avere delle idee è roba da idealisti, gente perdente che va dietro alle chimere, insomma razza in via di estinzione, basta averne uno nel partito da spolverare ad un convegno, e avanza pure. Insomma, tanta pazienza, ma avrai la certezza di non gettare una goccia di sudore per tutta la vita. Sarai protetto e coccolato. Il paradiso terrestre. Basta avere fegato e giocarsi subito la dignità. Ma potrai ridere di quelli che perdono tempo dietro i libri e credono nei valori. Questo il riassunto del manuale più venduto, ma la tradizione racconta che gli insegnamenti si tramandano a voce, come una volta. Certe cose è meglio non scriverle.
Perbacco che maggioranza….
Posted on 14. dic, 2010 by L.P. in Politica nazionale

Berlusconi gongola, ha ottenuto la fiducia, con uno scarto di ben tre voti. Non si sa quanto gli sia costata questa fiducia, ma figuriamoci, milione più milione meno…..
Ora può preparare il campo alle riforme delle riforme, e cioè tutte quelle norme che tireranno l’Italia fuori dei guai. E se qualcuno osservasse che avrebbe potuto se non dovuto farle già nei pregressi anni di governo, che non sono pochi, dimostrerebbe di non aver capito un neppi-modoma, perché come dicono i tedeschi “under brigen bitter dry”.
Insomma Silvio si sente un vincitore e noi siamo contenti per lui. La sua maggioranza ricorda quella traballante di Prodi, e con tre voti in più può guardare al futuro con serena spavalderia.
C’è qualcuno che, invece, aveva sposato una causa diversa, e oggi ha votato la fiducia. Ma hanno famiglia, e bisogna capirli.
In Italia la famiglia giustifica tutto, anche le peggiori nefandezze, e allora cosa sarà mai un repentino cambiamento di idee?
Coi voti degli avversari si è consumato un piccolo ribaltone, in pieno stile italiano.
E vai!!!!!
Nolè va in vacanza. Capitolo secondo. Le avventure del commissario Nolè
Posted on 13. dic, 2010 by L.P. in Città di Potenza, Letteratura, Racconti

“Niente male”, pensò Nolè steso al sole quel 27 dicembre, a ventotto gradi e davanti a un mare incantevole.
Erano almeno quaranta minuti che non si muoveva di un millimetro. Immobile, la sua pelle bianca, debitamente incremata, cominciava a prendere un bel colore. Poche persone in spiaggia, ma tutte sorridenti.
Nolè beato ricambiava i sorrisi.
Un giovane gli si avvicinò per chiedergli se voleva fumare uno spinello e lui declinò, anche se per un attimo fu tentato di accettare.
Allungò una mano e senza guardare prese il pacchetto di MS, ormai quasi terminato; non aveva pensato, infatti, che a Martinica MS proprio non se ne vendevano. Avrebbe dirottato sulle Marlboro, ma la cosa temeva gli condizionasse il piacere generale che immaginava di ricevere da quella vacanza.
Si avvicinò una ragazza e gli chiese se voleva farsi fare una treccina colorata fra i capelli; Nolè con entusiasmo rispose che ne voleva due, una sulla tempia destra, e una sulla parte posteriore sinistra della testa. Si sistemò come gli ordinò la ragazza e prese sonno.
Dopo una ventina di minuti la ragazza lo scosse leggermente per svegliarlo; Nolè aprì gli occhi e sorrise beato, al sole, alla ragazza, al mare, alla vita.
Verso le quindici Nolè si alzò, e percorse stancamente i venti metri che lo dividevano dalla capanna adibita a bar/ristorante. Mangiò qualcosa di salato e bevve un boccale di birra freddo.
Accese l’ultima MS e rimase pigramente ad ascoltare la musica che veniva diffusa nel locale.
“Sa cosa la rende affascinante?”, si sentì dire da una donna che non vedeva perché seduta alle sue spalle, “Per niente”, rispose Nolè girandosi e sbiancando in viso alla vista di una splendida donna.
“Che non ha guardato per una volta una delle tante belle donne che le stanno attorno”; italiano perfetto, con una cadenza tipicamente francese.
“Recupererò guardando lei”, rispose Nolè, indeciso se stare al gioco o chiuderla lì.
“Non credo proprio. Comunque mi piacerebbe invitarla a cena. Le andrebbe?”
Nolè tacque, ma la signora non si demoralizzò.
“Ovviamente non mi deve rispondere, la mia domanda le rappresentava un desiderio, che, se non esaudito immediatamente, non potrà che crescere. La saluto. A presto rivederci.”
Potenza non poteva paragonarsi ai Caraibi, ma situazioni del genere, Nolè le aveva già vissute. Cionondimeno gli fece piacere, anche se rimaneva indeciso se approfondire la conoscenza o no. Temeva di rovinarsi la vacanza con la compagnia di una sola donna, fra l’altro, seppur bellissima, non frutto della sua scelta. Insomma era stato scelto, e questo da un lato l’inorgogliva, e dall’altro gli faceva girare le scatole.
Risolse subito il dubbio rivolgendosi a una giovane donna che aveva assistito alla scena “Non so nuotare bene, le dispiacerebbe accompagnarmi in acqua tenendomi la mano?”, dovette mimare i gesti per farsi capire con l’immancabile risultato di apparire divertente e spavaldo, la ragazza lo prese per mano e ridendo cominciò a correre vero il mare tirandoselo dietro.
Al terzo giorno di vacanza Nolè aveva cominciato a scandire i ritmi delle sue giornate, aveva già contratto qualche piccola abitudine, sedotto una donna, in procinto di sedurne un’altra, e dimenticato la francese del primo giorno.
Verso le diciannove si ritirò in albergo e il direttore gli consegnò un telegramma. Prese l’ascensore con un cattivo presagio, e aprì la porta della camera mentre leggeva la comunicazione. Accigliato, chiuse la porta con un calcio, e sempre leggendo si sedette sul letto matrimoniale che lo accoglieva, benevolo, da qualche giorno. Finito di leggere il telegramma lo scaraventò per terra e si stese sul letto. Si girò sul fianco e quasi gli venne un colpo. Si trovò faccia a faccia con la francese del primo giorno, che, sorridendo e divertita, lo accolse con un bel bacio.
“Bene, non so ancora come ti chiami, ma hai vinto un viaggio in un posto che neanche ti immagini. Fai la valigia e vieni con me. Ti porto a Potenza. Dimostrami che donna sei. Si parte domani, se troviamo posto in aereo. OK?”
La donna lo guardò seria, poi lo baciò di nuovo, e infine disse “Sapevo di non sbagliarmi. Sei unico. Scappo a prepararmi. Ho tante valigie sai?”
La Basilicata vista da un candidato consigliere regionale che ha preso una valanga di voti! :-)
Posted on 11. dic, 2010 by L.P. in Città di Potenza, Regione Basilicata, Video

Ripropongo il mio video elettorale. Alle regionali ultime scorse io ho preso una valanga di voti, poco più di trecento. Sono fiero del risultato, perbacco. Un bacione a tutti.
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