La polpetta avvelenata

Posted on 28. apr, 2011 by L.P. in Argomenti, Politica nazionale

La Lega ha preso le distanze da Silvio Berlusconi. Ha invitato il PDL a fare campagna elettorale, a Milano, parlando della città e non dei tribunali. Ha espresso un parere ufficialmente contrario agli attacchi aerei contro la Libia.

Se si pensa al fatto che, assieme, Lega e Pdl, governano, si ha l’unità di misura della coerenza della maggioranza.

In verità la Lega persegue obiettivi suoi propri, e non comuni, leggi federalismo; coabita al governo col Pdl mal sopportando le sortite del premier e le sue beghe personali, che, nonostante gli sforzi del cavaliere, rimangono problemi suoi e non dell’Italia.

Se si votasse sulla guerra in Libia, ma alla fine non si voterà, per evitare sconfitte politiche, la maggioranza si sfalderebbe, e verrebbe fuori un sì alla guerra con consenso eterogeneo, trasversale e tattico anziché ideologico.

Il Pd, o parte di esso, non può sconfessare Napolitano, pur volendo approfittare della situazione creatasi, e il terzo polo non saprebbe cosa fare.

L’impressione è che Berlusconi è alle corde, nonostante la sinistra latiti.

La Lega si è riconquistato un posto al sole; è arbitro indiscusso della politica interna e estera, può decidere le sorti del governo e di Berlusconi, e dalla coalizione con quest’ultimo ha tutto da perdere e nulla più da guadagnare, avendo intascato in pratica il federalismo.

Milano e dintorni dettano i tempi della politica, è fuori di dubbio, e il resto del paese osserva più o meno inebetito.

E io mi sento sempre più inadeguato.

E che c’azzecca? C’azzecca, c’azzecca.

Le avventure del Cavaliere (s)mascherato.

Posted on 27. apr, 2011 by L.P. in Amenità, Argomenti, Politica nazionale, Racconti

Monta la protesta. Gli ultimi tragici eventi in Giappone agitano l’opinione pubblica, e questo proprio all’indomani della decisione di affidarsi al nucleare.

Un gruppo di feroci oppositori ha raccolto un mare di firme per sostenere l’indizione di alcuni referendum, uno dei quali, appunto, sul nucleare.

Il tema referendario è di quelli che può mobilitare le masse e portarle al voto, e la tragedia nipponica colora a fosche tinte le previsioni di voto.

Sarebbe una sconfitta politica di grande portata. E poi capacissimi, i votanti, di dare torto al governo anche sul legittimo impedimento.

Merda delle merde.

Ma il Cavaliere mascherato ne sa una più del diavolo.

E allora via il nucleare, il governo rimette il progetto in cassaforte, non sembra cosa opportuna visto le sciagure che accadono.

Ragion per cui il referendum non ha motivo di essere.

Gongola il Cavaliere “li ho fatti fessi ancora una volta”, “bravo” gli dicono i suoi sostenitori, “a te non la si fa!”

E’ contento, uffa, pericolo scampato, e prima di concedersi una serata di festa, il Cavaliere mascherato non ce la fa. E parla.

Parla.

Parla.

E fra le tante cose che dice, fra battute, sconce e meno sconce, proclami, e frasi autocelebrative, rivela l’arcano, non ce la faceva a trattenersi “Abbiamo levato dall’agenda del governo il nucleare, solo per evitare i referendum. Al nucleare ci crediamo. Hi Hi. E nucleare sarà”.

E fu così che il cavaliere mascherato, divenne il Cavaliere (s)mascherato.

Da un’idea di Grasso che cola.

Elogio della povertà

Posted on 25. apr, 2011 by L.P. in Letteratura

Giammai quel che è buono fu molto. Cervantes.

Leghissima, purissima. Ma andate a cagar!

Posted on 21. apr, 2011 by L.P. in Argomenti, Politica nazionale

Hai voglia a dire che sono diversi, che non si confondono col resto della popolazione. Che hanno una marcia in più, che sono sensibili e responsabili. Che mantengono sulle spalle la nazione. Che non sono italiani, ma padani.

Che al sud ci sono i corrotti, i concussi e i delinquenti, la mafia e la camorra, la ndrangheta e i terroni.

Che Roma è ladrona, e che vogliono la secessione, che pagano le tasse pe rtutti e nanì e nanera.

Non c’è niente da fare.

Sono sempre, comunque e solo italiani, e quindi corrotti e concussi. Come tutti.

In Provincia di Brescia arrestati due amministratori leghisti.

Come ovunque in Italia.

Come in ogni partito.

Ma andate tutti a cagare. Come si dice su da voi.

Frasi impazzite in un blog che muore.

Posted on 16. apr, 2011 by L.P. in Argomenti, Commenti

Parliamoci chiaro e tondo, come dice Angelo Alberto, in Italia, nessuno è fesso.

Chiarito questo, passiamo a lievi amenità.

Pare che le Procure italiane stiano per sferrare un ennesimo attacco al cavaliere.

Che palle. tanto se hanno ragione si farà una legge che, per esempio, depenalizza il tal reato, e se hanno torto, si griderà al complotto.

Scusate ma un film diverso non è proprio possibile vederlo?

Bersani urla “Invece di discutere di riforme, si discute di leggi ad personam”; e meno male per Bersani, almeno così ha qualcosa da bofonchiare, altrimenti calerebbe il silenzio.

I parlametari e i ministri hanno un lessico poverissimo e volgare. Probabilmente hanno, in media, una cultura scarsissima, e, visti i risultati e i metodi di selezione, non si ritrovano neanche dignità e intelligenza. Questo in media. E salvo rare eccezioni.

Fra un pò i parlamentari parleranno, se non lo fanno già ora, come Cassano e colleghi, con frasi farcite di “un attimino”, tanto “scendere in campo” lo usano già gli uni quanto gli altri.

Il cavaliere usa anche, troppo spesso, la perifrasi “per far sì che”, dimostrando di avere con la lingua italiana un rapporto se non conflittuale, almeno non completamente sereno.

Anche la Brambilla usa la perifrasi “per far sì che”. E questa è la dimostrazione che i cattivi esempi sono i più seguiti.

Leonardo, allenatore dell’Inter, è diventato un brocco. Fino a 15 giorni fa era eccezionale. E entrambi i giudizi provengono dagli stessi critici.

Mediocri i critici e gli allenatori.

Al Policlinico Gemelli se prenoti una cartella clinica in copia, paghi 15,50 euro e ottieni ricevuta-fattura per 15,30 euro. I 20 centesimi di differenza non si comprende se vengano chiesti a titolo di elemosina obbligatoria o per sponsorizzare la ricerca, entrambe a nero, of course.

A Roma la gente saluta meno che a Potenza, ed è quanto dire. Un esempio: se entri in un bar a Potenza e dici “buongiorno”, bene che ti va ottieni una risposta e dieci sguardi curiosi, il restante 40% se ne fotte e basta. A Roma le percentuali crescono in favore degli indifferenti, quelli che a salutare, non gli passa neanche per la testa.

Ma è solo l’impatto; infatti se rompi il ghiaccio a Roma, e saluti sorridendo, alla fine la gente è gentile.

Nel ciclismo c’è tanto doping. Solo nel ciclismo? E in parlamento?

Il cavaliere vieta le scorribande con lancio di bombe in Libia. Pare che Bossi abbia detto “Non possiamo bombardare ce lo vieta la Costituzione”. Quest’ultima vieterebbe anche le fregnacce antiunità e secessioniste, per la verità.

In TV dibattito sulle raccomandazioni, vero cancro italiano, perchè mortificano i migliori e consentono ai mediocri di fare carriera. Hanno partecipato conduttori raccomandati, giornalisti protetti, e intellettuali di regime. Ne è uscito un bel teatrino. Davvero godibile. Del resto nessuno meglio dei raccomandati conosce il problema così bene.

Amici, che dire. In un blog che muore frasi scomposte e impazzite sono normali.

Cià.

Un blog che muore. Ultimi squilli. Perchè il futuro della comunicazione sta nel silenzio on line. (Biagio Carparelli)

Posted on 14. apr, 2011 by L.P. in Argomenti

Silvio Berlusconi ha cominciato a riformare la giustizia pensando prima di tutto al popolo italiano. O meglio a una fetta del popolo italiano. Una fetta, invero, non troppo grande, di quegli italiani in attesa di una sentenza, di quelli che non hanno ancora subito condanne, e che non le subiranno almeno fino alla prossima marachella.

Poco conta che ci sia anche qualche suo processo per lo mezzo.

Giustamente, i pidiellini gridano che se un processo dura troppo la colpa è dei magistrati che non lavorano, o che lavorano poco. E questo è pure vero, perbacco. Peccato soltanto che anche il premier beneficerà di questa miniriforma. E, si è costretti a pensare, se non ci fosse stato il suo, di processo, questa riforma non sarebbe mai stata concepita.

Ma queste sono quisquilie.

Quello che mi affascina di più è la indicazione del suo successore fatta da Berlusconi.

Comportamento molto regale e poco democratico.

In democrazia temo sia proprio fuori schema l’indicazione di un successore. Ma la democrazia targata Berlusconi comporta anche questo, e nessuno che protesti, o gridi indignato.

L’attacco alla legalità e alla democrazia in atto da parte di Berlusconi è di violenza pari a quella dei despoti rovesciati che si attaccano al loro potere in un abbraccio mortale.

Il danno che Berlusconi ha prodotto alla sua immagine con il processo breve è di tale portata da non essere preventivamente calcolabile, ed è sicuramente più grave del danno che arrecherà agli italiani.

Questi ultimi sanno arrangiarsi in ogni frangente, e sanno, per esperienza, che un sopruso seguirà a un altro sopruso, che a un privilegiato ne seguirà un altro, e che, soprattutto, la libertà vera, e la democrazia vera, e cioè la partecipazione responsabile, non è roba per la penisola; è roba per gli altri, quelli da ammirare, ma solo da lontano.

Alfano, allora, o Tremonti?

Sono aperte le scommesse. Prego, puntare.

L’Oroscopo di Fred Mulligam, il Sagittario nel mese di febbraio.

Posted on 07. apr, 2011 by L.P. in Amenità, Oroscopo

La luna ti fa l’occhiolino, sorridendo sorniona. Sa già che avrai un colpo di fortuna eccezionale, tipo trovare parcheggio sotto casa nell’ora di punta, o evitare il tuo vicino di casa, quello odioso che butta le cicche sul tuo balcone, per tutto il mese.

Lo sa la luna e lo sa Venere.

Venere è convinta che questa volta la conquisterai la tua adorata donna. E nella maniera meno prevedibile; probabilmente con un comportamento buffo e non voluto, come inciampare e cadere per terra in maniera rocambolesca, o farti cadere la pallina di gelato sulla cravatta buona.

Marte, però, lavora contro nell’ombra. Proverà a farti scontrare con un vecchio amico. Ma non la spunterà, perché è il tuo mese fortunato.

E allora datti da fare. Potrai conquistare la bella macellaia, e affascinare la tabaccaia, oppure se sei femminuccia, conquistare il vigile. Giocare alla morra e stravincere. Guidare spensierato ed evitare le buche.

Non ti basta?

E cosa vuoi? Vincere al superenalotto e conquistare la Canalis? Scordatelo. Questo è un oroscopo italiano, non americano. E per avere un oroscopo americano devi far parte del listino.

Quale listino?

Quello dei raccomandati, ovvio. Sempre in Italia siamo.

Per esempio, vedi qua: questo signore, che è un raccomandato del governatore della Basilicata, potrà vincere al lotto piccole cifre, avere due erezioni spettacolari di seguito nei giorni dispari, riceverà inviti a cena, e per quell’incarico …..si può fare.

Guarda quest’altra. E’ una raccomandata del PDL lucano. Bene, potrà sperare in un flirt con un capatazz, ottima anticamera per più fortunati flirt, e avere un posto alla regione.

Insomma c’è oroscopo e oroscopo. Ovvio. La sfiga, se te la porti dietro, non sarò certo io a levatela di torno. Posso operare sulle cose di tutti i giorni, sul banale quotidiano.

Perché vedi gli astri, in Italia, sono diversi che nel resto del mondo. I fighi hanno certi astri e il popolino altri. Questione di privilegi.

Per cambiare classe sociale?

Bè, non è facile, ma ci sono vari modi. Ma non te li dico se non mi dai un piccolo obolo. L’oroscopo gratis finisce qui. Il resto è a pagamento.

Carta di credito o contrassegno?

Fred Mulligam, l’astrologo di fiducia di Nero Wolfe.

Miseri

Posted on 06. apr, 2011 by L.P. in Attualità, Calcio, Politica nazionale

Ruby, Silvio e i parlamentari asserviti: ma chissenefrega.

Il problema è a monte.

E’ la mediocrità imperante.

Guardate al calcio: l’Inter ne prende cinque in casa da una squadra tedesca che in campionato naviga come da noi il Genoa. Ed era l’ultima squadra rimasta in coppa. Le altre già tutte, dico tutte, fuori.

Per vincere una coppa ci voleva il tecnico straniero. Mourinho.

Con i tecnici italiani si annaspa, e si gioca un calcio molto brutto.

Puoi avere un tecnico esperto, come Del Neri, o giovanissimo, come Montella, giovane come Allegri, o un po’ più esperto, come Mazzarri, tutti leoni in patria e pecore in Europa.

Uno squallore generalizzato. Il made in Italy non paga più. Cinquant’anni di democrazia cristiana, e il berlusconismo del dopo Craxi, hanno mortificato i talenti, fatto diventare presuntuosi i privilegiati, ed esaltato la mediocrità.

E allora i tedeschi ce ne fanno cinque, gli inglesi ci sbugiardano, e gli spagnoli ci guardano dall’alto. Nel calcio come nella politica.

E nella mediocrità ci esaltiamo davvero. Ora tutti a difendere un premier mediocre, un italiano medio che si pavoneggia perché ama le donne. Seppur pagando.

Una sola parola sul caso Ruby. Che debba essere processato dal Tribunale di Milano o dal Tribunale dei Ministri poco cambia. Il problema è che abbiamo un premier che deve essere processato. Punto e basta.

Il dato politico è che il nostro premier, che, ormai lo ha statuito il parlamento, era convinto che Ruby fosse la nipote di un collega straniero, non ha potuto fare a meno di invitarla comunque a casa sua a fare balletti e a dirsi micio micio trullallà. Questa è la mediocrità italiana.

E ora lo processasse chi cappero vuole lui, tanto lo sconquasso politico è conclamato, la melma è a livello alto come la  peggior alta marea a Venezia, e ci sommerge, i problemi ci affliggono, ma sempre e comunque viva la topa, e non se ne parli più. Quando tutti gli italiani manifesteranno al grido di viva la gnocca il berlusconismo avrà compiuto la sua titanica opera.

Buona giornata.

Mbrrrruglion!!!!

Posted on 03. apr, 2011 by L.P. in Argomenti

Di che cosa stiamo parlando?

E’ la domanda che i politici pongono, in genere, alla platea, quando si infervorano nei loro discorsi del dopo cena.

E se non lo sanno loro? V’è da rispondere.

L’uso della parola “insomma”, da parte di Simona Ventura, è frequente, nel suo linguaggio parlato, come quello del farmacista del mio rione (con la sola modifica della lettera z al posto della s =inzomma), e come la parola “quant’altro” da parte dell’assessore della regione Basilicata Mancusi.

Quando una parola viene usata così frequentemente, poi, perde il suo precipuo significato, per diventare un inciso usato inopportunamente. Un po’ come la parola cazzo per un potentino, il quale la affianca a tutto e a tutti, dal padre, cazz i mi sir, alle cose u cazz u piatt.

Ma, sia chiaro, è una maniera di parlare, questa, di bassissimo profilo, neanche dialettale, chè quest’ultima forma è nobile e ricercata, se vogliamo.

Così per dire.

Meno per dire è che, mi sa proprio, l’assegno divorzile a Bettarini lo paghiamo tutti, sotto forma di performance a “quelli che il calcio”; un po’ come le consigliere regionali di Berlusconi, e quant’altro, va là, e ci scuserà Mancusi per l’appropriazione temporanea.

Questa è l’Italia. Quella dei finanzieri che entrano nei negozi e dichiarano la loro qualità per non pagare, o quella del “mi manda il senatore”, o quella delle filiere della politica che servono a garantire incarichi e lavoro chi non arriverebbe mai a meritarli.

E che ci vogliamo fare, e che dobbiamo dire, e che lo diciamo a fare.

Beata Italia.

Sopporta tutto, perché chiunque, poi, sopporti noi stessi. Ogni italiano viola almeno tre norme quotidianamente. Ma ci sono picchi ben più alti. Non si è italiani se non si viola una norma. Fosse anche solo una norma di buona educazione.

L’atteggiamento degli italiani, di fronte alla violazione delle norme, è quello superiore di chi pensa “che vuoi che sia”; la parola d’ordine è minimizzare. Salvo a ergersi a moralisti, educatori, e censori quando bisogna giudicare i comportamenti degli altri. Ma sempre con leggerezza. Delle bassezze altrui l’italiano parla con distacco lieve, così per non inasprire i giudizi, che, prima o poi, dovranno indirizzarsi verso se stessi da parte degli altri. Insomma un giorno critici e l’altro contravventori. Alle sette del mattino educati e al pomeriggio maleducati.

Per dirla con tutti, alla domenica a messa e al lunedì al bordello.

Il berlusconismo, però, ha accelerato i tempi dell’evoluzione civica italiana. Non più soltanto l’elusione delle norme, ma la creazione delle norme ad hoc. Quelle modellate sui comportamenti del premier. Questa rivoluzione creerà sconquassi, però. Bisognerà riconvertirsi dalla base. Per secoli abituati a eludere, scansare, saltare le norme, oggi dobbiamo inventarcele. Questo, per dirla tutta, è contrario alla morale italica. Vuoi mettere un truffatore stare lì a pensare a una norma che legalizza il suo comportamento. Una rivoluzione culturale. L’arte italica era, e ancora è, quella dell’evasore tipico, quella del piccolo imbroglio, quella del si fa ma non si dice, quella della tradizione della piccola bugia. E Berlusconi sta provando, dopo aver abusato dell’italica menzogna, forse perché non gli basta più, a rilanciare, a indicare un nuovo modello, quella dell’impostore legalizzato, anche se a posteriori.

Ma noi italiani dobbiamo opporci. Noi siamo nei cromosomi semplicemente, nobilmente, artisticamente solo mbrruglioni. Non ambiamo ad avere leggi che ci garantiscano ogni porcheria; a noi piace fare le nostre porcherie in barba alla legge, pretendiamo che le nostre porcherie non diventino mai comportamenti legalizzati. E che gusto ci sarebbe? Perbacco.

La mediazione.

Posted on 01. apr, 2011 by L.P. in Argomenti, Diritto e giustizia

Applicazioni pratiche di mediazione.

Tizio deve procedere a dividere un bene ereditario costituito da un immobile sito nel centro di Potenza, con valore di mercato di 280.000 euro.

Si presenta dal mediatore, e questi, prima che gli venga esposto il caso, chiede 40 euro.

Poi si dovrà cominciare la mediazione, mediante convocazione degli altri eredi.

Tutti quelli che accetteranno di fare la mediazione dovranno sborsare 2.000 euro per ciascuno, ma ognuno sarà tenuto, solidalmente, a pagare per tutti quelli che aderiscono.

Il mediatore convocherà le parti e queste si guarderanno in faccia, si spiegheranno, familiarizzeranno col mediatore, e forse anche fra di loro. Il mediatore, che non è detto sia un giurista, e neanche un avvocato o qualcuno che lavori nei paraggi, può nominare un consulente, che va pagato, e indicherà un punto di mediazione, che, giocoforza, non deve tener conto delle questioni di diritto, ma sono di quelle di buon senso, ammesso che ne abbia.

Se le parti non aderiranno, avranno cacciato 2.000 euro a testa più spese di consulenza, e ora potranno fare causa, coi suoi tempi e i suoi costi.

A questo si aggiunga che, data la complessità di alcune vicende, le parti potrebbero aver bisogno del supporto di un avvocato, che va pagato.

Questo è un breve suntino della magica invenzione della mediazione.

Se poi si aggiunge che sempre in Italia siamo, e che quindi v’è il concreto rischio che tutto il procedimento non sia cristallino, cosa che invece 99 volte su cento, davanti a un magistrato non avviene, nel senso che davanti a un magistrato v’è la certezza della sua terzietà, e anche della sua serietà e preparazione, salvo casi patologici, ebbene appare chiaro che chi si è inventato la mediazione obbligatoria si è inventato uno sporco affare per pochi, e nulla più.

C’è da crederlo, come dice un mio amico, le cause aumenteranno, perché a distanza di pochi mesi la gente si accorgerà di aver gettato i soldi e di non aver ottenuto nulla, se non una vera e propria presa in giro, e, bene che gli vada, una soluzione molto ma molto metagiuridica.

All’estero la mediazione non è obbligatoria.

Si diventa mediatori, in Italia, con poche ore di corso, senza nessun concorso e senza nessun vaglio della preparazione e della competenza.

Signori, questa è, più o meno, la mediazione. Meno male che è già all’attenzione dei giudici, perché è stata impugnata.

Dio salvi il popolo italiano.