Per “Le grandi interviste”, Fred Mulligan intervista Taddei
Posted on 29. feb, 2012 by L.P. in Le grandi interviste di Fred Mulligan

Intervista pubblicata il 16 ottobre 2010, la ripropongo, anche se al governo non c’è più Berlusconi ma Monti. La trovo comunque fantasticamente attuale.
D: E allora, senatore, sempre avanti e indietro, Roma-Potenza, Potenza-Roma, comincia ad avvertire un po’ di stanchezza?
R: Onorevole, non senatore, per favore. Quando si fa politica per pura passione, non si avverte mai la stanchezza. Anzi, si vorrebbero avere altre due o tre ore al giorno per completare tutto quello che si è programmato. Bisogna prendere esempio dal nostro Presidente che dorme addirittura meno di quello che si sa.
D: Allude a Berlusconi, immagino?
R: E a chi se no? Guardi, Lei probabilmente non lo ha conosciuto, altrimenti avrebbe un atteggiamento diverso. Silvio è coinvolgente, spassoso, intelligentissimo, arguto, e poi colto e burlone, affascinante e furbissimo.
D: Per la verità l’ho intervistato pochi giorni fa, e, in effetti, è un personaggio, ma, insomma, non esageriamo.
R: Ma lei è comunista, allora. Scherzavo, comunque. Si può anche dialogare con i comunisti; basta non farli governare, altrimenti sono guai.
D: In Basilicata, allora?
R: Qui governano i miei vecchi colleghi della DC. Altra roba, altro che comunisti.
D: Il PDL in Basilicata morde il freno.
R: Tempo al tempo. Stiamo rosicchiando consenso con metodo e con strategie studiate a tavolino. Guardi che in politica non si inventa niente. Bisogna saper aspettare e lavorare al buio. Non bisogna avere fretta, ma neanche tardare. E, soprattutto, me lo consenta, non bisogna guardare la punta del naso, ma arrivare almeno alla punta dei piedi.
I Lucani sanno che possono contare su un’ opposizione tenace, forte, coerente, non chiusa a riccio su se stessa.
D: Il PDL lucano è accusato proprio di questo. Dicono che non voglia vincere e voglia mantenere poche postazioni per poterle gestire meglio in pochi.
R: Ma mi vuol far ridere? Guardi ci è riuscito. Con Guido (Viceconte ndr) c’è sintonia su tutto, e vedrete delle belle sorprese, molto a breve.
D: Cioè?
R: Il nostro progetto è quello di mandare a casa questi della sinistra. A casa! Ha capito? E ci riusciremo. La gente è con noi. I lucani sono stanchi di questo assistenzialismo di bottega.
D: E cosa proponete ai lucani, per far cambiare loro idea?
R: Fred, lei è giovane, e deve imparare ancora tanto. Ma non si è accorto che ogni giorno alla sinistra manca sempre di più l’aria?
D: No, francamente.
R: E allora non ne capisce molto di politica. La manovra, tutt’altro che peregrina, di allontanare i due poli estremi, per consentire ad un nuovo centro di inserirsi facendo sponda con quella parte sana del PDL che guarda al bene dell’Italia, e non ai propri interessi, come quelli della sinistra, è una manovra che io e Guido (Viceconte ndr) stiamo guidando da tempo. L’obiettivo è quello di scardinare il plesso di comando lacerando dall’interno un tessuto ormai logoro con le maglie sempre più larghe.
D: Non ci ho capito niente.
R: E che vuoi da me? Scusa se ti do del tu, ma ti potrei essere padre, o zio, o che so, politicamente, intendo. Io facevo politica già al catechismo. Cresciuto fra i giovani della DC, ho fatto il mio bel percorso, che tutt’ora continua, e non è detto che fra un po’ di tempo, Silvio non premi la mia fedeltà.
D: Ma no!, la fa sottosegretario?
R: Che non si sappia in giro, ma probabilmente, se passa il lodo Alfano, se saltano, com’è giusto, i processi, la Lega si ridimensiona un po’, e Fini schiatta di rabbia, io sarò il prossimo ministro dell’agricoltura.
D: NO!!!!!
R: Sì. E allora ci divertiremo un po’. Ma pensiamo ad oggi.
D: E’ vero che il vero segretario del PDL è lei e non Viceconte?
R: Ma no, che dice. Con Guido c’è sintonia. Ma il segretario è lui, ci mancherebbe.
D: Ma non c’è mai!
R: Embè? Guardi che oggi come oggi, che c’è internet, la globalizzazione e quant’altro, mica c’è bisogno della presenza personale? Crede, forse, che Obama stia sempre ovunque? Lasciamo stare.
D: Lo sconto sulla benzina?
R: Fra poco manterremo la promessa, e i nostri corregionali risparmieranno un bel gruzzoletto.
D: Rifarebbe tutto?
R: Senza ombra di dubbio.
D: Di Gilio?
R: Un simpatico testone.
D: Fini?
R: Sta sbagliando, e se ne accorgerà presto.
D: Quando si vincerà a Potenza?
R: Molto presto.
D: Allora la rivedremo ministro?
R: Non diciamolo per scaramanzia.
D: E allora auguri.
R: Grazie, anche a te, e alla Basilicata.
(L’intervista è inventata di sana pianta).
Acta, continuo a parlarne
Posted on 29. feb, 2012 by L.P. in Città di Potenza

L’Acta è da tempo impegnata per far crescere la raccolta differenziata dei rifiuti.
Ha organizzato, all’uopo, una serie di incontri a livello rionale, e presto ne organizzerà altri.
L’affluenza, però, non è stata mai entusiasmante, anzi, a eccezione di pochissimi casi (rione Chianchetta), la gente non ha mostrato alcun interesse.
Io sono dell’avviso che la sanzione educhi meglio della sensibilizzazione, quando la gente si mostra poco reattiva a quest’ultima.
Presto, ma la data non dipende dall’Acta, partirà, comunque, un piano di raccolta differenziata capillare. Il piano è stato commissionato dal Comune di Potenza.
Quella minoranza che fa la raccolta differenziata è da encomiare, anche perché lo fa nella indifferenza generale, se non proprio nella diffidenza generale.
Certo, fare la differenziata comporta degli oneri e dei sacrifici, ma il ritorno per la collettività è eccezionale, e sarebbe il caso di cominciare a capirlo.
Un fenomeno cittadino è costituito dal deposito selvaggio. Molta, troppa gente, usa il territorio comune per gettarvi di tutto, dalle lattine, agli involucri dei panini, dalle cicche ai fazzolettini usati. Chiamare incivili questi signori significa amare gli eufemismi.
Io sono dell’avviso che squadre di controllori dovrebbero presidiare il territorio ed elevare contravvenzioni. In Acta v’è anche una linea di pensiero che preferirebbe andare per gradi, e forse è anche giusto.
Comunque il problema è all’ordine del giorno.
L’Acta può migliorare la sua attività, i cittadini devono crescere nel rispetto per la città. Con le due cose messe assieme la situazione migliorerà d’un colpo.
Il CdA dell’Acta è di nomina politica, ma diversamente non poteva essere. E l’Acta, per anni, è stata anche un carrozzone politico.
Si sta epurando, però, un po’ per volontà e un po’ per necessità, e in ogni caso la situazione di crisi economica spinge in un angolo la cattiva politica, che, con gli affaristi e i caporali del consenso, è attratta da altro, lasciando buoni margini per ricostruire.
Le critiche sono fondamentali e favoriscono la crescita, magari un po’ più documentate e non superficiali o populiste, sarebbe meglio, ma sono il sale della democrazia. Solo una cosa chiederei: qualsiasi cosa non vada bene, che venga segnalata, senza approfittare per sparare a zero, nel tentativo, becero, soltanto di strumentalizzare.
L’Acta nasce da fonte politica, ma è una spa, e come tale sta cercando di comportarsi. Forse un po’ a fatica, ma sempre più speditamente.
E sia chiara una cosa, almeno per quanto mi riguarda. Io, per la mia attività di consigliere di amministrazione, non devo rispondere alla parte politica dalla quale provengo. Io devo rispondere solo alla città.
Dolly, mangiare!, uscire!
Posted on 29. feb, 2012 by L.P. in Città di Potenza, Racconti

Un mio preciso punto di riferimento quotidiano è sempre stato il dover portare a passeggio il cane.
A casa abbiamo sempre avuto animali, sia gatti che cani, talvolta tartarughe o uccellini.
Noi tre fratelli avevamo diviso gli oneri equamente. Il cane doveva uscire tre volte al giorno, e le uscite erano divise fra me e il primo fratello. Non ho mai capito l’esenzione per il secondo fratello, ma v’è da dire che spesso questi accompagnava Gigi.
Poi un bel Natale arrivò a casa in regalo un magnifico biliardino.
E allora cominciarono i tornei fra noi fratelli. In palio, per ogni torneo, un anno di uscita col cane. Stravinsi e mi liberai dell’incombente per un certo periodo. Poi tornai a portarlo a passeggio, rinunciando, di fatto, a quello che avevo vinto.
Fra i tanti il cane che più lasciò il segno fu Dolly.
Una bastardina che si innamorò di mio padre. La trovammo vicino casa al mare un bel giorno. E lei cominciò ad accompagnare mio padre quando andava al mare, o quando tornava a casa. Il corteggiamento fu serrato, e alla fine cominciò ad accompagnarlo anche dentro la palazzina e fino all’uscio di casa. Dopo una manciata di giorni venne ammessa a casa e si sistemò subito egregiamente.
Era una cagna allegra, e sempre affamata. Una volta mangiò un intero girello di carne in un boccone solo. Mangiava di tutto, non solo cibi, ma anche altri metariali, tipo legno e altro. Le parole che riconosceva alla prima sillaba erano “mangiare” e “uscire”. Se le sentiva, anche se incastonate in un discorso che non la riguardava, era già in piedi scodinzolante e con l’espressione carica di aspettative.
Usava dormire con la testa sotto i mobili e il resto del corpo di fuori. Io, ogni volta che la trovavo sprofondata in un sonno beato, con la testa sotto l’armadio della cucina, per esempio, mi avvicinavo silenziosamente per gridare all’improvviso “Mangiare – Uscire – Uscire – Mangiare”, la povera Dolly si svegliava di botto e al richiamo delle parole magiche, dimentica di stare con la testa sotto l’armadio, alzandosi di gran carriera sbatteva rumorosamente e si dibatteva un po’ prima di riuscire a organizzare la manovra di mettersi in piedi fuori dell’armadio. La scena era buffa assai e non smetteva mai di divertirmi.
Dolly ben presto ingrassò come una balena. La voracità non l’abbandonava mai, e sebbene provassimo a metterla a dieta, non c’era storia.
Anche ora c’è un cane a casa. E’ anziano e malato, ma lo curiamo e coccoliamo, e si chiama Saverio.
Continua.
Continuiamo a parlare di Acta, forse non tutti sanno che ….
Posted on 28. feb, 2012 by L.P. in Città di Potenza

Sollecitato in tal senso da affermazioni decise, ho svolto una mini indagine dalla quale è emerso che: il CdA dell’Acta non costa 300.000 euro. In un commento al post precedente si affermava, con un certo cipiglio che tale fosse la spesa sostenuta dalla comunità per il CdA. Altro commento sosteneva l’assunto, con altrettanto cipiglio.
Purtroppo il dato matematico è ben diverso, e, quindi, l’affermazione va corretta, altrimenti si rischia di fare cattiva informazione. Il dato preciso è di circa un terzo di quello sbandierato. Sono sempre soldi, perbacco, ma le cifre da sbandierare non sono quelle troppo affrettatamente e superficialmente date in pasto ai lettori.
Beninteso, voglio solo offrire dati, per il resto ben venga la polemica, e soprattutto ben vengano le critiche.
Fra queste non ne vedo di specifiche all’operato dell’Acta, e mi spiego: se il problema è l’accumulo di rifiuti, e questo mi sembra emerga, la responsabilità non è dell’Acta, e chi può smentire seriamente questo dato può farsi avanti carte alla mano. Quando si verifica un ritardo nei conferimenti, per il rifiuto della stazione di trasferenza, che sia giusto o no, quel ritardo si riverbera sulla quotidianità. Se poi nevica pure a palate, con una macchina due cose contemporaneamente ancora non si possono fare.
Ma in entrambi i casi non si può accusare l’Acta.
Piuttosto sarebbe il caso di….
sarebbe il caso di alzare il tiro, se si vuol fare politica (io da amministratore non la posso fare). E andare a indagare sulle mancate iniziative regionali e provinciali in tema di smaltimento dei rifiuti. La politica del centro sinistra, a riguardo, è fallimentare e causa di danni. Ma nessuno mi pare si inalberi sul problema. Oppure che il Comune abbia un arretrato nei pagamenti all’Acta di mesi, causando un totale blocco della programmazione, e comportando una difficoltà giornaliera, non viene sottolineato da nessuno. Ma ognuno fa la politica che ritiene, ci mancherebbe.
Io cerco di offrire dati, e da amministratore, nel caso specifico, non mi sento né di detsra né di sinistra, perché continuo a ritenere che amministrare non abbia colore, esiste la buona e la cattiva amministrazione, punto. E io provo a farne di buona, sempre nel mio piccolo e in punta di piedi. Sapendo che potrei anche non riuscrici. Ma per questo accetto ogni tipo di critica. Le ingiurie, no. Quelle mi danno un po’ fastidio. Ma esistono le querele, e quindi, ciccia.
Continuerò a provare a dare informazione. E rimango a disposizione di tutti.
Parliamo di Acta. Forse non tutti sanno che …..
Posted on 27. feb, 2012 by L.P. in Argomenti, Attualità, Città di Potenza

Parliamo di Acta. Forse non tutti sanno che …..
Venti di polemica, più o meno spinta, frange di protesta, talvolta anche un po’ villana, ma soprattutto la consapevolezza che occorre fare chiarezza, mi spingono, nella qualità di Consigliere di Amministrazione dell’Acta, a fare il quadro della situazione sulla raccolta dei rifiuti a Potenza.
Tanto per cominciare è bene chiarire che il costo della Tarsu non è deciso, né influenzato dall’attività dell’Acta, infatti sono i costi dello smaltimento dei rifiuti, non quello della loro raccolta che causano gli aumenti, e questi ultimi vengono decisi dal Comune di Potenza.
L’Acta si occupa soltanto della raccolta dei rifiuti, e dello spazzamento e pulizia delle vie della città.
Una volta raccolti i rifiuti l’Acta li deposita presso la stazione di trasferenza di Tito, stazione non gestita dall’Acta; ed è il gestore della stazione che cura lo stoccaggio dei rifiuti e il loro trasporto alle discariche.
Queste ultime vengono indicate da provvedimenti della Provincia di Potenza, ovvero della Regione Basilicata se individuate al di fuori della Provincia di Potenza.
La città di Potenza produce circa 600 quintali al giorno di rifiuti. Non sempre, però, la stazione di trasferenza consente di smaltire tutta la produzione. Accade, di recente con maggiore frequenza, che la stazione blocchi o limiti il conferimento. Di qui i periodici accumuli di spazzatura. Questa, infatti, non può neanche essere accumulata altrove perché un tanto è vietato dalla legge.
Evidentemente è mancato e continua a mancare un serio piano, provinciale e regionale, di smaltimento dei rifiuti, e le discariche esistenti non sempre hanno la capacità di smaltire tutti i rifiuti prodotti e conferiti.
Le responsabilità della situazione –smaltimento- sono precise e ben evidenti, e l’Acta subisce questo stato di cose.
La raccolta differenziata è in atto -e a tal proposito non è mai troppa la colalborazione che danno i cittadini, che è utile sensibilizzare anche nel quotidiano rispetto della loro città, evitando quei comportamenti, anche banali, ma sempre gravi, coi quali si contribuisce a sporcare le vie della nostra città- ma il Comune di Potenza ha commissionato al Conai un piano di raccolta differenziata che, sicuramente, varrà la pena sperimentare al più presto. Ma questo piano va finanziato, perché non è assolutamente a costo zero. Comune, Provincia e Regione dovrebbero trovare il modo di finanziarlo. L’ACTA dovrà solo eseguirlo nel migliore dei modi.
Durante le ultime, copiose nevicate, non è stato possibile eseguire la raccolta dei rifiuti, e questo per due motivi: la neve e il gelo, e la non trascurabile circostanza che uomini e macchine dell’ACTA sono stati impegnati nel piano emergenza neve, che, fra l’altro, ha funzionato piuttosto bene, a detta di tutti. La raccolta è stata sospesa, quindi, dal 4 febbraio all’11 febbraio; da questa data si è cominciato a raccogliere i rifiuti con ditte esterne, e dal 18 febbraio di nuovo a mezzo diretto dell’ACTA, a conclusione, cioè, dell’emergenza neve. Fare le due cose contemporaneamente, coi mezzi disponibili e nelle condizioni metereologiche che abbiamo avuto, era praticamente impossibile.
Il conferimento in stazione, poi, è stato più volte contingentato, e, quindi, la raccoltà è risultata più lenta, e non per colpa propria dell’ACTA, come pacifico.
L’emergenza, però, pare quasi finita.
Ma è bene chiarire ancora quanto segue:
L’ACTA S.p.A. è sorta nel momento finanziario più critico che il Comune di Potenza abbia attraversato dal dissesto in poi.
I servizi che l’ACTA svolge per il Comune costano poco più di nove milioni l’anno di euro, ivi comprese le spese per il personale, la sistemazione logistica e la gestione tutta. L’ACTA è creditrice del Comune di Potenza di buona parte del dovuto per il 2011; inutile dire che per il 2012 non ha ancora ricevuto nulla.
L’auto di rappresentanza è stata immatricolata nel 2001, e ha precorso, ad oggi, circa 220.000 Km.
Dei dodici automezzi funzionanti, soltanto un paio hanno “solo” tre anni, gli altri sono molto vecchi, spesso in riparazione, e per qualcuno è impossibile anche reperire i pezzi di ricambio, data la loro tragica vetustà.
Il personale, negli ultimi cinque anni, è diminuito di 10 unità, senza che sia stato possibile provvedere alla loro sostituzione, e con esigenze in continuo aumento. Le uniche assunzioni sono legate a momenti particolari e sono a tempo determinato.
Alcune riparazioni agli automezzi vengono eseguite col recupero di ricambi da automezzi dell’azienda da rottamare.
Facile immaginare come sia difficile barcamenarsi per queste acque, e come sia impossibile fare progetti.
Questo più o meno il quadro della situazione.
In conclusione, sebbene si debba pensare a fare sempre meglio e di più, nelle condizioni in cui è nata Acta spa, ritengo che l’azienda abbia fatto tutto il possibile, gestendo al meglio il patrimonio materiale, ben esiguo e/o “vintage”, e il patrimonio umano. Quest’ultimo ritengo vada encomiato senza se e senza ma, perché, anche nei momenti speciali, quali eventi particolari –ivi compresi quelli egregiamente organizzati dalle Associazioni, come le “stagioni invernali e estive”, o, l’ormai famoso e celebrato pranzo dei Portatori del Santo-, o nei momenti più difficili, come le straordinarie nevicate, ha dimostrato di non tirarsi mai indietro, anzi offrendo il meglio di sé.
Tanto ho ritenuto di precisare.
Ora la ridda, in verità piuttosto esigua, di detrattori, e di quelli che, come un mantra, continuano a richiedere le dimissioni degli amministratori, potrà continuare a protestare, ma spero potrà farlo con maggior cognizione di causa.
Nella certezza di aver fatto soltanto il mio dovere, e rimanendo a disposizione di chiunque voglia chiedere ulteriori spiegazioni, o protestare, o verificare come lavora l’azienda Acta, auguro a tutti i potentini un futuro sempre migliore.
La rubrica di Luciano Petrullo su Basilicata24. Il Presidente megagalattico.
Posted on 26. feb, 2012 by L.P. in Argomenti, Regione Basilicata

rubrica-luciano-petrullo-2719.phphttp://www.youtube.com/watch?v=nOyc9VKBaE8
Vita, morte e miracoli dello scontrino fiscale
Posted on 26. feb, 2012 by L.P. in Attualità

Ma quanto è bravo Monti, ma come è attento questo governo, e come funziona bene tutto, e nanì e nanera.
Prendiamo gli evasori e la storia degli scontrini fiscali che in Italia non si staccano. O almeno non si staccavano.
Fioccano gioiose notizie di serate romane, con esercenti che battono scontrini del 400% in più del recentissimo passato. Merito dei controlli e dei blitz.
Fino all’era Monti, no. Non era possibile eseguire blitz, o se venivano eseguiti, forse avevano altre finalità, tipo bersi un cicchetto gratis, o farsi preparare un bel panino dall’esercente in colpa.
E’ talmente evidente la differenza e appare talmente chiaro che il sistema era bloccato, prima, mentre invece è facilissimo far battere gli scontrini, che qualcuno dovrebbe seriamente rispondere del perché prima di Monti ognuno faceva il proprio comodo.
Erano i governi a ordinare di essere miti e lasciar evadere, o erano i controllori che chiudevano un occhio e poi un altro semmai in cambio di favori, mazzette o pacche sulle spalle?
Il vero mistero italiano.
E allora proviamo a immaginarci il passato: interminabili partite di morra cinese, colossali tornei di scacchi, film in cassette da gustare durante l’orario di lavoro, pile di gazzette dello sport da spulciare prima di giocare le scommesse o la schedina del totocalcio. Queste le attività svolte da chi, oggi, va a controllare che gli esercizi battano gli scontrini. O facevano altro?
Una vergogna.
Ma se con la paura della sanzione qualcosa si sta muovendo in qualche settore, ce ne sono altri assolutamente tranquilli nei quali le abitudini rimangono inalterate. Parlo della giustizia, dove tante cause vengono rinviate a babbo morto, le prescrizioni fioccano, mille decisioni tardano. Non è cambiato niente con Monti. Evidentemente ci sarà un motivo. Se parte del pubblico impiego si dà da fare e un’altra parte se ne fotte, vuol dire che il governo ha attenzionato (come si legge nei rapporti dell’Autorità Giudiziaria) solo alcuni settori.
Comunque tranquilli, è solo un fuoco di paglia. Anni e anni di evasione non possono essere cancellati dall’oggi al domani, le conquiste sociali italiane, presto, torneranno a condizionarne la vita. E i controllori potranno tornare a giocare a briscola o alla morra.
Non può essere altrimenti, non saremmo in Italia.
E Monti sempre italiano è.
Quante ne vuoi per Domenghini?
Posted on 26. feb, 2012 by L.P. in Città di Potenza, Racconti

Un piccolo panino con la mortadella costava venti lire.
La decisione di comprarne uno fu sofferta, perché temevo che mia madre non avrebbe voluto; poi dovevo mettere assieme le venti lire. Ma l’immagine di Franco che scartava il panino dalla carta scricchiolante e di colore marrone e lo addentava affamato, col profumo di mortadella che si spandeva e le briciole di crosta di pane che si sparpagliavano sul grembiule azzurro della scuola, non era sopportabile oltre, senza provare a vivere questa incommensurabile esperienza.
E così un bel giorno entrai nella salumeria pieno di vergogna e chiese il mio bel panino. Quando il salumiere mi chiese come lo volessi, non seppi cosa rispondere, e allora dopo aver annaspato un po’, risposi che lo volevo come quello di Franco. Il salumiere non sorrise, ma severo, quasi capendo che il mio acquisto era furtivo, mi consegnò il pacchetto.
Lo mangiai subito, non lo portai a scuola. Non fa niente se erano ancora le otto e mezzo di mattina.
La salumeria si trovava in corso diciotto agosto, all’altezza degli uffici governativi, ma sull’altro lato della strada. Io avevo sette anni, e una vita tutta mia.
Non dovevo dar conto a nessuno, almeno dalle otto di mattina alle due, e dalle quattro di pomeriggio alle nove di sera.
Una delle attività più divertenti e anche lucrose per me, era giocare “ai giocatori”: coi doppioni delle figurine Panini dei calciatori si facevano delle puntate con l’avversario, e poi o con la forza del fiato, o con l’abilità delle mani, che si trattasse del “cupppo” o “dello schiaffetto” a lato della pila delle figurine, bisognava rovesciare il mazzetto. Si giocava pressappoco dalla uscita di scuola all’ora di pranzo. Io vincevo spesso e avevo sempre le tasche piene di doppioni. La magia era vincere una figurina mancante, senza doverla scambiare.
Un’altra magia era acquistare le bustine dei calciatori “fuori zona”, e cioè fuori dal quartiere. Meglio ancora se in un’altra città. Ma questo rimaneva un sogno irrealizzabile. Perché da gennaio ad aprile, mesi nei quali, più o meno, si faceva la raccolta, non si facevano mai viaggi, neanche quello al mare. E sì, perché l’illusione era che comprando fuori zona fosse più facile trovare quelle figurine che non si trovavano mai. Io mi ero fatto un’idea precisa, e cioè che in ogni zona d’Italia le figurine rare fossero diverse, e quindi se a Potenza non si trovava Bulgarelli, a Roma non si trovava Canè e via discorrendo. Quindi immaginavo la possibilità di effettuare una raccolta itinerante da completare in pochi giorni, soldi permettendo.
Io compravo poche bustine al giorno, e le figurine me le conquistavo a cuoppo o al “ppppa”, ma il mio amico, figlio della salumiera, sempre col solito trucco dei furti alla cassa, se ne comprava venti al giorno.
La raccolta delle figurine l’ho fatta ancora per molti anni. Con le migliori scuse, “Mi dà le bustine per mio figlio?”, ho smesso solo a trenta e passa anni. E quando le vedo, ancora oggi, provo un irrefrenabile desiderio di fare la mia bella raccolta.
Continua.
Processo Mills, giustizia è fatta.
Posted on 26. feb, 2012 by L.P. in Diritto e giustizia

Il processo Mills si è concluso con la dichiarazione della prescrizione. Il PM ha toppato, ma è normale ci abbia provato, la difesa raccoglie un risultato minimo, quanto dovuto.
E allora? Cosa dobbiamo pensare?
Pare che la verità che la giustizia italiana ci vuole propinare sia che Berlusconi fosse sì colpevole, ma che non si sia potuto condannarlo perché è passato troppo tempo.
Ed ecco condensato, in pochissime parole, il grado di inciviltà che ha raggiunto l’Italia, e cioè, un corruttore può governare per anni e anni, e la giustizia funziona talmente male che si fa battere dalla prescrizione, istituto feroce che sbarra la strada alle lumache.
E quindi la politica non sa fare pulizia al suo interno autonomamente, e la giustizia è una autentica farsa. Perché mi chiedo: quanto è costato il processo Mills? E perché si dovevano gettare dalla finestra tanti soldi inutilmente?
Ogni settimana, nelle aule di giustizia italiane, vengono dichiarate centinaia di prescrizioni, il che significa che chi ha violato la legge non pagherà mai, e, da sempre, il sistema non riesce a porre un rimedio. Delle due l’una: o non ne è capace, o non vuole porvi rimedio.
In entrambi i casi stiamo messi molto ma molto male, perché l’inefficienza, il malcostume, la disorganizzazione, il malaffare, risiedono proprio nelle stanze dove questi mali andrebbero risolti.
E ho detto tutto.
In un paese dove accade tutto ciò, è ammesso aspettarsi di tutto da tutti, e ho ridetto tutto.
Augh!
Sinuosità epocali
Posted on 24. feb, 2012 by L.P. in Città di Potenza, Racconti

Ricordo l’esame di quinta elementare. Andai da solo a scuola, a quei tempi usava così, mentre oggi i liceali trovano l’autovettura dei genitori ad aspettarli all’uscita, come dire serviti e riveriti, e quando uscii ero molto preoccupato. Mi avevano fatto solo una domandina, che, dal mio punto di vista, non avrebbe giustificato alcuna valutazione. Feci duecento metri arrovellato dal dubbio, quindi girai i tacchi e tornai a scuola. Chiesi, allora, se non si fossero sbagliati e non avessero da farmi qualche altra domanda. Risero e mi licenziarono con un buffetto dicendomi di non preoccuparmi.
Il mio sogno era girare per la città in bicicletta. Ma la bici l’avevo solo al mare. E quindi si camminava molto, qualunque fosse la distanza da coprire.
La domenica si andava a giocare a pallone su un terreno sito accanto all’azienda chiamata Cip Zoo, nella zona cosiddetta, e a torto, industriale. Si andava a messa alle nove, e alle dieci si scendeva (realmente) fino alla Cip Zoo, e ci voleva un’ora. Dalle undici alle dodici e mezzo si giocava, e poi per tornare, in salita, ci voleva un’altra ora e mezza.
Uno di noi prendeva l’autobus, ma era l’unico, perché fregava i soldi alla cassa della salumeria della madre. Noi altri, invece, i soldini li conservavamo per qualcosa di più serio, tipo una partita a flipper o un gelato.
Servivo messa. E quella preferita era, appunto, quella delle nove, perché c’erano le ragazzine. In sagrestia ero di casa, ma non ero bigotto, perché di peccati ne facevo tanti, e non mi portavo troppi rimorsi dietro, solo il giusto.
Poi arrivò l’epoca delle medie. C’era una scuola media a due passi da casa, ma mio padre pensò bene di iscrivermi alla “Luigi da Vista”, ben lontana da casa. Io la raggiungevo sempre a piedi, e, all’una e mezza, affamato, tornavo a casa a piedi. Non prendevo l’autobus, mai. Ma non per mancanza di soldini, chè il biglietto costava poco e potevamo permetterci questo lusso a casa, ma proprio era fuori della mia testa, mi sembrava una cosa stramba, e la evitavo.
Ma i ritorni, con cartella e stomaco vuoto, non erano facili. Forse allora temprai il mio carattere e il mio fisico alle lunghe distanze. Le lunghe distanze mi affascinano ancora oggi, e quest’estate ho percorso oltre tremila chilometri in bici. Che soddisfazione, molto più che vincere una causa, che, pure, mi piace e mi fa guadagnare, ma il sacrificio fisico è altro.
Il cellulare era una mia visione fantastica ricorrente. Immaginavo un apparecchio portabile e piccoli aerei scooter per volare in città.
I cellulari sono arrivati, gli aerei scooter ancora no.
Il problema, però, che mi ponevo e sembrava irrisolvibile erano le strade e i semafori che avrebbero dovuto disciplinare il traffico in cielo. Problema che rimase irrisolto.
I tre anni di scuola media li trascorsi tutti con lo stesso compagno di banco. Lui, più precoce di me, mi avvisava dei rischi del sesso selvaggio. Uno bello grosso era quello di mettere in cinta una ragazza con baci troppo profondi e lunghi. Per un anno vivemmo con angoscia, poi arrivò una soffiata che per mettere in cinta una ragazza ci voleva qualcosa di più, e tirammo un bel sospiro di sollievo.
http://www.youtube.com/watch?v=f18jPNS-i2c&feature=related.
Continua.
Amore mio ti bacio sulla bocca…
Posted on 24. feb, 2012 by L.P. in Argomenti

Chissà se Monti si sia chiesto se in questa Italia, in questo momento storico, con l’aria che tira, sia concepibile che, un pur illustre, pensionato di Stato, percepisca un mare di soldi per allietare la sua vecchiaia.
Chissà se Monti abbia dato uno sguardo alle liquidazioni mostruose di alcune categorie di impiegati pubblici. Chissà se Monti si sia chiesto perché altrettante categorie di indefessi lavoratori la liquidazione non la percepiscano affatto.
Chissà se Monti.
Le contraddizioni del sistema Italia sono tali e tante che ognuno è legittimato a reclamare se viene appena sfiorato da qualche provvedimento che l’impoverisca.
Molti addebitano a Monti di aver cominciato dal basso, ovvero assalendo i redditi più bassi e neanche sfiorando quelli medio alti.
Monti se ne frega e tira dritto.
Arriverà mai a toccare i privilegiati? Se risana subito la situazione non ce ne sarà bisogno.
L’ingiustizia sociale è levare un soldo a tutti per favorire pochi. Il nostro è un sistema di una ingiustizia sopraffina.
La politica, intesa come teatrino dei pupazzi storici che hanno fatto la prima e la seconda repubblica, annaspa. Il disorientamento è tale che fanno tenerezza e un po’ pena. I vecchi tromboni non fanno neanche più sorridere. Divisi fra il pro Monti e il criticismo soft, temono di rimanere fagogitati dai nuovi amministratori, quelli coi redditi milionari, che, noblesse oblige, tirano avanti senza curarsi delle pene della popolazione. In Tv non li chiamano più, i giornali li hanno relegati alle pagine interne, e i loro elettori si allontanano in cerca di nuovi padroncini. Langue anche il caporalato del consenso. E questo è un bene.
Nel contempo la cittadinanza non si fa avanti, non si rende conto di essere titolare di diritti, teme ritorsioni, teme di essere schiacciata dalla finanza e dai suoi guardiani.
I negozi sono vuoti, e gli accertatori fiscali fanno strage di pover’uomini.
http://www.youtube.com/watch?v=J9jG51H-0g8Un periodo strambo, ma che finirà.
Una nuova alba ci aspetta. Un’alba seria, col sacco a pelo e l’IPad. Infreddoliti e connessi. Smagriti ma sempre raggiungibili.
Augh!
Diario
Posted on 23. feb, 2012 by L.P. in Città di Potenza

Correva l’anno 1960 e dispari, avevo una decina d’anni. I dischi in vendita erano i cosiddetti 45 giri. A Potenza li vendeva Nicastro in un negozietto di via Pretoria, in fondo, verso Porta Salza. Mio fratello mi spedì a fare un acquisto, e mi scrisse su un foglietto una decina di canzoni, tutte inglesi, e per ultima una dei Troggs
C’era solo questa, le altre nove non le aveva. Mio fratello rimase male.
Lui la musica la sentiva alla radio, e io sentivo la musica che lui registrava su un Geloso sottratto a mio padre.
In quei tempi, un giorno, un ragazzo con sei o sette anni più di me, mi fece entrare in un portoncino con una scusa, mi puntò un cacciavite alla gola e mi rapinò di quello che avevo. Il bottino fu un paio di medagliette che mi avevano regalato al CONI, perché gli avanzavano, a quelli del Coni, e perché a noi ragazzi piaceva molto averle in regalo, ci dava importanza.
Quel ragazzo non lo ricordo. Ne ricordo un altro, però, che mi minacciava sempre. Ora lo incontro spesso, io lo guardo, e lui abbassa lo sguardo.
Per dire.
Il bullismo, e anche di più, c’è sempre stato. Solo che allora queste disavventure non si raccontavano, neanche a casa.
Era tutto più semplice. Allora ai genitori si obbediva, senza protestare. Ora si discute. Che sia meglio ora o prima non si sa. Perché i ciarlatani cambiano sempre opinione, e gli studiosi si evolvono, e tu che sei cresciuto in una maniera, poi hai dovuto adattarti alle idee degli anni settanta, e che poi sei finito ai giorni d’oggi con un Berlusconi che pubblicizza le sue conquiste e i suoi fallimenti politici spacciandoli tutti per autentici trionfi, non te la passi tanto bene.
Che c’entra? Niente, per carità.
Ma Berlusconi mi ha segnato come quel bullo col cacciavite.
Mi hanno entrambi turlupinato.
Ma non sono i soli, figuriamoci.
Ce n’è una schiera.
E quelli che ho turlupinato io? TU HAI TURLUPINATO QUALCUNO?
Non ci credo mai.
Ma che ne sai tu della vita.
Gnegnegnè.
Ora che esci, vedi!
E dai!
Tu abusi del fatto che sei più grosso.
E allora zitto e cammina.
E io lo dico a mio padre.
Femminuccia.
Poi divenni più grande e mio padre mi regalò una Vespa 50, quella usata di mio fratello. E fui molto felice.
Ma non partiva che a spinta, e una domenica rimasi a Pignola con la moto che non ne voleva sapere. Mio padre si incazzò, perché si spaventò del mio ritardo. Provai a telefonargli, ma il cellulare non l’avevano ancora inventato. Anche lui provò a chiamarmi, ma anche per lui non ci furono anticipazioni nelle invenzioni.
Fine prima parte.
Malaschini, un eroe dei nostri tempi
Posted on 22. feb, 2012 by L.P. in Argomenti

Malaschini percepisce una pensione di 500.000 euro e spiccioli all’anno. Circa 1.500 euro al giorno.
Di fronte a queste cifre v’è da chiedersi cosa abbia potuto fare mai il nostro per meritare tanta grazia.
Tenuto conto che al pover’uomo oggi vengono pagati anche gli emolumenti da sottosegretario, e che, nel contempo, ogni giorno più gente mangia polvere, mi chiedo se il Mala non si vergogni di succhiare tanto sangue al suo paese.
Ma no che non si vergogna, e perché mai dovrebbe vergognarsi? Lui, i suoi soldoni, se li è meritati. E valga il vero:
pare che ogni giorno si sia svegliato e abbia mangiato, e questo da quando è nato!, e scusate se è poco.
Poi, ogni giorno, si è rasato perfettamente la barba, e ha orinato circa sette volte al dì, una vera faticaccia.
Ha sempre trattenuto i peti che pur, di tanto in tanto, gli chiedevano di uscire fuori dalla pancia, e talvolta ha avuto scariche diarroiche.
E’ sempre stato moderato a tavola, ed è stato sempre costretto a bere vino buono, e dio solo sa quanto gli sia costato.
Ha coltivato il suo sapere, non tralasciando le sue passioni: la raccolta di sottocoppe di peltro, e di posate d’argento.
Ha tanto pregato, e si è sempre comunicato, confessandosi sempre con frate Bartolo, che non gli ha lesinato penitenze severe.
Ancora oggi riesce a coniugare il paradigma del verbo orao in greco classico, e riesce a leggere tre romanzi contemporaneamente.
Tifoso della Pro Patria, non nasconde una aperta simpatia per il Chelsea.
Ama viaggiare.
Insomma una vita di sacrifici.
E quindi la sua bella pensioncina se l’è meritata.
Monti è avvisato: che sia severo quanto vuole, ma rispettasse il merito. Al più levasse gli spiccioli al buon Malaschini, simbolo dei nostri giorni, indefesso lavoratore, che agli ozi della pensione ha preferito gli oneri di governo. Quasi a gratis.
E giù il cappello.
La rubrica di Luciano Petrullo su Basilicata24. Di tutto di più
Posted on 21. feb, 2012 by L.P. in Argomenti

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