Ciao, San Gerardo
Posted on 31. mag, 2012 by L.P. in Attualità

Non c’è un potentino che non sia in grado di raccontare la sua esperienza di questi giorni con minorenni ubriachi.
Io ne ho visto una stesa a pancia in giù sul marciapiedi con un compagno che la assisteva guardandola. Pochi metri più in là una schiera di agenti, più o meno indifferenti. Ho chiamato i vigili e mi hanno detto più o meno testualmente “così vogliono”.
I portici di fine via Pretoria ancora oggi puzzano di vomito e orina.
La caserma dei carabinieri dista pochissimi metri.
Vendere alcolici ai minorenni non è una buona pratica, ma succede in un clima di illegalità diffusa e tollerata.
La festa di San Gerardo porta sempre un’ondata di giovani desiderosi di dare di testa, bere, esagerare, in genere.
Vorrà significare pur qualcosa. Materia da sociologi, immagino.
Quanto a chi, invece di controllare e prevenire, tollera, invece, sfugge alla competenza dei sociologi, e diventa materia investigativa e di costume. Sebbene anche i sociologi potrebbero dirci qualcosa.
Ma il bilancio dicono sia positivo. Per la partecipazione, per gli incassi, per la città. Pare.
Dobbiamo cominciare a convincerci di questa convivenza col malcostume, la barbarie, l’inciviltà.
Molti si sono lamentati dei commercianti ambulanti accampati un po’ ovunque.
Nessuno si è lamentato dei barbari nostrani.
La festa di San Gerardo sta assumendo proporzioni e notorietà importanti.
Dobbiamo rallegrarcene, o dovremo un giorno rammaricarcene?
Non vorrei che a prevalere debba essere sempre la componente economica, capace, troppo spesso, di far digerire anche l’impossibile.
Comunque è andata. Ora, per un anno, i residui di vomito e orina dovrebbero tornare a essere fisiologici e casuali. Le risse diradarsi e le televisioni spegnersi.
Senza riflettori, in fondo, si vive bene.
Ciao San Gerardo, all’anno prossimo.
Monti si indigna.
Posted on 30. mag, 2012 by L.P. in Argomenti

Il due giugno si festeggia. Cosa?
Non so cosa ci sia da festeggiare, ma la parata militare io la eviterei.
Facciamo, semmai, sfilare la protezione civile, da sempre impegnata a portare aiuti alle vittime della natura e del mal governo, la Croce Rossa, per gli stessi motivi e le vittime di tutto, e sono tante.
Oppure giriamola a pagliacciata, e facciamo sfilare i raccomandati d’Italia, i corruttori, i corrotti, i concussi, e i concussori, i mafiosi, e quant’altri, direbbe un noto politico del capoluogo potentino.
E, mentre sfilano, spernacchiamoli.
Ma dai, non è rispettoso.
Giusto, meglio i pomodori.
Monti, il cittadino e non il premier, si dice indignato che nel calcio avvenga quello che avviene, e stopperebbe i campionati per due o tre anni.
Bravo. Convengo.
Stesso rigore potremmo usarlo con la politica che, da decenni, mostra solo schifezze, e scandali di portata ben superiore.
Monti dice che lo sport dovrebbe essere il tempio della correttezza. Vero. Concordo. Ma un tantino di più dovrebbe esserlo la politica.
Allora?
Uguale proposta. Stoppiamo la politica per due o tre anni. Evitiamo che continuino a saccheggiare l’Italia.
Dicono che, dal 46, in Italia c’è la democrazia. Balle.
Dalle mie parti, se uno entra nell’urna per votare per le amministrative e per le europee, vota due cose differenti, almeno per il 50% dei casi. Infatti per le europee si sente libero, e per le amministrative è costretto a votare per i potenti.
Ai convegni politici in genere sono presenti anche i servi dei partiti limitrofi se non proprio avversi. Ebbene, questi segnano le presenze per riferire, in bene o in male, a chi di dovere.
“Chi c’era allora al convegno dell’MPA?”, per esempio. “Tizio e caio”. “Hai capito! Bene, non dimentichiamocelo quando viene a chiedere qualcosa”!
Questa è la nostra democrazia.
E allora ai convegni degli avversari non si va, altrimenti ti rovini la vita.
Una volta c’era la tessera.
Oggi pure.
Sono stato in Calabria, stamane. Per l’esattezza Catanzaro e dintorni.
La città è davvero brutta. Ma la gente è calda e cortese. Il traffico è regolato, poi, da una vecchia e non scritta norma: ognuno fa quello che vuole e agli incroci vale la norma di chi prima arriva passa; i segnali di stop sono solo d’ornamento. Ma basta saperlo. In fondo è una regola. Infatti se non rispetti uno stop nessuno si arrabbia e ti strombazza dietro.
Ho mangiato benissimo e sono arrivato in ristorante davvero fuori orario, cioè prima che aprissero le cucine. Ma mi hanno accolto con calore e hanno aperto le cucine prima del tempo previsto.
Ricordo un gita a Treviso di qualche mese fa. Feci un po’ tardi. Mi fecero sedere e ordinare; poi vennero e mi comunicarono che le cucine erano state appena chiuse e non mi cucinarono un tubo.
Che dire. Mi rimane un dolce ricordo di Catanzaro e un pessimo ricordo di Treviso.
In questo post che è una specie di minestrone voglio anche spezzare una lancia in favore del sistema Italia: sulla Salerno Reggio è impossibile marciare; e questo avviene da anni.
Ebbene la “macchina” Italia non ha mai funzionato e continua a non funzionare.
Questa è coerenza.
Viva l’Italia.
Viva Monti l’indignato.
Viva la Calabria.http://www.youtube.com/watch?v=qmJdCpEPIWs
My Potenza
Posted on 28. mag, 2012 by L.P. in Argomenti

Via Vaccaro, Potenza, è una importante strada della città che collega il centro con un punto della periferia. Parte quasi dal cocuzzolo per arrivare a valle, scendendo per un versante della collina.
Per quanto si tratti di una strada urbana, la vegetazione non manca, anzi è rigogliosa. Il che genera un perenne conflitto fra natura e civiltà, troppo spesso vinto, ma che dico, stravinto dalla natura. Nella foto viene, infatti, mostrato come la natura ricopra impunemente un cartello stradale, nascondendolo, così, alla vista degli automobilisti. Questi ultimi, però, sanno cosa significhi affrontare la natura selvaggia, ci sono abituati, e quindi, come sempre in questi casi, fanno di necessità virtù, e quindi dei cartelli nascosti se ne fottono.
La civiltà a riguardo non batte un colpo, e non protesta per la copertura della segnaletica né si azzarda a riconfermare la supremazia sulla natura.
Fatto sta che la natura rimarca il suo potere ricoprendo anche le panchine, che la civiltà aveva immaginato al servizio della cittadinanza. Nella foto è appena individuabile una panchina sommersa dall’erba. Ai cittadini, però, piace così, perché non c’è bisogno di organizzare esotici safari per sentirsi un po’ in Africa. Certo, non è la stessa cosa, ma i potentini si adattano.
Anche perché sostengono che questa è democrazia: anche l’erba e la natura hanno diritto di partecipare alla vita della città, notificando la loro presenza. E poi perché il colore verde è il colore della speranza.
L’amministrazione, invece, ben conscia del valore aggiunto che una natura incontaminata aggiunge al territorio, ha pensato bene di rendere anche la viabilità in certo qual modo coerente col paesaggio. E, quindi, poiché non esiste giungla con strada ben pavimentata, ha pensato bene di creare una strada che regga il confronto.
La strada appare quindi come un tratturo sconnesso, anche se viene dato avviso agli utenti, perché a Potenza sanno coniugare civiltà e natura incontaminata.
Che dire, a conclusione di questo breve excursus sulla città di Potenza. Di certo l’amministrazione è lungimirante, geniale, per certi versi. Regala ai suoi cittadini squarci di verde incontaminato su un tappeto di ricordi di civiltà, condisce i servizi urbani con un tocco di consapevole anarchia strutturale, consente, quindi, che le menti potentine spazino fra realtà incoraggiante e immaginazione avventuriera.
Il post-urbano comincia qui, e famosi architetti di tutto il mondo stanno per calare sulla realtà lucana come predatori avidi e bulimici. Nel frattempo la città si interroga e comincia a pretendere anche altri palcoscenici come quelli di via Vaccaro. L’amministrazione sorride sorniona, ha infatti in animo di rendere tutta la città un condensato di verde non attrezzato in contesto semi-urbanizzato. E questa è la nuova frontiera urbanistica delle città del mondo.
Potentini all’avanguardia, perbacco. Come sempre, del resto.
Grazie amministrazione. Davvero obbligati.
Viva San Gerardo
Posted on 27. mag, 2012 by L.P. in Argomenti

In fondo i politici creano ricchezza.
Sono come una grande industria: quando arriva, si crea l’indotto, e una serie di industrie satellite lavorano e fanno lavorare.
Ebbene così i politici.
Pensateci: portaborse, segretari, autisti, scorte, e poi, mediatori, consulenti, affaristi, imprese, corruttori, concussi, per non parlare di trans, massaggiatrici/ori, escort, modelle e nipoti di Mubarak.
Quante famiglie non avrebbero un presente e un futuro senza politici? Troppe, perbacco!
E allora combattere i politici e i loro privilegi, è come farsi del male da soli.
I politici vanno protetti, coccolati, alimentati e preservati.
Pigliate gli uomini della scorta della esimia Finocchiaro, donna colta e dai principi nobili, se non spingessero il carrello a Ikea, che farebbero? E quale stipendio porterebbero a casa?
Piuttosto il modello di società creato negli anni dai politici nostrani, va affinato, come dire, migliorato, raffinato.
I politici devono diventare dei centri di eccellenza per l’occupazione e lo sviluppo. Attorno a questi centri va creato, curato, direi innaffiato un indotto che può diventare il vero e proprio laboratorio italiano.
Prendete, sempre per esempio, e togliendoci il cappello, nonevèro, Formigoni. Il suo indotto fa paura. Un esercito di anime campa dietro di lui.
Formigoni meglio della Fiat, perdinci. E non c’è il rischio che apra uno stabilimento in Cina o in Brasile, o negli Usa.
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Continua a Potenza il mistero della vendita del Tribunale. E’ diventato un po’ come la storica compravendita della Fontana di Trevi, comica gag degli anni sessanta.
Non si capisce chi ci guadagna, e se al Comune conviene. Di certo servirebbe per creare liquidità. Ma creando liquidità, per poi spenderla per pagare i debiti, non si risolvono i problemi, anzi, nel medio tempo li si raddoppia.
Finanza creativa? Boh! So solo che il Consiglio Comunale votò una vendita a un prezzo di gran lunga superiore a quello d’asta. Siamo sull’orlo di un nuovo dissesto del Comune di Potenza?
Chissà. Per ora si festeggia il Santo Patrono, come in ogni posto di provincia che si rispetti.
Quest’anno, grazie ai lavori di rifacimento del trucco di piazza Prefettura, la musica me l’hanno messa sotto casa. Grazie, davvero gentili, ma non dovevate preoccuparvi tanto. Potevo muovermi io.
Tanta cortesia mi ha commosso, e per la commozione brinderò a chi mi ha voluto così bene. Tante di quelle volte i lavori in piazza dovessero durare una decina d’anni, se, per esempio, i tempi sono gli stessi dello snodo di Gallitello o della tripla corsia della Salerno-Reggio, probabile che il valore di casa mia raddoppi.
E allora via con i ringraziamenti a chi ha collaborato, coscientemente o meno alla stesura di questo post:
Grazie Vito, Sindaco di Potenza,
Grazie Finocchiaro, onorevole con scorta,
Grazie Formigoni, ciellino di fede,
Grazie San Gerardo, mai come quest’anno ti sento vicino,
Grazie Ikea, senza di te non sapremmo dell’utilità pratica delle scorte,
Grazie Fontana di Trevi, breve ma gradita e significativa comparsa,
Grazie Tribunale di Potenza, ci voleva la tua vendita per ricordarti dopo la partenza di Woodcock,
Grazie Valentino, per il supporto di notizie,
Grazie Zeman, ogni 5 minuti mi fermo e penso al tuo capolavoro,
Grazie Michele, Francesco, Luigi, Antonio, Anna e Nuccia, persone che non conosco, ma che arricchiscono la brisbata,
Grazie al Papa, per la soppressione del limbo,
e un Grazie infinito, e concludo, a tutti li cristiani.
Augh!
Che razza di scorta …
Posted on 27. mag, 2012 by L.P. in Attualità

“In questo paese si sta facendo piazza pulita dei processi democratici e di partecipazione.
La solidarietà, la multietnicità, il multiculturalismo, la tolleranza, la libertà, il rispetto, principi cui la sinistra si ispira, facendoli propri e per i quali combatte una lotta quotidiana, devono tornare alla ribalta quali motori sviluppatori di una energia positiva che cambi i valori in campo, restituendo centralità all’uomo e al genere umano”.
-Giuseppe fammi un caffè, su sbrigati-
“Dicevo, dunque. Il berlusconismo ha fatto danni irreparabili, superiori agli storici terremoti che hanno sconquassato il nostro paese. Noi dobbiamo rimboccarci le maniche per restituirgli credibilità”.
-Francesco, avvicina la macchina, dopo dobbiamo scappare; e aggiustati la cravatta, mi sembri uno scaricatore di porto, ma che figura vuoi farmi fare-
“E quindi, per concludere, viva l’Italia, viva il PD, viva la sinistra, viva l’Internazionale”.
-Antonio, aggiustami la giacchetta, dai. E sbrigatevi mollaccioni. Aspetta Giuseppe, il caffè faceva schifo, ora, almeno reggimi lo specchio che mi do un po’ di trucco. Francesco forza, su, che pizza moscia che sei!-
“Mamma che scorta di cacca che mi hanno rifilato”.
Donna di sinistra con schiavi al seguito, dalla Rubrica di Basilicata24
Posted on 26. mag, 2012 by L.P. in Argomenti

Grillo, Monti, Iddio e Zeman
Posted on 23. mag, 2012 by L.P. in Amenità, Argomenti, Attualità, Calcio, Città di Potenza

Il Movimento 5 stelle ha vinto, anzi no, cioè ha vinto il Pd, anzi non ha vinto, a Parma, ma ha vinto altrove. La Lega ha perso, sì ha perso, ella miseria se ha perso; il PDL pure. Ma dai!
Giuro ha perso parecchio. Nessuno lo vota più. E il Berlu? Sta sbaraccando. Pure il Milan sta dismettendo. Thiago Silva al migliore offerente, e Pato pure. Galliani a fare il giardiniere ad Arcore, e Seedorf a curare la stalla.
Alfano continua a sparare proclami, ma si ascolta solo lui.
Casini è indeciso: non sa se ha vinto, perso o pareggiato.
A distrarre tutti ci ha pensato un malefico terrorista e un Padreterno vendicativo.
Non riuscirò mai a coniugare fede ed eventi naturali. E no, perché se esiste un Dio, che protegge i più deboli, e combatte il male, e se questo Dio è davvero onnipotente, può pregare il Vaticano di spiegarci perché si accanisce sempre contro i disgraziati?
Ma la giustizia ci sarà in cielo! Per ora crepa.
Cambiali, sempre cambiali. Ci tocca firmarne troppe. Noi sempre debitori, e quando diventiamo creditori, o lo Stato fallisce, o la Regione ha il patto di stabilità (bella diavoleria), o se ne pensa in cielo, quando hai tirato le cuoia.
A pensarci bene questa vita è una bufala. Tutte le cose belle sono promesse non garantibili né verificabili.
Bisognerà fare di necessità virtù, e provare a essere felici con le disgrazie, i dolori, i sacrifici. Come dicono i buddhisti, del resto.
Hic et nunc, il resto ciccia.
Pensate alla chiesa: l’obolo all’ora della questua durante la messa, e la percentuale sulle tasse, e le tasse risparmiate, e tutto l’indotto della fede, e in cambio un’ostia, previo sputtanamento generale attraverso la confessione, settimanale, e le pene per emendarsi dai peccati.
I peccati, poi!
Ma se desidero un bombolone alla crema è peccato? E se me lo pappo con avidità è pure peccato? Cioè, sono due peccati distinti o sono uniti dal vincolo della continuazione? E se sono distinti e dipendendo l’uno dall’altro, sono più gravi di due peccati messi insieme? C’è l’aggravante?
Non se ne esce più.
Ma ora il Vaticano ha semplificato le prassi. Come Berlusconi con la burocrazia. E quindi anche durante la confessione c’è la tendenza a non scendere nei particolari. “Padre ho commesso atti impuri”, “Accipicchia, da solo?” “Sì, padre, miseramente da solo?, “ mano destra o sinistra”, “Padre, non ci crederà ma le uso entrambe”, “Oh, Madonna benedetta, ma …. Insieme o a turno?”, ecco pare che non si possa scendere più nel particolare di così, ed era ora. Una volta ti chiedevano anche dove stavi e quale era il soggetto ispiratore.
*
Il tono della voce di Monti è metallico, monocorde, monotono e senza sbalzo alcuno. Una lagna. Come i suoi provvedimenti. Me lo immagino a ridere a crepapelle, se gli capiterà mai. Più probabile che, alla sera, la moglie lo smonti (bella questa) e lo oli.
Berlusconi era, invece, straripante. Un po’ straripante lo è pure Bersani, col suo gergo da compagno con handicap (dicesi compagno con handicap quello residuato dal vecchio PCI e convolato a nozze con i vecchi Dc. E chi glielo doveva dire che un giorno avrebbero spartito il bottino).
*
Zeman ha vinto il campionato e si è pure commosso. Lo capisco, con le disgrazie trascorse, e con quei diavoletti a interpretare alla perfezione il suo credo calcistico, c’è poco da rimanere indifferenti.
Ora lo vogliono tutti, a Zeman. Fino a ieri era dimenticato. Saprà essere riconoscente al Pescara per averlo ripescato dalla serie C, o preferirà approdare a un’altra squadra?
Il dilemma dei dilemmi.
Io non derogo dalle seguenti alternative:
o rimane a Pescara con conferma di quasi tutti i gioielli e arriva in coppa Uefa, o va al Napoli e vince lo scudetto. Al di fuori di queste due ipotesi non ne vedo altre.
Zeman ha bisogno ormai del mare, senza del quale rende meno. Quindi niente Roma e Firenze.
Quest’anno non ho perso una partita, cioè due le ho perse, su 42. La prima, Verona – Pescara 1-2, perché ero in viaggio, e la seconda Pescara – Sampdoria 1-0, perché si giocava di lunedì e me la sono stranamente dimenticata. Poi le ho viste tutte, ho visto 86 gol, la quota Sky è stata ben pagata. L’anno prossimo mi abbonerei per andare al campo, ma dipende dove allenerà. Dice “ma a me che me ne frega”, giusto, ma basta saltare il paragrafo.
Vi leggiamo le formazioni: gnegnegnè, gnagnagnà, gnigninì, fofofo, fififi, fafafa, mumumu, resitè, cabalì, furtansè, caballì. In panchina: cucuccu, cacacca, cececce. Allenatore nininì.
Arbitra il sig. Rattattà di Monopoli.
“Chiediamo scusa, siamo del centodiciotto, e abbiamo per Lei una bella camicia”, “che bella è tutta bianca”, “la provi, deve starle benissimo”, “va bene, e grazie”.
E partirono le sirene.
Dalla rubrica di Luciano Petrullo su Basilicata24, ingiustizia a caro prezzo
Posted on 21. mag, 2012 by L.P. in Argomenti

Permette? Sono arrogante e presuntuoso, un vincente, cioè.
Posted on 17. mag, 2012 by L.P. in Argomenti, Città di Potenza

Oltre ai danari nei nostri paraggi scarseggia anche l’educazione. Questa, da sempre fa a cazzotti con la presunzione, talchè è davvero difficile trovare qualcuno presuntuoso ed educato; al più un presuntuoso può essere affettato, che, però, è tutta un’altra musica.
La presunzione, invece, ben si coniuga con un’assenza di valori e meriti; questi ultimi sono ingombranti, e la presunzione pretende spazio.
Un presuntuoso e maleducato è presente nella nostra società in maniera esagerata, non compensato più da persone col cervello e l’umiltà, l’educazione e il rispetto, perché gente del genere viene relegata nei ghetti della moderna società già dei consumi, oggi dei rancori.
Il presuntuoso e maleducato emerge in contesti particolari; uno di questi è la politica.
La politica sembra fatta apposta per essere il ricettacolo di persone con le caratteristiche dianzi indicate.
Menar prosopea e lingua a seconda di chi ti sta di fronte, è una pratica invero difficile per chi è portatore dell’handicap della dignità. Il presuntuoso e maleducato, invece, è suddito col superiore gerarchico e non, e tiranno con tutto il resto del mondo.
Stamane un politico, dall’alto del suo incarico, dal quale ogni tanto si sporge per menare uno sguardo benevolo al mondo sottostante, ha lasciato un ente, largamente rappresentato, in attesa che si lui attardasse al bar a far chiacchiere e sorbire un caffè, ironizzando sul fatto che quelle persone lo avrebbero aspettato con ansia e sottomissione. Un altro politico, più titolato, e ben più meritevole, non ha ironizzato, ma è comunque andato al bar a scortare un ospite.
Se i supermercati o i centri commerciali si dotassero di banconi per la vendita al dettaglio di merce del tipo dignità, rispetto e educazione, fallirebbero presto; anche se procedessero a svendite colossali e a super offerte.
Forse bisognerebbe pensare a un vaccino, da iniettare nei primi anni di vita, anche contro la volontà dei genitori, che, a riguardo, non sono utili alla causa.
Il mio problema è, però, anche un altro: riuscirò a indignarmi sempre?
La Moleskine
Posted on 15. mag, 2012 by L.P. in Racconti

Si guardò attorno con circospezione, quindi, tirato fuori il coltello dalla tasca lo tenne lungo la gamba fino a quando fu all’altezza delle ruote della macchina. Quindi si piegò e tagliò la gomma in maniera tale da renderla inservibile. Il fischio che fece l’aria nell’uscire lo convinse di aver fatto un lavoro buono, se non perfetto. Velocemente si portò accanto alla ruota anteriore e rifece l’operazione. Si guardò di nuovo attorno e si allontanò rapidamente. Erano le due di notte e non c’era un’anima in giro.
Tornato a casa, ripose il coltello nel tiretto della sua scrivania, e aprì un librone Moleskine nuovo, ancora chiuso nel cellophane. La penna l’aveva già scelta; era una Parker di colore rosso, nella parte inferiore, e grigio metallo nella parte superiore. Inchiostro blu.
Riportò su un unico rigo data, orario, via, città, modello della macchina danneggiata, colore e targa.
Con una grafia minuziosa e chiarissima, quasi infantile, completò la registrazione contrassegnando il rigo con il numero “1” posto all’estremità sinistra del rigo. Chiuse il Moleskine e lo ripose nella libreria.
Provò a dormire, ma era ancora troppo eccitato. Allora si versò un cognac e lo bevve lentamente in poltrona.
Finì per addormentarsi lì. A svegliarlo fu la sveglia del cellulare impostata alle sette.
Dolorante per la posizione scomoda, e ancora intontito per il sonno si ficcò sotto la doccia con un brutto umore. Ma quando ricordò l’impresa della notte precedente sorrise felice e la giornata prese una buona piega.
Si recò in ufficio dove svolgeva funzioni importanti e, come sempre impeccabilmente, assolse a tutti i suoi oneri lavorativi.
Per la pausa pranzo invece di mangiare andò in palestra e poi riprese il lavoro. In serata andò al club per l’aperitivo ma la sua mente vagava altrove. Venne beccato dagli amici più volte come in trance, dalla quale non fu facile uscirne.
Non cenò.
Attese con ansia che arrivassero le due. Quindi prese il coltello e uscì per ripetere quello che voleva diventasse un rito. Sognava il librone Moleskine completo, con le pagine scricchiolanti, per l’inchiostro, la scrittura fitta e il movimento di sfogliarle.
Cambiò zona e l’effetto, dopo lo sfregio a un’utilitaria, fu devastante perché l’eccitazione fu superiore al giorno prima.
Aggiunse solo un particolare: fotografò la macchina. Poi nel rapido ritorno a casa immaginò dove collocare la foto nel Moleskine, già pentito di non averci già pensato il giorno prima.
Si ripromise di ritrovare la sua prima auto per provvedere a fotografarla.
Tornò e gli venne appetito. Con soddisfazione si cucinò, incurante dell’ora tarda e degli impegni del giorno dopo. La sua nuova dimensione sembrava dargli una forza eccezionale.
Quella notte dormì nel letto e profondamente, sognando la pagina 25 del Moleskine.
Nolè e Saverio
Posted on 12. mag, 2012 by L.P. in Città di Potenza, Racconti

Il commissario Nolè aveva deciso: avrebbe avuto un compagno di vita, un cane.
Scelse un bull terrier.
Lo prenotò per tempo presso un canile di Napoli, e quando ricevette la tanto attesa telefonata, non vide l’ora di mettersi in viaggio.
Lo fece il sabato successivo, partenza alle sette di mattina per essere al canile attorno alle dieci.
Nolè, in auto, non superava mai i 130 Km orari, ma, per compensare il comportamento di rispetto della legge, non indossava mai la cintura di sicurezza.
Quando se lo trovò davanti fu vero amore: il cane era tutto bianco con un occhio nero. Bruttino, invero, ma per Nolè era una meraviglia.
Aveva meno di tre mesi, e, ricevute le istruzioni per i primi tempi, salutò e scappò via.
Il cane aveva già un nome, ma Nolè decise subito di cambiarglielo, e lo chiamò Saverio.
Lo sistemò sul sedile del passeggero e si mise in viaggio, ma non superò i novanta per timore che il cucciolo cadesse dal sedile.
Dopo dieci soste e tre ore e mezzo di viaggio arrivò a casa.
Non gli aveva ancora messo il guinzaglio.
Saverio guardava il commissario con amore, dolcemente ricambiato.
Dopo una domenica passata a leggere riviste sui cani, e a giocare con Saverio, arrivò tristemente il lunedì.
Nolè di buon’ora si avviò per la questura con Saverio al fianco.
In ufficio lo sistemò in una bella cuccia al suo fianco, ma Saverio capì subito che avrebbe goduto di tutta la libertà che voleva.
Quando si rese necessario uscire d’ufficio, Nolè chiamò Rosaria, l’appuntato più giovane, e la pregò di dare un’occhiata a Saverio.
Doveva incontrarsi con un informatore per una fornitura di droga che sarebbe arrivata in città nella serata. Si incontrarono a Montereale, su una panchina vicino al monumento ai caduti.
Conosciuto ogni particolare dell’operazione, l’informatore si allontanò rapidamente dalla panchina. Nolè, invece, rimase seduto a fumare. Ebbe così modo di vedere tutta la scena.
Mentre l’informatore era all’altezza del belvedere, a una cinquantina di metri dalla panchina, venne avvicinato da due giovanotti che lo affiancarono. Dopo due passi l’informatore si accasciò al suolo. Nolè non badò all’informatore ma tagliò per il Dancing, per incrociare i due malviventi sulla strada che costeggiava la piscina comunale. Il più basso aveva ancora il coltello grondante il sangue dell’informatore in mano e, trovatosi Nolè davanti, glielo mostrò minaccioso. Ma Nolè con un calcio alla mano glielo fece volare via, pronto a difendersi dall’attacco dell’altro aggressore. Questi si fermò di colpo e sfilò dalla tasca interna del giaccone una pistola che puntò immediatamente contro Nolè.
Il commissario si fermò, alzò le mani, e disse “Ok, avete vinto”. Il pistolero era indeciso sul da farsi, mentre l’amico, ben più deciso lo incalzò “Dai, scappiamo”, e cominciarono a correre. Passarono davanti a una panchina dove c’era una ragazza, che, apparentemente distratta, allungò una gamba per sgambettare il malvivente armato. Quando questi cadde, mollando la pistola, il suo compagno si fermò per aiutarlo, ma la ragazza gli sferrò un calcio nelle parti basse e con un balzo recuperò la pistola. Nolè, che aveva visto tutto, aveva un diavolo per capello e apostrofò la ragazza che aveva subito riconosciuto “Dove hai lasciato Saverio?”, Rosaria sorrise e indicò la panchina dove Saverio già scodinzolava alla vista di Nolè.
“Ho pensato di portarlo qui per farlo divertire, commissario”.
Nolè sorrise beato alla vista di Saverio, e incurante dei due malviventi, come dell’informatore che stava avvicinandosi con una mano sul fianco mostrando di non aver subito grossi danni, disse a Rosaria “Pensaci tu a questi due balordi io me ne vado in giro con Saverio”, Rosaria sorrise e chiamò in questura col cellulare per chiedere aiuto.
Nolè intanto già correva per il parco inseguito da Saverio e pensava “Io il collare a Saverio non lo metterò mai”.
Dalla rubrica su Basilicata24 di Luciano Petrullo – Il più giovane c……
Posted on 12. mag, 2012 by L.P. in Argomenti, Città di Potenza

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