il primo della classe
Posted on 29. giu, 2012 by L.P. in Commenti

Avete presente il primo della classe?
Bene, in genere era un po’ antipatico, saccente, discreto, acido, tendente al solitario, o meglio settoriale; non amato, talvolta sopportato, si legava a pochi, individuati nella massa per qualche caratteristica che lo attraeva.
Il primo della classe non rideva agli scherzi, alle battute, specie se volgari, si allontanava se si parlava di donne, o di calcio, e spiluccava la merendina messa in borsa dalla mamma.
Un primo della classe simpatico era merce rara, ma diventava immediatamente un leader.
Il primo della classe tipico si copriva ai lati, quando traduceva in classe, per non far copiare, mentre quei pochi simpatici distribuivano la versione già tradotta.
Il primo della classe non si confidava mai, al limite col prescelto, ma senza mai dire tutto. Il primo della classe era un po’ vigliacco, molto timido, e, puntualmente simpatizzava con la prima della classe, che aveva le sue stesse caratteristiche.
Con un primo della classe nessuno amava uscire o andare in gita, o averlo compagno di banco o di giochi. Il primo della classe aveva autorità solo in classe, mentre fuori era l’ultimo del gruppo.
Al primo della classe nessuno avrebbe affidato la gestione di alcunchè, se non il professore la denuncia delle monellerie. Un primo della classe non avrebbe mai organizzato un torneo, una partita o fatto la formazione della classe. Al più faceva il portiere.
L’Italia ha un governo di primi della classe. Dai primi banchi al governo, passando per luoghi di potere, dove si accede prima per il ceto, poi per la famiglia, poi per il potere della famiglia o del gruppo, difficilmente per il proprio valore intrinseco, che, comunque, da un punto di vista meramente teorico, i primi della classe hanno elevato.
I primi della classe nascono, si sviluppano e maturano in stato di quasi – isolamento dal resto del mondo. Non conoscono le difficoltà, il disagio, il quotidiano. Il nostro governo non solo non conosce il disagio economico e non, ma sono sprezzanti e considerano il popolo un branco da portare a brucare l’erba, da far accoppiare e poco altro.
I primi della classe, e i nostri governanti, non sanno molto della vera vita, conoscono solo quella loro, falsa, ovattata, silenziosa e discreta.
Io ho avuto molti primi della classe per amici. Ma erano di quelli simpatici e che non vivevano negli agi, diciamo normali, con pulsioni e problemi “normali”.
Con quegli altri primi della classe non ho avuto mai particolari rapporti.
Ora mi governano.
Come generazione forse ho fallito. Sul piano individuale non so.
Amen.
PS: i primi della classe hanno sempre qualcuno che li sponsorizza, che crede in loro e nei loro poteri terapeutici se non taumaturgici. Sono persone tendenti al genere “primo della classe”, mancanti, però, finanche della capacità di perdere una vita sui libri.
Perdere una vita sui libri ritengo sia cosa pregevole, intendiamoci, e io, seppur con la maturità, sui libri ci passo sempre più tempo; ma ritenere che questo sia sufficiente per essere, oltre che primi della classe, primi nella vita, significa vaneggiare.
Oggi in molti sostengono che “meno male che Monti c’è”, quando non ha fatto, a oggi, che alzare le tasse. Io continuo a sostenere che ci troviamo il primo della classe solo perché gli asini di prima erano anche altro, e non mi riferisco a cose buone.
Il Galateo secondo Fred Mulligam. L’uso del cellulare
Posted on 28. giu, 2012 by L.P. in Amenità

Cambiano i tempi, le mode e gli usi. E anche il galateo si adegua.
Le buone maniere si evolvono adeguandosi alle nuove tendenze, alle nuove tecnologie e, per dirla con l’assessore, quant’altro.
Per esempio al cellulare è bene non esordire più col desueto “pronto”, ma va molto dire immediatamente il proprio nome, seguito da un sobrio saluto:
“Fred, buongiorno”
Oppure, se si telefona a qualcuno non ben conosciuto è bene specificare anche il cognome “Fred Mulligam, buongiorno”.
Sul titolo è bene chiarire che questo va indicato quando si tratta di telefonata fatta nell’esercizio della professione. Quindi, se telefono alla società tal dei tali per parlare di una pratica e sono un avvocato dirò “avv. Fred Mulligam, buongiorno”.
Sempre parlando di cellulare si sconsiglia l’uso con vibrazione in chiesa. Meglio una suoneria dal tono classico, magari un “Ti adoriamo ostia divina” d’annata, interpretato dal coro delle voci smunte della cappella dei Frati Francescani dell’abbazia di Tortoreto, tiè.
L’effetto sarà strabiliante, il Parroco, come nei migliori spettacoli televisivi, seguirà subito la suoneria intonando a voce piena e casomai ritmando meglio il motivo. I chierichetti si tireranno la sottana e balleranno come due splendide donne immagine, mentre il pubblico dei fedeli si scambierà il segno della pace e la spazzola per un cambio dama.
Al ristorante il cellulare va usato con la vibrazione e non va posato sul tavolo.
Ma si può parlare a voce alta portando a conoscenza dei vicini la nostra conversazione e chiedendo a più riprese, e con specifico ammiccamento, consenso ai vicini sulla battuta che andremo a fare.
I vicini godono a sentire i fatti degli altri e allora andateci giù di brutto, anche inventando relazioni improbabili “Mia adorata sei sempre più bella del sole. E ti ricordi ieri sera che abbracci da 1.000 volts? E tuo marito che russava?”
In fila davanti a qualche ufficio, invece, è d’uopo parlare del fatto del giorno, prendendosela con chi governa il mondo. Le invettive devono essere garbatamente volgari, e cosa possa significare garbatamente volgare rimane al vostro prudente apprezzamento. Certo che cambia da situazione a situazione; insomma una cosa è fare la fila al Teatro Parzellana di Varsavia e un’altra al botteghino dello stadio Viviani di Potenza.
Il telefono, infine, si usa “nature”, senza alcuna protezione o portacoso, e questa è una regola ferrea.
Ultima annotazione: i medici in sala operatoria, gli avvocati e i magistrati in udienza, i politici in Parlamento, e i relatori ai convegni, possono fare che cazzo vogliono, tanto ….. lo farebbero lo stesso, e allora bando alle ipocrisie e riteniamolo un comportamento elegante direttamente e senza passare dal via.
Il lavoro non è un diritto, e se lo dice lei …
Posted on 28. giu, 2012 by L.P. in Attualità

La Fornero l’ha detta tutta: il lavoro non è un diritto. Fraintesa o no, la frase è forte e impone qualche domanda.
Per esempio se il lavoro non è un diritto cos’è?
Un lusso?
Un privilegio?
Un passatempo?
Un dovere?
Quand’anche si volesse ritenere che il lavoro bisogna sudarselo, e tenuto però conto che a sudarselo sono tutti, tranne i privilegiati che continuano a essere privilegiati, quali i figli dei politici, i loro nipoti, i protetti e i super ricchi, ebbene ciò non toglie che possa essere anche un diritto. Ma, in fondo, chissà cosa voleva dire la Fornero, che sembra avere lucidità e prontezza di spirito pari a quella di una tartaruga alla quale si dicesse di accelerare il passo. Forse voleva soltanto dire che “oh come sono bella, oh come sono brava, oh come sono importante, oh come sono necessaria”, e i giornalisti hanno capito altro.
Che poi a sudarselo, e che vorrà dire?
Che bisogna studiare? Bene, se ci sono università che portano avanti caproni che le chiudessero.
E, comunque, io vorrei, per esempio, fare il commesso o l’operaio, come si fa a sudarselo, questo lavoro?
Studiando la psicologia del cliente che deve acquistare oppure la storia dell’industria dal primo proletario ai giorni nostri?
Mistero della fede; anzi, mistero della fede nella Fornero. Quella che ha mister Monti, che voleva sospendere i campionati di calcio per gli scandali senza sospendere la politica naufragata in un mare di scandali.
I nostri tecnici sono il simbolo del livello medio italiano: messi lì per fare quello che non sapevano fare i politici, hanno finora fatto quello che avrebbe fatto la peggiore politica.
Ma presto arriveranno i tagli!
Eccome, li stiamo aspettando.
Dovevano arrivare per primi, ma portano ritardo, traffico intenso sulla linea, perbacco.
Cara Fornero, quanto a sudarsi le cose, comincia tu a sudarti l’incarico che copri, che, invece, ti è stato offerto su un piatto d’argento e che onori sputando fiele sugli italiani onesti e disgraziati.
Il Novello delle Colline Padane
Posted on 20. giu, 2012 by L.P. in Amenità

Amici! Si inaugura una nuova rubrica sui vini.
Ogni volta il nostro ormai amicone Fred Mulligam ne assaggerà uno per noi.
Stavolta tocca al Novello delle colline padane, un nuovo vinello che ci ha stupito per la freschezza mista a un esasperato ritmo alcolico. Ma ecco il giudizio di Fred.
“Amici, non si discute, è proprio un buon bicchiere di vino. Fruttato nella misura giusta, mediamente tannico, di un colore porpora mediata, quel rosso intenso da tramonto cilentano. Un rosso crudo, se vogliamo, ma ispirato, violento ma sincero.
Facendo volteggiare il vino nel giusto bicchiere, si notano archi ampi e netti, segno inequivocabile di un tasso alcolico beneaugurante.
Sul palato è celestiale, un po’ lapposo, buono quindi anche per cibi grassi; persistente, con tendenza al dolciastro. Se vi pruderanno le gengive, ebbene, andate da un dentista.
Ma gli accoppiamenti sono la vera sorpresa di questo vino bello e fino. Potete ingurgitarlo con primi di montagna, pasta di casa, e ragù con ‘ntrupc; oppure sorseggiarlo su carni grasse e portatrici sane di cattivo colesterolo. Ma io proverei anche un azzardo, lo berrei, cioè, anche su frutti di mare ben conditi e agliosi. E se proprio vi viene, bevetevelo anche per aperitivo, ma solo se avete una buona capacità di assorbimento alcolico. E… se vi acchiappa la polizia, e vuole provare il vostro tasso alcolico, ebbene sparate prima un bel ruttone, e poi dite che ricorreva il compleanno della nonna. E’ un classico che potrebbe fare breccia”.
Fred Mulligam, astrologo, giornalista ed esperto di vino. L’unico a essere, a vario titolo, frequentemente consultato da Nero Wolfe.
E i partiti mi fecero responsabile alla comunicazione interna
Posted on 20. giu, 2012 by L.P. in Amenità

E i partiti inventarono l’incarico senza oneri.
Correvano gli anni ottanta e avere un incarico da un partito significava qualcosa.
Poi arrivarono gli anni novanta e avere un incarico da un partito incominciò a significare qualcosa di meno.
Con gli anni duemila la rivoluzione: avere un incarico non significa un cazzo.
-Ti nomino responsabile alla comunicazione interna!
-Wow, e cosa devo fare?
-Amico, non ti allargare ora.
Però fa tanto. Ti senti parte integrata di un gruppo, hai un ruolo, sei qualcuno, nel partito. Ma l’enfasi che accompagna l’incarico (comunicati stampa ecc.) ti fa sentire qualcuno anche nella vita.
E qui cominciano i guai, perché ti scontri con la realtà. Insomma potresti trovare pur qualcuno che della tua importanza non solo non gliene importa un fico secco, ma che non te la riconosce affatto.
Ma tu tiri dritto, perché c’è il partito con te, alle tue spalle, diciamo dietro di te. E, quindi, prova a non piegarti troppo.
Ma in fondo per il partito questo e altro. Perché un giorno si ricorderà di te o dei tuoi figli. Da quell’incarico vuoto di contenuti alla prebenda, alla cortesia, al posto.
I politici, in fondo, hanno ragione a prendersi gioco dell’Italia; fin tanto che esisteranno individui felice di avere un incarico, di portare quella coppola con fierezza (sono il responsabile alla cultura del partito gnegnegnè!), con l’unica speranza di avere a disposizione la scorciatoia della vita, ebbene, continuassero così, che ce lo meritiamo.
E ora tutti a sorbirci il convegno sulla Italia che sarà, se solo porteremo avanti i nostri politici.
Augh!
Lo ha detto e ridetto la Cassazione
Posted on 18. giu, 2012 by L.P. in Argomenti

Fare cause è cosa articolata, complessa, ma in fondo buffa. E valga il vero.
Per proporre un ricorso per Cassazione bisogna allegare, oltre a tante altre belle cosette, ben individuate dal codice di procedura civile, almeno tre copie del provvedimento impugnato. Lo dice l’art. 137 delle norme di attuazione del codice di rito. Una legge, insomma. L’ “almeno” è carino, poco tecnico, però lascia spazio alla generosità o alla scaramanzia; per esempio un avvocato ben disposto potrebbe depositarne 124, oppure 69, oppure un tal altro numero che gli porta bene. La scelta del legislatore, di fissare un numero minimo, e non un numero preciso, pari, cioè, alle effettive esigenze, fa pensare che le esigenze siano soddisfatte con tre copie, ma che se si vuole abbondare, la cosa è gradita. E chissà mai perché.
Fatto sta che se ne porti tre succede il finimondo.
Infatti nella nota di deposito, scaricabile da internet, e assolutamente necessaria per effettuare il deposito, c’è scritto stampato che le copie da depositare e che si depositano sono sette.
In uno Stato di diritto dovrebbe prevalere la legge, e quindi dovremmo rimanere al romantico “almeno tre”, ma ci troviamo in uno stato di diritto perverso, inapplicato e soltanto teorizzato, e, quindi, prevale lo stampato.
E chi lo predispone lo stampato?
Magistrati o cancellieri?
Bella domanda. In ogni caso non il legislatore, che, nella fattispecie è come un cornuto: tradito col primo che capita.
L’Italia è il paese più bello del mondo, la Basilicata è un’isola felice, e gli italiani sono dei fresconi. Ma va meglio come segue: l’Italia è il paese più buffo del mondo, la Basilicata è il suo sedere, atto a dimostrare una illimitata disponibilità, e gli italiani sono apparentemente furbi, ma nella sostanza dei fresconi neanche buoni a farsi i fatti loro.
Dice: ma tu parti da un articolo di legge per arrivare sempre alle solite conclusioni.
Certo! Ogni strada porta a Roma, e chi ci va, perde la poltrona. Tranne i politici, che andando a Roma, semplicemente ne acquisiscono un’altra. Di poltrona.
Da Basilicata24, il PDL lucano batte due colpi
Posted on 18. giu, 2012 by L.P. in Attualità, Regione Basilicata

All you need is money
Posted on 16. giu, 2012 by L.P. in Attualità

Ci sono delle canzoni che ripetono tanti “ho visto”, e poi giù tutte le cose che vanno male.
Ebbene io non canto canzoni.
Talchè mi appronto a stravincere lo scudetto.
Dice “ma la Juve sta comprando campioni”
Ma bravi, tanto vinciamo noi.
“Noi chi?”
“Noi della Roma”
“Ah sì, e perché?”
“Perché c’è Zeman!”
“Ah, c’è Zeman? Allora scendete in serie B”
“Ma che sei della Juve? Pussa via!”
Ora che arriva l’estate finisce che i partiti della partitocrazia si cucinano Monti, poi si cucinano l’Italia, e poi nominano un altro tecnico, che non fa le cose che deve fare e che viene a sua volta cucinato dai partiti della partitocrazia.
“Ma è una farsa”!
No, solo commedia. Commedia all’italiana. Il Berlu nella parte di Alvaro Vitali, e gli altri dove volete voi.
Ogni giorno, in ogni chiesa del mondo, gira qualcuno per chiedere l’elemosina. E i fedeli la fanno l’elemosina. Qualunque siano le loro finanze. Quei soldi non si sa come vengono spesi, ma per questo la fanno i fedeli, perché hanno fede che verranno ben spesi. Per esempio per una buona bottiglia di vino per il parroco o per l’abbonamento alla rivista “Signore sei tu il mio pastor”. La domanda è: ma la chiesa ha bisogno dell’elemosina? Non è ricchissima? Certo che lo è, ma vuoi mettere il piacere di tirar su un centinaio di euro esentasse e senza rendiconto?
“Sei un blasfemo”
Sarà, ma vedere una vecchina, che prende 400 euro di pensione lasciarne una parte all’ente più ricco del mondo, mi suona sinistro.
Che poi, il paradiso io me lo immagino così:
“Suite 116, per lei signore. Non si preoccupi dei bagagli, ci pensiamo noi, lei scappi che comincia il rosario”
“Ma volevo vedermi la partita!”
“Ma quale partita, non vorrà peccare proprio qui, è stato tanto bravo in vita.”
E che diamine!, io che avevo investito tutta la mia vita per stravaccarmi da morto. Mi hanno preso per il culo. Ancora rosari, confessioni, messe, mesi di maggio, e che diamine, questa è una tortura!”
Per i fedeli all you need is love, per la chiesa all you need is money.
L’Italia di Giaccherini, mediocre tornante offensivo, buon panchinaro della Juventus, ma titolare in nazionale agli europei, si avvia mestamente a borbottare che solo i biscotti l’hanno fatta fuori. Patetici.
Prandelli soffre del complesso del marmittone, il parente povero di Mazzone, in base al quale si crede l’inventore del calcio. E ci propina Giaccherini terzino e De Rossi centrale. Che poi De Rossi sia bravissimo dovunque lo faccia giocare è altro discorso. Ma se è stato portato come centrocampista perché non gioca nel suo ruolo? 3-4-3, o 4-3-3, o 3-5-2, l’Italia è mediocre, punto.
Non solo calcisticamente, beninteso.
Il paese del pressappoco, del circa, del forse. Il paese della scorciatoia, del “io fare la fila?!?!?!?!. Il paese delle scommesse, dei pacchi e dei raccomandati, degli appalti truccati e dei concorsi nulli.
Bene, musica!
Elementare, Watson.
Posted on 14. giu, 2012 by L.P. in Attualità

Samsung o Iphone?
Senza lasciarmi lacerare nel dubbio opterei per entrambi.
Nel frattempo provo un senso di benessere quando realizzo che non mi candiderò più alle elezioni politiche. Piuttosto una competizione sportiva di fondo mi tocca, che sia a piedi o in bici. Faccio ancora in tempo?
Una cento chilometri in bici, dai.
E per evitare una insana competizione, me li faccio da solo, o al massimo con chi patteggia un arrivo e una partenza contemporanea senza scatti di sorta e con obbligo di aspettare chi si trovi in difficoltà.
Un ex assessore condannato dal Tribunale di Potenza a sette anni per concorso esterno con le organizzazione mafiose. Queste sono notizie.
Ora le domande d’obbligo: avrà visto giusto il Tribunale? E se sì, è un fenomeno isolato o ci dobbiamo preoccupare?, e se sì, nessuno se ne era accorto?, E se sì, quali guai ha comportato?
Domande a cui avremo solo una parzialissima risposta con le decisioni della Corte di Appello e, eventualmente, della Corte di Cassazione. Cioè, se va bene fra tre o quattro anni.
La giustizia italiana fa acqua da tutte le parti, da qualunque punto di vista tu ti ponga.
Monti comincia a balbettare, e il parlamento comincia ad alzare la voce. Tipicamente italiano. Io non ho fiducia nel primo come nel secondo, e quindi sono un ottimista: in Italia le cose si aggiustano sempre da sole. In fondo basta che ci sia il sole e il mare, gli spaghetti, la pizza e il calcio, e si può anche vivere benone.
Pare, infatti, che si possa essere felici anche con le pezze al culo, in spiaggia anziché sulla barca, sulla stuoia anziché sul lettino a pagamento.
E pare anche che si possa morire dal ridere e divertirsi gratis, magari conversando amenamente con amici, senza il condimento di aperitivi costosi, champagne, e “dove si va stasera?”.
E questo non piacerà a Monti, perbacco.
E, visto che di fame non moriremo sicuro, il pessimismo finanziario mi fa un baffo.
E se qualcuno davvero corresse il rischio di morire di fame, ebbene basterà organizzarsi e fare mutuo soccorso. In tutti i sensi, però. Ma di fame non si muore.
Un appello ai tendenti al suicidio causa crisi: “Non ne vale la pena. Non c’è vergogna da portarsi dietro. Piuttosto è il caso di andare fieri per averci provato. A vergognarsi siano altri”.
La nostra vita è talmente frenetica, ci impone tanti impegni, che, alla fine, non se ne rispetta bene nessuno. E allora che vadano tutti a cagare. Tanto, una sentenza arriva dopo decenni, e non sai neppure se dice le verità e se verrà confermata; del dopo morte non v’è certezza; e per stare bene non occorrono soldi.
Quindi….
“Ma avresti mai pensato che uno così cip e ciop diventasse così qualunquista?”
“Sono sorpreso. Non c’è limite al degrado”.
“Dai scappiamo in Tribunale ho delle cause”.
“Io scappo in Regione, ho da sbrigare qualche affare”.
“A stasera, allora”
“A stasera”.
Italia. Italia.
Posted on 12. giu, 2012 by L.P. in Attualità

E’ l’idea dell’invenzione del mediano corridore che affascina molti tecnici di calcio, specie italiani.
Trasformare un giocatore mediamente tecnico in un asfissiante marcatore li esalta.
Pure a costo di provarli di quel po’ di tecnica e fantasia che posseggono.
E’ il caso di Prandelli e Giaccherini, modesto centrocampista offensivo, riconvertito in terzino corridore.
Io continuo a pensare che se ti serve un terzino tanto vale utilizzare uno che terzino lo è e bravo anche.
Un altro tecnico di questo tipo è Allegri, capace di sbarazzarsi di Pirlo e imbottire il centrocampo di onesti faticatori.
Quest’anno, dopo anni e anni, lotterò anche io per lo scudetto. Tifo Roma. E credo che lo vincerò.
Il Milan svende, l’Inter fa finta di acquistare, la Juve uguale.
Risultato? Vincerà chi saprà giocare a calcio.
Duello Juve – Roma, quindi, con outsider Napoli.
Tutti italiani quando si giocano gli europei o i mondiali, tutti a cantare l’inno; poi, dopo pochi minuti tutti a sputare sullo stato Italia, il paese più maltrattato dal suo popolo.
Legge elettorale allo studio dei nostri scienziati della politica. C’è da aver paura. Dopo il porcellum possono tutto.
Dicono che Monti abbia le ore contate, ma lo dicono sussurrando, guai ad alzare la voce.
Dicono che siamo sull’orlo del fallimento.
Per pensarla alla Berlusconi, ieri ristoranti ancora abbastanza pieni. La crisi incombe ma è progressiva.
Un tecnocrate banchiere anche alla Rai. Viva Monti, e viva la politica italiana, che sa solo spartire i posti. A tal proposito Berlusconi, Bersani e Casini, sono maestri e buoni compari. Non hanno vergogna di niente.
Salviamo le banche, perché le Banche salvino gli Stati. Tranquilli paga Pantalone. E chi se no?
Nessuno parla più della legge sulle intercettazioni. Però c’era chi lo diceva: Berlusconi fuori dal governo = fuori dalle indagini, e processi all’acqua di rosa. Berlusconi fuori dal governo = e chissenefrega delle intercettazioni. Passata l’urgenza.
Che schifo.
Guarda che è martedì oggi, non lunedì. Per giove, eureka, un giorno in meno di sofferenza.
Vietti, una visita interessata
Posted on 05. giu, 2012 by L.P. in Attualità

Una regione a libertà controllata, dalla rubrica di Basilicata24
Posted on 04. giu, 2012 by L.P. in Argomenti, Città di Potenza, Regione Basilicata

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