E il diritto cominciò a essere chiaro e sintetico.
Posted on 30. nov, 2012 by L.P. in Diritto e giustizia

L’art. 3 del codice del Processo Amministrativo, al secondo comma, recita testualmente: “Il giudice e le parti redigono gli atti in maniera chiara e sintetica”.
Il legislatore ha, pertanto, finalmente deciso che giudici e avvocati devono essere concisi e chiari. Penso alle centinaia di sentenze lette, nelle quali la chiarezza era un sogno lontano da realizzare, o alle criptiche citazioni degli avvocati di una volta che, non dicendo niente, dicevano tutto, e mi accorgo che i tempi cambiano.
Considerato che il principio dell’art. 3 trova anche una specie di sanzione nell’articolo che disciplina la condanna alle spese, mi pongo delle domande.
Innanzitutto trovo davvero inopportuno che uno scritto prolisso di un avvocato logorroico debba essere penalizzato con una condanna alle spese per questo solo motivo.
Poi trovo sconsiderato che identica o simile penalizzazione non debba toccare al magistrato che scrive la sentenza.
E, alla fine, mi convinco quanto questo principio sia davvero ridicolo. E mi spiego: quello che risulta chiaro a me, potrebbe non risultare chiaro a un altro; quindi un giudice tardo di comprendonio, potrebbe trovare nebuloso un ricorso, invece, solo complesso ma chiaro.
E poi chi decide quando un ricorso è sintetico o meno?
Per non rimanere invischiati nella discrezionalità di un uomo come risulta essere un giudice, che, ricordiamolo, non è un padreterno, si potrebbero istituire dei limiti alle pagine del ricorso, o alle battute, come per gli articoli di giornale. Per esempio un ricorso in tema di appalto non può superare le 20.000 battute, o robe del genere. Sarebbe una bella soluzione anche per la vista dei giudici che, così, non rimarrebbe mai inutilmente affaticata dallo scrivere prolisso di qualche avvocato.
Comunque il popolo degli avvocati si sta già organizzando. Sono in via di preparazione corsi di scrittura chiara e sintetica, e casomai ci possiamo anche fare una bella cattedra affiancata a quella di diritto amministrativo.
Forse si potrebbe fare per la prima volta una seria selezione fra gli avvocati, ai quali verrà finalmente richiesta una conoscenza perfetta della lingua italiana. Ai giudici no, a loro non serve. Loro giudicano. Anche se stessi. E si trovano sempre chiari e sintetici.
I cinque riti tibetani
Posted on 30. nov, 2012 by L.P. in Argomenti, religione

I cinque riti tibetani.
Fred ci parla di vini. Il Golino delle Bernasche.
Posted on 27. nov, 2012 by L.P. in Amenità, Vini e dintorni

Il Golino delle colline Bernasche è un vino per intenditori.
Questo non significa che possono berlo in pochi, tutt’altro. Solo che certe caratteristiche particolarissime non possono che essere colte che da palati super raffinati.
Quel retrogusto, per esempio, di arancia della provincia di Catania, oppure quel profumo di finocchietto romano, non appaiono evidenti, ma costituiscono la base di un ridondante e invasivo turbinio di odori, capace di sbocciare, all’apertura, come un fiore in primavera.
Un rosso importante, dagli archetti ampi e resistenti, dal colore tendente spavaldamente all’amaranto, e con quei riflessi arancioni che lo fanno sembrare uno spicchio di quadro impressionista dalla profondità misteriosa.
E’ un vino che berrei senza mangiare: per aperitivo, alla controra, o a mezzanotte. Provatelo, per esempio, con olive del Piceno basso, a mezzogiorno, oppure con taralli del Cadore occidentale, alle diciotto. O con cioccolato delle Asturie a mezzanotte.
Buono comunque per un pranzo raffinato a base di carne, non sarebbe trascurabile, alla mastro Gerardo, arricchire un uovo fritto con peperone crusco, con un bicchiere del nostro.
Costa un po’, è vero, ma ne vale la pena.
Il Golino delle Bernasche lo trovate solo nelle enoteche col marchio “Puparul”, altrove non perdete tempo.
Buon Golino a tutti.
Fred.
Dieci euro, grazie.
Posted on 26. nov, 2012 by L.P. in Attualità, Diritto e giustizia

Parliamo di legalità.
Un guadagno illecito e non dichiarato, quindi esentasse, è qualcosa di deprecabile e illegale?
Ho il timore che siamo tutti d’accordo.
Ebbene in Cassazione, a ogni udienza, decine di avvocati pagano dieci euro per poter ricevere, nella serata, una telefonata che li avvisa dell’esito dell’udienza.
La prassi è ben nota e dura da sempre.
Beninteso non esiste ricevuta del pagamento e men che meno fattura, perché chi incassa non potrebbe incassare, in quanto dipendente della Cassazione.
Una prassi illegale, che produce bei soldini, tutti a nero, e sotto lo sguardo dei magistrati di Cassazione, per i quali si potrebbe usare la frase ormai diventata motto “non possono non sapere”.
Ma non fa niente, ci mancherebbe. L’Italia è un popolo di evasori incalliti, ma poi all’interno del massimo organo giurisdizionale del paese ogni azione diventa cristallina e impunibile.
E mi domando allora, se neanche in Cassazione ci si comporta nella legalità, dove mai possiamo aspettarcela?
E io mi faccio comunista
Posted on 25. nov, 2012 by L.P. in Argomenti, Politica nazionale

Ieri ho visto una trasmissione sulla Sette, quella con i tre giornalisti, uno finto di sinistra, uno finto di destra e uno finto di destra-sinistra: Porro, Facci e il nome del terzo non mi viene.
Erano in collegamento con un gruppo di giovani del PDL, i quali hanno avuto modo di dire la loro. Se solo avessero avuto qualcosa da dire, per la verità. Provavano a scimmiottare i “grandi” ma nel non dire niente, e ci sono riusciti immancabilmente.
Ma non dispero, ci sarà pure qualche ragazzo intelligente e con un’idea, nel PDL. Forse quelli così li tengono nascosti, o li mettono sotto spirito per conservarli meglio.
Oggi si tengono le primarie del PD.
Un domani forse quelle del PDL. Ma non se si candida Berlusconi, e lo capisco pure: il PDL è un partito a democrazia limitata, se Berlusconi scorreggia, ancora c’è gente che va ad annusare e che dice “che profumino, Presidente”. Il PDL non è un partito, non lo è mai stato. E Alfano, se si candida Berlusconi, non può andare a perdere col suo padrino, con quello che lo ha portato a essere segretario del partito, una volta, più votato d’Italia, così senza avere particolari meriti.
La lista dei candidati premier del PDL è variopinta e di nessuno spessore. Ma rappresenta la mediocrità interna.
Il popolo di destra, che con Berlusconi si era illuso di avere un uomo sul quale confidare, è rimasto appiedato, senza un leader e senza la possibilità di sceglierne un altro: la trafila per emergere nel PDL, è una trafila che privilegia l’obbedienza, il servilismo e la piattezza. E poi non cambia mai niente nel PDL. Se pensiamo alla Basilicata dove nonostante un filotto di sconfitte da record del mondo se non da guinness dei primati, il duo-meraviglia Viceconte-Taddei è sempre in groppa, troviamo immediatamente la conferma ai sospetti richiamati.
Berlusconi con il suo “e levati la cammisella” sta portando nel ridicolo quel ce resta del suo partito. Nessuno si espone contro il buon Silvio, e nessuno è capace di dire “basta, Silvio, ora si decide noi”.
Ma del resto così è se vi piace.
Se neanche i giovani riescono a emanciparsi, la vedo davvero nera.
E infatti il popolo di centrodestra risponde non andando a votare.
Fini e Casini sono poi disperati, e ci credo; senza un’idea e col carisma ormai appannato, dove vogliono arrivare, ora che hanno anche ufficializzato che … loro no, grazie, magari Monti …”
Quasi quasi mi faccio comunista.
No, non di sinistra, che ormai non significa un piffero, proprio comunista. Tutti uguali e con pari opportunità, abbasso il consumismo e trullallà. Solo così, forse, azzeriamo le filiere dei raccomandati, portaborse e servi di partito. Chissà.
E poi, riascoltando il poeta, dal momento che anche io non ho il perdere fra i miei rischi, e che devo pensare innanzitutto a mantenermi vivo, forse lo sono proprio.
Io.
La giustizia? Ma mi faccia il piacere. Da Basilicata 24
Posted on 23. nov, 2012 by L.P. in Diritto e giustizia

Chiusi-Chianciano si cambia!
Posted on 22. nov, 2012 by L.P. in Amenità, Viaggi

Ve li ricordate i telefilm “ai confini della realtà?”
Certo bisogna avere almeno una cinquantacinquina di anni per rcordarli.
Il fascino stava nell’atmosfera che creavano, misteriosa, angosciante, più che nelle situazioni che raccontava, che, in fondo, non facevano specificamente paura.
Bene.
Oggi ero in viaggio, avevo fame, e mi trovavo all’altezza dell’uscita dell’autosole Chiusi-Chianciano.
“Belle zone” avevo sentito dire, e allora quale migliore occasione per darci uno sguardo e mangiare qualcosa? E v racconto come è andata:
“la macchina segnala che mi è rimasta solo una stizza di benzina, e allora via in direzione Chianciano alla ricerca innanzitutto di un benzinaio e poi di un ristorante.
La prima stazione di benzina è priva di personale. Un distributore automatico. Il secondo pure. Faccio un po’ di gasolio con le banconote piccole. Mi avvio, il cartello mi indica che mancano solo 3 chilometri. Entro in paese e seguo le indicazioni per il centro. Non una persona per strada, pochissime macchine. Parcheggio facilmente e passeggiò un po’. Tanti alberghi, tutti sbarrati. Un paio di ristoranti, chiusi.
Nessuno per strada. Cammino per due chilometri e incrocio solo una donna che cammina a viso chino.
Sembra una città abbandonata.
Scocciato, più che deluso risalgo in macchina per spostarmi a Chiusi, chissà che lungo la strada trovi una bella trattoria di camionisti, o un agriturismo, o una bettola, chissà.
Niente di niente.
Arrivo a Chiusi. Parcheggio anche qui facilmente e comincio a camminare per il borgo antico. Vedo una trattoria, ma la porta è sbarrata. Ne vedo un’altra, ma il risultato è identico. Ma ecco una terza trattoria con una luce accesa sul davanti. C’è una sola persona, che sembra di casa, ma sta seduto a un tavolo e non risponde al mio saluto. Passano cinque minuti e non compare nessuno. Mi sento a disagio con quel personaggio che neanche mi guarda e sta immobile seduto di fianco a un tavolino.
Me ne scappo, neanche tanto all’inglese e punto un quarto ristorante. E’ aperto ed entro. Una donna col grembiule mi viene di corsa incontro per dirmi, quasi allarmata dalla mia entrata, che il locale è chiuso. Esco, riprendo l’auto e punto sull’autostrada.
Trovo dopo venti chilometri un autogrill.
Mai un Autogrill mi è apparso così bello e festoso. C’è gente, una televisione accesa in alto, e un bancone con roba che mi sembra per la prima volta prelibata.
Mangio con appetito e riprendo il viaggio.
Che dire.
Dei nostri paese si dice che sono disabitati e inospitali, privi di tutto.
Ebbene in Toscana ho rivissuto, da protagonista, l’atmosfera di “ai confini della realtà”.
Se un giorno scriverò una guida per viaggiatori non mi sfuggirà di consigliare a chi volesse visitare la zona una bella colazione al sacco.
Bacioni a tutti i chiancianini e i chiusani, se esistono.
Acta e dintorni
Posted on 19. nov, 2012 by L.P. in Città di Potenza

Parliamo di Acta.
Nei giorni scorsi sono apparse notizie sulla stampa riguardanti una situazione economica piuttosto precaria che potrebbe mettere in discussione anche il pagamento degli stipendi.
Giova fare una volta per tutte chiarezza.
L’Acta svolge una serie di servizi per conto del Comune di Potenza, tutti ben elencati nel contratto di servizio. Svolge poi anche qualche altro servizio che viene contabilizzato e pagato al di fuori del contratto su nominato.
Il Comune di Potenza è moroso nei confronti dell’Acta di poco meno di dieci milioni di euro, a ben guardare una vera e propria enormità.
Costringe, da tempo, l’Acta a cedere il proprio credito per ottenere un minimo di liquidità. Ma, beninteso, queste cessioni costano. Non solo, ma le cessioni, che intervengono sempre in enorme ritardo sui tempi dei pagamenti, servono il più delle volte per tamponare le vere emergenze, e mai a sanare la situazione, che rimane cronicamente deficitaria.
I debitori aspettano abbastanza pazientemente, ma i fornitori non fanno più credito, per cui, di necessità si fa virtù, per esempio attingendo pezzi di ricambio per i mezzi da carcasse di vecchi automezzi non più utilizzabili.
Di programmare qualcosa, evidentemente, non se ne può parlare, perché senza poter contare su conferimenti puntuali e con i creditori sempre in lista di attesa, sarebbe quantomeno scellerato immaginare investimenti.
E allora si vive quotidianamente, con la speranza che qualche datato credito venga pagato in tempo.
Finora sono sempre stati garantiti gli stipendi, e presumo che l’eventualità contraria verrà sempre scartata con interventi all’ultimo secondo.
Purtroppo molto di recente una lettera, chissà quanto meditata e con quali reali obiettivi, dell’assessore al bilancio del Comune di Potenza ha lasciato sconcertati i vertici dell’Acta: la nota, invitando con una certa decisione all’ennesima costosa cessione di credito, puntualizzava che nel futuro, anche prossimo, il Comune non garantiva più erogazioni, non puntuali, chè non ci sono mai state, ma neanche puntuali per il pagamento di tasse e stipendi. Una vera e propria mina vagante, anche perché inviata anche ai lavoratori, i quali, evidentemente, non avranno gioito e sono stati messi in inevitabile ansia.
Il Comune dice di essere creditore di quasi venti milioni di Tarsu non pagata. Sarà, ma se sono soldi non recuperabili ovvero se non si prova a recuperarli non può diventare una scusa per non pagare quanto pattuito e dovuto all’Azienda.
Da più parti si indica l’Acta quale autentico baraccone politico.
Impropriamente, invero, perché un baraccone politico è un ente inutile, non un ente che ha un contratto e svolge un servizio primario. Ma il vocabolario di chi ama intervenire sull’argomento è quello che è.
Vero è, però, che le nomine sono a oggi sempre state politiche, ma questo è un discorso leggermente diverso, per cui si può opinare sulla bontà delle scelte e non altro.
Vero è che in passato presumo che l’Acta sia servita anche per fare politica, ma posso solo presumerlo perché non c’ero.
Vero è che, per esempio, gli incarichi legali sono quasi sempre stati conferiti in passato con criteri politici, ma a questo fenomeno è stato posto un argine, per la verità. E vero è che l’Acta per diventare una vera e propria Spa, nei cromosomi, intendo, dovrà abbandonare logiche politiche anche solo di assoluta reverenza nei confronti della classe politica che, è dura affermarlo, vede nell’Azienda soltanto una fonte di preoccupazioni, se non proprio una seccatura, e non un momento di crescita.
Tutto vero, perbacco. Ma la situazione è anche più complessa.
Qualcuno dice che il Comune dovrebbe internalizzare l’attività. Io non so cosa dire a riguardo: il Comune facesse le scelte che ritiene più utili.
Qualcun altro dice che le spese per il Cda, per il Collegio Sindacale, e per la figura del Direttore Generali siano spese eccessive e soldi buttati. Io penso che una struttura così articolata sia stata prevista per operare in maniera sempre più importante e in un ambito sempre più ampio, ma se è vero che non la si dota del minimo indispensabile, tanto vale ridurre le pretese e gli organigrammi.
Io credo che l’Acta possa fare molto di più, ma dovrebbe davvero diventare indipendente, e da due punti di vista: innanzitutto economicamente, e in secondo luogo autonoma dalla politica, cui non deve dare il conto delle scelte quotidiane, né dalla stessa sopportare richieste e suggerimenti, ma alla quale deve poter dare solo risposte di efficienza.
Fintantochè, però, la politica rimarrà invasiva, nei comportamenti e nelle teste, e inadempiente, questo non potrà accadere.
La mia esperienza di consigliere di amministrazione volge al termine, e, come consuntivo, posso affermare che è difficile operare in seno all’Acta con criteri soltanto di efficienza e di economia.
Fra l’altro conflitti interni di scarso valore sostanziale, esasperati da un infantile approccio al rispetto delle funzioni e tendenti a una egemonia interna di poca utilità aziendale, ma forse necessari per logiche personali, complicano le cose, e rubano tempo a una migliore esecuzione dei reciprochi compiti di chiunque operi nell’Azienda e per l’Azienda, compiti talvolta svolti senza la connotazione della più totale ed esasperata responsabilità e applicazione.
In tre anni l’attenzione della parte politica del Comune di Potenza alle sorti dell’Acta sono state caratterizzate dalla sterile polemica e dall’approccio superficiale e utilitaristico, raramente tese alla soluzione dei problemi puntualmente prospettati e mai risolti.
Un cambiamento di tendenza è necessario come il pane in tavola.
Certo ci vuole sensibilità e alto senso della cosa pubblica.
Che la politica, e i suoi fiduciari, dimostrino l’una e l’altro.
Ali di pollo a cena
Posted on 16. nov, 2012 by L.P. in Amenità, Viaggi

Appunti di viaggio di Michele Scardamone.
Michele Scardamone viaggiò una volta sola e scattò questa foto.
Roboanti sorrisi
Posted on 16. nov, 2012 by L.P. in Amenità

Dagli appunti di viaggio di un firenzeperetola in maschera.
San Diego, parco cittadino.
Io gozzoviglio
Posted on 16. nov, 2012 by L.P. in Amenità

Resti di uno spuntino lungo una strada chiusa al traffico.
Dal museo vivente di Montereale.
Colpa Medica e Medicina Difensiva. Convegno.
Posted on 15. nov, 2012 by L.P. in Città di Potenza, Diritto e giustizia

In Italia si può
Posted on 14. nov, 2012 by L.P. in Argomenti

L’intima conoscenza che legava Di Pietro a Maruccio esclude che Tonino potesse non sapere. Eppure se lo è scelto lo stesso. Lo facciamo lo stesso Presidente della Repubblica?
In questa Italia si può.
Santoro e Travaglio continueranno a difenderlo dopo aver fatto i moralisti con Berlusconi?
Vedremo. Ma in questa Italia si può.
In questa Italia si può tutto.
Le uniche cose che non si possono fare sono, nell’ordine:
lavorare onestamente senza che la vita ti diventi impossibile;
spesso solo lavorare;
pretendere la legalità;
pretendere moralità dagli esponenti pubblici;
pretendere il ripristino della legalità nel paese, con riferimento alla malavita imperante e alla malapolitica;
pretendere il rispetto dei propri diritti.
Per il resto si può tutto.
Monti andrà a riunione con la sua lobby, scrive Libero; che si diverta, anche per noi. L’esito della riunione la vedremo con le prossime decisioni governative.
Nel frattempo la protesta monta, anche in Basilicata.
Vincerà la protesta o l’indolenza e la tracotanza dei politici?
A Natale, nei cinema, ne sapremo di più.
Meno male ….
Posted on 13. nov, 2012 by L.P. in Attualità

L’Italia è un paese ipocrita.
Tutti ora danno in testa a Grillo perché il suo movimento è troppo verticistico, perché comanda solo lui, nanì nanera.
Verissimo. Però.
Nell’IdV ha funzionato o funziona diversamente?
In Forza Italia?
Nel PDL?
In AN?
E anche nel PD?
Nel PD è diverso, perché è l’unico partito che non si rifà esclusivamente a un personaggio. Dove ci sono più anime, e prima o poi un Renzi pure spunta fuori.
IdV: alla ribalta solo i prescelti di Di Pietro, salvo andarsene a un certo punto sbattendo la porta.
Forza Italia: un segretario “nominato”, figuriamoci, e Berlusconi finto talent scout a tirar dal cappello ogni tanto un bellimbusto in qualche regione, o una bella signorina da qualche altra parte.
E con Fini? Sempre gli stessi.
E via discorrendo.
Nei partiti, però, si fa finta di vivere una democrazia partecipata, ma è davvero pura facciata, e comunque i fedeli neanche la vogliono una democrazia vera, che comporta sacrificio e responsabilità, meglio obbedire e aspettare il turno. Nel Movimento di Grillo è, invece, tutto chiaro dall’inizio: comanda lui e basta.
Insomma c’è da stare allegri.
La solita Italia ciambottona, perbenista, ipocrita e pressappochista.
Brava nel malaffare, professionista nelle organizzazioni mafiose e similari, con qualche eccellenza rigorosamente da esportare, ottima nelle scommesse truccate; maestra nel chiedere favori e raccomandazioni, accademica nell’utilizzazione ottimale della naturale predisposizione alla sudditanza.
E Monti se la ride.
Pensate, solo qualche mese fa tutti inveivano contro i costi della politica, il numero esagerato dei parlamentari e una legge elettorale schifosa. Ma a qualche mese dalle elezioni esce fuori che il porcellum è quasi perfetto, basta solo qualche ritoccatina per aumentare la confusione et voilà, il gioco è fatto.
Avremo un parlamento di nominati un’altra volta. Parlamentari scadenti, professionisti del gettone di presenza, e del vuoto in zucca. Verranno riconfermati tutti, è ovvio.
Diceva ieri Gramellini che in Italia cambiano i nomi dei partiti, le leggi elettorali ma mai le persone. In America i partiti non cambiano, la legge elettorale è sempre la stessa, ma cambiano gli uomini. In Italia manca solo questo: un rinnovamento degli uomini, a tutti i livelli.
E poi, se è stato necessario creare un santone per dire qualche cosa di giusto, vuol dire proprio che agli italiani frega davvero niente di tutto.
Augh!
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