L’agenda
Posted on 28. dic, 2012 by L.P. in Racconti

Fin da piccolo ho amato le agende.
Le amo ancora, e ne ho sempre cinque in più di quelle che mi servono.
Il problema è il loro utilizzo.
E qui la cosa si complica.
Io amo anche l’agenda vissuta, usata, con la carta che scricchiola perché carica di inchiostro. Ma avendone sempre una in più, e amandole tutte, le uso a turno, e l’effetto “vissuto” non l’ottengo mai. E questo mi crea un serio disagio.
Ma dicevo che le amavo anche da molto piccolo. Appena imparai a scrivere riuscii ad averne una di quelle che davano in omaggio a mio padre. Bramavo dal desiderio di usarla, ma davvero non sapevo cosa scriverci.
Mi ricordo che ero arrivato al sei gennaio senza annotare nulla, non mancavo però di portarmi l’agendina dietro a ogni spostamento, anche casalingo.
Proprio il sei gennaio ebbi un’illuminazione, e tutto contento, presi la penna e annotai “domani è il mio onomastico”.
La geniale idea mi bastò per tre giorni consecutivi; infatti il sette ebbi modo di scrivere “oggi è il mio onomastico”, e l’otto “ieri è stato il mio onomastico”.
Seguirono giorni bui e pagine bianche, fino a quando mi stancai di portarmi dietro l’agendina e l’abbandonai sul comodino.
Ancora oggi, dopo Natale, mi riservo una serata per decidere l’uso delle agende nuove, e la cosa non è assolutamente semplice. Mi immagino una agenda per il lavoro, una per le udienze, una per registrare gli allenamenti, e una per il tempo libero. Sogno di usarle tutte tantissimo e abbino a ogni agenda una penna.
Non so se è una forma di follia, ma se lo fosse, è congenita, e quindi, allegria.
Ora mi dedicherò alla nuova “Freitag” che puzza di telone di camion, e poi devo caricare i nuovi refil sulle più belle e vecchie che ho.
Buon anno e buona agenda a tutti.
Un popolo di clochard
Posted on 28. dic, 2012 by L.P. in Attualità

Mi sbaglierò, ma Mario Monti ha del popolo italiano un concetto non proprio esatto.
Ci ritiene tutti furbi e imbroglioni, tutti evasori, e tutti col danaro sotto la mattonella.
Non discerne, il nostro, fra chi è onesto e lavora, o vorrebbe farlo, e chi invece non lo è, e campa di politicume o di malaffare.
Avendo fatto di tutta un’erba un fascio randella bendato senza sapere chi colpisce, o forse meglio, senza fregarsene di chi colpisce.
Sta dividendo l’Italia in due: chi lavora, che presto finirà sotto un ponte o su una panchina, e chi evade, truffa, corrompe, che non è toccato punto dalle sue geniali manovre.
Questa riflessione mi ha fatto offendere, sì mi sento offeso da Mario Monti.
Lui, evidentemente, fosse pure solo per punizione, ci vorrebbe tutti clochard.
Un popolo di clochard.
Però!
Sarebbe finalmente un popolo libero.
Mumble, mumble.
Struffoli natalizi
Posted on 25. dic, 2012 by L.P. in Argomenti

Sarà una mia impressione ma ultimamente la democrazia è vista più come un intralcio alla rapidità richiesta dalle decisione cosiddette tecniche, che un valore insopprimibile della nostra società.
L’abuso della fiducia parlamentare e le caratteristiche della formazione e della struttura di vari testi normativi mi confermano l’impressione.
Sembra che l’insopprimibile urgenza di ottenere determinati risultati, che tutto sono tranne che fonte di benessere sociale e individuale, quali ad esempio il pagamento del debito pubblico, possa far bypassare i processi democratici cui cominciavamo a essere abituati.
Attraverso questi processi riuscivamo a limitare il raggiungimento di obiettivi superiori attraverso il sacrificio della maggior parte della popolazione, che, all’epoca, ancora contava su veri e propri difensori (sindacati, partiti, do you rimember?).
I processi democratici, infatti, mediano fra interessi diversi facendo in modo che un interesse non prevalga a scapito di un altro.
E quindi la democrazia sta scomparendo, piano piano, senza che neanche ce ne stiamo accorgendo, anzi continuando a credere che tutto quello che accade sia proprio il frutto, appunto, della democrazia.
Venendo meno la democrazia si moltiplicano le differenze sociali; inevitabilmente v’è una o più classi sociali che non pagano e tante altre che pagano per tutti.
Prendete la classe dei cosiddetti politici, e dico cosiddetti perché il politico di questi tempi è una forma di parassita indistruttibile, e non altro, ebbene per questi non vale la massima della Genesi (3, 19) “guadagnerai il tuo pane con il sudore della tua fronte”.
Pare che la massima sia stata interpretata all’uopo nella seguente maniera:
non ciascun individuo deve sudarsi il pane, ma è sufficiente raccogliere una quantità di sudore pari a quella che produrrebbero tutte le fronti esistenti, seppur a sudare siano soltanto alcune fronti, in questo caso anche a favore di poche che non saranno costrette a sudare.
Ragion per cui le nostre classi dirigenti hanno fatto in maniera tale che una parte della popolazione sudi anche per gli altri, garantendo il pane a tutti.
Non v’è più, se mai c’è stata, equità sociale, e uno gruppo di privilegiati (gruppo nel quale si confondono politici, mazzettari, corrotti, delinquenti, raccomandati, concussi e concussori, spacciatori e mafiosi) sfrutta il resto di malcapitati senza alcun ritegno.
Il cosiddetto mal comune riguarda solo quelli costretti a sudare, non gli altri.
E’, in fondo, una sorta di schiavismo moderno mascherato da democrazia matura.
Comunque non so come concludere questi pensieri natalizi, forse scaturiti dalla vista della cotica cucinata in famiglia cui non mi abituerò mai, non dico al gusto ma anche al solo guardarla, sarà che per la prima volta in vita mia non ho mangiato il brodo “acqua e tacchino” di mia madre, sarà che col diabete non posso obnubilare il pomeriggio natalizio nell’alcool, insomma sarà quello che sarà, ma io non riesco a concludere il post.
E quindi …. lo lascio … in sospeso …………….
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Caro Gigio Gigi, vengo con questa mia … Da Basilicata24
Posted on 24. dic, 2012 by L.P. in Città di Potenza, Commenti

Roma capoccia
Posted on 12. dic, 2012 by L.P. in Calcio

E sono cinque.
Nell’ordine Torino, Pescara, Siena, Fiorentina e Atalanta hanno pagato dazio.
L’orchestra zemaniana non stecca più.
La sinfonia è superba.
I singoli orchestrali si esaltano negli assoli e sono gratificati nel sentirsi squadra.
La preparazione atletica è perfetta, la concentrazione massima.
Il gioco è spettacolare e i gol fioccano abbondanti.
Solo la Juve dà identica immagine di potenza, ma fa molti meno gol, anche se più punti.
Sarà un finale di stagione fra Juventus e Roma?
Può essere.
Io incrocio le dita.
La pena
Posted on 12. dic, 2012 by L.P. in Commenti

Ma ne vale la pena?
Tipo?
No, pensavo, uno fa, dice, e tipititì e tipitità, e gnegnegnè e gnagnagnà, e poi, semmai non ne vale proprio la pena.
Quindi?
Quindi ciccia.
Berlusconi, Bersani, Monti, Grillo, Zeman. Come guardare la vita con crescente ottimismo.
Posted on 09. dic, 2012 by L.P. in Argomenti, Commenti

Del perché noi italiani si debba pagare l’enorme debito fatto da pochi, e non per fini di interesse pubblico, rimane un mistero che Monti non intende chiarire.
Per esempio sui miliardi che vengono spesi per imprese militari e armamenti, Monti, né chiunque altro prima di lui, ha inteso spiegare perché costituiscano una spesa sì necessaria.
Così come non si capisce perché non si dia un taglio netto ai costi della politica e degli enti inutili. Così come, ancora, non si capisce perché in Italia sia tanto facile evadere, da un lato, e svolgere vere e proprie attività criminali in forma di impresa, dall’altro.
Su questi argomenti, che costituiscono l’obiettivo programmatico di ogni coalizione si candidi a governare il paese di Pulcinella, un governo di tecnici, senza gli imbarazzi dei governi politici, avrebbe potuto spiegare perché non se ne parla oppure perché siano problemi irresolubili.
In questo silenzio, ovvero in questa mancanza di chiarezza, il popolo italiano, che per la Costituzione è sovrano, non riesce a esprimere neanche un’opinione su questi argomenti che, pure, condizionano la loro vita in maniera determinante.
Le ragion di stato non appartengono a vere democrazie, così come i segreti, militari, di stato e non. E infatti la nostra è una democrazia solo sulla carta.
Bello il duetto fra Monti e Berlusconi, con Napolitano arbitro di parte.
Berlusconi non vive più la trance nervosa che lo aveva portato alle dimissioni, e ha deciso di tirare uno scherzetto a Napolitano. Monti reagisce con sprezzante alterigia dichiarando che si dimetterà.
Trovo sia il primo che il secondo davvero irresponsabili.
Berlsuconi, anzi, più che irresponsabile mi sembra un personaggio da farsa, però con tanto di esercito al seguito; Monti, invece, è davvero irresponsabile. Reagisce come una bertuccia al normale dibattito parlamentare. “Non mi votate sempre a favore? E io sbatto la porta, e vediamo che vi succede?”, e puntuali arrivano le bacchettate europee.
Eppure un tecnico, un nobiluomo, avrebbe dovuto dire “votate come ritenete. Io farò fino in fondo il mio dovere”.
Ci ha preso gusto, insomma, e gli piace assai governare, e senza opposizione, sia chiaro. Gratis, poi, nel senso che non deve neanche promettere, solo sacrificarsi per la nazione. Che roba.
Gli editorialisti del Corsera, infine, giocano un gioco sporco. Massimo Franco, per esempio, se deve nominare il M5S, dice “il movimento del comico Grillo”; è stupidamente sprezzante, il giornalista, ignaro del cambiamento nella testa degli italiani, che, loro, credono ancora di addomesticare con poco.
Certo è un periodo di transizione: i partiti non sono più partiti, ma associazioni di dopo lavoro, i sindacati non sono più sindacati, ma comitati di potere e centri economici potenti, i politici sono avventurieri senza dignità, il capitalismo non è più il capitalismo ma un sistema che difende i creditori e vuole un popolo di debitori, il proletariato ha perso la sua personalità, e il ceto medio costituisce il nuovo proletariato, continuando a indossare, però, la cravatta, perché non prende coscienza del suo nuovo stato.
Qualcuno dice che in Italia scarseggiano i “lavoratori della conoscenza”, e forse è vero: da noi, infatti, spadroneggiano solo i mistificatori della conoscenza.
Forza Zeman. L’utopia continua.
A tal proposito, a voce molto bassa, va considerato che i giocatori della Roma sembrano aver capito che compongono una squadra. E sembra, anche, che si siano resi conto di poter scrivere una pagina di calcio rivoluzionaria. Pare, almeno. Ma non diciamolo a voce alta. Sussurriamolo soltanto. Una nuova Italia passa da una concezione della vita, della società e della politica, diciamo, zemaniana. Sssssshhhhh! però, che non si sappia troppo in giro, altrimenti il sistema prende le contromisure.
Facciamoci due risate con la Costituzione
Posted on 07. dic, 2012 by L.P. in Amenità

La Costituzione italiana è da tutti ritenuta una carta importante, ma che dico, importantissima, ma cosa continuo a dire, qualcosa di sublime che sublima il popolo e chi lo governa.
Purtuttavia si registrano delle deviazioni in direzione della comicità più frittellosa.
Per esempio, prendiamo l’art. 1, comma 1, roboante nel suo inapplicato imperativo: “ L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro”.
Sull’aggettivo democratico chiedere a Napolitano, e a tutti i partiti che impazzano tanto poco democraticamente da un cinquantennio. La prova la si trova nel distacco, o meglio nel baratro che divide il popolo italiano dai partiti; evidente che se questi praticassero la democrazia al loro interno non ci sarebbe alcuno scollamento fra polli, cioè i cittadini, e fattori, cioè governanti.
Fondata sul lavoro. E qua ci sarebbe da sghignazzare, ma il problema è serio, e quindi tratteniamo le risate finchè possiamo.
Possiamo solo dire che le fondamenta dell’Italia sono invero fragili assai se sono costituite dal lavoro. Lavoro ce ne è sempre di meno, e uno stato senza fondamenta rischia di crollare, nonostante la costituzione.
Secondo comma: La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Ordunque c’è qualcuno che si è mai ritenuto sovrano in Italia? E parlo dei cittadini, perché i politici, quelli sì, si sono sentiti sempre, a diversi livelli, veri e propri re; basti pensare ai privilegi che si sono riservati, dai quali manca solo lo ius primae noctis, che pur qualcuno avrebbe voluto esercitarlo ritenendolo in linee con le prerogative della democrazia più avanzata dell’occidente, sebbene in forma allargata e paritaria fra i due sessi e zone limitrofe.
Evidentemente i limiti che la Costituzione detta per l’esercizio della sovranità popolare sono limiti fisici del tipo che si può esercitare solo al bar davanti a una birra, e rigorosamente a parole. Altrimenti non vi sarebbe dubbio sul fatto che, democraticamente, in molti avrebbero già deciso di cacciare a pedate nel sedere i politici che ci ritroviamo, così, tanto per provare a essere per un giorno davvero sovrani.
Però la nostra Costituzione è bella.
Rimane pur sempre la Costituzione più violentata del mondo, ma questo è un altro discorso.
E allora non mi sfuggirà di certo l’occasione per significare al nostro costituente i segni della mia più profonda stima. In fondo la nostra Costituzione è davvero sempre attuale: fa sempre ridere.
La casa di Hilde
Posted on 07. dic, 2012 by L.P. in Attualità, Commenti

Ma parliamo del Berlu.
Berlu è una persona eccezionale, ma solo per un motivo, per la faccia tosta.
Insomma ci ha consegnati a Monti, cioè al boia, che, per far scendere lo spread ci ha distrutto ogni avvenire, e anche un bel po’ di presente. Dice che lo ha fatto per senso della responsabilità, che dovrà pur significare qualcosa.
Ora, forse per lo stesso senso della responsabilità fa mancare i voti allo stesso Monti.
Domani si candiderà a governare l’Italia per recuperare quello che ci avrebbe tolto Monti al quale ci ha però consegnato, sempre per senso della responsabilità.
Sarà ma io sto senso della responsabilità di Berlusconi comincio a temerlo, anzi, ad averne terrore.
In fondo che si sia fatto le sue belle leggine è un dato di fatto. Che si stia opponendo alla modifica del porcellum, pure è vero, sebbene in ottima compagnia, che tema di rimanere fuori, pure è certo.
Ma quando dice, i miei me l’hanno chiesto, è imperiale nella sua faccia tosta.
Diciamo che è l’ultimo atto di gestione su un partito che ritiene la sua creatura e di sua proprietà.
Alfano è costretto a ubbidire poverino. Ma ci sono politici che senza Berlusconi non avrebbero calcato la scena che plaudono alla decisione per poter garantirsi un’altra volta un posto al sole.
Fra questi annovero il buon Viceconte, svegliatosi di botto da un letargo misto a terrore da fine carriera politica. E registro le sue dichiarazioni roboanti. “Solo Berlusconi può far ripartire l’Italia dopo Monti.
Roba da non credere.
Io, nel mio piccolo, credo che dopo Monti non rimarranno che briciole, e una sete di giustizia sociale impressionante per maestosità e grandezza. E queste cose non può guidarle né Berlusconi, né il Bersani dalle metafore grottesche. Né altri che calpestano il palcoscenico della politica da troppo tempo.
E allora?
Allora musica, dai Segretario Viceconte fammi vedere come ti scateni.
L’udienza straordinaria
Posted on 06. dic, 2012 by L.P. in Diritto e giustizia, Racconti

11 agosto. Fa caldo.
I corridoi del tribunale sono gironi danteschi dell’inferno, vuoi per il caldo, vuoi per la materia trattata, diversa a seconda del piano. Ma quel giorno si tiene una udienza soltanto. Una udienza, cosiddetta, speciale, perchè cade nel periodo festivo. Davanti alla porta si accalcano diversi avvocati, parti, consulenti e testimoni. L’orario d’inizio è previsto per le dieci. Ma alle undici la porta è ancora chiusa. La gente borbotta, ma neanche tanto.
Ad un certo punto arriva stancamente un impiegato della cancelleria, che, senza rivolgere la parola a nessuno, si limita ad appendere un foglio di carta con lo scotch alla porta dell’aula di udienza. In un secondo è scomparso, e la folla si accalca per leggere l’avviso. L’udienza dell’11/8 è rinviata al 18/8 per impedimento del magistrato. In pochi minuti tutti sanno, e l’assembramento si scioglie.
Sotto l’ombrellone, nel frattempo, il giudice beve una coca cola, “chissà se hanno appeso l’avviso”, pensa con aria stanca.
Una decisione difficile.
Posted on 05. dic, 2012 by L.P. in Racconti

Il Giudice guardò sconsolato la sua scrivania. Aveva un arretrato bestiale. Fascicoli che aspettavano da un anno una sua decisione. Che palle, pensò. E poi gli avvocati che borbottavano, e di sicuro qualcuno aveva segnalato anonimamente i ritardi al Consiglio Giudiziario. Scelse un fascicolo sottile e cominciò a sfogliarlo. La questione sembrava anche un pò complicata, e poi, come scrivevano male gli avvocati! Comunque c’era da decidere se ammettere delle prove testimoniali oppure rigettare le relative richieste. Non era quindi il caso di studiare tutto il fascicolo. Un’idea geniale gli balenò in mente. Aprì il cassetto della scrivania e tirò fuori una sterlina che conservava dal suo primo viaggio a Londra. Si alzò in piedi e con gesti lenti ma precisi, come a consumare un vero e proprio rito, pronunciò a voce alta: “la regina Elisabetta per l’ammissione, lo stemma per il rigetto”. Fece volare la moneta e l’afferrò fra le mani: testa! In pochi minuti stese un succinto provvedimento che recitava più o meno così: “letti gli atti, rilevato che le prove così come richieste sono rilevanti per la decisione, le ammette e fissa per il l’escussione di un teste per parte l’udienza del 25 maggio 2001. Si comunichi.” E anche oggi giustizia è fatta, pensò stancamente, cominciando a caricare la pipa.
L’ha detto la Cassazione
Posted on 04. dic, 2012 by L.P. in Racconti

L’avvocato attese pazientemente il suo turno; ingannò l’attesa ascoltando le arringhe difensive; osservò i giudici, quasi sepolti dai fascicoli, lontani, indecifrabili, irraggiungibili. Palpò, ancora una volta, la freddezza di una giustizia che ricostruisce fatti e storie con le carte, la cinica lentezza di una giustizia irreale, la polverosità intellettuale dei sofismi, soprattutto procedurali, notò l’oscurità dell’ambiente e quanto fosse opprimente.
Poi arrivò il suo turno, espose le ragioni del suo ricorso, ringraziò e se ne andò. Senza sapere il verdetto. Perchè così usa fare la giustizia in Italia. L’avrebbe appreso chissà dopo quanto tempo.
Restituì l’inutile toga che lo aveva fino allora contraddistinto come avvocato, e che gli aveva permesso di partecipare al ballo in maschera e uscì dal palazzaccio. Fuori respirò l’aria, e si sentì meglio.
Si immerse nella folla, si confuse con gli altri. Il ritorno alla vita normale, lontano dall’acquario della giustizia, gli restituì calore. Entrò in un bar e ordinò un caffè. Nell’attesa andò nella toilette. Era sporca, e l’orinatoio era cosparso di peli pubici.
Si soffermò a pensare se i peli ci fossero caduti per caso o se ce li avessero lasciati di proposito, e gli tornò anche il sorriso.
Era tornato a vivere.
Bersani, il nuovo che avanza. Coraggio.
Posted on 03. dic, 2012 by L.P. in Argomenti, Commenti, Politica nazionale

Sul perché il popolo del PD abbia scelto Bersani, anziché un giovanotto come Renzi, ci sarebbe da riflettere un po’.
Che Renzi costituisca una novità non è revocabile in dubbio. Che Renzi parli meglio di Bersani è sotto gli occhi di tutti. Che sia portatore di qualche idea nuova, pure è vero. Invece ha vinto Bersani, l’uomo dalle metafore impossibili, dall’italiano zoppicante, ma anche l’uomo di partito, l’anziano, l’erede dei vari Veltroni e D’Alema, la tradizione.
Se si dovessero mettere assieme le idee del futuro dell’Italia di Bersani, si rimarrebbe fortemente delusi dalla loro povertà e prevedibilità.
Il partito più vecchio e importante d’Italia non si rinnova, continua ad arrancare sul fronte della modernità, della chiarezza, dei programmi.
Poco male, tanto a destra si registra un proclama di Quagliariello che la dice lunga sulla sostanza politica del PDL: ora dobbiamo trovare candidati e programmi, ha detto. Figuriamoci.
Roba da matti.
L’urgenza di rinnovamento non lambisce i partiti tradizionali, questo è certo. Ora vedremo cosa raccoglierà Grillo, che, dalla vittoria di Bersani, può trarre un benefit elettorale cospicuo.
Vedremo anche come funziona il PD: sarà gratificato Renzi con qualche contentino anche sostanzioso? O verrà accantonato? E lui? Si proporrà a segretario del partito?
E poi, Bersani se davvero vincesse le elezioni, Grillo permettendo, cederà la poltrona a Monti?
Quest’ultimo è una nuova figura da istituzionalizzare al più presto. Visto che governa senza candidarsi, e visto che si propone sempre senza scontrarsi col voto, si dovrebbe prevedere una modifica della Costituzione ad hoc, del tipo: amministratore delegato di governi in panne, da nominare primo ministro ogni qualvolta la politica si dimostrasse incapace, e il tutto a insindacabile parere del Presidente della Repubblica. Oppure: Commissario Straordinario di governi in liquidazione.
Io ho, però, fiducia. Se Zeman ha ripreso a vincere qualcosa vorrà pur dire. E allora musica!
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