Il Fantasma Formaggino o Zorro? Mumble mumble
Posted on 25. gen, 2013 by L.P. in Argomenti, Attualità

Ormai il cerchio sta per stringersi.
A far saltare il banco del Monte dei Paschi di Siena o è stato il Fantasma Formaggino o l’inacciuffabile Zorro.
Aveva ragione D’Alema ad affermare che il PD non c’entrava niente, così come aveva ragione Bersani a dire “Sorbole, non siam mica stati lì a contar derivati”.
Berlusconi mastica un po’ amaro: il cavaliermito preferisce sempre stare in mezzo, seppur da accusato, così invece è fuori dai discorsi. Pare però che abbia già pronto un contratto Mediaset per entrambi.
Grillo non abbocca e grida che sotto la maschera del fantasma Formaggino o la spada di Zorro, sicuramente si cela un personaggio noto.
Napolitano gongola: lo Stato è seriamente preoccupato per il verificarsi di questi accadimenti riferibili a personaggi già noti all’ufficio per le loro gesta illecite, ha lapidariamente dichiarato.
Chi proprio non la butta giù è la conduttrice di Report che evidentemente ha sbagliato tutto.
Di Pietro ammicca: io a Zorro l’avevo arrestato, poi è arrivato Berlusconi con la prescrizione breve e abbiamo fatto la frittata.
C’è comunque soddisfazione negli ambienti degli ispettori della Banca d’Italia che, rapidamente, hanno capito come restringere la rete sui possibili responsabili. Sagacia e coraggio hanno alimentato la fredda intelligenza degli 007 della Banca Centrale che ora battono cinque da più di qualche ora.
Insomma tutto è bene quel che finisce bene.
I responsabili, tempo 24 ore, tipo Corona, saranno nelle patrie galere, e i soldi del buco li ripianerà la dignitosa popolazione dei lavoratori italiani, già adusi a imprese del genere. In fondo che sarà togliersi un boccone di bocca per sanare le casse dell’Istituto più vecchio d’Italia?
Monti, come sempre razionale e freddo, assicura tutti: non ve ne accorgerete nemmeno, in poco tempo salveremo il Monte dei Paschi, basta far finta di avere tutti noi un’altra casa.
E ora si guarda già al futuro: chi sarà il responsabile del prossimo tufo bancario?
La Banda Bassotti e Gambadilegno già stanno litigando.
Concorso pubblico per candidato.
Posted on 19. gen, 2013 by L.P. in Amenità

Bandite le primarie, si pensa, per i prossimi appuntamenti elettorali, a veri e propri bandi concorsuali.
Ipotesi bando per il PD:
età: fra i 31 e i 46.
Capelli: corti, alla moda, ma non quella esasperata; può andar bene anche un leggero spettinato.
Abbigliamento: da prediligersi sempre il maglione, ma occorre disinvoltura con la cravatta. Meglio se cachemir. Vanno bene anche le camicie con le iniziali, ormai sdoganate a sinistra. Il pantalone di velluto è gradito, ma anche un buon jeans.
Preferiti i non fumatori, se proprio, il sigaro, anche questo non solo sdoganato, ma acquisito in pianta stabile.
Non più giornali sotto il braccio, ma Ipad con copertura dal colore sgargiante.
Carattere: spigliato, socievole, ma amante della solitudine, buone letture, buoni gusti in fatto di vini e liquori.
Auto: una berlina tedesca max 2.000 cm cubi. Colore normale. L’auto è un mezzo non uno status.
Status preferiti: vela, golf, assaggiatore di olio, orologi, penne.
Professione: libera, o impiegato di concetto presso amministrazioni pubbliche.
Ironia: tracce.
Musica: classica, folk, cantautori, rock d’annata, jazz.
Non necessaria la bellezza, ma un bel sorriso e una sensazione di semplicità.
Per le donne ammessa anche una percentuale di civetteria, tacchi solo nelle serate, ballerine.
La commissione esaminatrice sarà composta da personaggi della società civile pescati nei salotti buoni.
Ipotesi bando PDL:
l’importante è sbalordire con l’eccesso.
Per esempio eccesso di nodo di cravatta;
Moda, anziché la penultima, come nel PD, sempre l’ultimissima.
Pantaloni che si stringono in caviglia, e risvolto civettuolo.
Mocassini, o meglio scarpe con lacci con fantasia inglese.
Calze scure o fantasia.
Braccialetti al polso.
Due palmari, penne di pregio, polsini, per i più anziani vecchio Nokia o IPhone della prima generazione.
Auto: bella, veloce, sportiva.
Professione: libera, meglio se avvocato o commercialista. Qualche medico.
Gusti: forti e passionali. Amanti del sesso. Capacità di seduzione. Charme.
Abbigliamento femminile: tacchi, tubini, ammessa la gonna corta.
Letture: non richieste, ma ammesse, se non eccessive.
Musica: semplice, alla moda, italiana.
La commissione esaminatrice sarà composta da personaggi dello spettacolo e del mondo del giornalismo.
In entrambi gli schieramenti il partito (tutti in piedi) si riserva la copertura di qualche seggiola a personaggi graditi al capo o ai capi.
La falange popolare
Posted on 19. gen, 2013 by L.P. in Argomenti

La televisione italiana è nemica del bello. E noi italiani siamo innamorati del brutto.
Vedere ogni giorno, infatti, la maschera di Berlusconi che ripete sempre le stesse cose, fra l’altro in maniera prolissa e con un’oratoria scadente, oppure l’impaccio di Ingroia che, appare palese, è lontano dalle cose della politica come la Terra da Plutone, oppure ancora un Fini sfiancato dalle brutte figure, o chiunque altro dei soliti, significa coltivare il senso del brutto.
Dice: ma allora sono tutti brutti per te?
Ma no, poffarbacco, pillole di Pannella, lampi di Renzi, una trentina di secondi di Grillo, e un paio di congiuntivi di Di Pietro, possono anche far bene alla salute, ma niente di più.
Tenuto conto che la politica ci ha drogato, fiaccato e ha abbassato il nostro livello medio di dignità, che ci ha mostrato il peggio della razza umana italica, che ha abbattuto i tradizionali limiti della vergogna, ebbene dovremmo metterla in secondo piano, sopportarla, via, se proprio non riusciamo a riformarla.
E, si badi bene, per riformarla seriamente non occorrono miracoli, tipo il ravvedimento operoso dei nostri politici, chè non avverrà mai, è sufficiente che gli italiani abbiano un rigurgito di dignità, che si guardino allo specchio e che decidano di cambiare, dapprima loro stessi, per poi cambiare i politici, tutti, in blocco, compresi i nuovi arrivi.
Il mezzo può essere quello classico e sempre alla moda del calcio nel culo, oppure si può usare la variante dell’indifferenza totale, oppure ancora si può fare come nelle manifestazioni, e cioè si forma una fila lunga e compatta di cittadini e si ricacciano i politici costretti ad arretrare oltre i confini del paese.
Il problema è andare a convincere quell’esercito di italiani che ha vissuto all’ombra della mala politica che debbono riscattarsi. Forse ci vuole un esercito di psicologi, e forse anche qualche pschiatra.
Altri consulenti medici saranno necessari per il recupero dei politici ad una vita normale, cui non sono abituati, e presumo che non sarà facile convincerli che il lavoro nobilita l’uomo ecc. ecc.
A ogni modo spero che per il fine settimana i politici pensino a riposarsi, così riposeremo anche noi.
Buon fine settimana.
Da Basilicata24: Io della spending review mi faccio un baffo. Firmato Grimilde De Filippo
Posted on 15. gen, 2013 by L.P. in Argomenti, Commenti, Regione Basilicata

E io ti nomino direttore
Posted on 12. gen, 2013 by L.P. in Attualità, Città di Potenza

Paride Leporace è stato nominato Direttore della Film Commission. A nominarlo sono stati il governatore della Basilicata, i Presidenti delle due Province della Basilicata, e i Sindaci dei due capoluoghi della Basilicata, tutti amministratori del PD.
Io stimo il Direttore del Quotidiano della Basilicata, cionondimeno la nomina apre la riflessione su un dibattito più ampio che riguarda la libertà dell’informazione e sul come si può fare libera informazione.
E’ opinione comune che in Basilicata c’è tanto bisogno di libera informazione. Una terra colonizzata dal PD, forza politica che pare abbia colonizzato anche l’opposizione, se non ha neanche una stampa libera è una terra destinata a rimanere primitiva, senza possibilità di crescita sociale e culturale. Sappiamo già tutti che in Basilicata si fa la fila col cappello in mano davanti alle porte dei politici che comandano, per ottenere una percentuale bassissima dei diritti che ci toccano, lo sappiamo. E quindi si parla già di un territorio a rischio altissimo di dittatura, e di quella peggiore, perché è quella che si insinua nelle teste convincendo a dare un consenso bulgaro, per il semplice motivo che chiunque c’ha famiglia.
Contesto, quindi, raccapricciante, il nostro.
Ma il discorso sulla libertà di stampa vale anche in contesti dove un’alternanza politica esiste; figuriamoci da noi.
Il giornalista è un po’ come il magistrato. Questi sta al di sopra delle parti e giudica. Giudica i fatti. Ebbene nella stessa maniera il giornalista stando al di sopra delle parti riporta tutti i fatti e li commenta. E’ difficile fare il giornalista, siccome il magistrato, in maniera impeccabile, ovvio. Perché bisogna tenere le proprie opinioni e/o sentimenti fuori dal proprio lavoro.
Ma non basta, necessita anche che tale terzietà venga percepita al di fuori. Non a caso si dice che il magistrato deve non solo essere terzo ma anche apparire terzo. Chi viene giudicato o chi legge un giornale deve percepire visivamente questa terzietà.
Ora se tutti gli amministratori di una regione, guardacaso tutti dello stesso partito, nominano un direttore di quotidiano a capo di una commissione regionale, instaurando un rapporto professionale di prestigio, commettono un grave errore perché si rivolgono a chi potrebbe dover inventarsi un titolo di prima pagina contro di loro, o esprimere una critica, o riferire di una indagine, e soprattutto dando l’impressione di farlo con quello scopo precipuo. E accettare l’incarico è ugualmente un errore, perché poi è difficile inventarsi quel titolo particolare e si finisce con l’essere tentati di mediare un titolo che non scontenti nessuno, e quella difficoltà è ben percepita dal di fuori.
Ma dico cose di uno scontato incredibile. Purtroppo in Basilicata queste cose non sono ancora ovvie, e in molti trovano anche normale che accadano.
E allora pur stimando Leporace dichiaro il mio personale disappunto sulla vicenda tutta e dico che in Basilicata la democrazia è ancora troppo lontana. Perché, in fondo, di questo si tratta, e cioè della democrazia che presuppone ruoli separati, chiari, reciproco controllo, trasparenza, e finalmente libertà.
Vi pare poco?
In Canada? Magari.
Posted on 10. gen, 2013 by L.P. in Argomenti

Una volta, non tanto tempo fa, non era sparuto il gruppo di chi criticava la nostra società dei consumi.
Ora che la nostra società è sempre di meno una società di consumi, non c’è un quisque che non sostenga che i consumi debbano riprendere a salire pena la disfatta più totale.
Potrebbero cantare vittoria, invece, una volta dimostrato che le società capitaliste sono società oltre che vanesie anche fallibili. E invece sono preoccupati e non colgono l’occasione di affermare con dignità “noi l’avevamo detto”.
Evidentemente davvero non esistono più le ideologie, e anche a sinistra non si sa a cosa mirare, e anche oltre la sinistra il panorama è confuso.
Il modello che vedeva la produzione premiata dai consumi, e la macchina girare a mille quanto più alta era la produzione e quanto più alti erano i consumi, è miseramente fallito.
Le famigerate indagini di mercato, oggi, bocciano una produzione indiscriminata, calmierata solo dalla concorrenza, o almeno bisogna riflettere bene su cosa produrre e quanto produrre.
Se la classifica delle esigenze personali o familiari è cambiata bisogna prenderne atto e agire con perspicacia. Non è sufficiente lamentarsi.
Piuttosto la politica e i produttori di pensiero latitano da troppo tempo. E’ come se ci si fosse resi conto d’un tratto che è inutile pensare ma che è meglio vivere alla giornata in maniera istintiva, tutti avidi di tornare a quel presunto benessere di qualche anno fa.
La nostra società è cambiata in peggio, e questo processo è cominciato prima della crisi economica. Quest’ultima ha soltanto scoperto il dramma.
Non più ideologie, poca fede, egoismo e lobbismo al massimo grado.
Anche i rapporti amichevoli si sono deteriorati, la gente si scambia meno visite e vedere un gruppo di persone che chiacchierano tranquillamente fa pensare in maniera distorta a una perdita di tempo.
Sarebbe il caso di andare alla conquista del proprio tempo, eliminare le ambizioni figlie di questi pazzi decenni (voglio essere ricco e famoso, importante e bello), e ricostruire la nostra società.
Ora stiamo tirando le somme di quarant’anni scellerati, senza valori e meriti premiati, durante i quali hanno imperato il pressappoco, il circa, il più o meno, il sei politico e le raccomandazioni, a ogni livello.
Una società che si rispetti ha rappresentanti politici onesti e laboriosi, quando i suoi rappresentanti diventano ingordi e incapaci parassiti, i danni diventano irreparabili e per aggiustarli occorrono decenni.
Cogliamo l’occasione che la crisi ci offre. Contiamo i nostri averi e proviamo a costruire senza azzannarci l’un l’altro.
Per le prossime elezioni non ne rieleggerei uno di quelli che fanno politica in Italia, quindi cerchiamo di limitare i danni. Come? Non lo so ma si accettano idee.
Quanto zucchero?
Posted on 08. gen, 2013 by L.P. in Amenità, Racconti

Io il caffè lo prendo dolce. Ci sciolgo dentro una bustina di Dietor. E questo da anni.
Ogni tanto, però, mi prende la smania dell’alimentazione perfetta, e allora elimino il Dietor. Ma non dura molti giorni, perché poi, mesto, ritorno al caffè dolce.
Stavolta, però, sto pagando pegno.
Un paio di mesi fa mi prese la periodica smania e annunciai la mia (ennesima) decisione di prendere il caffè amaro.
Ora quando si fanno questi annunci bisogna conoscere bene chi è che ti sta ascoltando. Nel mio caso c’era anche Ada, una donna polacca che lavora a casa mia.
Ada è una specie di gendarme d’altri tempi: precisa, severa, rigida, prima di tutto con se stessa. Ebbene Ada ha registrato il mio annuncio e lo ha messo in pratica, credo anche con soddisfazione perché è una igienista e non può che aver condiviso la mia decisione.
Io ammiro Ada. Mangia pochissimo e sta sempre in movimento, è un fascio di muscoli ed è magrissima. Ma ne ammiro soprattutto la forza di carattere e l’estrema disponibilità.
Va da sé che dopo qualche giorno la nostalgia del caffè dolce si è fatta prepotentemente strada e, chi mi conosce bene, ha subito abbozzato, senza chiedermi nulla, ma semplicemente offrendomi la pasticca o la bustina, al bar o altrove.
Il problema è stato e tragicamente ancora è, dirlo ad Ada.
E qui esce fuori tutta la mia debolezza. Insomma non mi va di mostrare la mia incapacità a mantenere ferma una decisione giusta proprio ad Ada, che è, invece, un mostro di fermezza e stabilità. E poi non vorrei deluderla, mostrandomi per quello che sono, e cioè un debole.
Fatto sta che al mattino cerco di farmi il caffè prima che arrivi, e al pomeriggio, non potendolo evitare, mi sorbisco il caffè amaro. Ma non mollo, cappero. O almeno ancora no.
Aspetto che sia il caso a svelare la mia inaffidabilità ovvero che mi torni prepotente, e speriamo finalmente duratura, l’esigenza di mettermi in riga col caffè.
Ma almeno, a ogni caffè di Ada, che non demorde non immaginando tanta variabilità, alla fine scoppio sempre felicemente a ridere di me stesso.
E ora vado al bar a prendermi un caffè dolce per aggiustarmi la bocca.
E Twitter si rese complice …
Posted on 07. gen, 2013 by L.P. in Argomenti

I politici su Twitter, ma non è democrazia, perbacco.
Chissà se per l’esordio sul social network Monti userebbe il verbo salire, usato per la politica, o piuttosto quello di scendere, di livello, intendo, e cioè scendere al livello della gente comune, chissà.
Non v’è da illudersi, comunque.
Il tentativo di apparire uno qualunque, disposto cioè a dialogare e ad accettare critiche, è neanche lodevole, quanto invero truffaldino.
Non sfugga, infatti, che con Twitter si può rispondere a chi si vuole, non v’è alcun obbligo, e si può sempre dire, a un certo punto, che il tempo è volato e c’è altro da fare.
Andrebbe meglio un confronto pubblico, anche telematico, ma con domande specifiche, fatte da giornalisti coraggiosi e competenti.
Quello che manca, infatti, è la spavalderia di un giornalismo di critica, di indagine, terzo, sopra le parti, che sappia contare “le pulci” a programmi e rendiconti.
Un giornalismo alla “Report” o meglio ancora all’inglese o all’americana.
Il nostro giornalismo, troppo spesso all’amatriciana se non alla puttanesca, è troppo accomodante e mai si rivolge ai politici con domande acute, serie e concrete.
Si lascia troppo spazio alle parole vuote, ai concetti vaghi, alle voci verbali all’infinito, per dirla con un compagno di post su facebook, oppure alle accuse più nette, alla guerra di lobby, alle dispute fra privilegiati.
Noi cittadini sempre e solo spettatori.
Non credo neanche al Papa su Twitter se non come mezzo per mandare messaggi leggibili da tutti, non per comunicare reciprocamente. Infatti il Papa o Monti non leggeranno mai e poi mai quello che scriveremo noi, basta vedere quanti following hanno.
E allora aspettiamoci un “E ora preghiamo il Signore” alle dieci del mattino, oppure un “Incontro a Berlino con la Merkel” e democrazia sarà fatta.
Ma sarò generoso, e se possibile cliccherò sempre un bel “mi piace” laddove possibile, e mi sentirò vero cittadino della democrazia più moderna del mondo.
Controvoce:
almeno uno spazio lasciatecelo libero, a noi mortali.
Elezioni nuove, aria nuova, perbacco!
Posted on 06. gen, 2013 by L.P. in Attualità, Commenti

“Driiin, squilla il cellulare.
-Ciao, come va?
-Bene e tu?
-Bene, bene. Senti volevo chiederti se sei a Potenza
-Sono fuori rientro stasera tardi
-No perché volevo organizzare una riunione per oggi pomeriggio, sai, bisogna fare la lista, dare le disponibilità e mandare tutto a Roma
-Ah, tutto questo po’ po’ di roba in qualche ora?
-Sai mi è arrivata una mail, l’ho letta per caso, insomma è precipitato tutto, prima una lista unitaria, ora le liste singole alla camera, insomma ci impongono tempi strettissimi
-Ma come si fa? Senza un discorso, senza una riunione, senza …. Niente
-Ma tanto sai che decide Roma, io raccolgo le disponibilità, poi, che vuoi, chi sta collegato meglio a Roma va in Paradiso …..
-Ma dai, avete già deciso tutto
-Ma no, è come sempre, a Roma decidono
-Ma è sempre la stessa vergogna, altro che rinnovamento, partito nuovo, gente nuova, sì, è sempre la solita schifezza
-Dai non te la prendere con me, lo sai come vanno le cose, è la politica
-Va bè, sì, la politica
-Allora ci sei stasera?
-Ma se ti ho etto che sono in viaggio. Non riesco. Fate voi. Buon lavoro. Tanto ….
-Non te la prendere, dai, ci sentiamo in serata. Stammi bene. Sempre in gamba.”
Il colloquio telefonico riportato potrebbe essere davvero esistito, per esempio, in data di ieri, o potrebbe essere immaginario.
Siamo nell’era Monti, quella del rinnovamento della politica.
Ma c’è fretta. Monti ha fretta, più di quella che il calendario impone, più di quella che un rinnovamento minimo imponga.
E allora io vi chiedo: cosa ne pensate? E’ vera la telefonata o immaginaria?
Ve la do io la risposta: la telefonata è immaginaria, perché i partiti sono in riunione permanente dal giorno delle dimissioni di Monti e devono approntare liste impeccabili, che rispettino merito e valore, che siano lo specchio per un rinnovato e nuovo consenso, che illuminino la scena politica, facendo sfavillare i nuovi comportamenti di partiti nuovamente vergini, cristallini, vicini alla gente.
Sì, proprio così.
Sigh!
Da Basilicata 24: la Befana e le elezioni
Posted on 04. gen, 2013 by L.P. in Argomenti, Attualità

http://basilicata.basilicata24.it/rubriche/evviva-rinnova-parco-parlamentari-6746.php
L’agenda Monti
Posted on 03. gen, 2013 by L.P. in Argomenti

Io l’agenda Monti la vedo così:
ore 6:00 sveglia
ore 6:10 preghiera
ore 6:30 scelta della cravatta
ore 6:40 cacca con lettura di Tex d’annata
ore 7:10 doccetta frugale con acqua tiepida
ore 7:20 sfrizionata con asciugamano e phon
ore 7:30 colazione a base di yogurth alla frutta, cereali e un biscotto con un ninnino di marmellata alle fragole
ore 7:45 lettura dei giornali
ore 8:00 sveglia a seguito del sonno provocato dall’editoriale di Ricolfi
ore 8:30 al posto di comando, e cioè alla scrivania, con il ripiano ingombro di macchinine, trenini, aerei, omini della lego, passaggi a livello, fontane e sullo sfondo un presepe moderno
ore 9:00 telefonata a Napolitano: hai bevuto il caffè, era buono? E che ti mangi oggi? Io, lo sai bene, non vado oltre il semolino, mi piace tenermi leggero
ore 9:30 il ballo dello spread a base di telefonate in inglese, riti magici, e sale dietro la testa
ore 10:00 primo serio incontro di lavoro coi tecnici di fiducia. Si discute di come aumentare le tasse, e poi come diminuirle, e poi come affrontare l’agone politico popolato di squali, ma di una specie tutto sommato innocua per gli squali della finanza
ore 11:00 i cinque riti tibetani, con sottofondo di musica orientale, o di un Brahms lievemente ritmato
ore 12:00 aperitivo coi ministri
ore 13:00 colazione frugale con caffè amaro
ore 13:30 le medicine
ore 14:00 riposino
ore 15:00 minigolf con i segretari nei corridoi di palazzo Chigi
ore 16:00 preghiera
ore 17:00 tè verde su piattaforma di biscottini inglesi al burro di Caen
ore 18:00 ginnastica light
ore 18:45 cena a base di carne bianca e insalata verde, più una mela
ore 19:00 pigiamone con papalina
ore 20:00 striscia la notizia col vangelo in mano per esorcizzare la tentazione provocata dalle cosce delle veline
ore 21:00 partita a bridge con moglie e nipotini
ore 22:00 a nanna con una buona lettura, a lieto fine, tipo una bella fiaba
ore 22:15 la cameriera rimbocca le coperte e per questo giorno si chiude.
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