Santa Nchè dà di stomaco, ma è vomito di Stato.
Posted on 30. apr, 2013 by L.P. in Argomenti, Città di Potenza, Politica nazionale, Regione Basilicata

Premesso che sono io a non capire niente di calcio, premesso ancora che gnegnegnè e gnegnegnè, ebbene tanto premesso mi chiedo:
ma se le cose che ha promesso Letta quali programma di governo le avesse dette Berlusconi? Tutti a ridere e a dargli del populista arruffone, imbrogliacarte, sfasciapaese.
Che strano il mondo.
E poi, ancora, il programma di Letta è lontano mille miglia da quello del PD, non solo, ma alcune misure erano state escluse inderogabilmente. Cazzo, cosa è cambiato?
Non è che assieme si può, separati mai?
Sarebbe un bello scherzo, perché saremmo costretti, di fatto, al partito unico.
Nel frattempo la Santanchè da giù di stomaco che è una bellezza. Governare col PD le fa questo effetto, ce lo aveva anticipato, ma è vomito di Stato, espulso per senso di responsabilità e sacrificio. T’adoriamo Santa Chè.
Alfano e Letta sembrano due amiconi. E lo sono, da anni, facendo parti entrambi di VeDrò, laboratorio di idee multipartizan, trasversale, ben sponsorizzato, che indiscutibilmente fa gli interessi del paese, dovessero pure andare contro l’Eni che paga ogni anno le sue manifestazioni.
La compresenza dell’Eni, quale sponsor, e di De Filippo in VeDrò, è gratificante, visto l’ammontare delle royalties che vengono pagate alla Basilicata, e che cappero, manco una buona parola fra una serata e un convegno?
A Potenza hanno rubato nelle aree pubbliche splendidi gerani appena piantati. Questa città, fra omicidi, ruberie, scippi, e rimborsi osceni, non è più la stessa.
I partiti continuano a tacere su rimborsopoli, vergognosamente. Andassero a quel paese.
Insomma un bel quadretto, del quale andare fieri.
Ma le cose cambieranno. Bastava scegliere il giusto timoniere e i giusti mozzi. Ora che stiamo in mano a Vedrò, anche l’Europa pretende di meno. Vedrete che un paio di elemosine pur ci arriveranno.
In fondo basta che ci sta il sole, che ci è rimasto il mare, dai scordiamoci il passato, trullallero trullallà.
VeDrò. Mani sull’Italia? Scherzo, è solo fantapolitica.
Posted on 28. apr, 2013 by L.P. in Argomenti, Politica nazionale, Regione Basilicata

Magari sono io, figuriamoci, sarà così. Ma vi racconto.
Mi sono imbattuto in un think net. Si chiama VeDrò. Pare sia nato, anni fa, per “riflettere sulle declinazioni future dell’Italia”, pensa te.
Non so cosa significhi, esattamente, né come avviene la declinazione, per la verità.
Certo è che oggi fra le sue file conta due sindaci, Tosi e De Magistris, due governatori, De Filippo e Serracchiani, e, freschi freschi, una manciata di ministri, premier inclusi, del tipo di Letta, Alfano, Patroni Griffi, Bernini, Lupi, De Girolamo, tanto per dire. Poi conta anche Renzi, Boccia, Emiliano, Ravetto, Urso, Della Vedova, per gradire. E un bel manipolo di giornalisti, fra i quali spiccano Piroso e Polito, e, per completare l’opera, ci sono anche inprenditori e magistrati.
Si volesse pensare a un “mani sull’Italia” sarebbe facilissimo. Ma non sarà così, ovvio. Tutto alla luce del sole, perbacco, ci mancherebbe.
Fatto sta che in un momento di bipolarismo gridato, rissoso, violento, vedere una così bella schiera di ufficiali duellanti, riunirsi per declinare il futuro dell’Italia, e poi vederli tutti, o quasi, insieme nel nuovo governo, un po’ spaventa. Sarà pure fantapolitica, certo, ma spaventa.
Impiegati, o poveracci, non ce ne sono. E’ un club speciale, diciamo d’elite, senza colore politico, anzi con tutti i colori politici.
E allora tanto per scherzare ragioniamoci un po’.
Dice “ma se è tutto alla luce del sole!”, vero, ma te l’immagini se si fosse scoperto che ragionavano insieme e che era un’associazione segreta, cosa sarebbe successo. Meglio un bel sito con l’elenco, e senza clamori di sorta, senza che nessuno, o meglio senza che il volgo sappia.
Certo per un’associazione che declina il futuro, inventarsi le larghe intese, e ficcarci tanti ministri, insomma cazzo che culo!
Dettaglio di poco conto è che ne fa parte anche Giulio Napolitano, figlio del più famoso Giorgio, il quale, non so se ancora oggi lavori nella Presidenza del Consiglio, e comunque ci ha lavorato.
Insomma pare proprio che il governo lo abbiano fatto da qualche altra parte, forse in via del Tritone, dove pare abbia sede VeDrò, dopo aver conquistato singole ma significative postazioni in giro per l’Italia.
Ma è fantapolitica, lo so, e io sono scemo, scontato.
Però che strano. Poi magari ce lo spiegheranno se nelle ipotesi di declinazione c’era pure l’incarico a Letta e quello consequenziale a tanti ministri di VeDrò, dopo aver sperimentato, casomai a cena, le larghe intese.
A proposito il sito è www.vedro.it.
La presenza di De Filippo, oltre ad allungare la sfilza dei lucani che contano, fa presagire un incarico di sottogoverno al dimissionario filosofo, governatore del petrolio d’Italia. Chissà. Magari avverrà pure, ma sarà stato il caso, o i meriti indiscussi del nostro.
E ora una bell’associazione di disperati me la faccio io e la chiamerò “Già visto, grazie.it”, per declinare la nostra futura povertà o l’evoluzione delle antiche oligarchie con facciata da democrazia matura, of course.
Bacioni, estensibili.
PS: l’Italia aveva bisogno di un governo. Certo, da anni. Ma non vorrei che un governo l’Italia l’abbia sempre avuto, anche se ufficioso, e che ora quello ufficioso sia diventato anche ufficiale. Scherzo, lo ripeto. Gioco alla fantapolitica, chè non so che fare.
La Banda Bassotti, Qui, Quo e Qua
Posted on 27. apr, 2013 by L.P. in Amenità, Politica nazionale, Regione Basilicata

Quando si dice le idee chiare.
Meno di venti giorni fa Speranza, che evidentemente guardava la punta del suo naso, mentre altri si spingevano oltre, proclamava il no a un governissimo PD-PDL
Passato qualche giorno, dopo qualche bufera, un paio di bocciature e la resa di Bersani, Speranza si commuoveva all’elezione bis di Napolitano affermando con entusiasmo “scelta giusta, la gente capirà”.
Oggi nasce il governissimo PD-PDL tanto inviso a Speranza un alito di tempo fa.
Ma le idee possono anche schiarirsi. Basterebbe parlare ed esporsi poco, per non passare per una bandieruola. Ma un capogruppo non può tacere. E quando un capogruppo esprime pedissequamente quello che pensa il suo padrino politico, dimostra di avere l’autonomia intellettuale di uno stenotipista nel battere sulla macchinetta.
Insomma che esordio per Roberto Speranza!
Domani casomai plaudirà al governo di Letta, benedetto anche dallo zio di questi, tanto per farci capire che il potere non è una questione di famiglia.
A tal riguardo pare che la famiglia Letta stia per piazzare un cugino fra i Vendoliani e un altro nipote fra i meloniani, così, tanto per riunire.
L’Italia ha bisogno di responsabilità. Vero. Il popolo lo pensa da decenni. Ora ci sono arrivati anche i potenti. Sarà un caso ma ogni volta che un politico parla di responsabilità a me vengono i brividi.
Ogni governo di responsabilità ci ha inginocchiati un po’ di più.
Comunque la stagione felice della Basilicata non finisce più.
Ricordate Bersani e il modello Basilicata? Che roba.
Il modello Basilicata ha prodotto finora un saggio, un capogruppo, e un plotone di accattoni, tutti in fila alla mensa del rimborso coi loro scontrini.
Il Governatore non sapeva. Il Presidente del Consiglio non sapeva. Ma chi cazzo sapeva?
Tutti, quindi nessuno. Che Italia.
La capacità di automoralizzazione della politica è pari alla capacità di un verme di alzare un tir. Ma il tesoriere, cioè quello che guardava i rimborsi, mettendo in fila gli scontrini che idea si sarà fatta dei suoi politici? Sarebbe interessante intervistarlo.
Ma forse neanche lui sapeva, oppure pagava meccanicamente, anzi non c’era una persona, c’era una macchina tipo bancomat; tu inserisci lo scontrino e la macchina emette le banconote, o gli spiccioli, vista la tipologia dei rimborsi.
Comunque c’è rimborso e rimborso e che diamine.
C’è quello colto del doppio quotidiano, non sia mai uno se lo porta il vento, oppure una copia al cesso, per nobili letture e una sulla scrivania a mò di arredamento; c’è quello raffinato del parquet, c’è quello turistico dei viaggi, c’è quello gastronomico, e c’è quello da elemosina.
Come San Francesco alcuni consiglieri facevano l’elemosina di pochi euro, bisognosi di un aiuto. Chiedi e ti sarò dato!
Speranza non ha transitato in regione, ha fatto un salto triplo, da assessore al Comune, passando per la segreteria regionale, e approdando al luna park, quindi non conosce la storia dei rimborsi. Magari potrebbe anche avere un giudizio severo. Magari. Magari avesse un giudizio. Ancora tace. Eppure è ancora il segretario regionale.
Ma sì, tempo passa e rimborso provvede.
A ogni modo pare, leggendo i giornali, che nelle due ultime legislature si salvino solo in tre. Considerato il finale potremmo unirli tutti sotto un solo nome: la Banda Bassotti, e poi ci sono Qui, Quo e Qua.
Fred intervista De Filippo sul rimborso facile facile.
Posted on 27. apr, 2013 by L.P. in Amenità, Le grandi interviste di Fred Mulligan, Regione Basilicata

F: allora, Governatore, non ce l’ha proprio fatta più?
D: caro Fred, il mio gesto non suoni come condanna, ma come atto a difesa della politica, quella buona, quella che piace a me. Le cose hanno preso un andazzo che, sebbene ritenga sfiorino soltanto il codice penale, ci impongono un passo indietro per sostenere la nostra legittimazione nei confronti del popolo lucano che ci ha sempre tributato ampio consenso.
F: governatore, nonché filosofo, ma la gente si chiede se lei sapesse o meno.
D: un governatore non conta nella tasca degli altri, per fortuna vola un po’ più alto, se permetti. Abbraccia e vive della politica allo stato puro, si inebria delle logiche, delle strategie e, perché no, delle tattiche. Coltiva le idee, guarda oltre, pe dirla breve.
F: magnifico. Ma la gente dice che lei è stato anche assessore, quindi sa come andavano le cose.
D: pensa Fred, che assessore lo sono stato quando ero ragazzino, e io, da ragazzino, credevo nei valori cristiani, e poi erano altri tempi. Freschi di studi cercavamo di riscontrare nella vita di tutti i giorni l’esattezza dei principi filosofici che avevano ispirato le nostre ambizioni, e poi, sinceramente, non posso ricordare le prassi di allora.
F: e la storia dei francobolli?
D: mi ha fatto sorridere, e senza gridare al complotto, ti dico di chiedere in giro se io ami o meno vergare le mie lettere anche a mano e poi scrivere ai lucani.
F: accidenti, sono sfortunato, a me non è arrivato mai niente.
D: controlla bene, Fred, vedi nella cassetta delle lettere. Fruga, ne troverai tantissime.
F: vedrò meglio, governatore. Ma, la gente si chiede, lei scriveva a tutti o solo ai suoi elettori?
D: a tutti, caro Fred, quindi solo ai miei elettori, perché tutti sono miei elettori, e in quanto governatore, governo i destini anche di chi non è stato benedetto dalla fede. Io sono tollerante, caro Fred.
F: ma la vedo comunque amareggiato.
D: certo Fred, lasciare la poltrona, questa bella e comoda poltrona, ma anche questa scomodissima e piena di chiodi poltrona, il trono della Lucania, fa male. Fa male a chi, come me, ha speso una vita per portare la Basilicata al centro del futuro, e non poter completare l’opera mi amareggia assai. Vedi, Fred, io avevo programmato un bel viaggio nel futuro con meta finale il 2007.
F: come? Il 2007?
D: e certo. La Basilicata io l’ho ereditata ferma al 1952. Pian pianino l’avrei portata al 2007. Oggi ci troviamo già al 1971. E, bada bene, senza l’incubo del 68! E ora, per questi quattro pezz…..
F: governatore!
D: per questi quattro pezzi di consiglio, dicevo, tutto può saltare.
F: perché non si è dimesso già?
D: sì, ma la vita continua. Insomma vedremo, studieremo, vedremo se da Roma arriverà qualche chiamata alle armi. Io sono pronto. Un guerriero della democrazia come me è sempre pronto.
F: e la Basilicata?
D: risorgerà. Vedrà la storia ci darà ragione: il futuro val bene qualche rimborso. E mi spiego. Se un Consigliere mi rende meglio ben appagato, ma glielo paghiamo volentieri l’albergo a ore. Se a un consigliere piace il caciocavallo silano, o piace mangiare tanto, finanche tre volte a mezzogiorno e in tre posti diversi, ma poi mi legifera di lusso, ma che ci frega. Il risultato è positivo.
F: ma non mi sembra che la Basilicata abbia potuto godere di eccellenze..
D: Fred, hai la vista corta, e il respiro affannoso. Per capire devi, come dicevo, volare alto, guardare oltre, interpretare il futuro, prevedere la direzione del vento. Insomma Fred, devi mangiarne di polvere.
F: giusto, ma lei l’ha mangiata la polvere?
D: qualcuno mi ha definito un cavallo di razza. Sì ne ho mangiata, ma a me tocca farla mangiare agli altri.
F: ammirato mio governatore, mio filosofo, capo di tutti noi, Presidente dei Presidenti. Mi genufletto.
D: Bravo Fred, bravo, ma alzati e …. cammina.
(Questa intervista è frutto della fantasia di un buontempone prostrato dagli avvenimenti)
Mannaggiopoli
Posted on 26. apr, 2013 by L.P. in Amenità, Regione Basilicata

Parliamoci chiaro; che alla regione si facessero rimborsare anche lo zucchero filato comprato al circo per il nipotino, era cosa ben risaputa anche ai ciottoli del cortile antistante i palazzi del potere. Che la magistratura abbia avuto bisogno della stura da parte delle Procure delle altre regioni, è circostanza antipatica, perdinci, però.
Faccio un esempio, così tanto per capirci: se l’estrazione dell’oro nero nascondesse qualche reato, non essendoci in Italia altre regioni con il medesimo patrimonio, capace che nessuno se ne accorgerebbe.
Mannaggia, anzi, mannaggiopoli, come dovranno essere chiamati tutti quelli che appartengono a quelli che assistono impavidi agli scandali della classe politica nazionalregionale.
Prima esisteva solo Paperopoli, città della fantasia dove abitavano i paperi di Walt Disney. Poi arrivò tangentopoli, ora abbiamo rimborsopoli. E quindi i cittadini spettatori di cotanta arte sono di diritto inclusi nel paese di Mannaggiopoli.
Quello che mi dispiace è che fra i rimborsi manca quello della callista; mi sarebbe piaciuto, avrebbe dato un tono domestico tanto soft quanto snob, se vogliamo.
Così come manca quello per le spese dello spurgo pozzi neri e quello dei lassativi.
Per queste ultime spese non posso che riconoscere l’onestà dei nostri prodi, fra i quali fisiologicamente ce ne sarà uno stitico, e che cappero, e non aver trovato il corrispondente scontrino, ebbene, vuol dire che se l’è comprato coi suoi soldi. Tanto di cappello. Così come ai sofferenti di emorroidi, perbacco. Che cuore e che generosità.
Ma si scherza, poffarbacco, suvvia, non prendetevela a male.
Quanto ai francobolli di De Filippo, bè, una considerazione si impone. Il Governatore filosofo ha detto che non si può pretendere da un Governatore, appunto qual egli è, che stia a contare i francobolli, o, aggiungo io, che stia ad attaccarli personalmente sulle buste. Ed è giusto. Però ha anche aggiunto che i lucani sanno come lui usi frequentemente la posta. A me e a molti altri notoriamente non del PD, non è arrivata nessuna missiva, ragion per cui quelle lettere saranno state destinate ai suoi elettori, quindi senza un motivo istituzionale, a meno che una Istituzione non possa fare figli e figliastri fra i cittadini. E allora? Mi sembra una confessione bella e buona: quei francobolli non avranno avuto un uso istituzionale. Che poi, nell’era di internet si spendano tanti euro per la posta normale vuol dire che per portar De Filippo in giro forse si usa ancora il calesse.
Sempre per dire e per riderci un po’ su, cosa che non fa mai male.
Speranza in un messaggio in TV ha recitato il mantra del nulla. Lo ammiro. E’ un’arte quella di parlare senza dire niente.
Amici che dire, a ognuno il suo rimborso, pare sia l’augurio migliore dei nostri tempi. Quello mio è misero assai, perché l’unico sarebbe quello promesso da Berlsuconi per l’Imu.
Pensa te!
Rimborsopoli, da Basilicata 24
Posted on 25. apr, 2013 by L.P. in Attualità, Città di Potenza, Regione Basilicata

Fred e “il Brumettino della Signora”.
Posted on 22. apr, 2013 by L.P. in Vini e dintorni

Se pensate a un vino che sappia coniugare estrosità e facilità nell’abbinamento, allora non potete evitare di assaggiare il “Brumettino della Signora”.
La particolarità più appariscente di questo vino è che, all’apertura della bottiglia, al profumo intenso di fragole di bosco si accompagna una specie di fischio. Non preoccupatevi, è la soddisfazione del vino di vedere la luce.
All’aria, infatti, il vino si trasforma acquisendo corpo, spessore e forma architettonica.
Nel calice ondeggia spavaldo, non lascia archi, perché povero di tannino, ma sferza l’olfatto con aromi che, partendo dalle fragole di bosco passano velocemente al prezzemolo riccio per approdare all’alga muschiata dell’oceano indiano.
Divertitevi a bagnarci un biscotto, o a berlo mandando giù un boccone di autentica pastiera: vi rimetterà in sesto. Io lo apprezzo anche sui risotti profumati, e più semplicemente, sullo spaghetto al dente, salato e scondito, da mangiare durante la cottura e ben prima che venga scolato, in modo da poter allontanarsi quando la cottura è finita e andare tranquillamente in piazza tanto si è sazi.
Costa un occhio della testa, tanto che si dice che gli orbi siano i maggiori suoi consumatori, ma è un modo di dire. La bottiglia costa dieci euro se comprata direttamente dal produttore, quindici in enoteca e trenta al ristorante.
Ah, dimenticavo, il suo colore è simile a un tramonto del medio Cilento nel mese di giugno, o a quello della Costa d’Avorio settentrionale il giorno di Pasquetta.
Io mi ci sono ubriacato due volte, e vi assicuro che la sbornia da Brumettino è la più dolce che esista. Favorisce, infatti, sogni catartici, con effetti poliespansivi al mattino successivo.
Che dirvi oltre …. Buon Brumettino della Signora.
PS: la scelta del nome del nostro vino è ammantata di mistero, la leggenda dice che nel lontano 1940, nelle colline del Friuli vicine alla città di Udine, la moglie del Sindaco del comune di Brumons, confuse le uve che il marito aveva con tanta passione acquistato separatamente. Quando venne fuori questo vino incantevole il Sindaco pare disse alla moglie in preda alla commozione “questo è il tuo vino”, e poiché a Brumons la “signora” era la moglie del Sindaco, così il Sindaco volle chiamarlo, mentre Brumettino era il simpatico e dolce diminutivo con il quale il Sindaco chiamava il suo comune.
Nudo alla meta
Posted on 16. apr, 2013 by L.P. in Racconti

Il cielo era sereno, di un azzurro acceso, limpido, abbagliante.
Né un accenno di nuvole, né un uccello a interferire nell’orizzonte monocromatico. Solo abbassando lo sguardo, laddove il cielo si incontrava con lontane montagne il colore tendeva a sbiadirsi leggermente.
Non c’erano rumori quindi con molta nitidezza l’uomo sentì il rumore metallico del grilletto di un revolver. Chiuse gli occhi e aspettò. Dopo un attimo avvertì il freddo della canna sul collo abbronzato. Aspettò ancora, aspettò di sentirlo parlare.
E parlò.
“Passami il portafogli, i soldi, l’orologio, il cellulare, le carte di credito, passami tutto quello che hai, anche il fazzoletto, se ce l’hai”.
L’uomo si sfilò l’orologio che portava sulla sinistra, poi si sfilò quello che portava sulla destra. Poi tirò fuori dalla tasca posteriore destra il portafogli. Dalla tasca anteriore destra un cellulare, e un altro cellulare dalla tasca anteriore sinistra. Un terzo cellulare lo tirò fuori dalla tasca interna del giubbotto, e un Ipad mini dalla tasca destra sempre del giubbotto.
“Hai fatto bingo, amico. Hai visto quanta roba?”
“Cosa mi nascondi ancora? Levati i pantaloni e passameli”
L’uomo slacciò la cintura, e si sfilò i pantaloni. Glieli consegnò mostrando un paio di mutande HM di colore grigio.
“Anche le mutande!”
L’uomo sorrise e con sicurezza, come uso a mostrarsi nudo, si sfilò le mutande senza neanche pensare a nascondersi le intimità.
Poi rimase solo e scoppiò in una fragorosa risata.
Si sentiva allegro.
Camicia, giubbotto, calzettoni e scarponcini, si avviò verso la città. Sorrideva ancora. La vita gli girava bene.
In fondo al viale
Posted on 16. apr, 2013 by L.P. in Argomenti, Politica nazionale

Lo spettacolo che sta offrendo il PD è teatralmente parlando notevole. Da un punto di vista politico un po’ meno.
E’ sintomatico come si stia evolvendo la sinistra italiana. Fino a qualche tempo fa per implodere doveva governare qualche mese, stavolta è bastato che ne avesse l’opportunità.
Renzi sta facendo il monello, ma dice cose vere e condivise da tutti gli italiani: la supponenza della Finocchiaro pareggiata solo da una non meglio certificata capacità politica, in uno alla violenza della sua reazione, ne fanno un personaggio piccolo, buono solo, appunto, per le scorribande protette ai grandi magazzini.
A sinistra alzate di testa non sono mai state tollerate; piuttosto sono sempre stati premiati quelli che si mettono in fila, che imparano a discutere di fuffa supponente, che assumono una espressione un po’ sofferente, vissuta, e che onorano il loro capo; un Renzi non lo reggono proprio, e non sanno come contrastarlo, vittime dei loro stessi pregiudizi. Cacciarlo vorrebbero, ma non possono per non essere tacciati di grillaggine, farlo tacere è impossibile, e allora perdono il controllo.
Insomma invece di pensare al paese pensano ai fattacci loro, alle loro carriere e alle carriere delle intere filiere. Altro che Berlusconi, che ora se la ride di gusto. Ho l’impressione che a sinistra manchi del tutto l’intelligenza, che la tattica latiti, e che la politica sia morta. Rimane l’immagine boriosa, come i nobili decaduti che finiscono per mettersi le dita nel naso.
Ritengo che questo mirabile risultato sia il frutto di decenni di allevamento della fuffa, e degli interpreti della fuffa. Fassina è, per esempio, una icona di questa sinistra ignorante e cieca, con handicap mentale. Le nuove leve, poi, soprattutto quelle femminili, ma anche quelle maschili, sono state scelte con criteri un po’ berlusconiani, e un po’ cialtroni; hanno voluto garantire anche l’aspetto televisivo della politica per non essere secondi al Berlusca che, però, in materia, è un asso.
Insomma, la sinistra rimane affascinata dalle berlusconate, che vorrebbe imitare al meglio, non riuscendovi, e dalle grillate, alle quali si sente più vicina ma che non riesce a interpretare, perché comporterebbero un serio ripensamento dei comportamenti, allo stato inconcepibile.
Uno stato confusionale eccelso, che rasenta la follia.
L’Italia è finita in fondo al viale con un problema davvero serio, che non è la crisi economica, è la classe politica tutta. Risolto questo problema riprenderà a sorridere.
Augh!
Caro Sindaco, dicevo ieri ….
Posted on 13. apr, 2013 by L.P. in Argomenti

La ritrosia del potentino, ma anche del lucano, a protestare deve essere figlia di qualche grosso complesso. Forse potrebbe trattarsi del complesso del suddito, che, ancora oggi, non riesce a discernere fra diritto e concessione.
E dire che siamo nel 2013, che nobili, monarchia e capetti vari, non dovrebbero aver lasciato tracce residue, eppure il potentino prima di protestare ci pensa mille volte, e se proprio lo deve fare lo fa a cena in famiglia o con gli amici più stretti.
Puoi fargli di tutto, ma lui non protesta; al più se la segna al dito, ma nella vendetta è scientifico, prudente e non rischia niente. In genere si vendica su chi è già clinicamente morto. Per esempio se deve vendicarsi con un politico aspetta che questi abbia cessato ogni forma di potere, anche quello più vuoto, dopodichè gli prospetta tutto il suo sdegno e la sua immediatamente successiva indifferenza.
Lo stesso atteggiamento il potentino lo riserva anche al politico avversario, quello al quale non può chiedere nulla. Il fenomeno si giustifica appunto con la mentalità del suddito che rispetta il potere in ogni sua forma. Poi si crea quella solidarietà speciale che lega sudditi e padroni, che quasi si consorziano contro altri gruppi di sudditi e potenti.
Il mondo della politica tace sulla condanna del Tribunale di Potenza a quattro consiglieri, rei di aver usufruito di rimborsi spese non dovuti. Sono solidali l’uno con l’altro. E tutto questo è politicamente corretto. Nessuno approfitta della circostanza per fare politica. Nessuno che si faccia paladino degli eventuali danni alla popolazione lucana che i comportamenti giudicati possano averle causato. Loro vivono nel loro acquario, e sebbene apparentemente avversari, mangiano, in misura diversa, nello stesso piatto che viene imbandito da quegli imbecilli dei sudditi, che, poi, non protestano neppure. Appunto.
Se qualcuno venisse a rubare a casa lo spenneremmo vivo. Se lo fa un politico, prego si accomodi, serve altro?
Passano le ore ma continuo a pensare al grave problema del tartufo lucano che viene raccolto anche da chi risiede fuori regione. La vicenda mi angoscia. Ma come può succedere? Meno male che il consigliere Singetta ha avvertito tutti. Wow, grazie di esistere Alessandro.
Il calcio a Potenza non decolla più, e la memoria del grande Potenza rimane offuscata da una targa che riporta dati inesatti, alterando la storia. Ma il Comune di Potenza ha altro da pensare e gli storici di professione (tutti in piedi) dispensano favole non conoscendo la storia che raccontano.
Caro Sindaco, hai letto la letterina che ti ho spedito ieri? No? Immaginavo. Fa niente, tanto anche se la leggessi non cambierebbe un piffero.
Viva l’Italia, viva Potenza, viva la fuffa.
Istruzioni per la lettura del post:
si consiglia di leggerlo, poi far partire la musica e rileggerlo, vedrete funziona, quasi ti viene voglia di protestare.
Ciao mamma, sono felice di essere arrivato uno.
Posted on 12. apr, 2013 by L.P. in Argomenti

I dieci saggi hanno detto che i partiti devono essere finanziati, fra le altre scemenze.
Un bello stop ai referendum, aumentando il numero delle firme da raccogliere. E qui si sono superati, perché hanno addirittura fatto un’operazione matematica, calcolando la popolazione del 46 e confrontandola con quella di oggi. E poi, magia delle magie, bisogna dare priorità alla ripresa dell’economia.
Io, che saggio non sono, avrei abolito il finanziamento ai partiti, perché l’idea che con quei soldi ci si costruisca patrimoni, mi fa rivoltare lo stomaco, oppure, l’idea che dobbiamo finanziare anche le lettere di Berlusconi agli onesti cittadini, mi sconfinfera le viscere più di due cape di aglio.
Beninteso, hanno anche deciso altro, ma nulla che possa essere realizzato in emergenza.
Napolitano ha chiuso la pratica con soddisfazione “ora” ha detto “passerò la cartella al mio successore perché dia fuoco al camino o asciughi le pipì del cane”, e poi ha riso con i corazzieri.
A Potenza non si può risiedere dove capperi ti pare. No! Devi per forza risiedere dove vivi, non c’è più religione. E un Tribunale fantasioso ha condannato quattro noti pendolari della politica. Il PM, però, aveva fatto retromarcia e aveva pensato che no, non è reato, casomai un po’ riprovevole, ma nessun reato, giuro. Il Tribunale se ne è infischiato e giù una sonora condanna che, ora, in un paese mediamente rispettoso dei valori etici sui quali abbiamo edificato questo fior fiore di società, dovrebbe condurre a dignitose ma irretrattabili dimissioni.
Non ci saranno, invece. E meno male. In fondo sostituendoli rischieremmo di indurre altri in errore, o in tentazione.
La politica non ha commentato la vicenda e ha imposto toni bassi, quasi sussurri. Parliamo del tartufo, piuttosto, si è inventato un consigliere, così distraiamo la gente. Ma non ce ne è bisogno, perbacco, il lucano è rispettoso, e venera i suoi politici come un devoto napoletano venera San Gennaro, e mi scuso coi nostri politici per l’irriguardoso accostamento.
Potenza fucina di barriere architettoniche. Create nell’ultima settimana due belle barriere, provvisorie ma significative.
Nessuno potrà dubitare delle capacità di sopportazione dei potentini, per i quali il Papa ha aperto le porte del Paradiso “una vita vissuta a Potenza significa aver già scontato ogni pena dell’inferno”. Grazie Papa Francesco ne avevamo bisogno, non avremmo mai sopportato di rimanere potentini anche nell’altra vita.
Per il resto ciccia ma bastava già.
Ed ora un classico dell’italianità.
Lettera aperta al Sindaco di Potenza
Posted on 12. apr, 2013 by L.P. in Città di Potenza

Caro Sindaco,
in via Bonaventura, nella giornata di oggi, è stata ostruita, anche, la strettoia che consentiva, già poco agevolmente, ai soli pedoni di percorrere l’importante strada, giacchè le macchine già non transitano da mesi.
Ora i pedoni devono salire una scala, attraversare il piazzale della Scuola Torraca, e poi scendere un’altra scalinata. Le scalinate sono provvisorie, ma i lavori, a detta di un operaio, continueranno per un bel po’ di tempo, talchè il passaggio sarà obbligato attraverso le due piccole scalinate.
Chi è anziano, chi ha un handicap, chi cammina con una carrozzina, per fare degli esempi, avranno seri problemi.
Esiste una legislazione, ormai datata, anche se per lo più ignorata, che impone non solo l’abbattimento delle barriere architettoniche, ma anche di evitare di crearne di nuove.
Quelle due scale, per quanto provvisorie, sono due autentiche barriere architettoniche.
E allora Le chiedo se ha autorizzato chicchessia a realizzare nuove barriere architettoniche, o se l’iniziativa è di chi sta eseguendo i lavori.
In entrambi i casi, oltre, probabilmente, a violare la legge, viene resa difficile la vita proprio a quei cittadini cui bisognerebbe facilitarla.
Dovrebbe esistere un modo per coniugare interessi privati e diritti inviolabili della persona, come quello a una serena esistenza, forse non specificamente contemplato dalla Costituzione, ma facilmente deducibile dal dettato normativo.
La qualità della vita, nella città di Potenza, è ai minimi termini da anni, eviti di peggiorarla ancora di più.
Luciano Petrullo
NB: questa lettera è stata anche inviata alle tre testate della carta stampata locale. Ma nessuno l’ha ritenuta degna di pubblicazione, e forse anche giustamente, visto che qui sopra si parla di diritti e di qualità della vita.
Tolgo il disturbo.
Posted on 11. apr, 2013 by L.P. in Argomenti, Attualità, Città di Potenza

In rapida sequenza stamattina mi è successo di:
a) trovare una strada, già solo pedonale, sbarrata, la cui fantasiosa alternativa era inaccessibile alla mia bicicletta;
b) trovarmi la strada sbarrata, ed ero in bici!, da due macchine circolanti in senso opposto, ferme con i conducenti intenti a una bella chiacchiera;
c) imbattermi in una automobilista che anziché fare cento metri e una manovra civile, faceva inversione su un tratto di strada con la striscia continua, rischiando di entrarle nella portiera.
Ho reagito alle tre vicende nella seguente maniera:
all’episodio di cui alla lettera a) ho bestemmiato, pronunciando ad alta voce, in maniera limpida e udibile “Questa è una città di merda!”;
all’episodio di cui alla lettera b) ho chiesto agli automobilisti se potevo rendermi utile portando loro un caffè;
all’episodio di cui alla lettera c) ho mandato a quel paese con termine grillino l’automobilista, facendo in modo di farmi sentire dalla stessa senza che equivocasse e pensasse ad un apprezzamento casomai fisico.
Il tutto è avvenuto nell’arco di cinque minuti. Poi mi sono rintanato nel tribunale locale per celebrare (tutti in piedi) una insignificante udienza la cui inutilità rasenta l’eccellenza ma che un codice insulso prevede quale necessaria, quindi ho fatto ritorno in studio e mi sono chiesto se non sia il caso di tirarmi fuori.
Magari una seconda parte della mia di vita da homeless con una scritta sulle spalle “No, grazie, preferirei di no?
Condanne sul consiglio regionale
Posted on 10. apr, 2013 by L.P. in Diritto e giustizia, Regione Basilicata

Mi ricordo da piccolo che facevamo un “gioco” consistente nel passare le mani vicinissimo al volto del compagno e, al suo primo gesto di fastidio, ripetere con fare dispettoso “l’aria è di tutti”.
Poi sono cresciuto e mi sono imbattuto in qualcosa di altrettanto comune, come l’aria del gioco, e cioè il diritto. Perchè il “diritto è di tutti”.
E’ notizia di oggi della condanna inflitta a quattro consiglieri regionali di Basilicata per falso e truffa, consistita nel dichiarare una residenza e averne di fatto un’altra per percepire il rimborso della trasferta. La storia è buffa.
Un PM accusa i consiglieri e istruisce una richiesta di processo. Arriva il processo e un altro PM rappresenta una versione della fattispecie giuridica totalmente diversa da quella che aveva pensato il PM di prima, arrivando a sconfessare il predecessore e chidendo una bella assoluzione.
E, infine, sorpresa delle sorprese, il Tribunale, semplicemente fottendosene dell’ultima interpretazione dei fatti, condanna i quattro valorosi.
Dice “ma il diritto non è uguale per tutti”, “non è lo stesso per tutti”?
Ebbene, no! Il diritto è soltanto di tutti, perché ognuno ne dia una interpretazione personale. Talchè è giusto pensare che una sentenza è balorda, che un PM non capisce niente, e poi viceversa, a seconda della convenienza. Di che consolare Berlusconi e tutti i condannati del mondo.
Perché poi, parliamo di uomini, non di dei. Per cui, se, putacaso, il PM che ha chiesto l’assoluzione, contraddicendo il suo predecessore, fosse stato giudicante, cosa possibile nel nostro sistema anteguerra, magari i quattro malcapitati sarebbero stati assolti.
Come dire che dipende in mano a chi capiti. E questa non è una bella cosa.
Ma venendo ai fatti, una condanna è una condanna. Non definitiva, ma sempre condanna è. Non voglio sapere cosa abbia mai pensato e detto il consigliere di sinistra sulle condanne di Berlusconi e la sua attività politica “ciononostante”, ma mi chiedo: è mai possibile che i quattro non vengano sfiorati dall’idea di farsi da parte, almeno fino al giudizio definitivo?
Lancio questa ipotesi di meditazione, ben sapendo che sull’argomento non si esporrà seriamente nessuno, vuoi per la trasversalità della condanna, vuoi perché non si sa mai che può succederci un domani e quindi meglio non parlare.
Gesù diceva che non bisogna mai dare giudizi, ben conoscendo i “disservizi” della giustizia già all’epoca, e della quale sarebbe rimasto vittima.
E allora consoliamoci, i quattro sono innocenti, vittime di una cattiva giustizia, e, poi, la crocifissione non usa più.
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