Il colpo di stato
Posted on 27. set, 2013 by L.P. in Argomenti, Attualità, Commenti

La vicenda Berlusconi non cessa mai di stupire.
Brunetta ha affermato che se Berlusconi venisse estromesso dal Parlamento verrebbe violata la costituzione.
Ragionando in questi termini, facendo sillogismi fatti in casa, arriveremmo al paradosso che eseguire una sentenza definitiva significa violare la costituzione. Diabolico.
I parlamentari del PDL, con una fune alla gola, stanno consegnando le loro dimissioni, obbedendo non alla coscienza ma al padrone, che, come li ha portati lassù, ora vuole che facciano un passo indietro se proprio lo deve fare lui. Consequenziale, suvvia: se le carriere politiche dipendono da una persona sola, mi sembra anche giusto.
E’ il risultato del sistema elettorale che vuole l’elezione di chi sceglie il capo. Non si pretende più una coscienza, ovvero una responsabilità nei confronti di chi ha votato, consentendo loro l’entrata nella casta delle caste, no; esiste solo un debito nei confronti del capo del partito cui si appartiene.
Basta questo per renderci conto di quanto poco democratica sia questa democrazia.
La democrazia si bassa essenzialmente sulla responsabilità, ma se i parlamentari non lo sono, è evidente che il nostro voto non serve a nulla.
Chi ci dà il conto di queste dimissioni?
Le ha decise il popolo del PDL, prima ancora che di Forza Italia?
Sono il frutto della volontà popolare?
O sono la dimostrazione che Berlusconi comanda un manipolo di mercenari disposti a tutto, pur di vedersi garantita la profumata paghetta?
Quella che sembra la manifestazione di una coerenza politica e di un’etica alta, è invece uno schiaffo in faccia alla democrazia.
D’altronde non si discute la leadership politica di Berlusconi, chè politica si può fare anche non sedendo in senato. Non si discute del futuro dell’Italia. Non si discute di idee, proposte, progetti; no!, si discute del destino di una persona che, a torto o a ragione, ma per legge a ragione, è stata condannata e, come se non bastasse, ha in corso un discreto numero di ulteriori processi, il quale chiama a raccolta le truppe cammellate per difendere non l’Italia dall’invasore, ma la sua persona dalla giustizia.
Non so cosa impedisca a Berlusconi di approfittare della situazione per fare la vittima. Una vittima acquista contorni umani, nutre la solidarietà degli altri, fa tenerezza, e, se capace, può addirittura far valere il proprio sacrificio per indicare una strada buona per tutti. Esempi ce ne sono a bizzeffe.
L’ostinazione o nasconde qualcosa di molto importante per Berlusconi, o nasconde il capriccio di chi non la vuol dare vinta, costasse quel che deve costare. In entrambi i casi è un’ostinazione pericolosa e malvagia, e di nessun interesse generale.
Vero è che i condor già volano sulla testa di Berlusconi, ma ogni cadavere in pectore subisce la stessa attenzione da parte dei rapaci. Questo però non è sufficiente per gridare al colpo di stato, che rimane parola grossa, da non usare a ogni piè sospinto. La giustizia fa davvero schifo, questo è vero, ma non per le sentenze di Berlusconi, bensì per l’andazzo quotidiano di ogni tribunale. Per l’andazzo zoppicante di quasi tutti i tribunali. E, diciamolo pure, perché l’avvocatura ha abdicato alla sua vera funzione, snaturandosi e prostituendosi, consentendo, così, che una magistratura onnipotente segnasse i tempi e i modi della giustizia senza doverne rispondere mai a nessuno, e men che meno alla politica, incapace di renderla il servizio della giustizia un servizio quantomeno decente.
Si aprirà una crisi? Si voterà di nuovo?
Poco male, in fondo, perché in Italia, che ci sia un governo o che non ci sia, non fa differenza.
Le riforme a tavolino
Posted on 27. set, 2013 by L.P. in Diritto e giustizia

La riforma della giustizia, che ha prodotto l’eliminazione di presidi storici, fra i quali il Tribunale di Melfi, a oggi ha prodotto solo confusione, incertezza e caos. Il palazzo di giustizia di Potenza, che immagino sia stato progettato per un numero ics di cause e ics di avvocati, oggi si vede affollato da un numero di utenti, operatori e fascicoli che super abbondantemente il 50 % di quelli per i quali era stata realizzato.
L’impressione è che si sia trattato di una riforma fatta a tavolino con la mappa geografica dell’Italia, una matita e una gomma. Roba da statisti, insomma.
Per la soppressione del Tribunale di Melfi, per esempio, non si è tenuto conto dei collegamenti fra Melfi e Potenza, fatiscenti o pericolosi, esistenti, così come non si è tenuto conto dell’esiguità dei parcheggi e dei locali. Non si è tenuto conto che oggi una popolazione intera è costretta a percorrere 100 km al giorno per fare il proprio lavoro o per seguire i propri affari.
Avvocati, cancellieri, personale vario, testimoni, periti, parti, tutti in viaggio sulla Potenza Melfi, strada più famosa per gli incidenti che per altro.
L’organizzazione, poi, è stata a dir poco pessima, ancora oggi si montano scaffali e sisistemano armadi.
Lì dove c’era qualche sedia per un momento di relax e una sigaretta per i fumatori, oggi si tiene udienza, e, ci scommetterei, in più di qualche locale se arrivasse l’Asl, sarebbe certificata più di qualche inidoneità a ricevere una massa di avventori talvolta impressionante, in riferimento ai metri quadri a disposizione, al tipo di aerazione, e alle vie di uscita. Perché certi buchi di stanza, fino a ieri era buoni per deposito o altro, oggi sono aule di udienza.
Insomma una riforma che, se pur farà risparmiare qualche centesimo allo stato, ne fa spendere ai privati migliaia e migliaia, ponendo a repentaglio salute e nervi per un numero indeterminato di persone, oltre ad aver lasciato scoperto di presidio un territorio che invece probabilmente ne ha davvero bisogno.
E allora vien da chiedersi come sia stata concepita questa riforma della geografia giudiziaria. E torno a pensare al tavolino, alla mappa, alla matita e a nulla più. Non un progetto di fattibilità, non un esame della situazione orografica, stradale e ferroviaria, non uno sguardo alle strutture esistenti, non una seria istruttoria in riferimento alla realtà giudiziaria del Vulture-Melfese.
La chiamano riforma, però, e allora giù il cappello e tiriamo avanti. Sempre peggio, invero, ma tiriamo avanti. Andrà sempre peggio?
Non so, dipende dalla dignità di tutti e di quanto si sia disposti ancora a giocarcela.
Ma pensiamo a Berlusconi e alla sua agibilità, perbacco, chè è più importante.
Il resto?
Mancia.
Alta Politica!!! Chi tocca i fili muore!!!
Posted on 11. set, 2013 by L.P. in Regione Basilicata

La lista dei Parroci ….
Posted on 09. set, 2013 by L.P. in Regione Basilicata

Anche i Sindaci si sono fatti una lista e concorrono per governare la Basilicata.
Poi sarà il turno dei segretari comunali, dei parroci e perché no, dei presidenti delle squadre di calcio.
Trovo che la scelta dei Sindaci sia un qualcosa di paradossale.
Infatti sono stati eletti sindaci perché inseriti in una lista, di partito o civica poco importa. Dalla quale, evidentemente, oggi si dissociano perché stufi di portare acqua al mulino del PD, o del PDL.
Si ritengono, quindi, portatori di un tributo elettorale del quale si sentono proprietari, beninteso in linea con le idee regali dei potenti del PD.
Temo che il sistema stia implodendo.
Non più, i sindaci, al servizio delle comunità, ma sedicenti portatori di un diritto al governo della regione in quanto sindaci. Pazzesco.
Da registrare, comunque, il loro dissociarsi dai partiti del regime lucano.
Così come anche il pretendente al trono di Basilicata Pittella ha rilasciato dichiarazioni al vetriolo sui potenti suoi colleghi del PD.
Come dargli torto. Ma sono i suoi compagni di partito. Quelli con i quali ha governato la nostra dilaniata regione. Quelli con i quali ha diviso rimborsi e dilapidato un tesoro fatto di royalties, peraltro povere, contributi europei, e non, tutti utilizzati per ingrassare filiere senza che la spesa abbia aiutato in qualche misura la Basilicata.
Il PD, per sua natura, onnivoro, insomma, coltiva al suo interno l’opposizione, governandola.
Pittella dice quello che pensa di Speranza e De Filippo, rimanendo però al suo posto, senza sbattere la porta. Non vorrei che, accontentato un De Filippo minaccioso, non pensi di essere accontentato anch’egli alzando la voce.
Io di questi qua ho paura.
E ora aspettiamo solo che tutti i candidati siano ufficiali, sperando che qualche lista proponga qualcosa di serio e lontano dalla solita e vecchia politica, e dintorni.
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