Luciano Petrullo | Archive

Io amo l’Italia. E anche la Basilicata.

Posted on 28. mag, 2014 by L.P. in Città di Potenza

http://basilicata.basilicata24.it/rubriche/amo-litalia-basilicata-14029.php

Un voto di stima

Posted on 27. mag, 2014 by L.P. in Città di Potenza

http://basilicata.basilicata24.it/rubriche/voto-stima-14007.php

Bar

Posted on 15. mag, 2014 by L.P. in Racconti

Amava frequentare i bar. Amava rimanerci da solo a bere una birra o sorseggiare un liquore forte, o gustare un aperitivo alcolico.

Gli piacevano a tutte le ore, specie se vuoti o poco frequentati.

La mattina, invece, in quella fascia di orario nella quale un indeterminato numero di persone affolla i banconi dei bar per fare colazione, li evitava accuratamente.

Non riusciva a sopportare quegli sguardi fissi con mandibole in movimento, musi inzuccherati e orli delle tazze sporcati da rossetti o, peggio ancora, dalle mollichine depositate da labbra affamate. Oppure quei movimenti incantati e inutili delle mani tese o a girare un cucchiaino una volta di troppo, o a far roteare la tazzina del caffè per racimolare evidentemente qualche granello di zucchero che si teme di perdere lasciandolo nella tazzina.

Pensava, in quei momenti nei quali era costretto a entrare in un bar a quell’ora maledetta, che l’essere umano quando fa colazione è un vorace automa, coi sensi attutiti, le abitudini ben esposte, le piccole manie in vetrina. Che quelle facce inespressive chine sulle leccornie, magari non mangiate a casa per rispetto a una dieta mai cominciata, ma divorate in un luogo pubblico dove tutti si ritrovavano a condividere una insana avidità, costituivano uno spettacolo orribile.

Pensava anche, molto spesso, che il suo giudizio era ingiustificatamente critico, che in fondo nessuno faceva qualcosa di male, e che tutto sommato forse anche lui, quando beveva, poteva dare un’impressione tale e quale.

Ma poi chiudeva ogni pensiero con la constatazione che quelle scene gli davano un fastidio fisico e che non poteva farci proprio niente. In fondo il problema era solo il suo e di nessun altro.Ancora, non gli riusciva di evitare di ricordare, visivamente, quelle che nella sua speciale hit parade erano le colazioni più stomachevoli cui aveva assistito.

A rimanere da anni prima in classifica era una signora grassa, sulla cinquantina, che affondava il cornetto alla crema della tazza del cappuccino per poi staccare un boccone non mancando di versarsi qualche goccia di cappuccino sul bavero del cappotto, e non mancando, ovviamente, di far traboccare il latte dalla tazza sul bancone.

Stava pensando a tutto questo mentre aveva davanti una splendida birra che cominciava a fargli un benefico effetto. I nervi si allentavano e riuscì finanche a sorridere al barista con il quale aveva incrociato uno sguardo.

Poi pensò a quale effetto faceva lui, sempre solo, chino su se stesso o sul boccale, con quello sguardo triste e quella espressione melanconica, in un bar solo per bere, per esempio a uno come il barista che aveva modo di osservare ogni giorno gli avidi consumatori di colazioni e i bevitori solitari come lui. Fu tentato di chiedergli chi preferisse o chi detestasse di più fra le due categorie. Temette di perdere la partita e vigliaccamente andò via.