Wednesday, 31st May 2023

Poli Bortone, l’assessore venuto dalla Puglia, editoriale del Roma Cronache Lucane

Posted on 28. lug, 2017 by in Città di Matera

Poli Bortone, l’assessore venuto dalla Puglia, editoriale del Roma Cronache Lucane

Quale senso ha nominare assessore del proprio comune un politico che proviene da un’altra regione?

Immagino che le motivazioni debbano essere sostanziose, anche quando tenute nascoste.

Deve essere un po’ come quando una squadra di calcio, o pallavolo o altro, ingaggia il campione straniero. In questi casi la fantasia dei tifosi vola, immaginando vittorie su vittorie; ma nel caso di un comune accade così anche per la nomina del presunto campione-assessore straniero?

Chissà.

Comunque accade. A Matera, infatti, la giunta da poco più di un mese si è arricchita di un nome altisonante quale quello della Poli Bortone.

Politico di lungo corso, ha fatto di tutto: parlamentare tantissime volte e per più di un partito –ne ho contati almeno quattro-, europarlamentare, ministro, sindaco. La sua competenza specifica, e cioè la letteratura, però, non ha potuto metterla a disposizione della sua attività politica che ben di rado. Facendo due più due, visto che a Matera la volevano in giunta, avevo pensato che la volessero alla cultura, in vista anche del titolo di capitale ormai alle porte. Ma mi sbagliavo. I politici sono un po’ come i magistrati, che sono periti peritorum, quindi un politico sa di tutto e può fare di tutto.

A Matera si occuperà, il neo assessore, di turismo e di identità euro-mediterranea, attività politica, quest’ultima, di difficile interpretazione e comunque, forse, non meritevole di un assessorato specifico, ma tant’è.

Rimane, però, da chiarire perché a Matera sia necessario importare gli assessori dalla Puglia. Qualcuno dice che è la maniera migliore per metabolizzare prima il passaggio della ridente e storica cittadina alla limitrofa regione. Qualcun altro ritiene invece che il saggio De Ruggeri abbia ritenuto che non è giusto importare solo commercianti e imprenditori, tanto vale importare anche i politici. Una sparuta minoranza ritiene, comunque, che si sia trattato di una mediazione politica fra partiti, ma in ogni caso la scelta della Poli Bortone rimane ammantata di mistero.

Matera, forse, avrebbe meritato una scelta autoctona, visto anche che non si è trattato di una opzione tecnica, ma esclusivamente politica. Io sono convinto che a Matera esistono persone capaci di occuparsi di turismo e finanche di identità euro-mediterranea, e far finta che non ci siano è cosa disdicevole.

Cambiando prospettiva, e cioè guardando la vicenda dal punto di vista della Poli Bortone, diventa difficile capire la decisione. Politicamente dovrebbe essere più che soddisfatta, come prima indicato, le manca solo aver fatto il primo ministro, pare abbia anche un processo in corso per peculato e abuso di ufficio che oggi non guasta, anzi fa probabilmente curriculum, iniziato nel 2015, del quale a parte l’annuncio del suo inizio non v’è traccia di notizia in rete –potrebbe essersi concluso con assoluzione, per esempio, e nessuno ne ha parlato, oppure si trascina come la maggior parte dei processi in Italia, pigramente, quasi bighellonando fra gli anni- ha vestito le casacche di più partiti, ecco, allora, ma cosa la spinge, da pensionata, ad accettare di fare l’umile assessore seppur in una città fortemente in ascesa, a occuparsi di una materia che probabilmente non ha mai trattato, quantomeno dalla parte di una amministrazione comunale, a ricominciare politicamente da zero? Bah!, sarà un innato spirito di servizio oppure sarà, invece, che senza coppola si finisce col prendere un malanno.

 

La fiera degli orrori, editoriale del Roma Cronache Lucane

Posted on 27. lug, 2017 by in Regione Basilicata

La fiera degli orrori, editoriale del Roma Cronache Lucane

La fiera degli orrori ha sede ufficiale in Basilicata.

Abbiamo una Regione che oltre a legiferare incostituzionalmente, delibera in maniera illegittima. Il Tar e a turno la Corte Costituzionale infieriscono su un ente la cui capacità amministrativo-provvedimentale è ai minimi storici.

Ieri è toccato all’eolico. Pare non abbiano neanche rispettato la loro stessa legge. Ogni commento è inutile, perché la recita del perfetto ignorante lascia a bocca aperta.

-Il Partito Democratico è senza punti di riferimento. Si è dimesso anche il segretario cittadino, e bene ha fatto: oltre a essere indiscutibilmente persona colta e raffinata, ha modi e usa logiche comportamentali non ben conosciute nel mondo del PD. Questo è un ambiente pericoloso, popolato da belve feroci, use a violente contrapposizioni che una volta venivano calmierate dalle figure di vertice, e veicolate verso una unità finale che accontentava tutti,  oggi, assenti, o bypassati se parlanti un linguaggio diverso, i vertici, è rimasto un campo di battaglia dove i morti e i feriti non si contano. Finirà come quel gruppetto di soldati giapponesi che continuavano a stare appostati perché nessuno li aveva avvisati che la guerra era finita. Quando il PD sarà riuscito a perdere ogni competizione, quelli continueranno a battagliare fra di loro. Non fosse tragico sarebbe comico.

-All’elenco degli orrori non può sfuggire la vicenda petrolifera, nella quale l’ente che dovrebbe farci dormire sonni tranquilli, l’Arpab, lancia ogni mese un SOS per carenza di personale, mezzi e soldi. I controlli sono stati a oggi auto-eseguiti da chi ha sversato, contaminando il territorio, una certa vagonata di greggio e chissà cos’altro. Se mi trovate un altro ente che delega il controllo al controllato per decenni, mi ritiro dalla vita sociale e mi ricovero in un convento (tanto questo tipo di promesse da Veltroni e Renzi in poi, non obbligano più).

Un altro orrore sesquipedale è l’aver consentito a Fiat e relativo indotto, Eni, Total e relativi indotti, di operare in Basilicata senza costruire una strada, che sia una, decente. I morti della strada Potenza-Melfi stanno lì a testimoniarlo, ma nessuno fa una piega. Mostri? Il dubbio che lo siano davvero non è peregrino.

-Per finire, scusandoci per le numerose omissioni, faccio presente che fra tre mesi dovrebbe riaprire il ponte di Montreale, stando alla tempistica ufficiale contrattualizzata. Sarebbe il caso che cominciassero a predisporre le giustificazioni del futuro sicuro ritardo. Il parco fluviale del Basento, invece, doveva essere riaperto nel lontano maggio del 2013, quando i lavori non erano neanche cominciati. Aspettiamo con pazienza i comodi della amministrazione comunale. Ma non si mettano premura, perbacco, non vogliamo disturbare il letargo che i politici si consentono periodicamente per meglio metabolizzare il cambiamento climatico.

Un ultima annotazione. A giorni verrà aperta un’area per bici a Potenza,  piazzale Budapest, curata dalla associazione culturale Radici. Lì c’è una fontana in disuso. I promotori e realizzatori dell’opera ne hanno chiesto la riattivazione e pare che il comune abbia risposto con una richiesta di danaro anche cospicua. Se fosse vero, saremmo all’ennesimo orrore. Se non lo fosse rimarrebbe una fontana che non getta acqua in una zona dove si fa attività sportiva, quindi comunque un ennesimo orrore.

Sentitamente ringraziamo.

 

 

 

 

Chi me l’ha fatta fare, editoriale del Roma Cronache Lucane

Posted on 26. lug, 2017 by in Attualità, Città di Potenza

Chi me l’ha fatta fare, editoriale del Roma Cronache Lucane

Stanchi, tutti, di cose che non vanno, del malaffare diffuso capillarmente, delle coppole e dei loro privilegi, del radical chic, dei fondamentalismi, dei leccaculi, dei “io sono buono e caro ma..”, delle autocelebrazioni, dell’informazione a tutti i costi, della globalizzazione, ma anche della decrescita felice, chè non lo è mai, dei colti dell’ultima ora e di tutti i cuochi messi assieme e mescolati con cura, affronterò oggi un tema comune a tutti, mai seriamente affrontato, anzi evitato e cioè il tema del “chi me lo ha fatto fare”.

Per esempio a fare l’avvocato, cioè una professione totalmente immersa nel sistema che meno funziona in Italia, la giustizia. Ebbene sì, chi me lo ha fatto fare. Tornassi indietro…, vabbè, fosse così facile. Oppure, per esempio, a nascere nel paese più civilmente malfamato, dove il malaffare veste Armani e siede in Parlamento. Ma, dice, non te lo scegli tu dove nascere. Storie. Volere è potere, basta impegnarsi subito senza perdere tempo a giocare fra le nuvole.

Oppure ancora a non aver preso i voti in un monastero buddista già a dodici anni, preferendo servire messa e osservare i miei compagni di giochi trafugare le elemosine.

Chi me lo ha fatto fare a non scegliere di studiare quello che avrei preferito, ma meglio ancora chi me lo ha fatto fare a non avere le idee chiare prima. Chi me lo ha fatto fare a non iscrivermi alla Democrazia Cristiana da ragazzo, portare le borse e aspirare, e magari arrivarci, alla poltrona di sottosegretario alla ciambotta e guardare tutti dall’alto della mia coppola. Chi me lo ha fatto fare a non investire in lingua; due colpi a destra due colpi a sinistra e passava pure il disgusto per culi inguardabili e magari ora ero un baby pensionato con un incarico ministeriale.

Chi me lo ha fatto fare a essere pigro per una vita per ritrovarmi indaffaratissimo a sessant’anni.

-forse la risposta è molto semplice: non sarebbe stata cosa tua, non ne avevi le capacità, non sei buono per il paradiso in terra.

-ma mi toccherà almeno quello in cielo?

-stai fresco. Lì funziona come qui: se non lecchi culi appena arrivato, hai voglia a friggere.

-capperi, ma allora era già tutto scritto, inutile filosofeggiare sul “chi me lo ha fatto fare”, non avevo scelta; dovevo fare l’avvocato nel momento più basso della giustizia, nascere in Italia e vivere la più grande crisi del dopoguerra, eccetera eccetera. Però almeno posso parlare. Ahah! Nessuno me lo può impedire. Almeno sono LIBERO!

-dici? Ne sei sicuro? Guarda che ti fanno parlare e possono zittirti quando vogliono.

-ma cosa dici mai…. a me non mi comprano.

-e chi ti vuole comprare. Semplicemente ti fanno fuori, ti levano l’audio, o fanno allontanare chi volesse ascoltarti e poi ti fanno passare per pazzo, un alienato al quale non sta bene niente.

-subodoravo. E allora ……

-allora niente. Continua così e non rompere le balle. Tanto non cambierai niente, al più cambi tu.

-tipo?

-ti passerà ogni voglia e trascorrerai le giornate a guardare albe e tramonti.

-però, non mi sembra male.

-è la cosa più bella.

-senza Renzi, Salvini, Dario e Rocco….

-Boschi, Pisapia e Pittella…

-Cassano, Giletti, Giachetti, Allegri …

-cazzo!, perché non ci ho pensato prima?

 

Democraticamente autoritari, edit. del Roma Cronache Lucane

Posted on 25. lug, 2017 by in Politica nazionale

Democraticamente autoritari, edit. del Roma Cronache Lucane

A chi capitasse di fare un giro nella vita dei partiti, non sfuggirebbe come gli stessi non conoscano neanche un briciolo di democrazia.

Gli incarichi vengono conferiti dall’alto, e, sebbene il più delle volte rimangano sulla carta, non traducendosi in attività politica, è davvero raro che vengano conferiti attraverso una decisione comune, cioè, appunto, democraticamente.

C’è una gerarchia di capi e capetti, ognuno con la sua sfera di potere, ma diciamo che il potere si suddivide fra due grandi poli: quello nazionale e quello regionale.

C’è il capo che investe in giovani, quello che investe nell’esperienza, quello, ancora, che investe nelle donne, usa molto oggi, ma giusto per apparenza ci scommetterei, e quello che investe in tecnici con competenze specifiche. Ma in ognuno di questi casi il requisito comune è quello di piacere al capo.

Ma oltre a piacergli bisogna che il capo abbia piena fiducia nel nominando, fiducia che viene ricambiata con fedeltà e capacità di autonoma obbedienza particolarmente spiccate.

Sull’autonoma obbedienza c’è da soffermarsi un attimo. Sembra infatti una contraddizione, ma tale non è. E mi spiego. E’ necessario obbedire, su questo non si discute, ma nell’ambito del mandato può esserci una certa libertà; in altri termini l’incaricato, nell’ambito dello specifico compito, può anche lavorare di fantasia, anzi più è originale e più fa brodo. L’interpretazione, pertanto, della funzione ha un certo valore, utilizzabile a fini di carriera. Sia chiaro, però, che, se c’è da scegliere fra fedeltà e originalità, vince la prima; mentre se le due cose si abbinano possibile che diventi ministro giovanissimo, se solo il tuo capo nazionale finisce al governo.

Ma il bello arriva ora, perché i partiti, gestiti in maniera ben più che autoritaria (basti notare che se la pensi diversamente vieni emarginato in un battibaleno e privato di ogni strumento per discutere democraticamente), devono a loro volta contribuire a formare un sistema che è democratico.  Cioè, i partiti, la democrazia non la conoscono o la aborrono letteralmente, ma partecipano a competizioni democratiche, democraticamente governano o amministrano o comunque dividono ogni forma di potere o di controllo del potere, se pensiamo all’opposizione, democraticamente.

Quindi se i partiti sono le monadi della democrazia, è bene chiarire che hanno altra consistenza e sono caratterizzati ben diversamente: la democrazia la praticano solo all’esterno, insomma, avendola abolita al loro interno.

Il tanto criticato sistema elettorale dei nominati, pertanto, vige ufficialmente in ogni partito e varrebbe la pena sussurrare, quantomeno, a quei partiti che inneggiano al ritorno delle preferenze, che ben farebbero a cominciare a usarle anche nel loro interno, altrimenti si potrebbe dire, come usa moltissimo, e con una espressione davvero brutta ma gettonata dai politici appunto nominati, “ma di cosa stiamo parlando”?

A chi poi volesse far presente che nel M5S non è così, basterebbe chiedere un minimo di pazienza e comunque far riferimento ai casi eclatanti di Genova o alle facili espulsioni di Pizzarotti e altri, oltre alla facile osservazione che il voto in rete segue pedissequamente le indicazioni del capo, salvo che per quegli argomenti lasciati in pasto alla famelica rete come l’osso in bocca ai cani feroci.

A conti fatti, forse, la democrazia è solo un’idea oppure ha una sola declinazione: la spartonza, questa sì democratica.

Comunque, visto che mi trovo, mi nomino tesoriere a casa mia, perché coi tempi che corrono, dovessimo indire una elezione familiare, possibile che non becchi neanche il mio voto.

 

Lo spaventalobby, editoriale del Roma Cronache Lucane

Posted on 24. lug, 2017 by in Argomenti, Città di Potenza

Lo spaventalobby, editoriale del Roma Cronache Lucane

Panta rei, sarà questo quello che spinge Viceconte a cambiare casacca e coalizione ogni tanto. Il suo agire politico è pura dinamica, evoluzione, vivacità, giù il cappello. E mentre mette in discusione tutto tranne la sua persona gli fa eco il sindaco spaventalobby di Potenza il quale dopo aver rotto con la destra e poi fraternizzato con la sinistra, ne combatte i sistemi, ritenuti, di volta in volta, mafiosi o criminali.

Oggi ce l’ha con le lobby, quelle della politica, ma anche quelle dei rifiuti, e perché no, quelle dei trasporti e quelle degli amici e degli amici degli amici.

Eroe dei nostri tempi è entrato in politica per fare il suo piccolo giudizio universale, per sistemare i buoni alla sua destra e i cattivi alla sua sinistra.

Circondato da lobby fameliche, non ben individuate, nè individuabili, rimanendo entità astratte ma immanenti, minaccia di ricandidarsi.

Con chi, non è dato capire, a meno che non si faccia una lista civica, apartitica, asintomatica, che suggerirei venisse chiamata, appunto, la lista spaventalobby, con dietro la comunità intera compatta come al suo comizio e come mezzapunta l’assessore Coviello.

In effetti dalla campagna elettorale in poi  De Luca non fa che denunciare sistemi mafiosi e roba del genere. Dopo tre anni e passa il malefico sistema, se continua a organizzare conferenze stampa di generica denuncia, non è stato debellato e se teme che anche concorsi pubblici per l’assunzione del personale Acta possano essere “contaminati” dalla politica, vuol dire che ancora non sa da dove cominciare. E questo non è un bel dato.

Diciamo, però, che buttare la pietra e nascondere la mano non fa bene alla collettività e alla sua immagine. Queste conferenze stampa ideate per rispondere alla parte politica che piu lo sta attaccando, quando basterebbe rispondere alle interrogazioni consiliari, sa di dialogo a distanza. Dialogo che ha stancato anche perché sembra essere ritornati ai tempi dell’infanzia: diamine, ma confrontatevi in consiglio in un dibattito pubblico, con domande e risposte, accuse e contro accuse, decise e non piu o meno velate o piu o meno generiche.

Ma, ancora, non è più ammissibile che il sistema critichi il sistema, e l’istituzione l’istituzione, in una corsa alla bolsa lamentela anche da parte di chi tutto può fare tranne che criticare, come chi ha governato per dieci anni senza inventarsi una città godibile.

E poi il sindaco deve fare chiarezza. È vero o non è vero che buona pare degli assessori sono stati indicati dai vari capi corrente del PD? È vero o non è vero che i sistemi che denuncia sono quelli della parte politica che ha governato fino a tre anni fa? È vero o non è vero che sta governando la città con pezzi del sistema di governo del PD che non finisce mai di denunciare? E poi, quali sono le lobby dei rifiuti, da chi sono composte, quale riferimento politico hanno? E infine, come fa a distinguere all’interno del PD fa buoni e cattivi? Chi sono i buoni e chi i cattivi?

Quanto al PD potrebbe uscire dagli equivoci e farci capire se vuole governare o denunciare con il suo sindaco il malgoverno degli anni passati che lo vedrebbe coinvolto, però, al centodieci per cento.

Insomma il passato non merita di essere salvato, ma il presente riesce ad apparire finanche peggiore, sotto certi aspetti. Denunciare è, oltre che legittimo, meritorio, purché non si cada nello slogan e non si strumentalizzi la denuncia per la campagna elettorale.

O no?

Il sogno americano, editoriale del Roma Cronache Lucane

Posted on 21. lug, 2017 by in Città di Potenza, Politica nazionale

Il sogno americano, editoriale del Roma Cronache Lucane

Una volta le dimissioni di un ministro per motivi politici provocavano vere e proprie crisi di governo che portavano quantomeno a una verifica del permanere della maggioranza.

Oggi, invece, un ministro sbatte la porta, chissà se a tanto invitato o se agendo spontaneamente, dichiara di andarsene all’opposizione e per tutti non è accaduto niente.

Costa, il ministro dimissionario, aveva posto un veto alla approvazione della legge sullo ius soli, palesando come una intesa sul punto mancasse finanche nel governo.

Aveva anche creato problemi sulla riforma penale recente, per la verità.

Se vogliamo è stato un assaggio della impossibilità di una convivenza fra Forza Italia e il PD.

Alfano mantiene una posizione ibrida mentre la fuga dal suo partito continua.

Tutti tornano nel centro destra che i sondaggi danno vincente.

Non ci fosse un paranoico attaccamento alle poltrone, con l’aria che tira, anche gli ibridi locali dei comuni di Potenza e Matera, dovrebbero porsi delle domande. Il loro pervicace tentativo di stare tutti assieme accontentandosi ognuno di una porzione minore di potere, oltre a produrre amministrativamente poco o niente, offre la cifra della statura politica e della sensibilità dei protagonisti.

A Potenza, come a Matera, come a Roma, l’imperativo è vegetare, farsi scivolare addosso sconfitte, critiche e polemiche, e fare della politica la ricetta per stare attaccati a una poltrona a dispetto dei santi e dei propri conclamati limiti.

Limiti che invece non incontrano il desiderio di protagonismo e l’opinionismo eletto a professione di chi, magari, più che opinioni dovrebbe avere idee.

Ed ecco che i nostri politici fanno conferenze stampa, comizi, rilasciano interviste, scrivono libri e presenziano pure la nomina del nuovo capocondomino, tranne che amministrare o fare semplicemente il loro dovere di politici, cioè di portatori di progetti per vivere meglio, ovvero di portatori di soluzioni ai problemi.

Godono di notorietà e popolarità, sono in radio e tv, si sentono, e forse lo sono anche, star senza neanche aver fatto un casting, un provino, un esame di italiano o di dizione.

Il sogno americano in salsa italiana, dove può capitarti di rappresentare un popolo o una comunità per virtù dello spirito santo, per volontà del pater familias, inteso relativamente beninteso, per puro culo o per raccomandazione. Oppure perché si fa parte o si è la longa manus di un centro più o meno forte di potere. Insomma difficilmente per volontà popolare. Eccezion fatta per i sindaci, la cui elezione ricorda per sommi capi, sistemi presidenziali, nei cui confronti, ovviamente, vige il veto più assoluto proprio perché potrebbero sortire autentiche sorprese, come un Trump.

Distorsioni di una democrazia malata, che, presumibilmente, nessuno vuole guarire.

Il bello è che da parte dei nostri sindaci, forti come nessuno di un consenso popolare concreto, viene mostrata timidezza politica e amministrativa ingiustificabile e alcuna capacità di indirizzare l’orchestra, rimanendone, invece, autentiche vittime.

Quindi dove funziona il sistema, non ci sono gli uomini; ma non sarà frutto del caso, bensì della perfida strategia di partiti gelosi dei loro candidati al punto da sceglierli cromosomicamente fagocitabili in cambio della sola scena.

Esagero?

Ovvio che sì, ma in bene e solo nel senso che le cose stanno molto, ma molto peggio.

E’ tutto a posto, editoriale del Roma Cronache Lucane

Posted on 20. lug, 2017 by in Argomenti, Regione Basilicata

E’ tutto a posto, editoriale del Roma Cronache Lucane

E’ tutto a posto! Con la più classica delle espressioni locali si chiude la vicenda dello sversamento di greggio che causò il blocco della attività estrattiva con un provvedimento di Giunta urgente e una serie di polemiche, più o meno virulente.

Per rassicurare la popolazione, la Regione, a mezzo della Fondazione Basilicata Ricerca Biomedica, eseguirà una indagine epidemiologica su mille abitanti della Val d’Agri, per quella che governator Pittella chiama “l’operazione verità”.

Sorvolando sull’espressione usata dal governatore, “indagine porta a porta”, che cozza irrimediabilmente con il tipo di indagine che è invece a campione, vien da pensare che era ora.

C’è voluto il disastro perché si pensasse a qualcosa di utile.

Perché di disastro si è trattato. Disastro le cui conseguenze non sono state determinate, o, se determinate, non sono state rese pubbliche.

Ma, ripeto, è tutto a posto. Detto da chi non ha fatto un controllo per decenni lascia qualche dubbio, ma tant’è.

Ora che è scattata anche l’operazione verità possiamo finalmente stare tranquilli.

Come, se e quando verrà bonificata la zona inquinata dallo sversamento rimane fatto secondario, pare, di cui, forse, non è ancora il caso di parlarne, stante il tenore degli interventi e della conferenza stampa tenuta in regione.

Rimane la circostanza che a oggi non si conoscono ancora gli effetti negativi dell’attività estrattiva, la cui minima conoscenza è stata in parte favorita solo dagli incidenti. Diversamente un piano di controlli risultato totalmente inefficace non avrebbe segnalato alcun elemento di allarme.

La riapertura dell’attività di Eni, comunque, viene celebrata come un evento epocale, non come la chiusura di una parentesi tragica. Tutti bravi, un ringraziamento a tizio, uno a caio e uno pure a sempronio, le autocelebrazioni non mancano, salvo dimenticare quanto non fatto o fatto male e da chi.

Notevole il protagonismo dell’Arpa Basilicata, che un giorno grida un SOS per la mancanza di uomini e risorse e l’altro stabilisce di presidiare –finalmente- la zona. Con quali ulteriori risorse, umane e non, non è dato capire, ma forse non c’è nulla da capire, perché si parla sempre di tutto e del suo contrario e quindi è possibile quello che vogliono, che non ci siano uomini o che ce ne siano a sufficienza anche per attività mai svolte prima.

Si è fatta chiarezza?

Macchè. In assenza sui dati dei danni e col forte dubbio che i futuri controlli possano avere falle come è sempre accaduto, accontentiamoci delle chiacchiere.

L’invito, invece, è quello di guardare al futuro della Basilicata e della Val d’Agri con una prospettiva anche di lungo corso, oltre che emergenziale, come siamo abituati. La vocazione industriale, che la ricchezza di petrolio suggerirebbe, oltre alla presenza degli stabilimenti FCA e dei due indotti, di Melfi e della Val d’Agri, dovrà fare i conti con la vocazione agricola e turistica e dall’altro lato con la assenza di infrastrutture degne di una zona produttiva. Nulla esclude che possano convivere le diverse vocazioni, ma il futuro va disegnato, anche nei particolari e lo sviluppo accompagnato da idee che, allo stato, sono malinconicamente assenti.

Riuscirà la nostra politica a farsene venire una? Questo lo scopriremo alla prossima conferenza stampa, dove fra i mille ringraziamenti,  la certificazione del proprio buon operato, magari qualcuno saprà pure dirci dove sta andando la Basilicata e dove vorrebbero portarla. Attraverso una strada, possibilmente, e non una mulattiera.

 

Magistrati, carrierismo e politica, editoriale del Roma Cronache Lucane

Posted on 19. lug, 2017 by in Diritto e giustizia, Politica nazionale

Magistrati, carrierismo e politica, editoriale del Roma Cronache Lucane

Davigo ha un’opinione degli italiani e dei politici italiani ben delineata e non è buona.

Per certi versi come dargli torto anche se la teoria quando troppo generalizzata penalizza un numero di italiani davvero ingente, anche se forse poco influente.

Le sue teorie hanno sempre, però, dato l’idea che meno male che ci sono i magistrati, laddove il discrimine fra buoni e cattivi veniva dato proprio dalla linea di confine fra italiani comuni e italiani magistrati.

Da magistrato dedito alla toga e alla fatica, Davigo solo di recente ha rivestito ruoli di rappresentanza della magistratura importanti, uscendone però in malo modo, avendo infatti ritirato la sua componente dal direttivo dell’Associazione nazionale magistrati.

L’esperienza deve averlo toccato se è vero, come è vero, che ora i suoi strali sono diretti anche a quella parte della magistratura, leggi CSM, che, in presunta piena autonomia, governa la categoria in Italia.

Ha parlato, infatti, ufficialmente di carrierismo e, di conseguenza, di subalternità alla politica da parte del CSM che promuove a incarichi dirigenziali magistrati benvoluti dalla politica, senza che i procedimenti abbiano né trasparenza né obiettività.

L’esempio è presto fatto: magistrati chiamati a incarichi politici che, alla fine dell’incarico ricevono la direzione degli uffici più importanti.

Beninteso la chiamata della politica non è filtrata da concorsi o graduatorie particolari; no, la chiamata è diretta, cioè a fiducia personale del ministro o di chi per lui.

Evidentemente il successivo incarico dirigenziale puzzerà dalla testa, perché non il merito, ma le spalle coperte dalla politica avranno fatto la selezione.

Il risultato è devastante, semplicemente devastante. Al di là dello sconcerto dei magistrati che lavorano e dell’ingiustizia a loro danno, rimane una magistratura che si modula sulle necessità della politica. Addio indipendenza e autonomia.

Ora però mettiamoci dalla parte del cosiddetto utente della giustizia. Ebbene il quadro disegnato da Davigo, di una magistratura incline a prostrarsi davanti alla politica, indurrà nell’utente una sfiducia cosmica, con effetti destabilizzanti di non poco conto, ovvero indurrà l’utente alla copertura politica anche per una questione civile, semmai di regolamento di confini, per dire, ma immaginiamo quando l’oggetto del contendere cominci a essere di valore cosa può scatenare nell’animo dei contendenti.

Un grazie, quindi, a Davigo per aver mostrato all’Italia la deriva della magistratura. Deriva, però, che nel panorama di Davigo compare ora, ma che chi opera nel campo della giustizia intravede da anni. Del resto la politica non nasce ieri, gli incarichi ai magistrati si danno da decenni e fra i magistrati c’è sempre stata la corsa a chi riusciva a imboscarsi in un ministero anziché portare la croce quotidianamente.

Ovvio che chi si offre per un ruolo di spalla del politico di turno è presumibilmente portato a soddisfarne le tendenze politiche, ma un domani semmai potrebbe essere disponibile, in cambio di un bell’incarico dirigenziale, a soddisfare anche qualcos’altro.

Che la giustizia fosse malata lo sapevamo; ora abbiamo anche un certificato medico autentico proveniente da un luminare di legalità, e se l’Italia gli ha dato credito finora, non vedo come non potrà dargli credito anche in questa occasione.

Anche Davigo entrerà nella lista di quelli che denunciano e poi passano per pazzi. Fanno sempre così, è la loro arte, ghettizzare gli onesti col vizietto della denuncia seria. Chi fa così? Ma chi da secoli e secoli comanda, ovviamente.

 

Sicurezza urbana, chi ne parla? Editoriale del Roma Cronache Lucane

Posted on 18. lug, 2017 by in Città di Potenza, Politica nazionale, Regione Basilicata

Sicurezza urbana, chi ne parla? Editoriale del Roma Cronache Lucane

Di sicurezza urbana, anche in Basilicata, comincia a parlarsene spesso. Fenomeni malavitosi, di ampia o modesta portata, sono sempre più diffusi e la vita nelle nostre comunità non è più quella di un tempo.

A ogni modo il governo, finalmente occupandosi di problemi urgenti, ha varato una legge contenente misure per la sicurezza urbana. Il decreto è stato emesso nel mese di febbraio, ma già dal mese di aprile è diventato legge.

Fra le novità quella più rimarchevole è l’aumento dei poteri del Sindaco, oltre al necessario coordinamento fra forze dell’ordine, anche locali.

Evidentemente si tratta di stabilire delle priorità, di concerto con la popolazione, e di passare alla fase progettuale, con gli enti interessati, Regioni e Province, il Prefetto e i Comuni.

A Potenza, ma anche altrove, non v’è ancora traccia di un fattivo comportamento, sebbene la questione sia urgente, da parte delle istituzioni interessate, fatta eccezione per l’ordinanza sindacale che punisce le prostitute e i loro clienti.

Io non so se il fenomeno del meretricio sia stato arginato dall’ordinanza, ma qualche dubbio che non se la sia filata nessuno sussiste. D’altronde emettere un’ordinanza e poi non verificarne il rispetto con una serie di controlli a tappeto, non ha senso. Se, come si dice in giro, quindi, il fenomeno continua imperterrito, questo suona come una pernacchia alla severità cartacea del sindaco.

Ma comunque, la nuova legge, nel dare ampi poteri al sindaco invita anche a azioni concertate col Prefetto, per esempio per lo sgombero di edifici pubblici illecitamente occupati. Mi vien così da pensare alla palestra di Montreale, occupata da mesi, forse pericolante e alla inesistente, a oggi, fattiva volontà di liberarla dagli abusivi, metterla in sicurezza e magari restituirla alla sua naturale destinazione. Ma forse è troppo per un Comune che azzarda politiche cittadine con la gravità di un elefante in una fabbrica di bicchieri.

Metabolizzazioni lente, anzi lentissime, a parte (e mi riferisco a quelle delle istituzioni nei confronti di una legge che li renderebbe da subito più che operativi), comunque la legge merita che sia conosciuta, diffusa e soprattutto attuata.

Parla di prevenzione, di difesa del territorio, di diffusione del principio di legalità, di repressione  e, finalmente, raccorda tutte le forze dell’Ordine, dai vigili della polizia locale ai Carabinieri, passando dalla Polizia e chi altri.

Fra l’altro rende necessaria anche la collaborazione fra privati e istituzioni, mediante forme di sorveglianza affidata ai privati e con la possibilità di vedersi sottratti gli esborsi dalle tasse locali. Insomma una mezza rivoluzione, della quale però, non se ne parla punto. Sindaci, consiglieri, di maggioranza e di opposizione, prefetti e politici provinciali e regionali, forse non la conoscono, la legge, oppure la ritengono secondaria, oppure ancora non desiderano attuarla.

Sarebbe invece il caso di cominciare a renderla esecutiva. Innanzitutto informando la popolazione e poi studiando una concertazione seria, fattiva, insomma operativa, altrimenti faremo come l’ordinanza del sindaco: c’è il divieto ma la gente se ne frega; quindi c’è la legge, ma nessuno la esegue.

E dire che con disposizioni del genere i sindaci potrebbero fare la parte dei leoni e le opposizioni infierire sulle debolezze delle maggioranze inattive; invece niente. Ah!, già, le leggi andrebbero lette, se non studiate e addirittura attuate, troppa fatica, dai, facciamo passare le ferie, se ne parla a settembre.

 

Non calpestate il “paghi due, compri tre”, editoriale del Roma Cronache Lucane

Posted on 17. lug, 2017 by in Città di Potenza

Non calpestate il “paghi due, compri tre”, editoriale del Roma Cronache Lucane

Siamo tutti orgogliosi di avere un’opera d’arte urbanistica candidata all’Unesco. Il ponte Musumeci, autentico gioiello, lascia subito intendere, a chi arriva nel capoluogo, quali meraviglie lo stiano aspettando.

Una città che si presenta in questa maniera, infatti, non può che nascondere sorprese su sorprese.

Difficile oggi dire se è la città che poi si è sviluppata in coerenza con la bellezza dell’opera o se non sia stato, il ponte, l’ennesima perla di una città già d’arte.

Certo è che gli amministratori e gli urbanisti, ma anche gli amministratori-urbanisti, visto che da quindici anni circa la città è governata da ingegneri, hanno un gran da fare per guardare alla città del futuro con gli occhi dell’intenditore, sapendo come sia difficile soddisfare un gusto già raffinato e abituato al bello.

E deve essere stato per questo motivo che col regolamento urbanistico, ideato da professori che ne capivano, è stato possibile veder spuntare, come tozzi e squadrati funghi, una serie di palazzoni del tipo sedi di importanti compagnie petrolifere o giù di lì, che hanno arricchito il panorama edilizio con autentiche gemme.

Ci spiegarono all’epoca, però, che il verde praticabile sarebbe magicamente aumentato insieme alle volumetrie di cemento. Ma l’accanimento terapeutico-cementizio non è ancora terminato, violenti colpi di coda sferzano la città conquistando inutili zone verdi e regalandole all’arte del grigio. Sta infatti per sorgere l’ennesimo centro commerciale in prossimità del rione Verderuolo, all’inizio della Fondovalle, con conseguente modifica finanche della rotonda, chissà se in funzione proprio dell’esercizio commerciale o se a esclusivo beneficio del traffico.

Bene, la prima cosa che viene da dire è “ce n’era bisogno”. Del verde attrezzato Potenza non sa che farsene, preferisce il buon vecchio e saggio cemento, specie se realizzato per una nuova americanata.

La verve edificatoria degli amministratori potentini va oltre la soglia dell’umana immaginazione. A chi si aspettava una bella zona di verde attrezzato la risposta è un sorriso di sufficienza calato bonariamente come una pacca sulle spalle da parte del professore universitario allo studente volenteroso ma ignorante e stupido. Ma quale verde attrezzato! Ma se avete Montreale e la Villa di Santa Maria e pure il parco Elisa Claps e il parco del Basento con la sua magica incompiuta! Diamine! Ma ci vuole faccia tosta!

Il cemento ultimo venuto, grazie al R.U.,  vede invenduti di spiccata entità. Il sovradimensionamento cementizio, in una città che non cresce di popolazione è consistito in uno spreco o in un investimento da parte di chi i soldi non sapeva come spenderli. Tutto cioè piuttosto che operazioni per vivere meglio.

Dalle nostre parti ci insegnano che avere un posto per spendere i soldi, che non abbiamo, sia crescita, all’americana, dove però i soldi da spendere ci sono. Io, invece, credo che sia una scelta inopportuna se non scellerata. Crisi a parte, dovremmo cominciare a chiederci cosa potrebbe farci vivere meglio, per esempio se un centro commerciale, magari pure scadente, o una zona, bella a vedersi, dove poter passare serenamente una mezza giornata senza programmare di spendere i soldi che non abbiamo. Si continua a vivere in funzione di chi sta bene economicamente e deve pure espandersi, acuendo quella voragine che esiste fra ricchi, pochi, e poveri, il resto del mondo.

In definitiva abbiamo perso un’altra occasione per piantare un bel cartello con su scritto “vietato calpestare le aiuole” per vedercene uno bello grosso che ci dirà “Paghi due e compri tre”, complimenti agli sceneggiatori.

 

Straordinariamente ordinario, editoriale del Roma Cronache Lucane

Posted on 17. lug, 2017 by in Città di Potenza

Straordinariamente ordinario, editoriale del Roma Cronache Lucane

La differenza fra manutenzione ordinaria e straordinaria è facilmente intuibile. I due concetti sono per certi versi opposti, il primo riguarda interventi ricorrenti, routinari, programmati, il secondo indica qualcosa di speciale, non previsto o seppur prevedibile, non quotidiano a afferente a componenti strutturali del manufatto.

Mi vien da pensare alla tapparella, che riguarda la manutenzione ordinaria e l’infisso che riguarda quella straordinaria, per esempio.

Al Comune di Potenza i due concetti, invece, sono interscambiabili, insomma basta che paga il Comune, si può usare l’uno anziché l’altro.

Mi riferisco agli impianti meccanizzati per i quali pare che il bando prevedesse una cosa, il contratto successivo un’altra e l’andazzo quotidiano un’altra ancora.

Infatti se nel bando era prevista a carico della ditta affidataria la manutenzione straordinaria, questa pare sia scomparsa dal successivo contratto, ma è notizia di questi giorni, fonte il sito del Comune, che sia stata eseguita una spesa anche per la manutenzione ordinaria di ben 39mila euro.

Al di là del pur possibile, in astratto, uso sbagliato dei termini, ma determinante se inserito in un atto amministrativo di spesa, la situazione qualche perplessità la provoca. Talchè una parte del PD, e nello specifico quella che un giorno vota con la maggioranza per il bene della città e l’altro si schiera all’opposizione, pare abbia chiesto lumi in una interrogazione sulla discrasia fra bando e contratto. Non sappiamo cosa risponderà il sindaco, ma con l’occasione potrebbe anche chiarire l’ultima spesa di 39mila euro indicata, negli atti, per manutenzione ordinaria.

Se da un lato chi domanda non fa errore, dall’altra un Comune responsabile una risposta la deve, che la domanda provenga dal consiglio o da un giornale, dal momento che gli affari comunali sono affari di tutti.

A oggi sull’argomento domande inevase abbondano. Sappiamo tutti come l’Anac abbia sanzionato il Comune per l’affidamento alla Trotta, ma il Comune non ha mai inteso fare chiarezza, quasi non ci riguardasse, chissà, saranno fatti coperti da segreto istruttorio o di natura personale, quindi non accessibili, ma io mi ostino a pensare che invece la chiarezza vada fatta e anche con una certa urgenza.

La tecnica, invece, pare quella della migliore democrazia cristiana, cioè il silenzio indifferente, con la speranza o auspicio, che i questuanti si stanchino o che si stanchi l’opinione pubblica.

Beh, per una amministrazione sorta sotto l’icona della trasparenza e legalità non mi sembra il massimo, soprattutto con riferimento ai trasporti, la cui precedente gestione è stata additata virulentemente come una gestione a dir poco scellerata e buona per una indagine contabile e penale.

Fatto sta che il servizio è costoso e scadente. Ieri l’altro a un salernitano in città per lavoro è stato negato il biglietto per una corsa, e ha dovuto fare l’abbonamento, ma, sveglio, ha riferito all’addetto che avrebbe pagato solo la salita e la discesa no, perchè funzionavano meno della metà delle rampe.

Chissà se con i 39mila euro qualche rampa in più funzionerà. Ci rimane il dubbio se si tratti di manutenzione ordinaria, come indicato, o straordinaria anche se indicata come ordinaria, ma più che accusare il fantasma formaggino di uno scambio notturno di termini, non possiamo e, quindi, sarebbe doverosa una spiegazione. Che non ci sarà. Perché la trasparenza è una idea, nulla più, basta pronunciare la parola, non c’è bisogno poi di una trasparenza effettiva, quella la lasciamo al bicchiere che ospiterà la prossima birra. Alla salute della manutenzione, ovviamente.

 

Fiamme, editoriale del Roma Cronache Lucane

Posted on 13. lug, 2017 by in Regione Basilicata

Fiamme, editoriale del Roma Cronache Lucane

La Basilicata brucia, assieme ad altre parti d’Italia, come ogni anno l’appuntamento col fuoco pare sia irrinunciabile.

Racconta, però, insieme alla rabbia, alle perdite economiche, a quelle naturali, una Italia e una Basilicata indifferenti al fenomeno. Una Basilicata che, nonostante il fuoco arrivi puntuale, si fa trovare sempre impreparata, quasi sorpresa che qualche imbecille abbia appiccato un fuoco, o che un altro fessacchiotto sia riuscito a farlo senza neanche volerlo, ovvero che si sia sviluppata una autocombustione naturale.

Diciamo che amministrazioni accorte dovrebbero dotarsi di un piano “fuoco”, così come d’inverno esiste un piano “neve”. Ma occorrono persone responsabili e risorse che, invece, pare diminuiscano anno per anno. Dicono.

Poi ti accorgi che il rubinetto delle uscite è sempre tragicamente aperto e che le uscite non servono mai a risolvere i problemi comuni, tutt’altro.

Mettici pure che i pompieri hanno difficoltà a rifornirsi di acqua, nel bel mezzo di un incendio, come a Monticchio nei giorni scorsi e il quadro è completo. Anzi quasi completo, perché ci dobbiamo mettere pure che il Corpo delle Guardie Forestali non esiste più, il che magari non significa niente, ma il solo fatto che sia stato soppresso qualche idea te la fa venire sulla progettualità del legislatore.

L’incapacità di prevenire i problemi e poi di risolverli è talmente conclamata che fa rabbrividire.

Dobbiamo, fino alla fine, ringraziare la natura che tutto sommato non libera totalmente la sua fantasia distruttiva, o almeno apparentemente distruttiva, perché altrimenti sarebbe a rischio tutta la popolazione.

Vien da chiedersi a cosa serva la politica se non è in grado di affrontare la realtà che periodicamente si presenta.

Siamo in mano a sciagurati che a tutto pensano tranne che ai veri problemi. Forse lo siamo anche noi sciagurati, a non occuparci responsabilmente e in prima persona delle cose di tutti. Amiamo delegare il politico di turno, senza sapere se sia capace o meno, lasciandoci affabulare da quattro chiacchiere e due slogan.

Fa male ritrovarsi ogni giorno a rimarcare una manchevolezza grave. Fa male vedere che nulla cambia. E che nulla è stato fatto, ogni anno come quello precedente. Fa specie che un territorio bello come la Basilicata sia in stato di perenne abbandono, o, al più, vergognosamente depredato e inquinato. La Basilicata da sempre è stata trascurata. Ce lo dicono le sue strade, la sua malinconica rassegnazione. Cui però fanno da contrasto la sua fantasiosa vena sarcastica, quasi che non si possa migliorare in nessuna maniera e tanto vale scherzarci su.

Sarà per questo che i lucani scelgono i loro rappresentanti mentre li criticano: li votano e ne parlano male, quasi fossero un male inevitabile che preso col sorriso fa meno danni.

La Basilicata brucia, come ogni anno, e l’unico dato positivo sono l’impegno di pochi uomini, oggi i vigili del fuoco, domani qualcun altro, che rischiano costantemente di diventare eroi.

Si sa, un paese normale e civile non ha bisogno di eroi. Sono i paesi allo sbando, saccheggiati e violentati che ne hanno bisogno.

Abbiamo da fare tanta strada per ritenerci moderni e responsabili. Il problema è che il cammino ancora non lo abbiamo neppure cominciato.

Una cultura da 140 caratteri, editoriale del Roma Cronache Lucane

Posted on 12. lug, 2017 by in Argomenti, Attualità

Una cultura da 140 caratteri, editoriale del Roma Cronache Lucane

Avete presente le palle ai piedi? Quelle che impediscono la camminata? Ebbene il Renzi di questi tempi mi ricorda proprio le palle ai piedi, quelle dei carcerati. Questi vedono impedita la normale deambulazione perché hanno seriamente peccato nella vita e sono stati per questo giudicati, gli italiani, invece, condannati senza averlo neanche scelto, il buon Renzi, se lo ritrovano come una palla al piede che li frena.

Renzi non se lo fila più nessuno, come l’ultimo Berlusconi, ma questo non gli impedisce di inserirsi in ogni discorso, anche in quelli destinanti esclusivamente al primo ministro, quasi questi non esistesse.

I giornali gli danno corda, ma solo loro. Titolano ogni giorno sull’ultima proposta all’Europa, per esempio, sebbene il nostro campione non abbia voce in capitolo. Fortuna che in Europa, ma anche nel governo se ne fregano di quello che dice e che scrive. Possibile anche che sorridano alle sue uscite variopinte, ma non se ne fanno accorgere.

Attorno alla sua persona in parecchi stanno scavando un fosso, ma il PD, casa ormai solo dei suoi fedelissimi e di qualche illuso che conta di diventare il suo consigliere personale, gli dà ancora corda. Eppure di bestialità ne dice tante, nel suo libro devono essere davvero decine. Ma quella sui migranti è davvero speciale. Rubata goffamente alla Lega, Renzi cerca disperatamente di disegnarne l’abissale differenza, che, in effetti, non esiste.

Il problema dei migranti, se problema è, infatti a conti fatti pare sia un affare per qualcuno e nulla più, è sicuramente un problema più grande di Renzi e Salvini messi assieme e moltiplicati per tre. Non si risolve con gli slogan ma guardando lontano, immaginando che tipo di evoluzione possa avere e anticipando i problemi futuri ma anche le eventuali opportunità.

Il problema terrorismo pare un problema nel problema, ma non saranno sicuramente i simpatici neri che gironzolano per le città con le mani in tasca a produrne di nuovo, chè, se fossero terroristi, quantomeno dovrebbero perdere il tempo a esercitarsi, non a bighellonare.

Un discorso, serio, andrebbe affrontato con dati alla mano e conoscenze e non affidato ai tuttologi che finiscono per essere i nostri politici, ma a chi può studiare scientificamente il fenomeno, magari insieme a studiosi di tutta Europa, non tralasciando nessuna opzione e verificando tutte le effettive cause, dall’aggressione con rapina delle potenze mondiali a danno dei territori che vedono scappare la popolazione, agli armamenti di questi popoli, ai possibili atti di corruzione periodica delle potenze mondiali verso i loro governanti, per finire a ogni particolare che uno storico riuscirebbe in poco tempo a mettere assieme e che un sociologo o un vero politico sfrutterebbero per immaginare un domani più felice per tutti.

Sparare un “aiutiamoli ma a casa loro” è uno stupido slogan privo di contenuti. Mi piacerebbe sapere cosa significa, in concreto.  Così come sarebbe il caso di conoscere nei dettagli il fenomeno degli sbarchi, dalla raccolta dei profughi alla partenza, a quanto costa il loro viaggio, a chi ci guadagna. Combattere, per esempio, la malavita organizzata che ci sta dietro proprio non è il caso?

I politici da slogan credo abbiano finito il loro tempo; la loro cultura politica, dimensione tweet, la usassero per le parole crociate, magari limitandosi alle facilitate; apriamo le porte a chi qualcosa di politica seria ne sa. “Ma con questi partiti è impossibile”! Lo so, è che sognavo, ecco tutto.

La saga di Dario e Rocco. Di quando Dario si azzeccò la medaglia di sceriffo e andò a caccia di prostitute

Posted on 11. lug, 2017 by in Amenità, Città di Potenza

La saga di Dario e Rocco. Di quando Dario si azzeccò la medaglia di sceriffo e andò a caccia di prostitute

-Firulì firulà, metto la stella proprio qua, la pistola è sempre là, filorulì, filorulà.

-Ma che fai combinato così Dario?

-Caro Rocco, non crederai mica di rubarmi il palcoscenico con quelle squallide scenette dell’assessore spazzino? Ora ti faccio vedere io. Interpreto la parte dello sceriffo e vado a caccia di prostitute e dei loro clienti ed eleverò belle multe. Oh!, se le eleverò. Una squadra operativa munita di telecamere e collegamento a Facebook è già pronta, io quasi, manca solo il cappello.

-Dario, attento a quel che fai, mi raccomando. Una lavatrice è una lavatrice, ma il mondo della prostituzione è un’altra cosa.

-Nulla per uno sceriffo.

(Dario esce dal palazzo comunale e sale su un destriero recuperato al mercato dell’usato del Circo Orfei. Ma viene subito fermato da una pattuglia della polizia che non lo riconosce).

-Ehi, dove va così conciato e, peraltro, armato, lo ha il porto d’armi.

-Guardi sono il sindaco.

-Sì e io il primo ministro. Scenda e ci segua. Mi dia la pistola senza fare scherzi.

-Ma è una pistola giocattolo!

-Questo lo verificheremo. Ci segua.

-Rocco! Rocco! Diglielo tu.

(Ma è un grido che si perde nel vuoto. Rocco infatti sta già recuperando un frigo vecchio in una scarpata. E qui finisce l’avventura del sindaco sceriffo. Verrà poi subito rilasciato, ma la sua immagine subirà un duro colpo del quale si avvantaggerà il prode Rocco. Ma questo lo conoscerete nei dettagli alla prossima puntata della

“SAGA DI DARIO E ROCCO”.

Lo sceriffo e la prostituzione, editoriale del Roma Cronache Lucane

Posted on 11. lug, 2017 by in Città di Potenza

Lo sceriffo e la prostituzione, editoriale del Roma Cronache Lucane

L’ordinanza sindacale che di fatto vieta la prostituzione nel capoluogo di regione merita qualche riflessione.

Il meretricio non è reato, tanto per intenderci, non è neanche considerato un lavoro e una libera professione. Cionondimeno esiste da sempre e in Italia non comporta controlli medici o amministrativi, né tantomeno fiscali. Non mi consta sia mai stato eseguito un controllo su un conto corrente bancario di una prostituta, né che la categoria sia compresa negli studi di settore. Inoltre il suo esercizio pur consistendo nella occupazione di suolo pubblico non comporta il pagamento del cospicuo obolo che bar e ristoranti corrispondono al Comune.

Potremmo definirla una vera e propria casta che conta una serie indefinita di privilegi a dispetto del cittadino comune che si trova sempre una legge davanti o a intralciargli il passo o a renderlo più oneroso.

La prostituzione o meretricio vive neanche ai margini della legge ma al di sopra della legge stessa.

Non è possibile esercitare questa professione, sebbene non esista un albo a riguardo, al chiuso, cioè indoor, perché le case cosiddette chiuse vennero abolite decenni fa. Altri paesi, attraverso le case chiuse, controllano il fenomeno, esercitano il controllo medico preventivo e si fanno pagare le tasse.

In Italia, paese tanto bigotto quanto ipocrita, l’esercizio è affidato agli annunci sui giornali o su internet e alla strada.

Spesso mi sono chiesto se fosse legittima una ordinanza sindacale che ne ostacolasse l’esercizio, dal momento che la Cassazione si è più volta espressa nel senso che il meretricio non è pericoloso e tutto sommato si può esercitare.

La cosa più divertente, però, è leggerle queste ordinanze. In Italia molti comuni le hanno adottate, da qualche giorno anche il sindaco di Potenza. Il linguaggio usato in genere stona col contenuto. Si fa divieto di sostare, ammiccare, contrattare, immagino anche guardarsi con libidine, provocare nella pubblica via e nello specifico in alcune vie debitamente indicate, in un burocratese che invoca espressione più dirette senza riuscire a usarle.

Ma la domanda è: se è lecito prostituirsi, perché dovrebbe essere sanzionabile il suo esercizio?

Oppure: se è lecito il meretricio e tu stato mi vieti di farlo a casa e tu comune mi vieti di farlo per strada, non diventa illegittimo il divieto di fatto di esercitare una professione lecita sebbene esentasse?

Il problema è solo quello che uno sguardo per bene non può sopportare una languida posa adescatrice. Il passeggio di una famigliola morigerata non tollera cadute di stile così ufficiali. Insomma fatelo pure, ma non fatevi vedere, in un festival dell’ipocrisia che vede spesso uguali protagonisti nel condannare la prostituzione e nell’usufruirne.

In Italia si ammette di tutto, anche la pedofilia nel mondo della Chiesa, ma l’imperativo è sempre e soltanto uno: non disturbare la normale e noiosa vita degli italiani che la domenica pur vanno a messa e si comunicano.

La prostituzione è l’ultimo dei problemi potentini, sebbene il fenomeno vada approfondito, ma ho il timore che il risultato di una attenta analisi finisca per raccontare solo storie di degrado e disagio sociale, nazionale e internazionale.

Invece le escort, quelle eleganti, quelle che costano molto, beh, quelle non danno fastidio, perché non disturbano la quiete pubblica. Le escort fanno prostituzione vip, sono influenti, hanno amicizie importanti, magari dispensano pure raccomandazioni. Tanto, fra un gioco e l’altro, in quei momenti, un sì si riesce sempre a strappare.

Insomma anche fra le puttane ci sono quelle di serie A e quelle di serie B, che tristezza.

 

<ul><li><strong>woo_feat_page</strong> - </li><li><strong>woo_inc_feat_page</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_pages</strong> - </li><li><strong>woo_inc_feat_pages</strong> - false</li><li><strong>woo_uploads</strong> - a:3:{i:0;s:75:"http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/5-safe_image.png";i:1;s:72:"http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/4-Luciano.jpg";i:2;s:69:"http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/3-logo.png";}</li><li><strong>woo_show_featured</strong> - true</li><li><strong>woo_textlogo</strong> - false</li><li><strong>woo_gravatar</strong> - true</li><li><strong>woo_contactme</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_bio</strong> - </li><li><strong>woo_twitter</strong> - </li><li><strong>woo_highlights_tag</strong> - potenza</li><li><strong>woo_highlights_tag_amount</strong> - 6</li><li><strong>woo_featured_tag</strong> - </li><li><strong>woo_featured_tag_amount</strong> - 4</li><li><strong>woo_highlights_show</strong> - true</li><li><strong>woo_also_slider_enable</strong> - true</li><li><strong>woo_slider_heading</strong> - Sul Blog si parla ancora di...</li><li><strong>woo_recent_archives</strong> - #</li><li><strong>woo_excerpt_enable</strong> - false</li><li><strong>woo_contact_page_id</strong> - </li><li><strong>woo_featured_image_dimentions_height</strong> - 371</li><li><strong>woo_featured_sidebar_image_dimentions_height</strong> - 78</li><li><strong>woo_hightlights_image_dimentions_height</strong> - 75</li><li><strong>woo_video_browser_init</strong> - 5</li><li><strong>woo_slider_pages</strong> - </li><li><strong>woo_inc_slider_pages</strong> - false</li><li><strong>woo_automate_slider</strong> - false</li><li><strong>woo_intro_page</strong> - </li><li><strong>woo_inc_intro_page</strong> - false</li><li><strong>woo_home_sidebar</strong> - Select a sidebar:</li><li><strong>woo_page_sidebar</strong> - Select a sidebar:</li><li><strong>woo_blog_sidebar</strong> - Select a sidebar:</li><li><strong>woo_also_slider_image_dimentions_height</strong> - 144</li><li><strong>woo_single_post_image_width</strong> - 280</li><li><strong>woo_single_post_image_height</strong> - 380</li><li><strong>woo_archive_page_image_width</strong> - 200</li><li><strong>woo_archive_page_image_height</strong> - 220</li><li><strong>woo_themename</strong> - The Journal</li><li><strong>woo_shortname</strong> - woo</li><li><strong>woo_manual</strong> - http://www.woothemes.com/support/theme-documentation/the-journal/</li><li><strong>woo_alt_stylesheet</strong> - brown_boxed.css</li><li><strong>woo_logo</strong> - http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/5-safe_image.png</li><li><strong>woo_custom_favicon</strong> - </li><li><strong>woo_google_analytics</strong> - <script type=\"text/javascript\">

  var _gaq = _gaq || [];
  _gaq.push([\'_setAccount\', \'UA-703470-4\']);
  _gaq.push([\'_trackPageview\']);

  (function() {
    var ga = document.createElement(\'script\'); ga.type = \'text/javascript\'; ga.async = true;
    ga.src = (\'https:\' == document.location.protocol ? \'https://ssl\' : \'http://www\') + \'.google-analytics.com/ga.js\';
    var s = document.getElementsByTagName(\'script\')[0]; s.parentNode.insertBefore(ga, s);
  })();

</script></li><li><strong>woo_feedburner_url</strong> - </li><li><strong>woo_custom_css</strong> - </li><li><strong>woo_home_top</strong> - About</li><li><strong>woo_home_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_page_ex</strong> - </li><li><strong>woo_popular</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_content</strong> - false</li><li><strong>woo_content_archives</strong> - false</li><li><strong>woo_resize</strong> - true</li><li><strong>woo_auto_img</strong> - true</li><li><strong>woo_home_width</strong> - 197</li><li><strong>woo_home_height</strong> - 100</li><li><strong>woo_thumb_width</strong> - 75</li><li><strong>woo_thumb_height</strong> - 75</li><li><strong>woo_cat_nav_1</strong> - false</li><li><strong>woo_ads_rotate</strong> - true</li><li><strong>woo_ad_image_1</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-1.gif</li><li><strong>woo_ad_url_1</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_2</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-2.gif</li><li><strong>woo_ad_url_2</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_3</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-3.gif</li><li><strong>woo_ad_url_3</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_4</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_url_4</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_5</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_url_5</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_6</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_url_6</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_archive_content</strong> - false</li><li><strong>woo_search_content</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_menu</strong> - false</li><li><strong>woo_portfolio_cat</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_port_in_nav</strong> - false</li><li><strong>woo_port_prev_title</strong> - Thumbnails</li><li><strong>woo_port_prev_ins</strong> - Click on images below to load a larger preview.</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_a</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_a</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-1.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_a</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_b</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_b</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-2.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_b</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_c</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_c</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-3.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_c</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_d</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_d</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_d</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_minifeat_height</strong> - 110</li><li><strong>woo_nav_exclude</strong> - </li><li><strong>woo_scroller_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_about_header</strong> - </li><li><strong>woo_about_text</strong> - </li><li><strong>woo_about_button</strong> - </li><li><strong>woo_button_link</strong> - </li><li><strong>woo_about_photo</strong> - </li><li><strong>woo_cat_box_1</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_box_1_image</strong> - </li><li><strong>woo_blog_navigation</strong> - false</li><li><strong>woo_blog_subnavigation</strong> - false</li><li><strong>woo_blog_permalink</strong> - </li><li><strong>woo_blog_cat</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_featured_posts</strong> - 2</li><li><strong>woo_ad_header</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_header_code</strong> - </li><li><strong>woo_ad_header_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/468x60a.jpg</li><li><strong>woo_ad_header_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_top</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_top_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_top_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/468x60a.jpg</li><li><strong>woo_ad_top_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_content</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_content_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_content_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/728x90a.jpg</li><li><strong>woo_ad_content_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_300_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_300_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/300x250a.jpg</li><li><strong>woo_ad_300_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_blog_cat_id</strong> - </li><li><strong>woo_the_content</strong> - true</li><li><strong>woo_ad_mpu_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_3col_height</strong> - 150</li><li><strong>woo_ad_footer_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_cat_color_1</strong> - </li><li><strong>woo_pf_cat</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_home_normal</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_portfolio_image_width</strong> - </li><li><strong>woo_portfolio_image_height</strong> - </li><li><strong>woo_posts_image_width</strong> - </li><li><strong>woo_posts_image_height</strong> - </li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_1</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-1.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_1</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_2</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-2.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_2</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_3</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-3.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_3</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_4</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_4</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_enable_all_category</strong> - false</li><li><strong>woo_bgr</strong> - darkblue.css</li><li><strong>woo_right_sidebar</strong> - true</li><li><strong>woo_archives</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_layout</strong> - blog.php</li><li><strong>woo_other_entries</strong> - 6</li><li><strong>woo_other_headlines</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_nav_footer</strong> - true</li><li><strong>woo_box_colors</strong> - </li><li><strong>woo_about</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_more1_ID</strong> - </li><li><strong>woo_more1_link</strong> - Click here for more info</li><li><strong>woo_more1_url</strong> - </li><li><strong>woo_more2_ID</strong> - </li><li><strong>woo_more2_link</strong> - Click here for more info</li><li><strong>woo_more2_url</strong> - </li><li><strong>woo_highlight_url</strong> - </li><li><strong>woo_cat_ex</strong> - </li><li><strong>woo_highlight_text</strong> - </li><li><strong>woo_feedburner_id</strong> - Feedburner ID</li><li><strong>woo_home_link</strong> - true</li><li><strong>woo_home_link_text</strong> - Home</li><li><strong>woo_home_link_desc</strong> - </li><li><strong>woo_header_layout</strong> - about.php</li><li><strong>woo_about_bio</strong> - </li><li><strong>woo_about_gravatar</strong> - </li><li><strong>woo_about_readmore</strong> - </li><li><strong>woo_ad_header_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_pages_main</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_pages_footer</strong> - </li><li><strong>woo_featured_layout</strong> - large_no_ad.php</li><li><strong>woo_ad_block_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_block_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-300x250-1.gif</li><li><strong>woo_ad_block_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_related</strong> - true</li><li><strong>woo_image_width</strong> - 430</li><li><strong>woo_image_height</strong> - 170</li><li><strong>woo_feat_alt_width</strong> - 130</li><li><strong>woo_feat_alt_height</strong> - 85</li><li><strong>woo_image_single</strong> - false</li><li><strong>woo_single_width</strong> - 180</li><li><strong>woo_single_height</strong> - 120</li><li><strong>woo_ad_content_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_homepage_image_link</strong> - false</li><li><strong>woo_footer_left</strong> - </li><li><strong>woo_inc_footer_left</strong> - false</li><li><strong>woo_footer_right</strong> - </li><li><strong>woo_inc_footer_right</strong> - false</li><li><strong>woo_minifeat_width</strong> - 218</li><li><strong>woo_pages_ex</strong> - </li><li><strong>woo_breadcrumbs</strong> - false</li><li><strong>woo_features_page</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_featured_tabs</strong> - </li><li><strong>woo_featured_category</strong> - Città di Potenza</li><li><strong>woo_featured_entries</strong> - 10</li><li><strong>woo_4col_height</strong> - 100</li><li><strong>woo_flickr_id</strong> - </li><li><strong>woo_flickr_entries</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_asides_category</strong> - Sport</li><li><strong>woo_asides_entries</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_ad_page</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_home_arc</strong> - false</li><li><strong>woo_tabs</strong> - false</li><li><strong>woo_popular_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_comment_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_video_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_content_feat</strong> - true</li><li><strong>woo_home_thumb_width</strong> - 247</li><li><strong>woo_home_thumb_height</strong> - 92</li><li><strong>woo_ad_top_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_250_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_250_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-250x250.gif</li><li><strong>woo_ad_250_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_flickr_url</strong> - Flickr URL</li><li><strong>woo_2col_height</strong> - 200</li><li><strong>woo_1col_height</strong> - 200</li><li><strong>woo_block_image</strong> - http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/themes/livewire/images/300x250.gif</li><li><strong>woo_block_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_port_images</strong> - false</li><li><strong>woo_all_category_title</strong> - Categories</li><li><strong>woo_home_layout</strong> - 3_columns.php</li><li><strong>woo_archive_layout</strong> - 3_columns.php</li><li><strong>woo_show_carousel</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_entries</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_home</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_mpu_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_mpu_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_mpu_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/300x250a.jpg</li><li><strong>woo_author</strong> - true</li><li><strong>woo_home_one_col</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_image_width</strong> - 540</li><li><strong>woo_feat_image_height</strong> - 195</li><li><strong>woo_thumb_image_width</strong> - 75</li><li><strong>woo_thumb_image_height</strong> - 75</li><li><strong>woo_single_image_width</strong> - 100</li><li><strong>woo_single_image_height</strong> - 100</li><li><strong>woo_post_size</strong> - false</li><li><strong>woo_single_thumb</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_footer</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_footer_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_footer_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-468x60-2.gif</li><li><strong>woo_twitter_enable</strong> - true</li><li><strong>woo_twitter_username</strong> - woothemes</li><li><strong>woo_about_enable</strong> - false</li><li><strong>woo_enable_blog_category</strong> - false</li><li><strong>woo_mid_exclude</strong> - </li><li><strong>woo_email</strong> - </li><li><strong>woo_vidpage</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_video_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_cat_thumb_width</strong> - </li><li><strong>woo_cat_thumb_height</strong> - </li><li><strong>woo_home_title</strong> - Latest from my blog...</li><li><strong>woo_portfolio_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_portfolio_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_portfolio_resizer</strong> - false</li><li><strong>woo_twitter_user</strong> - </li><li><strong>woo_flickr</strong> - </li><li><strong>woo_delicious</strong> - </li><li><strong>woo_digg</strong> - </li><li><strong>woo_facebook</strong> - </li><li><strong>woo_linkedin</strong> - </li><li><strong>woo_lastfm</strong> - </li><li><strong>woo_youtube</strong> - </li><li><strong>woo_stumble</strong> - </li><li><strong>woo_content_home</strong> - false</li><li><strong>woo_content_archive</strong> - false</li><li><strong>woo_ads_inner_content</strong> - true</li><li><strong>woo_blog_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_home_secondary</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_cat_mid_1</strong> - false</li><li><strong>woo_menupages</strong> - </li><li><strong>woo_intro</strong> - </li><li><strong>woo_featpages</strong> - </li><li><strong>woo_ex_featpages</strong> - true</li><li><strong>woo_featheight</strong> - </li><li><strong>woo_addblog</strong> - false</li><li><strong>woo_blogcat</strong> - </li><li><strong>woo_catmenu</strong> - false</li><li><strong>woo_about_button_1</strong> - </li><li><strong>woo_content_left</strong> - false</li><li><strong>woo_content_mid</strong> - false</li><li><strong>woo_image_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_not_mpu</strong> - false</li><li><strong>woothemes_settings</strong> - a:0:{}</li><li><strong>woo_button_link_1</strong> - </li><li><strong>woo_about_button_2</strong> - </li><li><strong>woo_button_link_2</strong> - </li><li><strong>woo_carousel_header</strong> - </li><li><strong>woo_scroller_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_thumbnail_1</strong> - </li><li><strong>woo_featured_1</strong> - </li><li><strong>woo_featured_1_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_thumbnail_2</strong> - </li><li><strong>woo_featured_2</strong> - </li><li><strong>woo_featured_2_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_thumbnail_3</strong> - </li><li><strong>woo_featured_3</strong> - </li><li><strong>woo_featured_3_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_thumbnail_4</strong> - </li><li><strong>woo_featured_4</strong> - </li><li><strong>woo_featured_4_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_show_mostcommented</strong> - false</li><li><strong>woo_logo_left</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_nav</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_list</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_ex_cat_footer</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_list_footer</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_cat_box_footer_1</strong> - false</li><li><strong>woo_image_archives</strong> - false</li><li><strong>woo_archive_width</strong> - 140</li><li><strong>woo_archive_height</strong> - 90</li><li><strong>woo_ad_300</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_300_bot</strong> - false</li><li><strong>woo_exclude_pages</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_cats</strong> - </li><li><strong>woo_steps</strong> - Select Format:</li><li><strong>woo_contact</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_blog</strong> - false</li><li><strong>woo_tabber</strong> - false</li><li><strong>woo_show_mpu</strong> - false</li><li><strong>woo_show_ad</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_below_image</strong> - /images/ad468.jpg</li><li><strong>woo_ad_below_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f_code</strong> - </li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-728x90-2.gif</li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_alt_colours</strong> - default.css</li><li><strong>woo_aboutlink</strong> - </li><li><strong>woo_side_image</strong> - /styles/clean-light/images/ad-120x240.jpg</li><li><strong>woo_side_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ads</strong> - false</li><li><strong>woo_disclaimer</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_pages_subnav</strong> - </li><li><strong>woo_subnav</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_width</strong> - 280</li><li><strong>woo_feat_height</strong> - 210</li><li><strong>woo_smallthumb_width</strong> - 56</li><li><strong>woo_smallthumb_height</strong> - 42</li><li><strong>woo_homepage</strong> - layout-default.php</li><li><strong>woo_slider</strong> - false</li><li><strong>woo_tabber_pages</strong> - </li><li><strong>woo_inc_tabber_pages</strong> - false</li><li><strong>woo_intro_page_left</strong> - </li><li><strong>woo_inc_intro_page_left</strong> - false</li><li><strong>woo_intro_page_right</strong> - </li><li><strong>woo_inc_intro_page_right</strong> - false</li><li><strong>woo_mag_featured</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_mag_secondary</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_blog_navigation_footer</strong> - false</li><li><strong>woo_embed</strong> - false</li><li><strong>woo_home_featured</strong> - true</li><li><strong>woo_home_content</strong> - false</li><li><strong>woo_get_image_width</strong> - 190</li><li><strong>woo_get_image_height</strong> - 142</li><li><strong>woo_ad_200_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_200_image</strong> - </li><li><strong>woo_ad_200_url</strong> - </li></ul>