Padre Onnipotente
Posted on 30. gen, 2018 by L.P. in Argomenti

Padre Onnipotente,
mi pento di ogni peccato.
Perdonami e regalami la vita eterna.
La quadriglia della politica e il Gioca Jouer
Posted on 30. gen, 2018 by L.P. in Argomenti
E ora i maschietti si cambieranno la dama
trunz trunz trullallero
indagati da un lato imputati dall’altro
trunz trunz trullallero
tutti sotto l’arco
trunz trunz trullallero
cambio di dama!
trunz trunz trullallero
Accidenti escluso Razzi
Sapientoni fanno un cerchio e gli altri dentro
trunz trunz trullallero
I sapientoni a sedere gli altri in circolo
trunz trunz trullallero
Renzusconi
tattataratattataratattataratà
Gentiloni
Paraparappapparaparapà paraparappaparaperroroperoroperoro
Viceconte
Paraparappapparaparapà paraparappaparaperroroperoroperoro
Elezioni 2018, fra un indagato, un imputato e un cambio di casacca.
Posted on 30. gen, 2018 by L.P. in Argomenti
Da quando ho incominciato a occuparmi di politica, queste sono le elezioni peggiori cui abbia mai assistito.
Sul fatto Quotidiano di oggi sono mirabilmente elencate, sinteticamente, le maggiori scelleratezze operate da tutti i partiti; e non hanno potuto scandagliare ancora fra i candidati minori, figuriamoci cosa ne escirebbe.
Gli indagati o inquisiti o imputati si sprecano, i cambi di casacca, tipo scambio alla pari, sono frequenti e illuminanti.
Teste pensanti o soltanto leggermente contrarie, sono state emarginate, opposizioni interne stroncate, ha vinto la fedeltà, che se per un cane è una virtù, per l’uomo ha valore solo nei rapporti umani, in quelli politici si traduce servilismo.
Anche i 5 Stelle hanno pescato fra i girovaghi della politica, spacciandoli per competenti, dando voce proprio a chi li aveva tacciati di incompetenza.
Una resa dei conti.
Renzi e Berlusconi, sotto l’ombra di Mattarella e Gentiloni, novello statista, già si fregano le mani, e lo sanno tutti.
Quindi fra il rischio che i 5 Stelle portino l’Italia allo sfascio e quello che lo facciano i marpioni della politica, non ci resta che piangere.
Nel frattempo quella norma che esautora le regioni sulle scelte estrattive prende corpo e le grandi lobby si accomodano sempre meglio.
Che sia un bene o un male per l’Italia sembra davvero secondario e non viene neanche discusso comparando aspetti positivi e negativi.
L’immagine che ne viene fuori, anche da questi fatti, è quella di un acquario della politica che ci sovrasta e ci valuta niente o poco più.
Ma pensate, in Basilicata ci ritroviamo Viceconte e Benedetto, ma a maglie invertite. Certo puoi scegliere l’usatissimo sicuro, per dire, Bubbico, o il neofita baciato dalla passione politica dopo i successi in rossoblu, Caiata che, non fosse tornato a Potenza, nel calcio, probabilmente nessuno conoscerebbe nemmeno.
Le precedenti elezioni erano state connotate da tante novità. L’ingresso di tante donne nel PD, per esempio, sebbene abbiano tradito ogni aspettativa dopo, aveva costituito un segnale che stavolta manca totalmente.
Gli esclusi nel frattempo mugugnano e giurano vendetta: miseri; potevano almeno aspettare il 5 marzo, non foss’altro che per coerenza.
La coerenza, poi. E cosa è? E’ come l’idea politica, ne parlano tutti, ma la praticano in pochi. Cuperlo, per esempio, un signore della politica, addirittura colto e affascinante politicamente, messo da parte per uno schiavetto qualsiasi.
Si lamentano tutti, Renzi ha fatto manbassa. Ma Berlusconi e gli altri non sono stati da meno, nessuno escluso.
Sarà come non aver votato, alla fine, con Gentiloni sempre là, e il peggio della politica a far finta di governare.
Dice allora è meglio non votare. Non lo so. L’ideale sarebbe scappare, lì dove ci vogliono mandare tutti. A Tenerife o in Costarica, dove si sorride e la vita sembra volersi far davvero vivere.
L’Italia diverrà terra di politici e di migranti. Beninteso, fino a quando anche questi ultimi capiranno che qui non si piò vivere e ci raggiungeranno a Tenerife.
PS: stamattina ho visto una squadra di neri pulire le strade, erano laboriosi ed entusiasti e regalavano una bella immagine.
Peccato siano maltrattati economicamente. Potrebbe essere la nuova grande e prepotente ingiustizia del secolo. Il nuovo eclatante e legale sfruttamento dell’uomo.
PPS: lo so che si dice uscirebbe e non escirebbe, ma nell’epoca di Di Maio e dei ministri Nocongiuntivo, mi è sembrato bello dare anch’io un segnale quantomeno di solidarietà.
E se Cuperlo si tira fuori …..
Posted on 29. gen, 2018 by L.P. in Argomenti

La cifra dei criteri di scelta dei candidati la offre il sacrificio di Cuperlo. Questi ha rifiutato un seggio fuori del suo territorio, con dignità e coerenza. Renzi pare non abbia fatto una piega, evidentemente ci contava sulla reazione di Cuperlo, che, senza ombra di dubbio, rappresenta il meglio che la sinistra sia in grado di offrire, costituendo un magnifico e colto cervello politico.
Ma la formazione delle liste, quest’anno, sembra sia stata una vera e propria resa dei conti nei partiti.
Pare abbia prevalso il criterio della fedeltà assoluta al padrone che, in politica, è una maniera per farsi del male, seriamente.
Il solco che separa politica e mondo reale si fa sempre più profondo. Incuranti di un tanto, però, i partiti, concentrati sull’esigenza di autotutelarsi, sembrano ignorare che senza un vero collegamento con i propri elettori, necessità ineludibile e realizzabile solo attraverso una giusta scelta dei candidati, vanno verso la disfatta.
Nel frattempo si fa strada un governo Renzi/Berlusconi, già sul tavolo di Mattarella in spregio alle promesse elettorali.
Temo si scherzi col fuoco, però. L’Italia è stanca di questa politica corrotta e autoreferenziale.
Se il PD sacrifica Cuperlo, altri partiti hanno sacrificato i migliori, e il risultato finale sarà tragico:escludere le teste pensanti in favore dei servi non ha mai pagato.
La regola
Posted on 28. gen, 2018 by L.P. in Argomenti
Porsi delle regole è liberatorio. Rispettarle molto meno.
Teatro di strada
Posted on 28. gen, 2018 by L.P. in Argomenti

Teatro di strada, ultima trovata di una comunità moderna.
Potenza dopo i bombardamenti, 2018.
Posted on 28. gen, 2018 by L.P. in Argomenti

Sembra tornata la calma, ma i segni del bombardamento lasciano ferite negli sguardi. Ma tutti pensano a rocostruire. Sarà dura, ma ce la faremo. Forza, rimbocchiamoci le mani.
Il Sindaco di Potenza.
Potenza.
Posted on 22. gen, 2018 by L.P. in Argomenti
La chiave di esatta lettura della città di Potenza l’ha offerta la vicenda, tragica, di Elisa Claps.
Un accadimento eccezionale, nel senso di non comune, che rispecchia, però, come un radiografia, la mentalità, le caratteristiche, la struttura di una comunità sostanzialmente indifferente, ripiegati uno per uno singolarmente su se stessi, a ogni forma di bene comune, riconoscendo, di comune, solo la reciproca sfida alla soddisfazione del proprio bisogno, e rispettosa solo di questa competizione, in una forma di saggezza collettiva che ha superato praticamente il limite di una morale da mostrare in pubblico ma da non praticare neanche per un nano secondo.
Se vogliamo, la morale potentina è straordinariamente originale, basandosi, filosoficamemente, sul conflitto vitale, sebbene galleggi sulla mediocrità degli obiettivi spiccioli, che non vanno oltre la ricerca di un apparente benessere razionale e ben lungi dal benessere vero, inteso, questo, come il tendere verso una forma di rivincita dell’istinto sulla ragione, fin troppo avidamente, quest’ultima, tesa a una forma di benessere frutto della ragione, innaturale, indotto.
Potenza è principescamente o cromosomicamente omertosa. Eccelle nella solidarietà reale, quella cioè che si basa sull’appartenenza a un comune seppur conflittuale interesse, e tale omertosa solidarietà coinvolge ogni aspetto della società e delle istituzioni.
Il filo, melmoso, che congiunge e riunisce interessi e protagonisti, è lungo, forte, saldo e invisibile.
Tutti ne conoscono l’esistenza e fanno a gara ad aggrapparvisi.
Potenza è sensibile al potere, al danaro, cui riconosce autorevolezza e autorità, pronta a essere assunta alle loro dipendenze con l’umiltà del servo coerentemente infedele alle persone e fedelissimo a cosa le persone rappresentano.
Potenza è crudele, anarchica, dalla memoria corta, chè non serve ricordare, ma ridurre un giudizio su Potenza a semplice provincialismo è riduttivo e ingiusto, perchè Potenza maestosamente diventa un modello di capitale della decadenza. Potenza è avanti alle altre comunità italiane, è la punta di diamante di un’Italia bipolare, onesta e profondamente corrotta, divisa in due eserciti che non sono in conflitto, ma che difendono territori sociali diversi, distinti, incompatibili.
Potenza non è un laboratorio, ma è una certezza, il sistema eccelso, l’esercizio del potere per il potere, senza bisogno di violenza. Forse per questo la malavita fa fatica a infiltrarsi capillarmente, il sistema potentino non ha crepe, può concedere qualche alleanza temporanea, nulla più, alla bisogna, per una fornitura particolare e poco altro.
Potenza è un boa silenzioso, sempre affamato e sempre aggressivo, non fa rumore quando ti stritola, ma rimane sempre in un compunto silenzio.
Questa è Potenza.
Secondo me.
I sazi
Posted on 20. gen, 2018 by L.P. in Argomenti

Si è sazi quando non c’è più spazio per altro nello stomaco.
Psicologicamente si è sazi quando si ottiene tutto quello che si desidera, comprensivo dell’inutile, che, però, diventa magicamente necessario.
Il sazio ha un’espressione sempre soddisfatta, ma non felice, sembra sempre sapere quello che deve fare o comunque dà l’impressione di potersela cavare sempre, perché a lui nulla piò essere precluso, del resto non si assapora quotidianamente la sazietà per niente.
Il sazio sa che la vita gli dà tutto e di più e questa consapevolezza gli cambia i connotati, anche caratteriali e arriva a non concepire che qualcosa possa andargli storto.
In ogni caso il sazio sa aggiustare ogni situazione, perché non ha scrupoli, conosce le persone giuste, sa dove mettere le mani e se decide di arrivare da qualche parte in genere ci riesce. La vita non gli nega niente o poco, quindi è abituato a non trovare ostacoli e, effettivamente, non ne incontra.
Il sazio non ha grilli per la testa, è un pragmatico, in genere è molto abitudinario e gode a raccontare le sue presunte originali manie, tipo il particolare cognac o sigaro, o qualcos’altro di assolutamente raro e pregiatissimo.
Non tenta strade nuove né cerca emozioni di cui non è padrone, può essere vizioso e il suo sguardo sa diventare molto cattivo.
Il sazio ha una avidità incolmabile e non si confonde con chi in ipotesi potrebbe disturbare la sua ovattata vita.
Il sazio non ha molta curiosità e in genere troppa intelligenza, altrimenti non sarebbe sazio, ma irrequieto. Non eccelle in niente se non nella sua autocelebrazione.
Il sazio non è utile alla società, in genere è un parassita in grande stile.
Ci sono vari livelli di sazietà, la trovi a molti livelli, ma in genere è più che benestante.
Fra i ricchi ci sono sazi, ma non lo sono tutti, dove fa capolino l’intelligenza non si è mai sazi, quindi è uno stadio non tanto legato alla situazione economica, sebbene dipenda assolutamente da questa, che non può essere di certo deficitaria.
I sazi sono conformisti, ufficialmente, deviati nel privato.
I sazi sono dannosi.
Pannella
Posted on 20. gen, 2018 by L.P. in Argomenti

Quanto manca Pannella all’Italia?
Credo tanto, troppo.
Una visione di vera civiltà, a oggi, non è riscontrabile in nessun altro politico.
Lo Stato, ovvero il Sistema, è riuscito sempre, poco alla volta, a sanare le ferite inferte dalle battaglie di Pannella.
Ne ricordo, ora, fra le tante, solo due, ma significative:
il referendum su un sistema elettorale maggioritario e la responsabilità civile dei magistrati.
Il sistema, con un lento e costante lavorio, ha partorito una serie i sistemi elettorali uno più becero dell’altro. Ha consentito che legiferassero camere nate sotto il segno di una legge incostituzionale per arrivare all’ultima legge che, di fatto, ci consegna la concreta possibilità di un governo che non sarà figlio della consultazione elettorale, ma che sarà l’ennesimo governo del Presidente, ben più controllabile.
Quanto alla responsabilità dei giudici, il sistema, trattandosi appunto di giudici, intervenne con tempestività pubblicando una legge in base alla quale si fa prima a chiedere e ottenere il giudizio universale che quello di responsabilità del magistrato, sempre ammesso che si arrivi a un giudizio.
Ma i rigurgiti di dignitosa cittadinanza che portarono gli italiani a scelte coraggiose, innovative, moderne, ma innanzitutto e solamente a “scegliere”, senza Pannella sono scomparsi.
Forse si può dire, senza timore di smentita, che, senza Pannella, l’Italia è ripiombata nell’ignoranza civica. Manca un soggetto che si opponga alle scelte parlamentari e che porti il gregge italiano a scelte autonome, non figlie di propaganda o peggio ancora altro.
Oggi seguiamo il contorto disegno di un legislatore o bislacco o ignorante o asservito a logiche di esclusivo potere.
Gli italiani non sono liberi, anzi, hanno vari padroni, dai politici ai banchieri, dai mafiosi ai magistrati.
All’Italia manca Pannella, e lo dico da destra. Nessuno ne ha raccolto l’eredità.
Pannella ha rallentato la nostra corsa alla sudditanza pietosa, la nostra corsa all’abdicazione dei diritti civili e di libertà.
Oggi ci restano i vecchi portaborse della politica di ieri e qualche avanzo di finto saggio, alias infiltrato, del o nel sistema.
Ufficialmente, gli italiani, hanno rinunciato a tutto, affidandosi al gioco d’azzardo, alla partita della domenica e ai dibattiti in tv, per il resto pronti a farsi calpestare quotidianamente senza neanche lamentarsi.
Nascerà o è già nato un nuovo Pannella? Chissà, forse è come il nuovo Buddha, un bimbo illuminato, che vive nascosto per presentarsi al mondo quando sarà più grande o forse lo hanno già individuato, lobotomizzato e spedito ai Caraibi a vendere coca cola. Chissà.
E noi italiani, senza un Pannella, non siamo davvero niente.
Giudice si nasce, e io non lo nacqui.
Posted on 19. gen, 2018 by L.P. in Argomenti

E’ appena il caso di dire che un magistrato non può che essere impeccabile, dal momento che un suo errore si riverbera ingiustamente sul destinatario, il quale, quindi, oltre all’ingiustizia della fattispecie che lo ha portato davanti al giudice subirebbe anche una seconda gratuita ingiustizia in caso appunto di errore.
Un magistrato, quindi, deve essere super preparato, saggio, equilibrato, indifferente alle passioni che possono agitarlo nel momento del decidere. Trovare tutto questo è umanamente difficile.
Il problema è che troppo spesso ci si scontra con tutt’altre situazioni:
il magistrato di prima nomina, per esempio, inesperto o fragile emotivamente; quello irascibile; quello che soffre di antipatie e simpatie; quello che si è alzato storto; quello politicizzato; quello pigro; quello distratto; quello che non studia; quello in attesa di trasferimento e che quindi non assume decisioni e rinvia e quello semplicemente dispettoso ecc. ecc.
Il catalogo delle situazioni extragiustizia in cui ci si può imbattere è infinito.
Alla facile obiezione che anche un avvocato può essere impreparato, pigro, umorale ecc. ecc. si può rispondere che uno l’avvocato comunque se lo sceglie e lo può cambiare, il magistrato no, quello che ti danno te lo devi tenere, che sia togato o onorario, perspicace o umorale, intelligente o tonto, colto o approssimativo.
Insomma la giustizia umana sembra quella delle divinità greche che soffrivano delle passioni umane proprio come gli uomini, quindi inclini, prima che a fare giustizia, a partecipare emotivamente alle sorti dell’umano cui si affezionavano con l’aiuto dei loro superpoteri e anche imbrogliando.
Superpoteri che hanno anche i nostri giudici potendo, con un batter di ciglia, distruggere un uomo o salvarlo, senza alcuna certificazione di impeccabilità del giudizio che, in quanto umano, e italiano aggiungerei, è sempre fallibile.
Fare i conti con una giustizia fallibile è di per sé triste, figuriamoci quando si debba combattere, in giudizio, contro il potere politico nella sua declinazione patologica, fatta di soprusi, abusi, ingiustizie e nefandezze varie, dalla raccomandazione alla corruzione.
A pagarne le conseguenze più serie sono quei ceti che non affascinano, per taluni addirittura irrilevanti, che non sono in grado di barattare granchè.
Un giudice irreprensibile e perfetto non può essere di questo mondo, dobbiamo provare a rassegnarci, ad accontentarci e ad affidarci alla buona sorte.
Certo, esistono giudici laboriosi e molto seri, ma impeccabili è davvero difficile. La giustizia invece pretende proprio quelli impeccabili altrimenti, semplicemente, non è giustizia, ma una sua sottospecie, della quale, forse, si può addirittura fare senza.
Ehi, beninteso si scherza. Infatti la nostra giustizia è puntuale e bendata, non guarda in faccia a nessuno.
E Franti rise.
PS: per essere impeccabile, un giudice, in fondo, però, non deve essere per forza sovrumano. Basta poco. Basta che ogni decisione sia sofferta, basta che il dubbio lo tormenti fino alla fine, basta che non tratti le questioni giudiziarie come numeri, basta che sia sempre consapevole che la vita degli altri rimarrà sconvolta dalle sue decisioni, basta che bandisca indifferenza e superficialità, che rispetti tutti i protagonisti del processo e che non sia mai, dico mai, convinto di essere stato perfetto, o di essere il depositario di ogni certezza, e, infine, che bandisca supponenza e presunzione, orgoglio e complesso di superiorità. Ne ho conosciuti così?
Sì, ma il loro numero non mi ha mai fatto stare tranquillo.
Post d’annata, correva il 2010, mese di gennaio e Santarsiero …..
Posted on 18. gen, 2018 by L.P. in Argomenti

Santarsiero è al quindicesimo posto di gradimento dei Sindaci italiani. Senza nulla togliere alla persona, cui rimango affezionato per averci trascorso cinque anni in consiglio comunale, ma con esclusivo riferimento all’operato amministrativo della sua giunta, pensando ai risultati ottenuti, allo stato in cui versa la città, etcetera etcetera, con angoscia mi viene da pensare alle città il cui sindaco sia, per esempio, ottantesimo o peggio in graduatoria.
Se poi penso che anche De Filippo è nel cuore dei lucani, concludo col pensare che è una classifica, come suol dirsi, livellata in basso, molto in basso. Della serie, bisogna accontentarsi, oggi l’Italia non può dare di più.
Sempre che le classifiche siano affidabili, perché, sempre per esempio, io non ho mai incontrato una persona entusiasta dell’operato amministrativo, in città siccome in regione. Chissà chi sarà stato intervistato.
Ma prendiamola bene. Vuol dire che noi potentini e lucani siamo comprensivi. Andrà meglio da domani, usiamo pensare. Poi sui giornali c’è l’apoteosi. La Nuova inneggia a San Vito come protettore dei nostri amministratori, e fin qui, se si pensa a un risultato miracoloso, cioè senza spiegazione scientifica, siamo d’accordo. Di seguito parla di una Potenza affogata dagli autobus e, nella stessa pagina inneggia al risultato del Sindaco. Ma, sempre per esempio, il problema degli autobus doveva essere risolto già con l’attuazione del programma “sarà Potenza 2009”. Ma cosa vai a vedere! Vabbene. Devo convincermi che col quindicesimo posto del mio Sindaco io viva in una bellissima e servitissima città. Aspettate che mi concentro…..abra cadabra……aglio e fragaglio……apriti sesamo……..uzc….cataflush……..grandspoing…………scatataflash. Fatto, per Giove, ma è splendida. Eh!, quante luci. E quanti colori.
Grazie Sole 24 Ore, senza di te e senza le tue classifiche non avrei vissuto in cotanta meraviglia. Potere della mente.
Cari Vito, però ora puntiamo al podio, mi raccomando. Basterà fare un tantino peggio, se fosse mai possibile.
Piero, Pierluigi e le tasse universitarie
Posted on 13. gen, 2018 by L.P. in Argomenti

-Allora Piero, hai studiato?
-Minchia se ho studiato. Tutta la notte. Però ho ancora qualche dubbio Pierluigi.
-Piero, non avere dubbi, credici.
-Sì, ci credo. Ma fammi capire, noi siamo di sinistra, vero?
-Certo che sì, sorbole. Ancora non lo hai capito?
-No, è che … ogni tanto … non mi trovo … per esempio, perché dobbiamo togliere le tasse universitarie ai benestanti che le pagano?
-Piero, devi crederci, non devi dubitare, ci sarà un motivo, capperi. Comunque mi sa che hai ragione, aspetta ti dico.
(Piero ciambotta col cellulare coi numeri grandi e con pochi numeri memorizzati fra i quali quello di Roberto)
-Roberto, dimmi, perché vogliamo abolire le tasse universitarie ai benestanti? Ah, non lo sai e allora chi lo ha deciso? Devi chiedere? Beh fallo e chiamami subito.
(chiude il cellulare)
-Piero, dai, al massimo per stasera sapremo.
Grasso e le fatiche della politica
Posted on 13. gen, 2018 by L.P. in Argomenti

-Pierluigi, mio caro, senti, mi chiedono perchè appoggiamo Zingaretti e Gori, invece, no, cosa posso rispondere?
-Ma guarda sta roba qua, Piero, ma tu lo sai benissimo, facciamo i conti coi localismi, guardiamo alle cose concrete, ai programmi …
-Quindi?
-Beh, tu mi insegni, ogni regione ha una sua storia e la politica è ragionamento, elastica mediazione, sempre e comunque salvaguardando i diritti dei più disagiati che il PD, nonevèro, sembra aver dimenticato.
-Appunto, quindi, che differenza c’è?
-Beh, non ti abbiamo messo lì a mettere il filo nella cruna dell’ago, inventati qualcosa, sorbole, sveglia, Piero.
-Minchia, quanto è difficile stare in prima linea. Vabbè mi inventerò qualcosa.
(Davanti alla stampa)
-Insomma i localismi, il popolo, il disagio, noi di Liberi e Uguali, il Lazio e la Lombardia, insomma, la politica è mediazione, ma noi sappiamo quel che vogliamo e chi si è visto si è visto. Grazie e a presto.
(È andata anche questa, ma che fatica).
Disonorato? Non scherziamo.
Posted on 12. gen, 2018 by L.P. in Argomenti

Ogni tanto penso a categorie valoriali come l’onore o il decoro e non nego di trovarmi in difficoltà nel definirne i contorni. Sono concetti superati o soltanto si sono evoluti?
Se per onore devono intendersi, e un tanto si intende, il valore morale e il merito di una persona che gli conferiscono il diritto alla stima e al rispetto altrui, oggi cosa può intendersi per onore?
Una volta essere attinti da provvedimenti giudiziari costituiva un’onta tale da indurti a nasconderti al mondo, rivelandoti solo a pochi fidati amici e ai parenti, neanche a tutti. Si provava vergogna sol che qualcuno, seppur sbagliando, imputasse una nefandezza o una quisquilia rilevante per la legge.
Forse l’invasione giudiziaria in ogni ambito, con la sua attività sussidiaria svolta in favore, innanzitutto della politica e comunque della società, con la logica e fisiologica conseguenza di sempre più numerosi errori giudiziari, attraverso la comminatoria di ingiuste misure restrittive o ingiuste condanne, ha indotto a considerare “normale” rivestire la qualità di imputato e talvolta finanche di condannato.
Il fenomeno è accentuato dalla scarsa considerazione che la generalità degli individui ha della giustizia, lenta, costosissima, inefficiente, fallibile, talvolta deviata, in una parola, difficilmente giusta.
Ma anche in altri ambiti si assiste all’impoverimento del concetto di onore. Nella vita sociale o nello sport, accostare un personaggio, per esempio, alle peggiori manifestazioni di antisportività, non ne adombra l’immagine in maniera più assoluta.
E allora non esiste più l’onore o significa altro, ovvero ancora, si declina diversamente?
Il declassamento del concetto appare, vistosamente, anche in ambiti fuori della legge. Anche nelle organizzazioni malavitose l’onore non è più un baluardo da difendere, ed è quanto dire.
Chissà, forse un Berlusconi, condannato, considera l’onore il continuare a difendere una immagine di persona tutta d’un pezzo a dispetto delle sentenze, che declassa a azioni spregevolmente politiche, o un Renzi che passa informazioni segrete a un De Benedetti, pensa che l’onore sia solo una maniera di smentire autoreferenzialmente i fatti.
Certo è che la scomparsa dell’onore ne ha provocata anche un’altra, quella della vergogna.
Facciamocene una ragione. Oggi onore e vergogna sono stati sostituiti dalla faccia tosta, la supponenza e l’arroganza. Questi sono diventati valori assoluti e chi ne è privo, letteralmente, annaspa.
Anarchia morale, se non altro. Forse è già un passo per una anarchia totale, cui sarebbe il caso di ambire perchè altrimenti contiunueremo ognuno a vivere nel suo acquario o ognuno su un palcoscenico diverso, lasciando la vita reale al sonno e ai suoi sogni, che, almeno, rendono ancora vivi valori e sentimenti.
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