Abili non intelligenti.
Posted on 22. ago, 2018 by L.P. in Argomenti

Di Eckart Tolle:
l’ego puo essere abile, ma non è intelligente. L’abilitá persegue le sue piccole mire. L’abilitá è motivata da interessi personali ed è estremamente miope.
La maggior parte dei politici e degli uomini d’affari è abile. Solamente pochi sono intelligenti. Qualunque cosa sia ottenuta con l’abilItá ha vita breve e, alla fine,si rivela sempre controproducente.
L’abilitá divide; l’intelligenza include.
Note: l’Italia è la patria dell’abilitá, la galera dell’intelligenza e il festival dell’ignoranza. La cosiddetta genialità italica è l’eccezione che conferma l’amara regola.
La banda degli sfessati
Posted on 22. ago, 2018 by L.P. in Argomenti

Come tantissimi altri italiani di buon senso ho simpatia per il nuovo governo.
Finalmente aria nuova, modo di pensarla e comportarsi diversi e tanta speranza che il fondo, toccato a lungo di recente, non sia più la condizione stabile dell’Italia.
Per esempio, dopo la tragedia di Genova, si è tornati a fare politica. IL fatto di essersi posti il problema di un’eventuale nazionalizzazione del servizio di gestione delle Autostrade è un fatto assolutamente politico, e solo Dio sa da quanto tempo non si affrontavano temi politici in questo paese.
C’è un però, comunque. Per parlare e trattare di politica, cioè affrontare i problemi come problemi di politica e non di affari, non ci deve essere bisogno delle tragedie, altrimenti arriva prima la fine del mondo che noi si possa tornare a sorridere.
In questa nuova aurora brilla, in ogni caso, la posizione dell’opposizione che, finora, si è contraddistinta per la sindrome della bertuccia e per una opulenta ignoranza.
La sindrome della bertuccia è quella che fa dire sempre il contrario di quello che dice, pensa o fa il governo; comportamento infantile che denota scarso senso di responsabilità e alcuna autonomia di pensiero. Un’opposizione seria deve avere la consapevolezza e il coraggio di plaudire alle cose buone che si fanno, votandole pure, perché il suo ruolo non è quello di dire testardamente di no, ma di elevare il dibattito politico, porre alternative, controllare certosinamente ogni azione del governo, ma, ripeto, non dire solo no, semmai senza leggere una carta.
Sull’ignoranza, poi, bisogna aprire un capitolo extra. Quando il premier Conte parlò di revocare le concessioni ai Benetton e compagnia cantante, oppose uno spavaldo e compiaciuto, oltre che supponente, giudizio critico, affermando che così si sarebbero dovuti pagare miliardi e miliardi di penale. Semplice: non avevano capito niente, né avevano inteso studiare, neanche per un secondo. Premesso che quand’anche così fosse stato, sarebbe stato meglio pagare che far morire la gente, ebbene sia chiaro che una revoca sic et simpliciter può comportare il pagamento di penali, ma una risoluzione per inadempimento giammai. E vuoi che non ci sia inadempimento dopo 43 morti 43?
Eppure lo hanno bellamente sostenuto, tronfi e presuntuosi, tracimando ignoranza a fiumi, infelicemente accompagnati dalla maggior parte della stampa, che, adeguatasi, neanche aveva capito il problema.
Bene, questa opposizione è perniciosa, oltre che scadente.
Quando la sinistra si affrancherà dalla superficialità, dallo slogan facile e tornerà a studiare?
Speriamo presto, perché una democrazia con un’opposizione da quattro soldi, ci perde assai.
Un po’ quello che è successo in Basilicata, dove un bolso PD ha fatto quello che ha voluto, senza fare il bene della regione, facilitata da una opposizione da bancarella dell’usato.
L’opposizione, invece, anziché poltrire sparando sentenze inopportune o addirittura, come dicevo, scandalosamente impregnate di ignoranza, dovrebbe sempre alzare il livello del dibattito politico, e dico politico non da osteria di infimo ordine. Il fatto è che proprio non ci arrivano, saturi di se stessi e di anni di malgoverno, spacciato per riformismo.
Comunque nel plaudire, con gli italiani, ripeto, di buon senso, al nuovo governo, lo sollecito a guardarsi intorno prima che un altro scandalo o sciagura glieli apra con violenza. Magari sarà il momento della maturità anche per quella banda di sfessati che è ormai diventata la sinistra italiana.
La ciclabile friulana, i ponti genovesi e i tempi della ingiustizia.
Posted on 20. ago, 2018 by L.P. in Argomenti

A percorrere la ciclabile che da Tarvisio porta a Resiutta da un lato, in Austria da un altro lato e in Slovenia da un terzo lato, penso che la Basilicata si presterebbe molto a un intreccio di piste ciclabili che la attraversino da ogni lato.
Probabilmente qualcuno degli amministratori ci penserà, diciamo fra un cinque o sei anni, se ci va bene.
Il premier Conte ha detto che non si possono aspettare i tempi della giustizia, dopo il dramma del ponte caduto. Sono contento che un uomo di governo la pensi come i cittadini normali che, tutti, sono sicuri che i tempi della giustizia sono tanto biblici quanto assurdi. Finora non lo aveva mai detto nessuno, dalle parti del governo. Passi avanti verso la civiltà.
Sempre il premier Conte vuole risolvere il contratto con la società che gestisce le autostrade: chiunque farebbe uguale, salvo una frangia di PD e sinistri vari, che non si capisce perché affermino altro.
Quando gli italiani sono travolti da una tragedia si riuniscono per commemorare commossi, salvo pensare ad altro contemporaneamente e dimenticare tutto il giorno dopo. Io odio le commemorazioni in pompa magna, soprattutto quando si commemorano i morti di Stato, cioè quelli morti a causa dell’inefficienza dello Stato. Semmai, poi, oltre all’inefficienza ci trovi pure qualche abuso, una mazzetta e un occhio chiuso e facciamo bingo. Ma alla commemorazione non mancano mai: quando si dice che l’assassino non si perde il funerale della vittima.
I contratti con la società Autostrade sono secretati. Non lo prevede una legge, pare, ma si è sempre fatto così.
La trasparenza all’italiana è un esempio di alta cristallinità; ma ora c’è chi li renderà pubblici. Domani, o al massimo la settimana prossima, dicono. Noi aspettiamo.
Pare che i Benetton non abbiano rinunciato alla festa di Ferragosto. Ma era tutto pronto, sarebbe stato un peccato gettare tutta quella roba, dai, su e che caspita.
Ma la sensibilità italica ha dato ampia manifestazione della sua magnificenza posticipando le partite delle due squadre di calcio di Genova. Perbacco, che sforzo, cribbio che sensibilità. Le altre partite si potevano giocare. Nel calcio vige la solidarietà territoriale, quella nazionale la lasciamo ai TG dove la costernazione generale tracima lo schermo e invade le tavole imbandite.
Nelle altre partite, regolarmente svoltesi, però, gli stadi si sono fermati per un minuto uno, durante il quale i cuori hanno palpitato all’unisono unendosi al dolore delle famiglie delle vittime e della città di Genova e così le coscienze sono state sistemate. In quel minuto parte delle tifoserie ha anche inneggiato alla città di Genova: quando si dice che siamo un popolo solidale, si dice giusto; a tempo, ma davvero solidale.
Dicono che gli azionisti di Autostrade non dovevano essere spaventati con lo spauracchio della revoca della concessione. Vero, poverini e che cazzo, mai un po’ di sensibilità soverchia per chi ci sta perdendo da questa tragedia, soldi, beninteso, non vite umane, quindi roba seria, diamine.
Ecco io degli azionisti di Autostrade me ne frego altamente e sono convinto di non essere solo. Ma ovunque si è sentito dire che non andavano spaventati, almeno fino alla fine delle indagini che si presume si concluderanno nel 2022. E che volete le ragioni della finanza prevalgono sempre. Ma potevate dirlo prima, avremmo potuto rendere ufficiale la morte delle vittime a causa di una botta di vento o di un colpo di sonno generale, così le azioni non perdevano valore. Peccato, ma la prossima volta pensateci a tempo, siamo uomini di mondo, capiamo, tranquilli.
La ciclabile friulana è davvero incantevole. Dicono che ce ne siano di altrettanto belle anche altrove. Anche in Basilicata le avremo, oh!, se le avremo.
la preghiera del giorno dopo
Posted on 17. ago, 2018 by L.P. in Argomenti

I ponti crollano e i galli cantano.
Qualcuno si arricchisce ogni giorno di più e l’inferno pare non esista per i cattivi, ma solo, in terra, per i disgraziati.
Toccare i 62 e cominciare a sentirli, non nel fisico, ma nella testa.
Il bluff è scoperto, e lo hai scoperto proprio tu: sei stato un illuso, ma da ora in poi sempre di meno. Credo. Ma non è una consolazione.
Amen.
Sale la borsa e scende lo spread.
Posted on 14. ago, 2018 by L.P. in Argomenti

Ogni giorno, i notiziari ci illuminano sui valori della borsa, italiana ma anche dei paesi economicamente di riferimento. Quindi sono notizie ritenute fondamentali. Eppure interessano, effettivamente, una percentuale meno che decimale della popolazione, sebbene in tanti facciano finta di essere esperti.
Evidentemente lo scopo è un altro che non tenerci informati, chè altrimenti le notizie da offrirci sarebbero soprattutto tante altre; forse quello di tenerci sempre in tensione nervosa, quasi che la nostra quotidiana pastasciutta leghi la sua precaria e costante presenza proprio ai valori di borsa e ai suoi accessori, come lo spread e altre sciccherie finanziarie.
Non ci prendono più per la gola delle idee, ma ci fanno temere lo spread come un terremoto, cioè qualcosa che ti può capitare, soprattutto se non fai una vita intellettuale allineata e coperta.
I partiti, a questo proposito, non ci aiutano. Una volta avevano l’ambizione di formarci, di creare opinione, di indicarci la strada per la felicità, la giustizia, un mondo migliore. Ora si limitano a riflettere gli umori sociali, quali essi siano, con il risultato di non aver più bisogno di personaggi di valore, anzi di poterne bellamente farne a meno, chè, per quello che serve, basta un ruffiano qualunque.
Anche la letteratura segue strade di mercato, diciamo che si è finaziarizzata, quindi meglio un libro che colpisca l’immaginazione meno ambiziosa che provare a lasciare un segno. Il prodotto letterario deve essere tale da durare poco e vendere molto, come un cellulare, nè più nè meno.
E così come non c’è bisogno più di politici di spessore si può fare a meno di scrittori di valore: meglio un manipolo di scagnozzi della penna che uno capace di scrivere un classico che non alimenta il mercato, anzi lo incattivisce, col suo bel volume capace di resistere per mille e più anni nelle biblioteche.
Non ci sono fari nè uomini guida se anche il Papa si limita a dire quello che la gente vuole che dica e cioè banalità cosmiche di facile appiglio.
Una democratizzazione dei valori tale da far sentire chiunque buono per ogni avventura, missione, speciale e non, impresa. Tutti buoni per un premio letterario o per una intervista alla saga del formaggio pecorino, per fare il sindaco o il ministro della pubblica istruzione.
Cambiando argomento, ma non senso di spossatezza, rilevo come si faccia un gran parlare di privacy, salvo violentarla di continuo, mentre è proprio la sfera pubblica bisognosa di attenzioni, cure e affetto. Penso, infatti, alla continua aggressione dello spazio pubblico dai fatti privati di ognuno, dalle telefonate di tizio a voce alta al ristorante e dai litigi di caio e Sempronio. Alla tranquillità pubblica scossa dalle azioni private e volgari di certuni e dalla prepotenza-arroganza-villaneria di certaltri. Prevaricatori di professione che trovano nella sfera pubblica il loro campo di battaglia, evidentemente non appagati nei loro spazi privati; prevaricatori che la maggioranza deve subire senza fiatare, pena anche un fracco di notte o se va bene di insulti, se solo prova a ristabilire il rispetto delle regole o a difendersi.
Dice uno dei politici del momento che col servizio militare si potrebbe rieducare una popolazione. Non lo so, ma se così fosse vorrebbe significare che stiamo messi maluccio. Ma a noi piace così. Ci sono sempre i monasteri per chi non si vuole adeguare, tanto alla fine a stare maluccio fa piacere a tutti. Senza più educatori, sognatori, maestri e politici siamo tutti bravi, belli e meritevoli di successo.
A proposito, sono disponibile per interviste.
Utopia? No grazie.
Posted on 11. ago, 2018 by L.P. in Argomenti

A prescindere dalla pragmatica linearità di molte scelte di questo governo, mi riferisco, per esempio, al cambio della modulistica che prevede le figure del padre e della madre, al posto dell’enigmatico e per certi versi angosciante genitore 1 e genitore 2, scelte che non sconvolgono la vita degli italiani, ma danno l’impressione di un “ritorno a casa” dopo un viaggio in un mondo alieno, ebbene, a parte queste scelte di dettaglio ancora non appaiono all’orizzonte scelte progettuali di un certo significato.
Probabilmente il tempo passato sotto la guida giallo verde non è tale da consentire sentenze, ma l’impressione di trovarci di fronte a una certa “continuità” nella mancanza di idee di fondo comincia a fare capolino.
Del resto fare politica con gli slogan talvolta provoca imbarazzi. Per esempio la sicumera mostrata in campagna elettorale sulla realizzazione di una tassazione più equa e più bassa in tempi minimi, mostra qualche piccola crepa, come del resto il reddito di cittadinanza. Dei due slogan di battaglia delle due formazioni oggi alleate, di certo, quella sulle tasse è più sistemica e strutturale della seconda, nondimeno entrambe oggi sembrano difficili da attuare.
Evidentemente erano slogan e tradurre uno slogan in azione politica comporta qualche problema.
Il problema, probabilmente, sta tutto, appunto, nella politica degli slogan, che provengono da una cultura politica da tweet, che a sua volta poggia le sue basi su una cultura generale solo elementare e talvolta neanche tale.
Invece di lavorare su un paio di pantaloni nuovi, è come se si lavorasse per rattoppare i vecchi, o solo allungarli o stringerli o cambiare i passanti per metterci una cinta nuova e diversa.
Ci torno spesso sull’argomento: la politica è visione, progetto, utopia. Dalle nostre parti si pensa che un paio di novità possano sconvolgere o solo scalfire un sistema economico e sociale ormai mondiale, che ci vede non attori protagonisti ma comparse su un palcoscenico disegnato da altri per i loro fini. Talchè, con la strada ben segnata, rimane stravagante pensare di cambiare il mondo solo se quel percorso lo facciamo con un berretto colorato piuttosto che con un colbacco.
Per affrontare i problemi della modernità, forse, e lo dico sussurrando, ci vorrebbe un pò più di cervello è un pò più di cultura, rispetto alla vergognosa media della situazione attuale e degli ultimi decenni. Insomma se anche Berlusconi e Renzi sono passati per uomini significativi della politica vuol dire che a gareggiare sono rimaste solo le schiappe e i potenzialmente buoni sono stati rinchiusi in soffitta.
Ma la moda degli slogan imperversa e sembra che abbia contagiato in maniera irreversibile taluni personaggi della politica lucana che, dal comodo della loro poltrona, sfidano il mondo politico con tweet autoritari e autoreferenziali; fortuna che lasciamo indifferenti pressocchè tutti.
Quanto alla legge elettorale di noialtri lucani, pare che non se ne faccia nulla. Quindi niente quote di genere e vai col listino. Un dramma? Ma per favore. Qua il dramma non è il come eleggere ma chi eleggere, e da quest’ultimo punto di vista rimane il buio più fitto.
Pittella, quello nostrano e non anglofono, non ci pensa a dimettersi. Non userò i termini più in voga e quindi più inflazionati con conseguente perdita del loro valore, quali vergogna e degrado, che vedo pullulare sui social quale moderno refrain di chi non ci sta più, perbacco!, ma piuttosto provo ammirazione per un sedicente gladiatore sempre più solo e quindi sempre più meritevole di considerazione. Probabilmente tiene ancora sotto scacco parecchi politici e amministratori, ma anche Renzi che aveva ingolfato la burocrazia coi suoi uomini, alla fine ha dovuto alzare bandiera bianca, anche se lui pensa di essere ancora al fronte. Alla fine brontolerà anche Pittella da solo mentre i suoi luogotenenti si saranno accasati presso un altro padrone oppure vagheranno nel limbo dei politici continuando a chiedersi in cosa cappero hanno sbagliato, ma noi non staremo meglio, staremo uguale, perchè perso un Pittella ce ne troveremo un altro. Perchè politici non ci si inventa o si diventa, si nasce, e, da questo punto di vista, vedo troppi contraccettivi in giro.
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