Wednesday, 31st May 2023

Abbiamo bisogno di martiri, non di eroi, nè di guappi, dal Quotidiano del Sud

Posted on 31. ott, 2019 by in Argomenti

Nessuno si pone più l’obiettivo di combattere le ingiustizie.

Posto che tale categoria, quella delle ingiustizie, si è modificata negli anni arrivando a comprendere anche fenomeni prima ritenuti estranei alla dicotomia giusto-ingiusto, quali, per esempio, la lungaggine dei processi (non a caso, infatti, la costituzione parla di giusto processo, ben conoscendo come sia facile che esso diventi ingiusto, appunto), è acclarato, almeno credo, che la disoccupazione, l’inquinamento, la povertà, i privilegi, l’ignoranza, i disservizi, siano tutte conseguenze di macroscopiche ingiustizie, tutte ormai digerite quali disfunzioni strutturali e metabolizzate come mali necessari, senza che il sistema sia più messo in discussione alcuna.

Eppure i marxisti di una volta, giammai i suoi nipoti dell’odierna sinistra, ma anche i religiosi, sebbene da angolatura diversa, combattevano perché le ingiustizie scomparissero. I primi combattendo il sistema, i secondi mediante l’auspicata mutazione della coscienza di ognuno che favorisse una dimensione trascendente della vita, cioè combattendo le cattive coscienze e salvando, o rimanendo allo stesso indifferenti, il sistema.

Oggi il sistema non lo discute più nessuno e dio solo sa quanto, invece, sarebbe seriamente criticabile, fondandosi su consumi crescenti e su una finanza selvaggia che arriva a privare della libertà di scelta interi territori (vedi Basilicata per estrazioni ed eolico) ovvero a saccheggiarli impunemente.

Delle ingiustizie, vero cancro della nostra società, si parla, invece, solo come problemi anche importanti, ma non fondamentali, per i quali una soluzione prima o poi si troverà. Nessuno ha come obiettivo quello di eliminarle, le ingiustizie, combattendo le cause delle stesse: diseguaglianza sociale, indifferenza, discriminazione, povertà, le nuove forme di schiavitù, una democrazia bacata, una partecipazione civica solo a parole, ecc.

La capacità di metabolizzare disastri, sventure, omicidi, rapine, commerci di droga davanti alle scuole, corruzione, scandali di portata regionale siccome planetaria, guerre, distruzione sistemica di specie animali, della flora più importante, criminalità organizzata, tirannie, capi e capetti tanto crudeli quanto vanitosi, si è talmente perfezionata da inaridire cuori e coscienze.

Siamo semplicemente indifferenti a tutto quello che capita attorno a noi, che sia vicino, vicinissimo o lontano, purchè non riguardi la stretta sfera dei nostri sentimenti.

Da tale aridità nasce una politica incompetente, autoreferenziale, brava solo a riprodursi, incosciente e irresponsabile.

Ne seguono, quali prodotti biologici consequenziali puri, facce toste a iosa, presuntuosi doc, saccenti del nulla, eccellenze della vanità.

Ma non c’è morale alla fine di queste brevi considerazioni. Il 68ha combattuto le ingiustizie e creato i mostri di oggi, ha seminato per l’attuale desertificazione, non per una messe rigogliosa, ha illuso e poi deluso. Sarà che contro il sistema, qualunque esso sia, non si può vincere. Ma almeno combattere si può. La bandiera bianca che da anni è issata sulle nostre coscienze e sventola imperturbabile, non ci fa onore. Una resa inspiegabile ma che non può essere definitiva.

Ecco, più che di statisti ed eroi dell’ultima ora, c’è bisogno di martiri, nuovi testimoni di valori dimenticati. Sì, lo so, non vannodi moda; oggi vanno di moda campioni, star, modelle, politici, miliardari, peccatori e bestemmiatori seriali, altro che martiri.

OK, come non detto.

 

L’abbraccio mortale del PD, dal Quotidiano del Sud

Posted on 30. ott, 2019 by in Argomenti

L’abbraccio mortale del PD,  dal Quotidiano del Sud

Insomma l’alleanza fra giustizialisti e giustizialisti light non funziona. L’aver gridato “In galera! In galera!”, non ha entusiasmato nessuno.

Il fatto è che se tu, 5 Stelle, per anni, mi indichi il diavolo, individuandolo nel il PD, ottenendo la mia stima, la mia fiducia e, soprattutto, il mio voto, e poi, ti metti d’accordo proprio col PD e dichiari che “oh, come si governa bene col PD, altro che Lega”, rischi di passare per un affabulatore da quattro soldi, perdi la credibilità conquistata e imbocchi la strada dei numeri decimali.

Non solo. Ma se mi hai abituato agli streaming, quindi alla trasparenza più assoluta, poi non prendi a comportarti come qualsiasi partito della prima o seconda repubblica.

Se quella diversità, palesata oltre che minacciata, la compromettiper rimanere al governo, alias per il bene del paese, o alias “la politica è mediazione”, mentre fino a ieri la politica tutto era meno che mediazione, e poi quella stessa mediazione la intavoli con tizio e con caio, ma anche con sempronio, alternativamente, superficialmente, stupidamente, non puoi pretendere che il gregge continui a seguirti.

E se poi, infine, viene fuori che il reddito di cittadinanza non ha prodotto un posto di lavoro e che lo percepiscono anche gli spacciatori, vuol dire pure che la genialata del secolo era una bufala mastodontica e offensiva della dignità di ogni italiano.

Quanto al PD.

La sua autoreferenzialità, la sua supponenza, la sua perfida malizia politica, che lo porta sempre al governo attraverso canali ancora sconosciuti, ma che tutto sono tranne che canali amanti dell’Italia, sono sue caratteristiche strutturali che, da partito del popolo e per il popolo, lo hanno fatto diventare partito delle oligarchie, italiane ed europee.

Il risultato umbro è un po’ di tutto questo: un fantastico, macroscopico, ineffabile autogol, il frutto schietto, cioè, di quello che riescono a produrre in termini di idee e azioni gli odierni governanti associati.

La Lega ci ha messo poco di suo. Dagli errori estivi poteva uscire distrutta, ma con cotanti avversari ha recuperato alla grande.

Ora, alle prossime regionali, il governo attuale segnerà un’altra sconfitta, è già scritto, e si tornerà alle urne, vincerà la destra, ma finirà ancora per implodere, bacata dalla propria conclamata insipienza politica, che rimane purtroppo e gravemente solida, e assalita dagli avversari europei, che, senza scrupolo alcuno, proveranno a impoverirci armati della più selvaggia finanza e il gioco riprenderà, col PD al governo, ma senza 5 Stelle, nel frattempo sparpagliatosi per l’orbe terraqueo della politica italiana.

No dai, speriamo che non si ripeta tutto ancora una volta. Speriamo, dai.

Sì, speriamo, tanto non costa niente.

 

 

Non so rispondere, dal Quotidiano del Sud

Posted on 28. ott, 2019 by in Argomenti

Non so rispondere, dal Quotidiano del Sud

Chi è convinto che esista una risposta a ogni domanda, temo sia un illuso.

Esistono domande, questo sì, ma, quanto alle risposte, nisba, zero, e forse è meglio così.

Ve lo immaginate, per esempio, se esistesse una risposta al “perchè il M5S da acerrimo avversario è arrivato a fare liste elettorali assieme al PD?” Qualunque fosse, sarebbe una risposta destabilizzante, perchè non sorretta da un ragionamento serio o una motivazione credibile, se non quella più dissacrante, cioè per l’interesse reciproco di una sopravvivenza utilitaristica. Meglio non averne, risposte, ma soprattutto meglio non presumere di averne.

Oppure quale risposta potremmo darci alla domanda “perchè gli amministratori italiani e regionali sono così incapaci di risolvere i problemi”?, non può esserci una risposta, se non una risposta che offenda la dignità finanche di uno che si è venduto un familiare.

Perchè le domande, le grandi come le piccole, semplicemente non hanno risposte e quelle che si provano a dare sono solo tentativi, inutili, di accordare la coscienza con il vuoto ideale e culturale che ci circonda.

Avere, peraltro, una risposta a ogni domanda, ha del presuntuoso. Le domande, alias problemi, devono solo essere poste. E’ in quel momento che il problema davvero comincia a esistere. Inventarsi risposte non risolve il problema, lo nasconde soltanto. La sua risoluzione sta esclusivamente nello sviscerarlo chirurgicamente, nel poterlo guardare senza veli o maschere o trucchi. E poi, è nel formulare le risposte che cominciano i dissidi distinguo contrapposizioni litigi risse cattivi esempi.

Di conseguenza tocca imparare a dare più spesso l’unico vero contributo che chiunque possa dare al dibattito e cioè un semplice ma sontuoso “non lo so”.

Tipo: perchè Salvini bacia il rosario dopo un comizio”?

“Non lo so”.

Perchè le tasse non calano e i magistrati, i parlamentari e i direttori generali non hanno problemi di guadagni”?

“Non lo so”.

Guardate che nobile contributo alla causa, che sferzante non giudizio, che disincanto raffinato.

Così potremo anche dare la giusta risposta alla domanda delle domande: perchè in politica litigano come se rappresentassero ognuno un paese diverso e avversario, tanto da auspicare un disastro generale pur di addebitarlo al nemico?

“Non lo so”.

Santo, già Beato, dal Quotidiano del Sud

Posted on 27. ott, 2019 by in Argomenti

Santo, già Beato, dal Quotidiano del Sud

La città di Potenza si è arricchita, col tempo, di simboli religiosi con l’obiettivo, chissà, di diventare meta di culto. Nel centro storico, nel raggio di poche decine di metri, nei pressi della Cattedrale, contiamo l’effige di Sant’Oronzio sulla facciata di un fabbricato posto di fronte all’entrata secondaria della Chiesa, con contorno di fili elettrici e tubi del gas; in quello che fu il Largo d’Errico, oggi largo della Consacrazione, sulla parete del retro del palazzo d’Errico, v’è l’immagine della Madonna Nera, con una targa in uno spazio che pare sia una bacheca e, pezzo forte, in largo Pignatari c’è la statua del beato Bonaventura, un frate nato a Potenza e, anche lui, emigrato per fare carriera, fenomeno, questo, quindi, iniziato già nella notte dei tempi, infatti parliamo dell’inizio del 1700.

Per la verità nella targa esplicativa il beato è stato promosso santo, senza che sia rinvenibile alcun processo di canonizzazione. Forse è un augurio, forse una licenza poetica dell’artista, forse un esproprio proletario del titolo, boh.

La statua riproduce uno sguardo ispirato rivolto alla facciata che gli sta di fronte; per la verità sembra in castigo, anzichè beato, ma così non è, perchè il suo sguardo va oltre la cruda materialità dell’immobile.

Piccolino di statura, il neo Santo, ha però mani possenti e un 48 di piedi che tradiscono uno sviluppo in altezza annunciato e mai avvenuto.

La posizione dei piedi è poi particolare: gli stessi sono posti lateralmente al corpo e guardano uno a destra e uno a sinistra. Una posizione innaturale che lascia pensare a una camminata da papera, ma anche in questo caso si deve trattare di una licenza poetica.

Poi abbiamo due basamenti, uno che ci avanzava, con un suo stile e una sua pietra, il secondo con un altro stile e un’altro materiale. La statua, infine, è fatta con altro materiale ancora.

Premetto che non sono un critico d’arte, ma ho voluto descrivere quella che mi sembra, in fondo, un’opera buffa che ci ricorderà il beato Bonaventura con quella simpatia che non fa mai male.

Il basamento consente sempre, come quando c’era il leone, ma meno di quando era rimasto vuoto, che i giovani poggino le bottiglie delle loro birre e gli avanzi delle loro libagioni. Stavolta, però, saranno nottate benedette e solo Dio sa quanto ne abbiamo bisogno.

Sono solo indeciso se catalogare il novello largo Pignatari fra i non luoghi oppure catalogare l’opera come il tentativo, serio, di imbruttire un angolo di Potenza, invece, molto bello.

Il potentino subisce. E’ come un pugile che prende botte senza fiatare perchè è il suo mestiere. Prende, acriticamente -e questo è preoccupante-, quello che una amministrazione stravagante, eufemisticamente parlando, gli consegna, fra uno squillo d tromba, un nastro da tagliare e, ora, anche  una preghiera da sussurrare.

Cos’altro dire se non che ci tocca davvero pregare e supplicare che, almeno, non vada peggio?

Il far west e l’eolico, dal Quotidiano del Sud

Posted on 25. ott, 2019 by in Argomenti

Il far west e l’eolico, dal Quotidiano del Sud

Magari se ne dovrebbe parlare un cincinin di più. La Basilicata, insieme a qualche altra regione del Sud, è stata devastata dall’invasione delle pale eoliche. E il processo continua, l’invasione non ha argini e a poco serve chiedersi perché al nord no, giacchè nascemmo disgraziati, figuriamoci se ci tocca di morire signori.

Gli iter procedimentali che portano alle autorizzazioni sono delle vere vie Crucis che conducono all’esecuzione capitale del territorio. Non ho timore a dire che, probabilmente, sono costellati di buchi neri, perché nessuno può convincermi del fatto che sia impossibile impedire la costruzione di tanti parchi eolici.

Buffo chiamarli parchi. Il parco evoca un luogo ameno dedicato all’uomo. Il parco eolico rimane riservato a quei mostri che ormai caratterizzano il nostro paesaggio, una volta bello e incontaminato, oggi, sfregiato a dovere, simbolo di quanto siamo stupidi.

I politici, da quelli nazionali a quelli locali, andrebbero interrogati tutti in una stanza vuota, con un tavolino e due sedie e lampada accecante fissata negli occhi dell’imputato; a questi andrebbe rivolta la semplice domanda “e tu, cosa hai fatto per tutelare il tuo territorio”?

A ogni “purtroppo niente, ma avevo le mani legate” si porrebbe l’alternativa di un processo per direttissima o di un sonoro ceffone. Infatti l’inettitudine del legislatore, prima, e dei politici-amministratori, dopo, sono proporzionali solo alla loro irresponsabilità.

Fra una decina d’anni, anche le zone ancora libere da mostri saranno invase, attraverso progetti che sistemeranno le pale alla distanza giusta da tutto, anche se solo sulla carta, dichiareranno che non fanno ombra a nessuno, che non fanno rumore e che semmai portano pure benessere e buonumore perché gli abitanti della zona potranno farsi i selfie con il mostro alle spalle.

Branco di imbecilli.

Se non è pari allo scandalo dell’Amazzonia, poco ci manca. I nostri figli dovranno combattere coi mostri neanche più funzionanti, mentre chi oggi si è arricchito alle spalle dei lucani sarà passato a miglior vita senza che il danaro incassato abbia fatto il  miracolo di tenerlo in vita in eterno.

Ma alcuni territori si stanno svegliando. Alcuni amministratori cominciano a mostrare sensibilità inaspettate e alcuni parchi sono stati sequestrati perché illegali.

In fondo non è mai troppo tardi. Basta che ognuno faccia il suo dovere. Per esempio la Regione, che porta un ritardo addirittura ventennale per la realizzazione del piano paesaggistico, senza che nessuno abbia ancora pagato per questa scandalosa lacuna normativa.

Da noi è come nel Far West, ancora oggi. Ognuno fa quello che gli piace, tanto lo sceriffo non dice niente e la legge ognuno se la fa come gli piace o la aggira  impunemente. Fulgido esempio di civiltà avanzata, non c’è che dire.

Rinsaviremo? Bah! La figura del politico responsabile, servitore del popolo, che muore povero, è una figura mitica probabilmente mai esistita, o soltanto in casi eccezionali. Ma un popolo consapevole di quello che può fare, e pretendere, potrebbe essere meno mitica e più reale. E anche più potente.

La parabola dell’evasor prodigo, dal Quotidiano de Sud

Posted on 23. ott, 2019 by in Argomenti

La parabola dell’evasor prodigo, dal Quotidiano de Sud

Inutile negarlo, l’Italia è un paese cattolico militante.

Pensate alla parabola del figliuol prodigo, quella del genitore che,vedendo tornare il figlio “testacalda”, spendaccione e vizioso, col capo chino e pieno di rimorso, fa uccidere il vitello grasso e fa festa, cosa che non avrebbe mai fatto per il figlio saggio e rispettoso.

E così lo Stato italiano non fa mai mancare un condono agli evasori, un taglio agli interessi ai morosi, una giustizia lenta ai rei e, per ciliegina sulla torta, un’amnistia o un condono della pena per i condannati, senza curarsi dei buoni e di chi rispetta ogni legge.

Lo Stato italiano, per quanto voglia vestirsi da severo giustiziere, in tale veste, non è credibile, anzi, fa sorridere.

La pratica del perdono cristiano, in definitiva, è il principio ispiratore di ogni politica.

Certo, lo stato italiano rimane fariseo nell’imporre balzelli continui, ma mitiga questo furore impositivo con una morbida strategia del recupero dell’evasione.

Chi paga le tasse ha voglia di protestare; ma è come il figlio saggio e rispettoso, non merita premi né feste, fa solo il suo dovere, ma dio solo sa quanto sia banale essere così. Gesù venne in terra per i peccatori, non certo per i buoni.

Ma, Vangelo a parte, credo che sia talmente connaturato, nella indole italiana, violare la norma, i regolamenti e dintorni, da far sbiadire i connotati stessi della legge, del regolamento e di cos’altro. La legge rimane un principio indiscutibile, valido per gli altri, ma senza esagerare, non valido per se stessi, insomma un principio saldo ma da non osservare. Nessuno ne mette in discussione l’autorevolezza, perbacco, anzi, ma rispettarla è un altro conto, si scende nel materiale campo del particolare, del pelo nell’uovo, roba squallida che non ci compete.

Per questo gli appelli per la galera agli evasori non colgono nel segno. Sono l’aspetto truce di un nobile principio. E a noi basta il principio. Basta e avanza.

Ma è giusto che sia così. Anche il più onesto ha uno scheletro nell’armadio; forse una multa abbonata, una raccomandazione per una tac o una visita medica, una cacca del cagnolino non raccolta. Ricchi o poveri, gli italiani, in questo, sono un esempio di solidarietà: nessuno, per tornare al Vangelo, cerca la pagliuzza nell’occhio dell’altro se non stuzzicato, il nobile distacco col quale rimaniamo indifferenti alle omissioni o alle violazioni delle leggi da parte degli altri sono il simbolo di un livello di saggezza popolare raffinata e capillarmente diffusa.

Per questo le nostre leggi sono sempre più severe, perché, tanto,non le rispettiamo e quando le violiamo e veniamo pizzicati, la giustizia avanza con prudenza. Un popolo basato sulla teoria, niente a che vedere con la pragmaticità anglosassone, pfui. Essere italiano è anche e soprattutto questo. Proviamo a farcene un vanto, in fondo è una filosofia di vita che ha una morale di base millenaria, quindi salda e ben diffusa: non si può essere statinaturalmente sudditi per secoli, senza aver acquisito una lievità sui fatti della vita. O no?

 

Le vittime dei nostri giorni, dal Quotidiano del Sud

Posted on 22. ott, 2019 by in Argomenti

Le vittime dei nostri giorni, dal Quotidiano del Sud

Sebbene la vita non sia che il perenne scontro fra oppressori e oppressi, benchè mitigato dalla cosiddetta democrazia, che altro non sembra essere che la generosa concessione degli oppressori agli oppressi di qualche diritto condizionato, giusto per far vedere, va di moda dare uno sguardo alla storia vista dalla parte delle vittime, degli sconfitti, dei dimenticati.

In tale raffinata ed evoluta ottica ho immaginato di guardare al sistema italiano, ma di più a quello lucano, dalla parte delle sue vittime vere, e cioè dei raccomandati.

Questi sono gli schiavi del nostro secolo, anche se volontari, costituiscono la struttura portante del sistema Italia, la spina dorsale della nostra malmessa ma accomodante economia, il cuscinetto fra gli oppressori e gli oppressi ufficiali, non vere vittime questi ultimi, residuando, nei loro diritti, ancora un barlume di libertà, non foss’altra che quella di protestare.

Perchè il raccomandato non può neanche protestare, solo borbottare in famiglia, ammesso che la stessa sia composta da individui di sicuro affidamento e dalla bocca cucita.

Il raccomandato deve la sua esistenza, posizione e credibilità, al suo benefattore; dipende da lui nella totalità delle sue manifestazioni.

Ha perso il diritto di voto, per esempio, dovendo aspettare la telefonata, prima di recarsi al seggio, che gli indichi il prescelto di turno.

Il raccomandato, poi, non ha molta scienza di suo, avendo condotto studi solo sufficienti a garantirgli il famigerato “pezzo di carta”, molto spesso dopo le peripezie e gli sforzi dei genitori che, per garantirgli un futuro di sicurezza economica, hanno barattato la sua libertà oltre che la propria.

Lui, pigro per natura, affascinato dalle apparenze, nel suo vuoto pneumatico intellettuale, gioca alla rotella del meccanismo consapevole, sposando la causa del padrone con entusiastica fiducia, non avendo, peraltro, nulla di pensato di suo.

In genere immagina il suo affrancamento sociale coincidente con la pensione, ignorando che il suo debito è per la vita.

Il raccomandato non ha niente, se non il vitto e l’alloggio, e vive la precarietà del suo capo. Si trovasse a essere libero, annasperebbe, non avendo capacità critica, attitudine al pensiero autonomo e conoscenze, finanche nel suo lavoro, al quale è pervenuto per una casuale disposizione di caselle libere: guardia giurata o primario, direttore generale o professionista libero, giornalista o impiegato, il raccomandato è una tabula rasa che di volta in volta il padrone scrive a suo piacimento.

Ecco la vera vittima dei nostri giorni, lo schiavo 4.0, il nuovo improduttivo borghese che lavora alla distruzione della società in cambio dell’agiatezza, più o meno lussuosa a seconda della forza della raccomandazione.

Anche fra i raccomandati esistono ceti diversi, infatti, ma la categoria e gli schemi comportamentali sono simili.

Sono, però, la maggioranza, così come gli schiavi lo erano ai tempi loro, ma soggiogati, allineati, l’esercito a sostegno del sistema; un esercito fedele, robotizzato, per niente affascinato dalla mente e dai suoi misteri. Un esercito che si perpetua e che si ingigantisce, perchè un raccomandato genererà figli da raccomandare, educati nel solco della raccomandazione, votati alla raccomandazione, insomma, figli d’arte.

Quando la storia la riscriveranno loro, avremo di fronte un’altra rivoluzione.

Il nostro ponte dei sospiri, dal Quotidiano del Sud

Posted on 21. ott, 2019 by in Argomenti

Il nostro ponte dei sospiri, dal Quotidiano del Sud

Potenza è ricca di non luoghi, ma, mai sazia, ne crea anche di nuovi. Ci sta provando, egregiamente, per esempio, col nuovo ponte di Montreale.

Il ponte di Montreale era un vero luogo per eccellenza: vista magnifica da ambo i lati, segmento di congiunzione, per decenni, fra il centro e lo sport, da praticare e da vedere, mi riferisco al palazzetto del Coni, ormai altro monumentale non luogo, via storica del petting giovanile di altri tempi, meta agognata per filoni a scuola e mega partite di calcio all’ombra del monumento ai caduti, luogo delle prime cicche fumate di nascosto per migliaia di giovani, sebbene si sia poi evoluto secondo i tempi, le mode e i vizi, parco per giocatori di bocce, bambini, giovani, meno giovani e anziani, insomma la via di accesso al vero parco cittadino.

C’è stato bisogno di rifarlo: vecchietto, cominciava a scricchiolare, affetto forse solo da una forma cronica di artrosi, reumatismi e chissà cos’altro.

Nel rifarlo, bianco, lucido e forse moderno, hanno pensato bene di condirlo con guard rail autostradali che hanno il compito di restringere il marciapiedi, probabilmente rendendolo impercorribile per tanti, come una barriera architettonica qualsiasi e di attutire i colpi delle autovetture in gara che potrebbero sbandare. Altro succulento condimento sono le inferriate alte un paio di metri o giù di lì, che limitano la meravigliosa vista, rendendola come quella da una finestra con le sbarre.

E’ bello il ponte? Forse guardandolo da via della Pineta, per il resto sembra la strada di accesso a un carcere di alta sorveglianza. Un non luogo che, attrezzato come lo è ora, fa fare solo brutti pensieri. Certo ormai da percorrere velocemente senza bisogno di attardarsi a gustarsi la campagna potentina, intersecata da quel gigantesco pitone del ponte attrezzato, da un lato, o una sezione della città più alta della penisola, dall’altro.

Quindi nè bello, nè un ponte per guardare il bello che lo circonda. Una strada di passaggio, ecco, niente a che vedere con quello che ha rappresentato per tutta la sua precedente vita.

Se, poi, le grate che impediscono la vista, i guard rail che lo fanno somigliare alla Basentana, sono sistemi di sicurezza, non ci rimane che sperare che uguale sorte non abbiano altri storici ponti italiani. Forse uno sforzo in più si poteva fare, nel senso della bellezza, intendo, perchè, in fondo è quella che ci nutre e ci regala la speranza, la voglia di esse felici e l’illusione di avere alla fine, tutti, un senso.

Una strada di passaggio proprio no, proprio lì no. Ne abbiamo tante altre. Noi potentini, sembrerà strano, ma abbiamo bisogno di vivere in una Potenza accogliente; cambiarle i connotati, in peggio, è deprimente.

Magari si potrebbe avvertire il passante ignaro, all’imbocco, che il ponte non porta in un luogo pericoloso o triste se non angosciante e scrivere, semmai “non spaventatevi, dopo il ponte c’è il parco di Montreale, anche se non sembra”.

Guai a voi, dottori della legge, dal Quotidiano del Sud

Posted on 19. ott, 2019 by in Argomenti

Guai a voi, dottori della legge, dal Quotidiano del Sud

Non so da quanti decenni sento parlare di evasione e di lotta all’evasione, di troppe tasse e della loro diminuzione.

Non so neanche da quanti decenni sento parlare di riforme del processo che ne accorcino i tempi.

Non parliamo, poi, di mala burocrazia, di corruzione, di malavita organizzata, del debito pubblico e della appassionata guerra dello stato per farli tutti fuori. Il resto non lo nomino neppure.

Talchè sentir quotidianamente disquisire statisti, presunti o aspiranti tali, in TV, più o meno buffamente intervistati da conduttori/trici mai paghi di ripetere sempre le stesse domande, poste con la supponenza di chi le domande “perbacco se le sa fare”, e sazi in ogni caso delle solite risposte che, a loro volta, rasentano i numeri negativi quanto a originalità e intelligenza, ci pone di fronte a un serio problema esistenziale: ma il regista della nostra vita non sarà, per caso Walt Disney?

Appurato, però, che Walt Disney avrebbe solo da imparare dall’esempio italiano, sarebbe il caso di non cadere nel terrore nel sentire gli anticipi della prossima manovra finanziaria, che, più o meno si pone i seguenti obiettivi:

  1. Tartassare i tartassati
  2. Fare finta di
  3. Fare finta che
  4. Trullallero
  5. Trullallà.

Insomma non ci casco più. So solo che avrò, da professionista, maggiori oneri e nessun premio, seccature, pagliacciate, favorendo qualche guadagno in più per i soliti noti e cioè istituti bancari e dintorni.

E mi spiego: la nuova legge di bilancio non è affidata nè a maghi, nè a veri statisti, non a saggi e neanche a gente illuminata. Ma ai nostri politici che, a dispetto del passare degli anni, non tradiscono un rendimento che varia dal penoso al tragico non avendo perseguito un solo obiettivo e avendone mancati mille più uno, a oggi. Quegli stessi politici che parlano un italiano stentato, pensano tutti alla stessa maniera, litigano e guadagnano tanto.

Si legge nel Vangelo “guai a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno come un dito”. Nulla di più rivoluzionario e attuale è stato detto dopo.

Amen.

In galera, in galera, dal Quotidiano del sud

Posted on 14. ott, 2019 by in Argomenti

In galera, in galera, dal Quotidiano del sud

Ma c’è davvero tanto bisogno di manette in Italia? Da quando i 5 Stelle governano, sembra che i problemi italiani siano tutti condensati in poca galera, cui invece dovrebbe essere indirizzata buona parte di questa popolazione infame.

Nei paesi civili gli evasori finiscono in galera, dice qualcuno piuttosto noto, quindi prevediamo pene severe, severissime. Io aggiungo che nei paesi civili le tasse sono proporzionate ai servizi resi e non raggiungono percentuali umilianti.

Nei paesi civili, poi, non si minaccia soltanto la galera, ma si utilizzano strumenti che scovino l’evasione, salvo, poi, punire nella misura ritenuta giusta i colpevoli.

Da noi, invece, basta inventarsi una pena, severa è meglio, e poi chi si è visto si è visto. Ridicoli.

Queste severe pene, poi, vengono riservate per qualche disgraziato, mentre il fenomeno rimane intaccato.

Il giustizialismo non ha mai dato frutti. Ma, tornando allo stato civile, questo pensa in grande, oltre, cioè, quella soglia minimale che menti giustizialiste sanno teorizzare.

Faccio un esempio: puoi inventarti pure la pena di morte,e poco manca che qualcuno la invochi, facendoci regredire di secoli, per un determinato reato, ma questo non impedirà che quel reato venga compiuto. Se, invece, qualche reo venisse acchiappato, giudicato rapidamente e condannato, ecco che forse qualcosa cambierebbe.

La mala vita organizzata impera da sempre; qualche retata non ne ha intaccato l’onnipotenza; quindi carcere duro e roba del genere non risolvono i problemi. E se quello che vogliamo è risolvere i problemi se ne desume che inasprire pene, inventarsi reati ecc., serve solo per prendere in giro la gente, far vedere che la giustizia funziona, quando è vero il contrario, e una visita nei tribunali sarebbe illuminante per non avere più dubbi.

In definitiva siamo sempre presi in giro. “Gli evasori andranno in galera”, ok, certo, come no, da oggi tremeranno. A proposito si è mai pensato, così, per diporto, che dietro e a supporto  dell’evasione esiste e vegeta, e non può essere diversamente, una corruzione spaventosa? “Ma che vai pensando, suvvia”.

Petrolio, pale eolico, serve altro? Dal Quotidiano del Sud

Posted on 12. ott, 2019 by in Argomenti

Petrolio, pale eolico, serve altro? Dal Quotidiano del Sud

La Regione Basilicata, quando vigeva l’ultimo periodo di prorogatio della legislatura, in prossimità delle nuove elezioni della scorsa primavera, pubblicò una legge che, fra le altre cose, raddoppiava la potenza degli impianti eolici realizzabili.

Insorsero in molti, partiti e movimenti, chiedendo che il governo impugnasse la recente legge che finiva per devastare il territorio, già messo male dalle centinaia di pale eoliche.

Ci furono anche interrogazioni parlamentari e il governo rispose che sì, la legge era incostituzionale e andava impugnata. E la impugnò per il giudizio di costituzionalità. Seguirono attestazioni di vittoria da parte degli insorti.

Fatto sta che il ricorso proposto dal governo non riguarda la circostanza che la legge sia stata emessa in regime di prorogatio, cioè fuori tempo massimo, quando è possibile solo l’ordinaria amministrazione, né biasima la Regione per aver raddoppiato la potenza degli impianti realizzabili. Tutt’altro. Il ricorso va verso la declaratoria di illegittimità di qualsiasi prescrizione che contingenti la realizzazione di fonti alternative, vuoi per la potenza, vuoi per le distanze.

In buona sostanza sostiene il governo che pur in presenza di limiti regionali, questi si pongano in contrasto con la legislazione nazionale ed europea e che, quindi, gli stessi non possano impedire che l’iter autorizzativo ne rimanga condizionato negativamente.

La scellerata scelta di non limitare le fonti di energia alternativa, può trovare impedimenti solo per motivi di salute pubblica, motivi paesaggistici di tutela e motivi urbanistici.

La nostra terra, quindi, già devastata nel paesaggio dalla presenza di tante pale eoliche, rischia di vederne tante altre.

Oltretutto il rischio che il business, chè purtroppo anche di questo si tratta, comporti infiltrazioni malavitose, è altissimo, come le recenti notizie di fonte giudiziaria dicono.

In fin dei conti le intenzioni governative sembrano chiare inriferimento al problema, esse infatti gridano un plateale “viva l’eolico e viva lo sfruttamento di ogni risorsa”.

In Basilicata, terra di estrazioni petrolifere con conseguenti annessi problemi, corriamo il rischio di morire soffocati dalla smodata ricerca di energia, alternativa o tradizionale che sia. La prima non ferma la seconda, talchè di alternativo non ha niente. Basterebbe osservare che, avendoci già i pozzi, potremmo essere esentati dalle pale, per esempio, in quanto “stiamo già dando e abbondantemente”, o quantomeno, se si deve dare il via libera alle energie alternative che finisca l’attività estrattiva. E invece, no.

Nella terra nella quale la crisi economica segna il passo più pesante, questa stessa terra, più ricca delle altre per le risorsenaturali, devastata anche dalle pale eoliche, rischia di morire povera e disperata, malata, fin quando non avremo garanzie scientifiche che la salute venga tutelata davvero –che a oggi mancano spudoratamente- e abbrutita.

Un quadro desolante. Ma il business continua. Non c’è processo giudiziario o norma che eviti la distruzione di uno dei territori più belli e selvaggi d’Italia.

Noi, vittime sacrificali, se non moriamo per la cattiva salute o il sangue acido, moriamo di povertà. 

Che culo.

Il pollaio regionale, dal quotidiano del Sud.

Posted on 11. ott, 2019 by in Argomenti

Il pollaio regionale, dal quotidiano del Sud.

(Antefatto: l’assessore Leone ha chiesto in consiglio all’opposizione di smetterla di starnazzare, l’opposizione si è indignata e ha minacciato querele, dal Quotidiano di ieri).

Secondo l’assessore Leone, il consiglio regionale è frequentato da volatili starnazzanti.

Se anche fosse vero, sarebbe altrettanto vero che il consiglio sarebbe più o meno un pollaio, a prescindere da chi fa la gallina o il gallo.

Quindi noi lucani avremmo un consiglio regionale che si immedesima esattamente nell’avicoltura tipica della Basilicata, riproducendo lo schema tradizionale delle aie delle case di campagna delle nostre terre in salsa politica. Magnifico!

Insomma a sentirli litigare senza nessun limite c’è da chiedersi come si possa arrivare a questo livello senza temere di sfiorare il ridicolo.

Meritiamo di meglio?

Non lo so, anzi, non credo.

Credo, infatti, che, se questo è il quadro che i partiti sono in grado di disegnare, e questi sono i risultati della volontà elettorale, ci sia una coerenza di fondo inequivocabile.

Sdoganato il vernacolo, però, ci mancano solo le mazzate, matempo al tempo, forse manca davvero poco.

La reciproca disistima è talmente palese, fra i diversi schieramenti, da risultare incompatibile con modi urbani e comportamenti da galantuomini, oltre che con un dibattito democratico.

Certo non basta la disistima, che, pure, può essere manifestata per così dire “all’inglese” e cioè con humor, ironia e sorrisetto beffardo. Ci vuole anche una naturale propensione alla rissa, seppur verbale, alla sovrapposizione delle voci, a chi grida di più, come accade nei talk Show, del resto. Insomma è necessario avere un’educazione diversa da quella che si provava a insegnare una volta.

Costituisce un cattivo esempio? Non so, andando avanti così, sarà uno spot per il ritorno trionfante del galateo; perché alla fine finiremo per essere nauseati da cotanta inutile violenza verbale.

E ora, pardon, concedetemelo, vorrei congedarmi da voi porgendovi i segni immutati della mia stima. Chissà che cominciando a usare modi diversi anche in un articolo di giornale, non si ritorni a una politica guardabile.

Un processo è …. per sempre, dal Quotidiano del Sud.

Posted on 09. ott, 2019 by in Argomenti

Un processo è …. per sempre, dal Quotidiano del Sud.

Qualche tempo orsono Renzi aveva dichiarato, non senza una certa sicumera, che se i suoi genitori fossero stati ritenuti colpevoli di qualche reato avrebbero meritato una condannaaddirittura doppia. Dichiarazione tanto supponente quanto stupida, non essendovi motivo di raddoppiarla solo per la sua presenza significativa in politica.

E infatti i giudici non l’hanno ascoltato, altrimenti si sarebbero beccati, i genitori del Matteo più famoso d’Italia, tre anni e sei mesi per le fatture false. Né Renzi ha ricordato il particolare.

Ma avendo, tutti, fiducia nella giustizia, aspettiamo l’esito del presumibile appello; passeranno un altro paio di anni, ma che vuoi che siano di fronte all’eternità.

Ed è proprio quest’ultimo l’approccio giusto alla giustizia italiana. La longevità dei processi, che porta un avvocato a lasciare andareun pezzo di cuore professionale ogni volta che una causa finisce, avendolo accompagnato per anni e anni, è una costante che nasconde una sua valenza terapeutica.

Vuoi mettere la fredda imperturbabilità che accompagna parti, difensori e giudici nel trattare questioni accadute nella notte dei tempi con l’irruenta passione di chi ha sofferto un’ingiustizia, sia essa civile, amministrativa o penale, soltanto ieri l’altro?

Si tratta, in effetti, non già di sciatteria o d’inettitudine organizzativa e/o legislativa, non di intenzione dolosa a tirarla per le lunghe, né di incapacità di qualche pigro o del politico di turno, macchè, si tratta di una scelta saggia, terapeutica, si diceva dianzi.

L’immagine di un’udienza di cassazione, coi magistrati lontani e sommersi da fascicoli tanto grandi quanto vetusti e polverosi, è l’icona del tempo che lenisce, che ripara, v’è mitezza e temperanza, misericordia e carità, nel portarla alla lunga. La giustizia, coi suoi tempi, recide i rami dell’indignazione, allevia i sintomi del disagio da ingiustizia, in una parola, livella tutto e tutti riportandoci al classico “scurdammc u’ passat”. Forse anche per questo costa tanto.

Infatti quando alla fine arriva la sentenza, i primi a cadere dalle nuvole sono i diretti interessati “Sa, è stata pubblicata la sua sentenza”, “quale?”, rispondono gli increduli storici clienti e tu lì a ricordare la vicenda, “ma credevo fosse stato archiviato tutto!”, “eh no, bello mio, prova a ricordare io ci ho lavorato per anni!”, ma a questo punto diventa una questione privata fra avvocato e cliente, nulla a che vedere con la missione della giustizia di risolvere al meglio le questioni che vivono al di fuori della legge. Questa missione viene stata raggiunta con l’apparente indolenza di chi è superiore, ma con l’inesorabile efficacia del venir meno degli interessi.

A Potenza se una causa non ha almeno dieci anni non viene decisa, secondo una risoluzione dirigenziale che prevede sentenze solo e primariamente per le cause vetuste; la conseguenza è che cause facili facili non vengono decise ma rinviate, ma anche cause importanti, pronte per la decisione o cause cui non necessita neanche l’ascolto di un teste, fino a che non compiano tutte, inesorabilmente, almeno dieci anni, siano cresimate e abbiano fatto la prima comunione.

Ed ecco che ritorna il confronto con l’eternità. L’uomo cristiano tende appunto all’eternità, dell’anima, giammai del corpo, la giustizia è il giusto allenamento, perché, parliamoci chiaro, l’eternità potrebbe anche risultare di una noia invivibile, quindi bisogna arrivarci con la giusta preparazione.

E’ lo “slow” che ritorna importante, di moda, se non proprio necessario, dopo decenni di “fast”: mangiare lentamente, masticare bene, ovvero, litigare davanti a un giudice con movimenti da moviola, ecco, questi sono i segreti per una vita serena e un eternità sopportabile. In fondo ci vuol poco.

Parapet e pace, dal Quotidiano del Sud.

Posted on 08. ott, 2019 by in Argomenti

Parapet e pace, dal Quotidiano del Sud.

Altre volte ho parlato dei non luoghi potentini. Ma Potenza offre spunti anche per vivere momenti di assenza di potere inimmaginabili.

Se si percorre corso 18 agosto, provenendo da via Bonaventura, subito dopo le scale che io ho sempre definito “del Grande Albergo”, ci sono gli ex uffici governativi, proprietà, pare, demaniale. Ormai per lo più vuoti e inutilizzati, costituiscono anche loro un notevole “non luogo”, un palazzo enorme abbastanza vecchio e lugubre da meritare una scenografia alla Dario Argento di una volta. Ma del non luogo parleremo in un’altra occasione. Oggi tocca parlare del parapetto che costeggia la via pubblica e dell’assenza di potere. Questo parapetto è di forma antica, anche gradevole, ma non viene manutenuto dall’epoca delle invasioni barbariche, per dire. Infatti fuoriesce l’esile armatura, costituita da fili di ferro, presenta allarmanti vuoti e l’opera dell’uomo ha fatto sì che da un lato si riempissero le ampie fessure con tavole di legno, sgradevoli e per niente sicure, e dall’altro si transennasse la zona, riducendo la usufruibilità del già malmesso marciapiede, ora percorribile, per così dire a senso unico. E’ bene precisare che il parapetto protegge da cadute nel vuoto.

Lo stato di transennamento dura da oltre due anni. Il passante può aggiornarsi sulle date leggendo il provvedimento che è ivi esposto e che recita come sia stato autorizzata una occupazione temporanea per consentire il ripristino della sicurezza del parapetto. L’esercizio del potere si è fermato a questo.

Ora, al di là del fatto che non mi trovo con la “temporaneità” dell’occupazione, che, infatti, continua sine die, è rimarchevole come la pubblica amministrazione, tocchi al Demanio o al Comune, riesca nella neanche tanto facile impresa di strafottersene per tanto tempo.

Io, un Gigio Gigi qualsiasi, toccasse al Demanio ricostruire il parapetto, fossi il Comune farei i diavoli a quattro, avendo, del resto, il potere di farli fare subito quei lavori da quattro soldi. Toccasse al Comune o comunque al Demanio, al loro posto, cioè al posto di chi pur dovrebbe fare qualcosa, mi vergognerei e correrei ai ripari. Ma le pubbliche amministrazioni ci hanno abituato al fatto che la pachidermicità della burocrazia è un dato oggettivo. Si trattasse di burocrazia. Meglio pensare che la burocrazia viene interpretata da uomini che, nel caso di specie, oltre alla pachidermicità sono connotati da irresponsabile pigrizia, che, a sua volta, viene accettata quale male necessario affinchè non si pensi che uno stipendio sia effettivamente guadagnato, cosa che, diciamolo pure, in questa Italia, tanto onorevole non è.

La cittadinanza, ormai perfettamente educata, non si lamenta, al più borbotta, quando deve passare con un qualsiasi ingombro da quelle parti, ma poi tira dritta perchè ha altro da pensare, tanto mica tocca a lei riparare, da un lato, e “che vuoi che sia” dall’altro.

Ma una popolazione che sopporta sversamenti petroliferi e altre cuccagne inquinanti, servizi scadenti da anni, autobus che prendono fuoco e la doppia fila al liceo classico, ore tredici, per la raccolta dei rampolli non camminanti di loro, causa culo pesante, davvero non ha tempo di occuparsi di parapetti pericolosi.

Allora quale è la morale?

Eccola: nella terra dove sono arrivati i miliardi del dopo terremoto e i milioni delle royalties e dove l’infrastruttura più importante è sempre la stessa, con l’ aggravante  che perde i pezzi (leggasi Basentana), un parapetto pericolante è come un neo sul volto di una Miss-qualcosa. E ho detto tutto.

Con tanti saluti a Demanio e Comune.

Città europea dello sport. Dal Quotidiano del Sud

Posted on 07. ott, 2019 by in Argomenti

Città europea dello sport. Dal Quotidiano del Sud

Nel dichiarare la mia ignoranza sulle città europee dello sport, per gioco, mi sono posto delle domande: quali sono i requisiti necessari che Potenza ha inevitabilmente dato prova di possedere per ottenere la nomina? Credo di non sbagliare nell’individuare in piazza Mario Pagano il nostro asso nella manica. Quale città, infatti, ha un gratuito e fruibilissimo campo di calcetto in pieno centro, o meglio in piena piazza? Ormai neanche i paesini hanno questo onore. Noi sì.

Ogni pomeriggio, infatti, fino a sera bambini del centro storico si stordiscono con interminabili partite che solo i mercati periodici, le feste della birra e la festa di San Gerardo possono interrompere.

Ma, come ogni serio impianto sportivo, anche lo stadio di piazza Mario Pagano ha i suoi campi satellite, altro che la Continassa, per dire. Infatti nella vicina piazza del Sedile, il Comune mette a disposizione una grande terrazza dove squadre minori si affrontano con inalterata passione e vis agonistica.

Un inno allo sport celebrato con l’umile partecipazione della popolazione che, dovesse mancargli il solito pallone fra i piedi, mentre passeggia, potrebbe vivere momenti di panico.

Ma si scherza, ovvio.

Nè tantomeno voglio pormi fra quelli che “in piazza non si porta il pallone!”, perchè ebbi anch’io la possibilità di giocare in simile stadio e vi assicuro che neanche la pendenza del campo di gioco verso la Prefettura, impedisce di fare bei cross seguiti da felici e vincenti inzuccate.

Se poi città europea dello sport si diventa per sorteggio, allora abbiamo fatto il fatidico tredici, cioè nessun merito oltre il conclamato culo del caso. Oppure, ancora, siamo stati scelti perchè abbiamo presentato un progetto vincente. Ecco questa mi piace assai. Magari ce lo illustrassero sarebbe cosa gradita, ma no, meglio una sorpresa, dai, facciamo così.

Che bello sarà svegliarsi con la pista ciclabile sotto casa, palestre rionali, la pallacanestro che torna a Montreale, la città dello sport in qualche accessibile contrada, con campi, piscine, giardini, fontane, lo stadio del ciclismo da pista, il palazzo di ghiaccio, marciapiedi percorribili, frutta e verdura, patatine e pop corn …. eh, che sarà.

Ma mancano solo quindici mesi. Mumble, mumble. Facciamo due conti del servo (notare il rispetto del genere femminile, dai, che classe): se per il ponte di Montreale ci sono voluti quegli anni che ci sono voluti, chè ho perso il conto, per tutto quel popò di roba come facciamo in 15 mesi? Vabbè, male che vada ci sono sempre i campi di Piazza Mario Pagano e piazza del Sedile, la pista per skate board di via Vaccaro e quella per il gigante di via Marconi. E niente, noi potentini, siamo dotati di natura.

 

<ul><li><strong>woo_feat_page</strong> - </li><li><strong>woo_inc_feat_page</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_pages</strong> - </li><li><strong>woo_inc_feat_pages</strong> - false</li><li><strong>woo_uploads</strong> - a:3:{i:0;s:75:"http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/5-safe_image.png";i:1;s:72:"http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/4-Luciano.jpg";i:2;s:69:"http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/3-logo.png";}</li><li><strong>woo_show_featured</strong> - true</li><li><strong>woo_textlogo</strong> - false</li><li><strong>woo_gravatar</strong> - true</li><li><strong>woo_contactme</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_bio</strong> - </li><li><strong>woo_twitter</strong> - </li><li><strong>woo_highlights_tag</strong> - potenza</li><li><strong>woo_highlights_tag_amount</strong> - 6</li><li><strong>woo_featured_tag</strong> - </li><li><strong>woo_featured_tag_amount</strong> - 4</li><li><strong>woo_highlights_show</strong> - true</li><li><strong>woo_also_slider_enable</strong> - true</li><li><strong>woo_slider_heading</strong> - Sul Blog si parla ancora di...</li><li><strong>woo_recent_archives</strong> - #</li><li><strong>woo_excerpt_enable</strong> - false</li><li><strong>woo_contact_page_id</strong> - </li><li><strong>woo_featured_image_dimentions_height</strong> - 371</li><li><strong>woo_featured_sidebar_image_dimentions_height</strong> - 78</li><li><strong>woo_hightlights_image_dimentions_height</strong> - 75</li><li><strong>woo_video_browser_init</strong> - 5</li><li><strong>woo_slider_pages</strong> - </li><li><strong>woo_inc_slider_pages</strong> - false</li><li><strong>woo_automate_slider</strong> - false</li><li><strong>woo_intro_page</strong> - </li><li><strong>woo_inc_intro_page</strong> - false</li><li><strong>woo_home_sidebar</strong> - Select a sidebar:</li><li><strong>woo_page_sidebar</strong> - Select a sidebar:</li><li><strong>woo_blog_sidebar</strong> - Select a sidebar:</li><li><strong>woo_also_slider_image_dimentions_height</strong> - 144</li><li><strong>woo_single_post_image_width</strong> - 280</li><li><strong>woo_single_post_image_height</strong> - 380</li><li><strong>woo_archive_page_image_width</strong> - 200</li><li><strong>woo_archive_page_image_height</strong> - 220</li><li><strong>woo_themename</strong> - The Journal</li><li><strong>woo_shortname</strong> - woo</li><li><strong>woo_manual</strong> - http://www.woothemes.com/support/theme-documentation/the-journal/</li><li><strong>woo_alt_stylesheet</strong> - brown_boxed.css</li><li><strong>woo_logo</strong> - http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/5-safe_image.png</li><li><strong>woo_custom_favicon</strong> - </li><li><strong>woo_google_analytics</strong> - <script type=\"text/javascript\">

  var _gaq = _gaq || [];
  _gaq.push([\'_setAccount\', \'UA-703470-4\']);
  _gaq.push([\'_trackPageview\']);

  (function() {
    var ga = document.createElement(\'script\'); ga.type = \'text/javascript\'; ga.async = true;
    ga.src = (\'https:\' == document.location.protocol ? \'https://ssl\' : \'http://www\') + \'.google-analytics.com/ga.js\';
    var s = document.getElementsByTagName(\'script\')[0]; s.parentNode.insertBefore(ga, s);
  })();

</script></li><li><strong>woo_feedburner_url</strong> - </li><li><strong>woo_custom_css</strong> - </li><li><strong>woo_home_top</strong> - About</li><li><strong>woo_home_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_page_ex</strong> - </li><li><strong>woo_popular</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_content</strong> - false</li><li><strong>woo_content_archives</strong> - false</li><li><strong>woo_resize</strong> - true</li><li><strong>woo_auto_img</strong> - true</li><li><strong>woo_home_width</strong> - 197</li><li><strong>woo_home_height</strong> - 100</li><li><strong>woo_thumb_width</strong> - 75</li><li><strong>woo_thumb_height</strong> - 75</li><li><strong>woo_cat_nav_1</strong> - false</li><li><strong>woo_ads_rotate</strong> - true</li><li><strong>woo_ad_image_1</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-1.gif</li><li><strong>woo_ad_url_1</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_2</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-2.gif</li><li><strong>woo_ad_url_2</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_3</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-3.gif</li><li><strong>woo_ad_url_3</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_4</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_url_4</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_5</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_url_5</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_6</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_url_6</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_archive_content</strong> - false</li><li><strong>woo_search_content</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_menu</strong> - false</li><li><strong>woo_portfolio_cat</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_port_in_nav</strong> - false</li><li><strong>woo_port_prev_title</strong> - Thumbnails</li><li><strong>woo_port_prev_ins</strong> - Click on images below to load a larger preview.</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_a</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_a</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-1.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_a</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_b</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_b</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-2.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_b</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_c</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_c</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-3.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_c</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_d</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_d</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_d</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_minifeat_height</strong> - 110</li><li><strong>woo_nav_exclude</strong> - </li><li><strong>woo_scroller_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_about_header</strong> - </li><li><strong>woo_about_text</strong> - </li><li><strong>woo_about_button</strong> - </li><li><strong>woo_button_link</strong> - </li><li><strong>woo_about_photo</strong> - </li><li><strong>woo_cat_box_1</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_box_1_image</strong> - </li><li><strong>woo_blog_navigation</strong> - false</li><li><strong>woo_blog_subnavigation</strong> - false</li><li><strong>woo_blog_permalink</strong> - </li><li><strong>woo_blog_cat</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_featured_posts</strong> - 2</li><li><strong>woo_ad_header</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_header_code</strong> - </li><li><strong>woo_ad_header_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/468x60a.jpg</li><li><strong>woo_ad_header_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_top</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_top_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_top_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/468x60a.jpg</li><li><strong>woo_ad_top_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_content</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_content_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_content_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/728x90a.jpg</li><li><strong>woo_ad_content_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_300_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_300_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/300x250a.jpg</li><li><strong>woo_ad_300_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_blog_cat_id</strong> - </li><li><strong>woo_the_content</strong> - true</li><li><strong>woo_ad_mpu_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_3col_height</strong> - 150</li><li><strong>woo_ad_footer_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_cat_color_1</strong> - </li><li><strong>woo_pf_cat</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_home_normal</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_portfolio_image_width</strong> - </li><li><strong>woo_portfolio_image_height</strong> - </li><li><strong>woo_posts_image_width</strong> - </li><li><strong>woo_posts_image_height</strong> - </li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_1</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-1.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_1</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_2</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-2.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_2</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_3</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-3.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_3</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_4</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_4</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_enable_all_category</strong> - false</li><li><strong>woo_bgr</strong> - darkblue.css</li><li><strong>woo_right_sidebar</strong> - true</li><li><strong>woo_archives</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_layout</strong> - blog.php</li><li><strong>woo_other_entries</strong> - 6</li><li><strong>woo_other_headlines</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_nav_footer</strong> - true</li><li><strong>woo_box_colors</strong> - </li><li><strong>woo_about</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_more1_ID</strong> - </li><li><strong>woo_more1_link</strong> - Click here for more info</li><li><strong>woo_more1_url</strong> - </li><li><strong>woo_more2_ID</strong> - </li><li><strong>woo_more2_link</strong> - Click here for more info</li><li><strong>woo_more2_url</strong> - </li><li><strong>woo_highlight_url</strong> - </li><li><strong>woo_cat_ex</strong> - </li><li><strong>woo_highlight_text</strong> - </li><li><strong>woo_feedburner_id</strong> - Feedburner ID</li><li><strong>woo_home_link</strong> - true</li><li><strong>woo_home_link_text</strong> - Home</li><li><strong>woo_home_link_desc</strong> - </li><li><strong>woo_header_layout</strong> - about.php</li><li><strong>woo_about_bio</strong> - </li><li><strong>woo_about_gravatar</strong> - </li><li><strong>woo_about_readmore</strong> - </li><li><strong>woo_ad_header_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_pages_main</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_pages_footer</strong> - </li><li><strong>woo_featured_layout</strong> - large_no_ad.php</li><li><strong>woo_ad_block_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_block_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-300x250-1.gif</li><li><strong>woo_ad_block_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_related</strong> - true</li><li><strong>woo_image_width</strong> - 430</li><li><strong>woo_image_height</strong> - 170</li><li><strong>woo_feat_alt_width</strong> - 130</li><li><strong>woo_feat_alt_height</strong> - 85</li><li><strong>woo_image_single</strong> - false</li><li><strong>woo_single_width</strong> - 180</li><li><strong>woo_single_height</strong> - 120</li><li><strong>woo_ad_content_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_homepage_image_link</strong> - false</li><li><strong>woo_footer_left</strong> - </li><li><strong>woo_inc_footer_left</strong> - false</li><li><strong>woo_footer_right</strong> - </li><li><strong>woo_inc_footer_right</strong> - false</li><li><strong>woo_minifeat_width</strong> - 218</li><li><strong>woo_pages_ex</strong> - </li><li><strong>woo_breadcrumbs</strong> - false</li><li><strong>woo_features_page</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_featured_tabs</strong> - </li><li><strong>woo_featured_category</strong> - Città di Potenza</li><li><strong>woo_featured_entries</strong> - 10</li><li><strong>woo_4col_height</strong> - 100</li><li><strong>woo_flickr_id</strong> - </li><li><strong>woo_flickr_entries</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_asides_category</strong> - Sport</li><li><strong>woo_asides_entries</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_ad_page</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_home_arc</strong> - false</li><li><strong>woo_tabs</strong> - false</li><li><strong>woo_popular_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_comment_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_video_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_content_feat</strong> - true</li><li><strong>woo_home_thumb_width</strong> - 247</li><li><strong>woo_home_thumb_height</strong> - 92</li><li><strong>woo_ad_top_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_250_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_250_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-250x250.gif</li><li><strong>woo_ad_250_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_flickr_url</strong> - Flickr URL</li><li><strong>woo_2col_height</strong> - 200</li><li><strong>woo_1col_height</strong> - 200</li><li><strong>woo_block_image</strong> - http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/themes/livewire/images/300x250.gif</li><li><strong>woo_block_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_port_images</strong> - false</li><li><strong>woo_all_category_title</strong> - Categories</li><li><strong>woo_home_layout</strong> - 3_columns.php</li><li><strong>woo_archive_layout</strong> - 3_columns.php</li><li><strong>woo_show_carousel</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_entries</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_home</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_mpu_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_mpu_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_mpu_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/300x250a.jpg</li><li><strong>woo_author</strong> - true</li><li><strong>woo_home_one_col</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_image_width</strong> - 540</li><li><strong>woo_feat_image_height</strong> - 195</li><li><strong>woo_thumb_image_width</strong> - 75</li><li><strong>woo_thumb_image_height</strong> - 75</li><li><strong>woo_single_image_width</strong> - 100</li><li><strong>woo_single_image_height</strong> - 100</li><li><strong>woo_post_size</strong> - false</li><li><strong>woo_single_thumb</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_footer</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_footer_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_footer_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-468x60-2.gif</li><li><strong>woo_twitter_enable</strong> - true</li><li><strong>woo_twitter_username</strong> - woothemes</li><li><strong>woo_about_enable</strong> - false</li><li><strong>woo_enable_blog_category</strong> - false</li><li><strong>woo_mid_exclude</strong> - </li><li><strong>woo_email</strong> - </li><li><strong>woo_vidpage</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_video_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_cat_thumb_width</strong> - </li><li><strong>woo_cat_thumb_height</strong> - </li><li><strong>woo_home_title</strong> - Latest from my blog...</li><li><strong>woo_portfolio_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_portfolio_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_portfolio_resizer</strong> - false</li><li><strong>woo_twitter_user</strong> - </li><li><strong>woo_flickr</strong> - </li><li><strong>woo_delicious</strong> - </li><li><strong>woo_digg</strong> - </li><li><strong>woo_facebook</strong> - </li><li><strong>woo_linkedin</strong> - </li><li><strong>woo_lastfm</strong> - </li><li><strong>woo_youtube</strong> - </li><li><strong>woo_stumble</strong> - </li><li><strong>woo_content_home</strong> - false</li><li><strong>woo_content_archive</strong> - false</li><li><strong>woo_ads_inner_content</strong> - true</li><li><strong>woo_blog_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_home_secondary</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_cat_mid_1</strong> - false</li><li><strong>woo_menupages</strong> - </li><li><strong>woo_intro</strong> - </li><li><strong>woo_featpages</strong> - </li><li><strong>woo_ex_featpages</strong> - true</li><li><strong>woo_featheight</strong> - </li><li><strong>woo_addblog</strong> - false</li><li><strong>woo_blogcat</strong> - </li><li><strong>woo_catmenu</strong> - false</li><li><strong>woo_about_button_1</strong> - </li><li><strong>woo_content_left</strong> - false</li><li><strong>woo_content_mid</strong> - false</li><li><strong>woo_image_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_not_mpu</strong> - false</li><li><strong>woothemes_settings</strong> - a:0:{}</li><li><strong>woo_button_link_1</strong> - </li><li><strong>woo_about_button_2</strong> - </li><li><strong>woo_button_link_2</strong> - </li><li><strong>woo_carousel_header</strong> - </li><li><strong>woo_scroller_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_thumbnail_1</strong> - </li><li><strong>woo_featured_1</strong> - </li><li><strong>woo_featured_1_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_thumbnail_2</strong> - </li><li><strong>woo_featured_2</strong> - </li><li><strong>woo_featured_2_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_thumbnail_3</strong> - </li><li><strong>woo_featured_3</strong> - </li><li><strong>woo_featured_3_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_thumbnail_4</strong> - </li><li><strong>woo_featured_4</strong> - </li><li><strong>woo_featured_4_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_show_mostcommented</strong> - false</li><li><strong>woo_logo_left</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_nav</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_list</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_ex_cat_footer</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_list_footer</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_cat_box_footer_1</strong> - false</li><li><strong>woo_image_archives</strong> - false</li><li><strong>woo_archive_width</strong> - 140</li><li><strong>woo_archive_height</strong> - 90</li><li><strong>woo_ad_300</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_300_bot</strong> - false</li><li><strong>woo_exclude_pages</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_cats</strong> - </li><li><strong>woo_steps</strong> - Select Format:</li><li><strong>woo_contact</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_blog</strong> - false</li><li><strong>woo_tabber</strong> - false</li><li><strong>woo_show_mpu</strong> - false</li><li><strong>woo_show_ad</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_below_image</strong> - /images/ad468.jpg</li><li><strong>woo_ad_below_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f_code</strong> - </li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-728x90-2.gif</li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_alt_colours</strong> - default.css</li><li><strong>woo_aboutlink</strong> - </li><li><strong>woo_side_image</strong> - /styles/clean-light/images/ad-120x240.jpg</li><li><strong>woo_side_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ads</strong> - false</li><li><strong>woo_disclaimer</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_pages_subnav</strong> - </li><li><strong>woo_subnav</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_width</strong> - 280</li><li><strong>woo_feat_height</strong> - 210</li><li><strong>woo_smallthumb_width</strong> - 56</li><li><strong>woo_smallthumb_height</strong> - 42</li><li><strong>woo_homepage</strong> - layout-default.php</li><li><strong>woo_slider</strong> - false</li><li><strong>woo_tabber_pages</strong> - </li><li><strong>woo_inc_tabber_pages</strong> - false</li><li><strong>woo_intro_page_left</strong> - </li><li><strong>woo_inc_intro_page_left</strong> - false</li><li><strong>woo_intro_page_right</strong> - </li><li><strong>woo_inc_intro_page_right</strong> - false</li><li><strong>woo_mag_featured</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_mag_secondary</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_blog_navigation_footer</strong> - false</li><li><strong>woo_embed</strong> - false</li><li><strong>woo_home_featured</strong> - true</li><li><strong>woo_home_content</strong> - false</li><li><strong>woo_get_image_width</strong> - 190</li><li><strong>woo_get_image_height</strong> - 142</li><li><strong>woo_ad_200_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_200_image</strong> - </li><li><strong>woo_ad_200_url</strong> - </li></ul>