Il taccuino di Luciano Petrullo del 30 marzo 2020
Posted on 30. mar, 2020 by L.P. in Argomenti

Il taccuino di Luciano Petrullo del 30 marzo 2020
Rubrica radiofonica quotidiana. Radio Tour.
Diario di un contagio che non era un contagio.
Diario del cazzeggio col culo degli italiani, quale gioco principale della politica da decenni.
Diario degli aiuti dello Stato a pioggia, in periodo di siccità.
N.B. Per ascoltare cliccare sul link sottolineato.
Riconciliazione
Posted on 14. mar, 2020 by L.P. in Argomenti

Pare che un effetto collaterale allo stop delle attività umane sia il ritorno dei pesci in laguna, dei delfini a largo di Trieste e dei caprioli a Bormio.
Segno che il primo nemico della natura è l’uomo.
Se il coronavirus sia l’arma che la natura sta usando verso l’uomo per fargli intendere che deve porsi dei limiti, o l’urlo di rabbia delle specie estinte o in via di estinzione, o il messaggio che a fare guerre non ci vuole niente, è forse un pò fantascientifico, ma un attimo di riflessione lo impone.
La vignetta, opera di Giulio Petrullo, rappresenta una natura che si riprende attorno a un teschio umano.
Ogni tragedia comporta sempre anche un’occasione.
Sfruttiamola.
Il lavoro nero, la Raggi e il coronavirus.
Posted on 12. mar, 2020 by L.P. in Argomenti

Il Sindaco, o la sindaca, come preferite, Raggi ha espresso parole di solidarietà per i lavoratori a nero che, mannaggione, stanno perdendo la fonte delle loro non tassate retribuzioni, a causa di questo dannato coronavirus.
E’ una forma di solidarietà commovente perché è la prima volta che una istituzione riconosce lo status di lavoratore in nero.
In tempi di crisi così profonda, forse, chissà, è una conquista di civiltà. Per dire.
Il sindacato dei ricettatori e quello degli usurai, pure in crisi, perdinci, stanno annunciando forme di protesta che variano dal flash mob, col rispetto delle distanze, al corteo gomito a gomito, che già lascia un po’ più sgomenti, per sostenere un classico “ci siamo anche noi!”
Il coronavirus, insomma, ha bloccato tutto, dalle attività produttive lecite a quelle parassitarie illecite, quindi, secondo i principi cristiani di solidarietà, quella vera e non quella a parole, vanno aiutate tutte, o almeno, alla Raggi, una parola gentile non dobbiamo farla mancare a nessuna di esse.
Davanti al coronavirus, del resto, siamo tutti uguali, non c’è nobiltà o ricchezza materiale a fare la differenza o che tenga.
Un villano, ecco, questo virus, un vero rivoluzionario, un terrorista e, di conseguenza, pare che sia stato inserito, anche lui, fra i venti che potrebbero cambiare il mondo. Per dirla tutta, io gli darei direttamente il podio, davvero, sebbene mi stia cordialmente antipatico.
Ma tornando alla Raggi, v’è da auspicare anche una buona parola per gli evasori e gli sfruttatori della prostituzione, nonché le stesse prostitute, che se la vedono davvero brutta perché, pare, a distanza di un metro è difficile lavorare in quel campo, e pare, anche, che gli assembramenti a due potrebbero essere sanzionati. Dai sindaca, prega per tutti noi.
Il virus non sta cambiando solo le nostre abitudini, ma sta cambiando anche i valori della legalità, tutti accanto, alla pari, onesti e disonesti, come nel giudizio universale, dove non valgono più le leggi dell’uomo, ma quelle di Dio. E sappiamo bene che la legge di Dio, più che all’osservante, punta al peccatore, che è da redimere.
Insomma tira brutta aria per i normali e per quelli che rispettano la legge. Ma è sempre stato così. Il normale non ha mai fatto la storia, anche se ha costruito le più forti civiltà. Il normale non è appariscente, non suscita curiosità, non merita comprensione o un contributo speciale o una indennità una tantum.
Ma, alla fine, quella auspicabile è proprio una società di normali, di quelli che fanno la fila e rispettano i segnali stradali, o la regola di rimanere a casa. Roba insomma che non si addice a noi italiani. O almeno non ancora. Purtroppo.
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