Posted on 31. dic, 2021 by L.P. in Argomenti

Stiamo assistendo, praticamente inermi, quasi indifferenti, anestetizzati, a una serie di peggioramenti della nostra vita che in altri tempi, avrebbero scatenato il finimondo.
L’aumento lineare dei costi dei consumi energetici per un 50% circa, un’inflazione crescente in maniera ormai inusuale, con ricadute sul potere di acquisto enorme, l’aumento delle tasse sugli immobili, la guerra a un pensiero diverso, restrizioni incompatibili con la costituzione e peraltro, a oggi, totalmente inutili, il diritto al lavoro che vacilla, quando c’è, la caduta libera delle professioni, del commercio e della ristorazione, una dilagante disoccupazione e l’ombra dei licenziamenti. Questo è il panorama che si presenta, ed è agghiacciante.
Dicevo, in altri tempi, si sarebbe scatenato il dibattito politico, i sindacati sarebbero sul piede di guerra, ma quello vero, gli studenti sarebbero in sommossa permanente, lo stato generale sarebbe di partecipazione attenta e stimolo alla protesta. Invece nulla, il nirvana indotto. Il terrore inculcato e la vita messa sotto i piedi.
Ho il sospetto che ce l’abbiano fatta a ridurci a porci da macello, non per quello che sta accadendo, lo ripeto, ma per la mancanza totale di reazione, individuale e collettiva.
Una acritica accettazione della versione ufficiale, che cela abilmente guai seri e una condizione da prossima tragedia. Il circo Italia continua, e i clown sono i più bravi.
Posted on 11. dic, 2021 by L.P. in Argomenti
L’intransigenza dei più forti.
Fanno a gara, diversi conduttori TV, a chi tiene lontano dai microfoni i no-vax. Il tono è saccente, imperioso, definitivo, come lo è quello di chi detiene, o presume di detenere, l’assoluta verità.
Ora questa non ce l’ha nessuno, men che meno è possibile spacciare per verità, peraltro scientifica, qualcosa ancora in via di sperimentazione, come pacificamente sono il vaccino e i suoi effetti nel tempo.
Mi sembra più appropriato, al limite, dire che allo stato la vaccinazione sembra la cosa che funzioni di più e non andrei oltre, se non con la pretesa di offendere l’intelligenza, mia e di tutti gli altri.
Ma i giornalisti in questione pare siano partiti per una crociata, chissà se e quanto sponsorizzata e da chi.
Una crociata che cozza, significativamente, con il principio posto alla base dell’informazione, che impone di non schierarsi o quantomeno di non tappare la voce a chi la pensa diversamente, anzi, tutt’altro, ma di favorire la discussione, che si auspica civile, fra pensieri diversi, cercando di approfondire la fondatezza degli uni come degli altri.
Negare la voce a qualcuno è di per sé triste, autoritario, inaffidabile e convince che si fa la voce grossa proprio perché non si è sicuri delle proprie tesi, imponendole, comunque, per una specie di ragion di stato che con la democrazia, in sé e dell’informazione, poco ha a che fare.
Hanno sempre deriso chi evita il dibattito, chi si radica nelle proprie convinzioni e che così interpreta il ruolo del fondamentalista della situazione, ma non si accorgono come la loro intransigenza sia tanto errata da sembrare, appunto, sponsorizzata.
Il campo delle idee, però, è quello nel quale meno dovrebbe attecchire l’etichetta pubblicitaria, spacciata per certificazione di verità. Anche perché la verità è l’unica cosa giammai certificabile, foss’anche una sentenza della Cassazione che, rimanendo opera della fallibilità umana, ha solo la forma legale della verità, ma non assurge a verità assoluta, chè, questa, solo Iddio può conoscere e neanche un testimone può assolutamente certificare, essendo passato, quello a cui ha assistito, sotto il filtro delle sue sensazioni e costituendo l’incerto prodotto dei suoi sensi.
Insomma, il clima è sempre infuocato e a renderlo tale sono proprio i pompieri, a parole, dell’aggressività. Quando, invece, farebbe tanto bene un clima disteso di reciproca curiosità, quanto alle idee, sgombro di retropensieri, senza dogmi, chè la sola parola fa ridere, escludendo i dogmi religiosi, ovviamente, senza pregiudizi e soprattutto presunzioni di superiorità.
A sentir uno che sposa una causa costi quel che costi, significa trovarsi di fronte o un cocciuto fanatico o uno prezzolato all’occorrenza. Non vedo alternative, dall’un come dall’altro lato. Ma a scoprire le carte, per giocare onestamente, non ci pensa nessuno e gli interpreti della verità di Stato non sono mai stati storicamente credibili. Come quando una persona molto potente ha una causa contro un debole cittadino che aveva osato denunciare qualcosa. Strano, ma vincono sempre i potenti e gli sprovveduti denuncianti passano per mine vaganti, pazzi o giù di lì. Strano, mai che vada diversamente, eppure sarebbe fisiologico vederne vincere uno una volta soltanto, per esempio, in un decennio. Quella giustizia non è affidabile, perché contraddetta dall’univocità dei numeri. Solo nei film, il debole, qualche volta, vince. Ed è per questo che a noi piace perderci dietro un film, commuoverci e tifare per il più debole, chè, nella vita, questo raffinato piacere ci è impedito.
Posted on 08. dic, 2021 by L.P. in Argomenti

I giornali mettono in prima pagina la standing ovation tributata a Mattarella sul palco della Scala di Milano. Nientepopodimeno che sei minuti di applausi, oltre a cori che inneggiavano a un suo bis presidenziale.
Ora, non è che non meritasse, la notizia, la sua diffusione, magari con un pò di enfasi in meno, però, sarebbe stata perfetta, ma quello che mi rende attonito è che quegli applausi non li ha tributati il popolo italiano, perché questo non si identifica con lo sparuto e selezionassimo pubblico della Prima della Scala.
Il popolo italiano non va alle prime in smoking e abito lungo, coi gioielli in mostra e le acconciature perfette. Quelli sono un piccolo gruppo di potenti che rappresentano solo le loro chiappe dorate. E che si siano sperticati per Mattarella mi convince sempre di più che questi non è il Presidente degli italiani, ma il loro. E io, con tutta l’umiltà possibile, ma anche con tutta la dignità di cui sono portatore, con loro, non ho molto da dividere. Quindi non posso dividerci Mattarella.
Del nostro tanto amato Presidente ho sempre apprezzato la professionale banalità dei comunicati e dei discorsi, che, con quelli del Papa, costituiscono le gemelle Kessler dell’ovvio. Ho apprezzato la fredda e sicura mano che ha guidato quel manipolo di politici da quattro soldi a rinunciare alla politica, sebbene non ne fossero tanto capaci, per la grande ammucchiata attorno al burocrate per antonomasia, del quale, ancora ora, si tessono lodi che sono superiori non al reale valore, che credo indiscutibile, ma alla sua capacità di essere uomo del popolo e che lavora solo per il popolo, cioè nell’esclusivo interesse dell’intera nazione, non degli spettatori privilegiati della Prima alla Scala.
Mattarella è colui che non ha speso una parola per lo scandalo che ha caratterizzato la magistratura, pur presiedendola, riuscendo a far tacere ogni voce o mugugno nei confronti di una categoria in profonda crisi, soprattutto morale, a prescindere dai laboriosi e onesti magistrati che reggono la baracca.
Mattarella è quel Presidente che non ha fatto una piega di fronte alla decretazione d’urgenza, di cui hanno abusato tutti, compreso il fenomenale Draghi.
Mattarella è quel Presidente che non batte ciglio di fronte al lento morire del Parlamento, ridotto a un ameno dopo lavoro, con obbligo di alzata della mano a comando.
Ma il pensiero unico vuole che ogni Presidente sia osannato come un Padreterno in terra e gli italiani se ne innamorano puntualmente, eterni cittadini adolescenti. Si innamorano di qualsiasi Presidente e qualsiasi Papa, così, acriticamente, perché lo leggono sui giornali che sono bravi e buoni e meno male che ce li ritroviamo. Che culo!
Intanto il papa ha fatto bella la piazza di San Pietro con un albero secolare sacrificato per festeggiare il Natale nel bagliore del lusso e Mattarella va alla Scala a farsi benedire e non dove c’è gente che soffre. Certo deve andare anche alla Scala, ci mancherebbe, ma evitateci la standing ovation, per favore, perché, davvero e per tutti, è Natale, non sempre Carnevale.
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