Il calcio secondo cantiere aperto. Generazione emergente.
Posted on 29. gen, 2023 by L.P. in Argomenti

Il calcio di questa settimana ha già emesso, alle 18:00 un paio di sentenze: eccezion fatta per i big, e cioè Mourinho, Spalletti, Sarri e Gasperini, gli altri “vecchi” allenatori, come Pioli e Allegri, sono bell’e andati. La nuova generazione, targata Dionisi, Palladino, ma anche Zanetti e Sottil, nonostante squadre con un gap tecnico monumentale, si stanno dimostrando superiori.
Il Monza ha per lunghi tratti mantenuto il bandolo della partita passandosi sapientemente la palla, senza sprecarne una e cercando sempre di giocarla. La Juve è smarrita e senza un gioco. Uguale il Sassuolo col Milan.
Dicono che i grandi giocatori fanno grande una squadra, certo, ma la componente “allenatore” è ancora più fondamentale. Puoi avere Di Maria, Rabiot, Milik, Danilo e non vedere la palla contro Pessina, Caldirola e Colpani, se i due tecnici sono di due mondi diversi.
La Juve aveva Sarri, e ci vinse l’ultimo scudetto, ma evidentemente non sopporta gente con una testa. Ha preferito perdere con Pirlo, che non vale molto come allenatore e poi perdere con Allegri, dopo aver comprato campioni e tromboni meglio sostituiti, in corso d’opera, da ragazzotti con un bel futuro. la Juve ha davvero fallito su tutto il fronte. Diverso per il Milan che, un anno fa, aveva Mercurio favorevole e Venere suggeritrice, per dire che gli è andato tutto troppo bene. Oggi paga la presuntuosa e pretesa infallibilità sul mercato e un tecnico che non poteva essere diventato un genio a fine carriera.
Il calcio italiano dicono sia il peggiore fra i paesi calcisticamente evoluti, ma non è così; la verità è che ci portiamo sulle spalle eredità scadenti, come la mancanza di coraggio (vedi Juve) nel provare a fare calcio propositivo e far giocare i giovani.
Poi è d’uopo una parentesi sulla preparazione fisica delle squadre italiane: com’è che le squadre inglesi e quelle spagnole, ma anche tedesche, corrono il triplo? Nessuno se lo è chiesto mai?
Beh, coraggio, chiedetevelo: forse si allenano meglio e di più. da noi sta provando a farlo solo l’Atalanta e una volta Zeman. Già, ma prima si preferivano le farmacie. Ma quanto cazzo aveva ragione Zeman?
Modalità banana
Posted on 28. gen, 2023 by L.P. in Argomenti

Continuo a meravigliarmi sul come si sia appiattito il livello comune del linguaggio e dei contenuti negli interventi dei personaggi pubblici o meno pubblici.
Innanzitutto i vocabolari si sono ridotti in maniera seria, poi il linguaggio si è standardizzato e i luoghi comuni, le autocelebrazioni e l’ovvio sono diventati, tutti, la struttura di ogni discorso, anche se già preparato, scritto per tempo, meditato e cos’altro, segno tangibile che di più proprio non è possibile.
Colpa delle scuole? Colpa della democrazia? Vai a capirlo.
Certo è che il panorama non cambia se si parla di politici, ministri, alti dirigenti, funzionari, alti magistrati, figuriamoci se poi sindaci, assessori, presidenti, procuratori o cos’altro.
Che poi uno finisce col chiedersi “ma, diamine, ma un libro lo leggono ogni tanto?”
Sentire le interviste in TV, i talk-show, i servizi dei telegiornali, che si tratti di una conferenza stampa, del messaggio del Presidente o di quello del Papa, dell’inaugurazione dell’anno giudiziario o dell’annuncio di uno sciopero a oltranza, non si va oltre l’ovvio, per condimento anche mal detto.
Salviamo, però, le eccezioni. Parafrasando Morandi potremo dire che “uno su mille ce la fa”, a essere all’altezza del ruolo, dico, a parlare bene, ad avere un suo stile, a dire cose di sostanza.
Sarà che hanno vinto i terrapiattisti, cioè i fanatici del livellamento in basso, quelli che intelligente è noioso o meglio ancora colto è uno strano.
Siamo tutti figli di Amadeus, Carlo Conti e nipoti di Pippo Baudo, grandi professionisti, perbacco, sì, ma dell’ovvio.
Odio Sanremo.
Posted on 27. gen, 2023 by L.P. in Argomenti

La dimensione delle guerre, oggi, è data dalla loro adattabilità a ogni contesto.
Da fenomeno tragico, il peggiore dell’umanità, a discorso, pigro, da bar, ma ora anche da spettacolo leggero in mondovisione.
Zelensky a Sanremo, come i Duran Duran, Albano o Zucchero: una star per fare audience. E lui che si presta.
Cioè, mentre il suo popolo combatte, lui sfila in TV, fra ballerine, coriste, tromboni e Amadeus. Strano che non lo abbiano già propinato a “il parente misterioso”, anche se con passaporto da 3.000 e performance artistica.
Ci deve essere un secondo fine in questa apparizione, non può essere figlia dell’approssimazione o del desiderio di far finta di essere impegnati in qualcosa di serio, tremendamente serio, fra una canzone e l’altra, un costume e l’altro.
Che poi, a dirla tutta, trovate del tipo snaturano la tragedia guerra a spettacolo, come già abbondantemente si prova a fare da più parti. Quasi a indurci a credere che anche la guerra sia virtuale. Fra poco arriveranno tours guidati fra le trincee, facce incredule proveranno a imbracciare un mitra ripresi da telecamere insinuanti e verrà nominato il più bel soldato, il migliore in campo e la migliore sortita offensiva.
Il governo approva ogni tipo di fornitura militare, anche i 5 Stelle, pare, pur avendoci fatto campagna elettorale contro, a organizzare tutto un supercompetente, come Crosetto, mentre si invita la Russia, visto che i nuovi carri armati arriveranno fra mesi, a fare in fretta.
Sembra tutta una scena del teatro dell’assurdo. Cioè, io Germania decido di armare l’Ucraina e lo dico col megafono? Comunque spero tanto che i Maleskin, con le loro mise, e Lorella Cuccarini vogliano, alla fine, con Zalensky, offrirci un balletto che diventi, come si dice oggi?, ecco, virale, sono convinto che il popolo ucraino e gli italiani gradirebbero, con l’invidia del resto del mondo. Il made in Italy continuerebbe a trionfare e la guerra potrebbe continuare sigla munita.
Capisco lo spettacolo che vuol farsi bello con la politica e le tragedie, non capisco la politica tanto pronta a sputtanarsi da non vedere l’ora. Viviamo l’epoca nella quale le lacrime di gioia per una coppa del mondo sono uguali a quelle dei parenti delle vittime di una guerra. L’enfasi è uguale, anzi, il campione che vince ne gode addirittura di maggiore.
Bene oggi mi commuovo perché Meloni non si separa dalla figlia, perché Ronaldo è triste o per un missile che fa una strage? Bah! Non c’è partita, vince Meloni.
Non ce l’ha fatta.
Posted on 25. gen, 2023 by L.P. in Argomenti

L’uomo non ce l’ha fatta. Pur avendo individuato, dalla notte dei tempi, quali fossero i mali del genere umano, quali gli autentici valori, non ce l’ha fatta.
Ha speculato tanto, inventato i codici, le leggi, le ha affinate all’impossibile, ha inventato la giustizia terrena, ha circoscritto i mali, ha fatto progressi in ogni campo, fino a regalarci un affarino che ci guida per il mondo, ci fa compagnia, ci aggiorna e sostiene la nostra vanità, come il cellulare, ma non riesce a evitare le guerre, la corruzione, l’invidia, la prepotenza, il malaffare.
Conosce da sempre i valori, quali l’amore, la pace, la solidarietà, prova a coltivarli, ma a vincere sono sempre le guerre, quelle fra stati, quelle fra bande, quelle fra partiti, quelle fra condomini.
Salva milioni di vite coi progressi della medicina e della chirurgia e ne spezza altrettante con le guerre o con la fame.
Combatte con un meccanismo sofisticatissimo i reati, che lui stesso ha individuato, con certosina e chirurgica pazienza, ma ne è sopraffatto, in maniera sempre più eclatante.
Quindi non ce l’ha fatta. Non ce l’ha fatta con la conoscenza, con le scienze, con la psicoanalisi, con le procure, con le forze dell’ordine, con la medicina, le religioni, le ideologie, i buoni esempi, i santi e gli eroi.
Da millenni i problemi sono sempre gli stessi, ancora c’è chi muore di fame, chi ammazza, chi imbroglia, chi si arricchisce a danno degli altri e via discorrendo.
Dobbiamo convivere col male ed è tanto vero che viene il sospetto che non valga proprio la pena combatterlo formalmente. E sul “formalmente” spendo qualche altra parola. Ma siamo davvero sicuri che l’uomo abbia nei secoli provato a migliorarsi? O piuttosto non è vero che abbia solo fatto finta di migliorarsi? A chi serve un mondo imprigionato in regole che non lo salveranno mai, perché regole inutili, fuorvianti, buone solo per gli ingenui? Ci sarà qualcuno che si avvantaggia con una popolazione al 50% onesta, al 40% fisiologicamente disonesta e al 10% criminale? E se non esistesse la figura del criminale e fosse tutto lecito, non si estinguerebbe il monopolio di quel 10% che attraverso le mafie, quelle ufficiali e riconosciute e quelle ufficiose e coi colletti bianchi, domina il mondo? Se non esistesse “lo Stato”, non esisterebbe la corruzione e solo un continuo patteggiamento fra uguali garantirebbe la vita in comune, patteggiamento che garantirebbe davvero una uguale posizione di partenza per tutti, senza trucchi né inganni, filosofie politiche o ideologie del cazzo.
L’uomo ha fallito, non ce l’ha fatta. Prendiamone atto e buttiamo giù questa ignobile impalcatura di ipocrisia.
Volevo dire a tutti che esco dalla Lega. Firmato Cicala.
Posted on 24. gen, 2023 by L.P. in Argomenti

E’ di qualche giorno la notizia bomba (e giù risate) della fuoriuscita del Presidente del Consiglio regionale di Basilicata dalla Lega. L’evento epocale è stato accompagnato dalle seguenti originalissime dichiarazioni:
“Voglio rendere noto che ho deciso di lasciare il partito col quale ho condiviso il mio percorso in questi anni. Dopo un periodo di riflessione e di valutazione, ho verificato che le mie convinzioni e le mie priorità non coincidono più con quelle del partito. Compio questo passo in assoluta serenità, senza alcun intento critico né polemico, e continuerò a lavorare per il bene comune e per lo sviluppo della Basilicata.”
Che dire.
1) quali sono le convinzioni del Presidente Cicala e come mai non coincidono più con quelle della Lega, ovvero in che misura coincidevano prima, ovvero ancora se la mancanza di coincidenza dipenda da una modifica delle convinzioni di Cicala o della Lega.
2) quali sono le priorità di Cicala e quali quelle della Lega? Quando prima coincidevano (!) quali erano? Considerato che entrambi, ripetutamente e anche nel seguito della dichiarazione pubblica, sostengono di volere il bene della Basilicata come autentica priorità, cosa c’è ora di più importante per entrambi?
3) la fuoriuscita viene registrata come serena, senza intenti critici o polemici, ma se non coincidono le priorità e Cicala continuerà a lavorare per il bene (!) comune, la Lega per cosa sta lavorando?
E’ facile vivisezionare le dichiarazioni di un politico che cambia partito, perchè sono aria fritta, contengono frasi fatte e luoghi comuni, una presa per i fondelli, insomma. Sarebbe meglio non farle, ma, di questi tempi, chiedo troppo.
In fondo è tutto un gioco, tutta una finzione: il bene comune, le priorità, addirittura le “convinzioni”, ma per favore!
Lo sviluppo della Basilicata, inesistente e in stallo da sempre, coincide con i lavoro di tanti Cicala seguiti negli anni, e di tutti i partiti. Quindi faccio un appello dal profondo del cuore:
per grazia di Dio, cari politici, pensate a tutto, alla pagnotta, alla sedia, ai titoli di giornali, al potere, ma non parlate più di sviluppo della Basilicata, perchè avete già dimostrato, in maniera conclamata, che non sapete occuparvene, a meno che non abbiate scambiato i vostri sviluppi personali con quelli della Basilicata, cosa ben possibile a guardare le oscene rappresentazioni con le quali vessate un popolo che comunque, ancora, vi vota, segno evidente che potete pure fare a meno di sproloquiare. Diamo per tutti e per tutto come già letta ogni vostra futura possibile dichiarazione e facciamola finita.
PS: se fosse possibile evitarci anche la rappresentazione pubblica della futura entrata in un altro partito, con tanto di foto al tavolo del ristorante, dichiarazioni del dirigente nazionale e di quelli locali, un tanto sarebbe di certo valutato come gesto elegante, gradito e da sottolineare.
Il calcio secondo Cantiere Aperto. Foggia Potenza, sogni d’oro.
Posted on 22. gen, 2023 by L.P. in Argomenti

Non guardavo il Potenza da quando, qualche anno fa, l’allora Presidente riuscì a farmi provare una forte sensazione di fastidio personale che, immancabilmente, si riversò sulla squadra che, almeno nell’occasione, molto sgarbatamente ebbe modo di presiedere.
Cambiata la dirigenza ho approfittato dell’offerta Dazn per guardare la partita ma mai soldi vennero spesi peggio. Dopo il primo tempo, sul due a zero per il Foggia, ho preso sonno per svegliarmi a partita chiusa sul tre a zero.
Ho l’impressione che un buon 70% delle squadre pratichino le stesse idee calcistiche, con questa dannata costruzione dal basso affidata ai piedoni di difensori che di costruire il gioco proprio non ne sono capaci, con la conseguenza che si passano la palla in orizzontale provocando uno stato di sonnolenza invincibile.
Nel primo tempo visto, però, almeno il portiere del Foggia rimetteva la palla direttamente nella metà campo avversaria, causandomi ogni volta un brivido di sorpresa per come sarebbe andata a finire.
La dimensione dello spettacolo, oltre a provocarmi un breve ma profondo riposino, ha accumulato il desiderio di calcio giocato, ma sapevo di poterla soddisfare in serata quando si sarebbe giocata Juventus Atalanta.
E così è stato. Novanta minuti di tensione agonistica, sei gol, contrasti di gioco violenti, sprazzi di bel gioco, grinta e corsa. Dal primo all’ultimo secondo. Sembrava la partita di un campionato estero. Mi sono divertito. Ora se è pacifico che la differenza fra il tasso tecnico della serie C e della serie A è abissale, non dovrebbe essere così per l’aspetto atletico e quello dell’agonismo. Anzi, se vogliamo, la serie C dovrebbe compensare col secondo le carenze del primo. Invece niente. Un calcio indolente, approssimativo, da compitino dell’alunno che si barcamena fra il quattro e il cinque.
Dirigessi una squadra di calcio come il Potenza pretenderei che la mia fosse la squadra che corre di più e più velocemente. A quei livelli basta e avanza per figurare bene e far divertire. Si potrebbe ben dire che la pagnotta non se la sudano nemmeno, ma si corre il rischio di non essere politicamente corretti e allora bisogna limitarsi a dire che il progetto appena iniziato deve continuare, che occorre qualche rinforzo e amore di maglia, ecc. ecc. secondo i copioni del giornalismo contemporaneo. Ma la verità è che simili partite sono letteralmente inguardabili e solo la fede calcistica del tifoso può consentire di arrivare alla fine senza prendere sonno.
E ora vai col coro: undici, undici undici camomille….
Cantiere Aperto
Il calcio di Cantiere Aperto. Salernitana Napoli, il derby della noia.
Posted on 22. gen, 2023 by L.P. in Argomenti

Una squadra in sofferenza per eccesso di umiltà e un’altra perdutamente innamorata di se stessa che provano a dare spettacolo secondo canoni che, in buona parte, ormai, frantumano la pazienza dello spettatore più paziente. Tolta la passione del supertifoso, infatti, Salernitana Napoli è stato uno spettacolo ammorbante.
La Salernitana scende in campo col chiaro intento di non prenderne altri otto e da questo punto di vista ha vinto la sua partita. Del resto Nicola, buon comunicatore, assunte le vesti del mendicante grato dello spicciolo, ha accettato di essere maltrattato da Iervolino, subendo il licenziamento e accettando di ritornare solo perchè nessuno tra i contattati aveva la giusta nobiltà o, se ce l’aveva, ha sdegnosamente rifiutato. Qualcosa significherà.
E dicevo, Nicola, novello mendicante di panchina, invece di mandare a quel paese Iervolino, non al momento del licenziamento, ma al momento della richiamata, ha trasmesso gli stessi valori alla squadra che, con dedizione, ha accettato di giocare solo per prendere pochi gol. Non che potesse ambire a altro, ma rinunciarci a prescindere non è calcio.
Il Napoli invece ha preso le sembianze del Barcellona di dieci anni fa, solo che oggi, il passaggio all’indietro fa venire l’orticaria. Non è il primo Napoli di quest’anno, altrimenti ne avrebbe fatte dieci, ma un Napoli vanitoso che, pur potendo fare meglio, con nobile discrezione preferisce giocare come il gatto col topo, chissà se perchè ha meno birra o perchè si è montata la testa.
Risultato finale: due palle!
Il magnificato Lobotka che si spreca in passaggetti inutili da geometra in pensione, quando sa fare molto meglio, un Kim appesantito, uno Zielinski meno efficace, quasi banale, sono il segnale di una preparazione fisica carente abbinata a una vanità crescente.
Dovranno correre ai ripari anche se perdere il campionato è quasi impossibile.
Ora, parliamoci chiaro, il calcio non è, non può essere solo il risultato, sull’altare del quale sacrificare ogni ipotesi di bellezza. Il calcio si gioca negli stadi per fare spettacolo. Ve la immaginate una rappresentazione teatrale che faccia sbadigliare? Il calcio non può essere solo dei supertifosi, altrimenti non avrebbero spezzettato le giornate per farcele vedere tutte alla TV; è uno spettacolo che può essere entusiasmante: un bel dribbling entusiasma come un gol. Quindi anzichè passarsi la palla mille volte, per cambiare il fronte dell’attacco e mettendoci una vita, riuscendo addirittura, a volte, a tornare dal portiere quando si era arrivati al limite dell’area di rigore, è da sadici, da pomodori in faccia, cazzo.
Oppure vedere undici giocatori rinchiusi in area per non prendere troppi gol, cioè perdere già prima di cominciare, non è un bello spettacolo, visto che ci privano anche dello spettacolo dell’umiliazione dell’avversario, come avveniva una volta nell’arena dove o si era eroi o superuomini o si moriva (lo dico ovviamente figurativamente). Se non è ricerca del colpo a effetto, del gol, della giocata, in ogni momento della partita, diventa, una partita di calcio, da guardare come si può essere spettatori di una partita di bridge. Una cuglia, per dirla alla maniera potentina.
Conclusioni: la Salernitana quei punti che ha li ha fatti giocando, non negando ogni sua capacità a priori. Nicola riconquisti dignità: essere troppo disponibile, fino all’umiliazione, gli darà un paio di giornate in più in panchina e un altro calcio in culo a breve. Il Napoli smetta di fare il Barcellona d’altri tempi e rivedesse la preparazione atletica: se l’Atalanta ne ha fatti otto alla Salernitana, il Napoli non può arrivare a farne solo due fra sbadigli e messaggini alla fidanzata.
Cantiere Aperto.
Una mitragliata di notizie.
Posted on 20. gen, 2023 by L.P. in Argomenti

Sommersi di notizie. Che poi, a pensarci, vige una specie di obbligo di informarsi che, se disatteso, alla prima occasione provoca un sorpreso “ma come non lo sai”?, si trattasse dell’aumento dell’inflazione, del malumore dei sindacati del comparto sanità o dell’ultima sentenza dell’onnipresente Tar, ormai in diretta e spudorata concorrenza con le Procure più agguerrite.
I portatori di notizie sono innumerevoli: i social, internet, la TV, la Radio, i quotidiani e la facilità con la quale arrivano fino a noi è disarmante perchè non esiste difesa dall’aggressione delle news.
E’ talmente martellante, l’aggressione, spacciata per servizio, peraltro spudoratamente, che si finisce per connotare di importanza le notizie più balorde. Ricordo il mitico “è andata male a un ladro di galline” quale frequente incipit della cronaca delle trasmissioni di cinquant’anni fa. Ma, almeno, all’epoca, le news venivano centellinate nella giornata: pochi TG, poche trasmissioni dedicate per radio e nessun social.
Evidentemente la domanda di notizie, per soddisfare gli innumerevoli contenitori, è tale da aver affinato una specifica arte, quella, cioè, della elaborazione della notizia, che si arricchisce di particolari del tutto irrilevanti, sommamente ridondanti, prepotentemente indigesti.
Il bello è che non ci si può sottrarre al nemico informatore che ci circonda, subdolamente, subliminalmente, se non con una eclissi totale. Tocca sparire da ogni radar se si vogliono evitare le notizie sull’ultimo oroscopo, sul figlio di Grillo e sulla ex moglie di Totti. Tocca eliminare cellulare, computer, TV, radio, edicole e limitarsi a comprare libri o riviste specializzate, giammai quotidiani o riviste di altro genere, il cui numero è talmente alto da dubitare che si vendano tutte.
Pensateci, però, senza l’ultima notizia della sostituzione di un direttore generale nel tal ministero riuscireste a vivere lo stesso? Il bicchiere di vino sarebbe gustoso comunque? Oppure, senza l’ultima pubblicità di Amadeus su Sanremo, l’espulsione delle vostre feci ne risentirebbe?
Non solo, ma forse la qualità della vita ne guadagnerebbe assai, potendo dedicare il tempo speso a rincorrere notizie del cazzo, a cose più nobili, interessanti o solo gratificanti.
Avvertenza: il presente scritto non costituisce notizia, ma è una riflessione, come tale può risultare indigesta, è consigliabile la sua lettura prima di assumere cibo.
PS: potrebbe non essere attinente, ma val la pena di proporlo. Ecco, si invitano i cittadini, quando si imbattono in una pavimentazione della strada sconnessa, con mattonelle divelte, a prelevarle e depositarle davanti alla sede comunale, magari così si accorgono del problema. Certo rischiamo di murare quelli che stanno dentro, ma vuoi mettere lo sfizio.
L’Italia è un paese per ragazzacci.
Posted on 19. gen, 2023 by L.P. in Argomenti
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L’Italia è un paese ben strano. La conflittualità è talmente alta che si preferisce che vada tutto a rotoli se soltanto per ipotesi la responsabilità fosse addebitabile agli avversari. Nel centro sinistra, infatti, oggi, la speranza è quella che Meloni sbagli, che il governo toppi, anche clamorosamente, che le cose vadano a catafascio, anche se per tutti, purchè si possa dire, esultando, non sono capaci, dobbiamo governare noi.
Credo sia un fenomeno tutto italiano, una eterna guerra fra bande di tifosi, immature come solo i fanatici sanno essere, portata alle estreme conseguenze. Quindi il giudizio costante, perenne, sarcastico, accompagnato da sorrisi soddisfatti, tipici di chi la sa lunga e lo aveva ben detto prima, verso l’avversario, per la cui sconfitta si è capaci anche di pagare la benzina a quattro euro a litro, un sacrificio che può alla lunga ripagare, pensa te!
Evidentemente questa è una guerra fra sordi e ciechi, fra dementi, fra adolescenti mancanti di intelligenza, perchè solo uno stupido può assurgere a livelli di masochismo nazionale di tal fatta.
Ma ne siamo malati tutti, anche io lo ammetto, sento di soffrire, sebbene in maniera edulcorata, della stessa malattia.
Per esempio, se scartati, in qualsiasi contesto, reagiamo male, se ci preferiscono qualcun altro, ci sentiamo feriti nell’orgoglio. Malati di protagonismo ma immersi in una realtà in cui la competizione è il mezzo per emergere, la conflittualità all’ordine del giorno e lo schema del branco quello che riesce meglio.
C’è sempre un gruppo di persone che si mette assieme per emarginare tizio, fagocitare caio, eliminare sempronio.
La politica ne costituisce l’esempio più fulgido. Tizio che stava con caio, si litiga per un tozzo di pane e si associa a sempronio per far fuori caio che a sua volta mette assieme x e y per rendere vana l’azione di Tizio e Sempronio.
In tutto questo, a mancare, in una specie di latitanza ormai quasi pari a quella del suo specialista Messina Denaro, è la virtù, la competenza, il valore assoluto che, se esistente, viene riconosciuto solo se si tratta di un compagno di avventura e se il suo talento lo usa contro gli avversari.
Anche nei contesti più sobri, semmai ricchi di altro, penso alle associazioni culturali, il fenomeno è lo stesso: ci si scanna per la presidenza o robaccia del genere, si emargina chi non fa professione di lecchinaggio, chi ha un’idea diversa e pretende pure di condividerla.
A risolvere la situazione non basta neanche che una delle due parti trionfi sull’altra, per il motivo che, già prima del trionfo covano movimenti interni che tendono a ribaltare quelle gerarchie a loro volta basate non sul consenso ma sull’esercizio del potere.
Come popolo, insomma, portiamo ancora i pantaloni corti, da intendere o come fanciullezza perenne o come eterni giocatori di calcio, ai quali non dispiace commettere falli odiosi o corrompere l’arbitro.
E questo sarà, alla fine, il vero motivo della fuga cosiddetta dei cervelli, ma meglio dire delle persone serie, che a un’eterna competizione a perdere, preferiscono una vita più positiva, meno egoistica e più solidale.
Sono loro che hanno vinto, con la rinuncia alla loro terra, col sacrificio personale, dimostrando, con l’eleganza nobile della discreta riservatezza, che la vera rivoluzione la si fa coi comportamenti, con responsabilità e senza barare.
Un paese per automobili.
Posted on 18. gen, 2023 by L.P. in Argomenti
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Le strade cittadine di Potenza sembrano fatte apposta per respingere chiunque voglia percorrerle a piedi. A farla da padrone, a essere considerati sono solo le auto, sono solo gli automobilisti che, perbacco, sembrano costituire un genere a parte, protetto e privilegiato. Niente a che vedere con i pedoni, esseri non considerati, maltrattati, ma meglio ancora, ignorati e senza alcuna voce in capitolo.
Ci sono delle strade, nel centro storico, talmente strette che se passa un’auto, il pedone deve appiattirsi spiaggiandosi sul muro dell’edificio che delimita la strada, se vuol portare a casa la pelle. Strade, o per meglio dire vicoli, che le auto non dovrebbero vederle mai, eppure vengono percorse in via principale solo dalle auto.
I marciapiedi sono fatiscenti, impercorribili, pericolosi e comunque arricchiti da segnali stradali, alberelli o lampioni che, ogni pochi metri, ne restringono il già misero passaggio. Laddove esistenti. Spesso, infatti, i marciapiedi mancano del tutto e, poichè le strade sono zeppe di buche, avvallamenti, sinuosità, il pedone, nei giorni di pioggia, si becca anche gli schizzi che le auto provocano con spudorata indifferenza.
Pensare di percorrere a piedi un tratto di strada, magari con una busta nelle mani, una borsa o col cane al guinzaglio, è pensare a una impresa: tutto ti è contro, le auto, le buche, le pozzanghere, le mattonelle divelte o mancanti, tutto.
Stamattina un’auto dei carabinieri, in una viuzza del centro è passata a velocità folle sfiorandomi. Probabilmente si recava nel terzo nascondiglio di Messina Denaro e io non ho potuto fare altro che chiudere gli occhi e sperare riuscisse a evitarmi.
Ora è chiaro che la qualità della vita passa anche dalla possibilità di passeggiare tranquillamente in un contesto gradevole e privo di insidie e poichè questo non è possibile a Potenza, ne consegue che la qualità della vita è così bassa, se sei un pedone, un camminatore o un ciclista, che o ti “fai” automobilista o è meglio che rimani a casa, sempre che non sia un amante dell’avventura più spericolata.
Sia chiaro: questa situazione è tale da anni, è cronica, quindi addebitabile alle amministrazioni che si sono susseguite nel corso degli anni. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, il cambio di guardia non è servito a cambiare lo stato delle cose. Si viveva male e si vive male. La sensibilità amministrativa a riguardo è come quella di Messina Denaro per le leggi, per dire una cosa attuale e dimostrare che un pedone alla fin fine non è un marziano, ma un essere che, per la Costituzione, dovrebbe avere diritti siccome un’auto, un automobilista o un qualsivoglia mezzo meccanico.
Per ultimo occorre dire che una città schiava delle auto, che non consente ai suoi cittadini di deambulare serenamente, è una città invivibile, brutta e disumana.
Bacioni, estensibili.
Ma quanto siamo bravi! La mafia la combattiamo arrestando i criminali quando diventano invalidi.
Posted on 16. gen, 2023 by L.P. in Argomenti
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A margine la considerazione che per arrestare un mafioso ci vuole un governo di centro destra, stando ai fatti e non alle chiacchiere, circostanza che lascia il tempo che trova, beninteso, oggi si celebra, urbi et orbi, l’arresto di un latitante, del quale non ricordo bene il nome, che è stato capace di evitare le forze dell’ordine, pare, per circa trent’anni.
Trent’anni non sono uno scherzo, ma è quasi una vita, e, per una vita, costui ha preso in giro lo Stato Italiano (tutti in piedi).
Cionondimeno oggi si celebra il suo arresto, fra squilli di tromba, complimenti e pacche sulle spalle, con contorno di spot autocelebrativi e di ammonimento alla mafia che, perbacco, a noi non la si fa.
Roba dell’altro mondo.
Io, nel mio piccolo, costretto a fare i conti sempre con la mia coscienza, oggi, al posto loro, celebrerei un fallimento e chiederei scusa.
Scusa per il ritardo, per l’incapacità cronica, per la dabbenaggine, l’insipienza e la superficialità di chi, dal primo tutore dell’ordine a tutti i ministri in carica e non più, hanno saputo essere impotenti per trenta anni.
Lo Stato è uno, che a guidarlo siano i conservatori o i riformisti, cioè quell’accozzaglia di politici che, alla fine, è difficile distinguere l’uno dall’altro, capaci, come sono, di comportarsi tutti ugualmente male, e questo Stato è un inetto.
Che poi, a pensarci con un minimo di intelligenza, queste catture di vecchietti malati e, probabilmente già sostituiti da tempo sul campo, sembra tanto un consegnare l’osso in bocca al cane e sottrargli tutto il resto.
Secondo me risponde a una tattica precisa, quella di consegnare un inutile criminale, già in pensione da tempo, alle forze dell’Ordine perchè possano celebrarsi da sole di fronte al popolo italiano ed essere celebrate da quell’accozzaglia di giornali e giornalisti la cui principale dote è quella di servire supinamente il potere.
Cazzo! Ce ne fosse stato uno a dire “attenzione! Non abbiamo fatto niente di speciale, anzi chiediamo scusa per l’imperdonabile ritardo.”
Nessuno.
Popolo di cialtroni.
E ho detto tutto.
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