L’inferno è qui e ora.
Posted on 21. apr, 2023 by L.P. in Argomenti
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Ho sofferto tanto la prigionia del Covid. A impormela leggi, se non decreti, che definire bislacchi sarebbe un errore. Quei divieti sono stati un’aberrazione del diritto, una tortura della civiltà, un’imposizione tirannica e inutile.
Oggi lo sappiamo per certo.
E, dicevo, l’ho sofferta tanto da sfidare l’Autorità facendomi multare perchè in giro, in un luminoso giorno di pasquetta, con la mia bici. Ricordo i grugni dei poliziotti decisi a fare giustizia, a violentare il ribelle, a sanzionarlo, con una spocchia mai più, probabilmente, mostrata ai veri delinquenti.
Ma sappiamo bene come sia facile la vigliaccheria del potente col debole e di come scemi, invece, di fronte al vero destinatario dell’ordine, dichiaratamente delinquente. L’approccio autorevole riesce meglio col presunto debole, che si becca la doppia dose di vigliaccheria, accollandosi anche quella destinata a chi la meriterebbe.
So, però, che la maggior parte degli italiani ha obbedito con convinzione, e qualcosa dovrà pur significare.
Il fatto è che quando a tiranneggiare sono leggi e decreti anonimi, il popolo si crede addirittura libero.
Quindi o delinqui o rientri nel plotone di quegli stupidi che si credono liberi perché esiste una legge, anonima, che li costringe a casa come in prigione.
Talchè mi vien da pensare che la libertà non sia affatto il bene supremo, desiderosi come siamo, in maggior parte, di regole, e quanto più sono ferree, tanto più ci sentiamo protetti.
D’altro canto il fiorire delle migliori idee difficilmente matura nelle democrazie, che garantiscono a tutti lo stesso livello di vita, per lo più basso o insulso. Le democrazie abbassano il livello medio strutturale del paese: ti trovi assessore un fesso qualsiasi che non ha né arte né parte, ministro un ex portaborse, e legislatore uno che non mette assieme due parole. E questo livellamento in basso, per forza di cose, impedisce l’ascesa del merito.
Per dirla diversamente, un politico di scarso valore, non si circonderà mai di persone di genio e di valore, ma soltanto di suoi pari che non gli facciano ombra. Oggi i politici sono tutti, per lo più, di scarso valore.
Chi vale vive di stenti, soprattutto psicologici e la ricchezza si distribuisce secondo regole malsane tese a favorire la vanità, i perdigiorno e gli inutili.
Ci ritroviamo città ricche e città povere, con le stesse abitudini, le stesse tendenze, le stesse vanità, solo distribuite a livelli diversi, economicamente parlando: al suv da 50.000 euro si sostituisce il suv da 100.000 euro, e null’altro.
Ma l’onta più insopportabile, oltre a quella di subire una legislazione indisponente, è quella di essere amministrati da persone che non hanno una virtù, una competenza specifica, una particolare attitudine.
Che siano i governanti o gli oppositori, assieme, mettono in scena uno scandaloso spettacolo che ci tocca subire perché propinato, alla fine, senza interruzione.
E io che pensavo che fra i supplizi dell’inferno ci fosse quello di essere costretti a leggere gli scrittori autodefinitisi tali. Macchè. L’inferno è qui e ora.
Porca miseria.
Esegesi di un decreto sindacale, con pernacchia finale.
Posted on 15. apr, 2023 by L.P. in Argomenti

Visioni.
Posted on 04. apr, 2023 by L.P. in Argomenti

Ai politici di oggi, non so fino a che punto anche a quelli di ieri, manca una visione del futuro. Tale deficit, che è di sostanza, non avendo nulla di utile per la comunità un politico che non ne abbia, insomma stanno lì per questo, è causato dalla impossibilità di avere due visioni contemporaneamente.
La visione che li sostiene è quella di se stessi: diventano consiglieri? E si vedono assessori. Da assessori si immaginano con la striscia tricolore. Da sindaci a Presidenti di regione e poi onorevoli, ministri e chissà qualcuno che ha una seria visione di se stesso, anche primi ministri.
Del resto chi mai dubita delle proprie capacità, soprattutto in un momento nel quale non se ne richiedono?
Ecco, forse una volta si riusciva a far coesistere le due visioni nella convinzione che, averne una buona del futuro, significasse poterne avere anche una di se stessi.
Vi renderete facilmente conto che, avendo in testa programmi ben precisi sul proprio personale futuro, che prevede, quali combustibili, ambizione e stipendio congruo, ma diavolo cosa cappero può importare se, per esempio, una città o una regione languono? In definitiva, e continuo con gli esempi, che un cantiere rimanga aperto, ma non operoso, per un tempo tanto indeterminato da sembrare immutabile, ma che gliene frega all’amministratore di turno?
Potenza e la Basilicata ne sono fulgido esempio.
Entrambe le amministrazioni nate sotto la stella illuminata e illuminante dell’epocale cambiamento, stagnano fra buchi finanziari e buche nelle strade;
fra sistemazioni di fedeli adepti (con riconoscimento doveroso e politicamente corretto anche di poltrone per gli avversari, che, sentitamente ringraziano e non fanno opposizione) e slogan rassicuranti (che, poi, rassicurano solo loro stessi); fra tavoli (si dice così, burple) e compromessi, percorsi e definitivi “detto questo”.
La scena è talmente scadente da preferire gli stucchevoli convegni di presentazione del tal libro o la partita del Potenza, con annessi rigori sbagliati, sempre dallo stesso calciatore che, evidentemente, sa davvero e sempre sbagliarli (l’importante è saperle prima certe cose per potersi regolare).
Dopo più di qualche anno di questa minestra, nonevèro, si potrebbe obiettare che, cavolo, uno pure può meritarsela qualcosa di meglio. E invece no! Stiamo pagando il conto di quella irresponsabilità civile che ci ha portati a mendicare una raccomandazione anzichè studiare di più e provare a meritarsela qualcosa.
I media, infine, sono davvero crudeli. Arrivano a parteggiare, quasi tutti, anche in zona, per una parte politica, per fini sicuramente non nobilissimi, ma di bottega, perpetuando quella mancanza di visione che dal politico si trasferisce, pari pari, all’informazione e poi alla cultura (quelle tracce rinvenibili) e alla conduzione di enti, club e associazioni varie (queste non mancano mai e sono come i quotidiani, letteralmente per lo più impalpabili).
Fortuna che esistono le letture buone, la Champions, la musica, i film, altrimenti varrebbe la pena di optare per una scelta minimalistica, tipo fare il barbone o clochard (a seconda se si è di destra o di sinistra, che balordi).
Il barbone, o clochard, ha di nobile, che, pur fra mille stenti, non alimenta questo sistema neanche con un nichelino di zio Paperone (fumetto statunitense, ma regolarmente tradotto in italiano, per la serenità di Ramelli), il che lo erige a eroe di questi tempi. Il secondo posto, in questa ideale classifica di eroi, va agli evasori e il terzo va ai disoccupati. Sarà per questo, e non per altro, che la nostra repubblica (tutti in piedi) è fondata sul lavoro.
Che roba.
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