Tutti presenti, dal Quotidiano del Sud
Posted on 15. nov, 2019 by L.P. in Argomenti

Alla stazione, alla partenza di Bocca di Rosa, c’erano tutti, dal Commissario al sacrestano, raccontava De Andrè, mancavano i politici. E certo, perché questi, i politici, non vanno alle stazioni ma alle inaugurazioni. Infatti, al taglio del nastro del ponte diMontreale c’erano davvero tutti, un esercito è parso, con amministratori vecchi e nuovi, tutti a festeggiare una delle opere più attese, ma anche solo una delle poche opere e basta.
A margine l’estetica (bello di sotto e brutto di sopra, come dire ha un bel corpo ma è brutto- da notare il sessismo all’incontrario, vera perla), a margine pure la rete di protezione e il guard rail che non protegge i passanti, ma forse la rete, ma che evidentemente rimane solo un fregio estetico di indiscutibile pregio, rimane la festa dei politici, quel dover esserci, farsi fotografare, apporre una firma. Devo immaginare fossero presenti davvero tutti, salvo qualche eccezione che nobilita l’assente, finanche o forse soprattutto, chissà, i responsabili di un’apertura davvero fuori tempo massimo.
Ecco, quella foto potrebbe diventare una foto segnaletica se i ritardi nel terminare le opere pubbliche fossero reato. Per dire, ovviamente. Ma il fatto che tutto, anche un ritardo scandaloso, finisca a tarallucci e vino e spumante e taglio del nastro e hip hipurrà e sorrisi e congratulazioni, non riesco a digerirlo. Sarà un mio problema di stomaco, è evidente. Così come questo voler esserci per forza, questo manifesto e spropositato presenzialismo, non ha un briciolo di eleganza.
Che, poi, diciamocela tutta, che c’è da festeggiare? Lo scampato pericolo che di un maggior ritardo di qualche ulteriore anno? O la grande impresa di aver ristrutturato un ponte malmesso? Suvvia. Oggi tutto diventa una celebrazione, una festa. Quindi si finisce per svilire proprio quelle che sono, davvero, occasioni da festeggiare, quei fatti eccezionali, rari, inconsueti, quelle manifestazioni del genio umano oppure quelle opere che possono fare la storia di una città, non una semplice ristrutturazione, peraltro sconclusionata, tardiva, che ha prostrato una parte della città per troppo tempo.
Dai, allora, cominciamo a festeggiare anche le responsabilità: di chi è la colpa del colossale ritardo? del maltempo? Bene, mettiamogli il muso e non usciamo più quando piove, snobbiamolo. Oppure la colpa è del fantasma formaggino? Magnifico, cancelliamolo dal nostro immaginario, ignoriamolo, non raccontiamone più le gesta. E, non appena individuato il responsabile, festeggiamo con cortei, sfilate e trombette, perché sarà, questa, davvero una giornata storica. Pensateci un attimo: “scoperto il colpevole del ritardo di un’opera pubblica, la prima volta in Italia! Lode agli investigatori. La Basilicata prima regione d’Italia ad averne individuato uno. La popolazione è in festa!”
Si scherziamoci su. In fondo pare serva per pareggiare i conti con la vanità, sempre in rosso. Ma la prossima volta, tipo fra trentasette anni, quando un’altra opera verrà ristrutturata o addirittura fatta da zero in questa città, giuro ci sarò pure io, Gigio Gigi, un cittadino qualsiasi, mi farò largo fra i politici per arrivare alla prima fila e farmi fotografare. E sarà anche questa una prima volta: un cittadino che festeggia al posto di un politico. Tiè.
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