Il bene del paese, l’espressione più screditata dalle mille e una declinazione.
Posted on 22. set, 2021 by L.P. in Argomenti

Chi non evoca il bene del paese per giustificare le proprie gesta politiche?
Il fatto è che se il tal partito vuole fare una cosa, e il tal’altro partito ne vuole fare un’altra opposta e contraria, entrambi beninteso per il bene del paese, mi sorge il dubbio che si sia fatto un uso indecente dell’espressione.
Se poi, alla fine, scopriamo che il bene del paese per Draghi è ancora un’altra cosa, è chiaro che con l’abusata espressione non solo non si sa cosa si dice, ma probabilmente se ne fa un uso improprio, cioè si imbroglia la gente.
Draghi esordì col favore di tutti per l’incapacità dei partiti anche solo di mettersi d’accordo per un fine comune, importante, come la soluzione della crisi, sanitaria ed economica.
Si trovarono d’accordo soltanto per scrollarsi il problema dalle spalle e per deporlo su quelle di Draghi, evidentemente ben più possenti di tutte le loro messe insieme.
Dichiararono la loro fine, i partiti, ma ancora non ne sono consapevoli.
Si sono offerti al ridicolo, innanzitutto, ma hanno consegnato il paese nelle mani di Draghi, il quale ancora non ci ha spiegato cosa significhi, per lui, il bene del paese.
Di riforme non ne ha fatte. Ha restituito nelle fauci del fisco la fragile stabilità economica di milioni di italiani, ha abbozzato una riforma del processo civile, schiava di una veduta di parte del problema, quella dei magistrati, veduta che finora ha partorito riforme fallimentari, ma i veri problemi, sebbene ci siano soldi per rifare tutta l’Italia e affrontare tutto, sono tutti ancora lì e non si è neanche capaci di eliminare contraddizioni tanto evidenti quanto ingiuste nella battaglia sanitaria.
Dove c’è da investire, trasporti, scuola, fisco, lo Stato latita, come con Conte e con chi prima di lui; dove c’è da prelevare lo Stato risponde un presente squillante e cristallino. Eppure Draghi aveva esordito con una roboante frase “non è il tempo di prendere, ma di dare”, sottoscrivendo come ogni politucolo uno slogan destinato a rimanere tale.
Aver consegnato le chiavi della vettura Italia a un banchiere, alla fine, potrebbe risultare una mossa suicida. E tale fin d’ora è per la politica, che non esiste più, salvo che per riempire gli inutili talk show.
Gli osanna del primo giorno nei confronti del banchiere neopromosso dio in terra, lasceranno il passo a feroci ripensamenti e rimorsi divoranti, ma sarà troppo tardi.
Signori politici avete fallito e la relativa sentenza ve la siete scritta da soli. Irresponsabili, davvero irresponsabili, perché una vostra personale fine sarebbe anche stata auspicabile, ma la fine della politica no. Questo è il danno più grave che l’avvento di Draghi poteva comportare. Non lo avete calcolato, perché non siete capaci di calcolare niente. Ora mentre voi continuate a giocare, lautamente pagati, verranno fuori ferite inguaribili che gli italiani si leccheranno da soli.
Un Draghi crocerossino, infatti, non lo immagino proprio.
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