Wednesday, 31st May 2023

Jet lag lucano, dal Quotidiano del Sud

Posted on 11. dic, 2019 by in Argomenti

Jet lag lucano, dal Quotidiano del Sud

Avete presente il jet lag? Sì? Ecco, moltiplicatelo per dieci, no, per venti, ma sì, facciamo per trenta e siete pronti per un viaggio a Potenza e provincia.

La distanza, infatti, che divide Potenza dal resto del mondo è superiore a quella che divide Roma da Melbourne. Giuro! E ve ne darò le prove.

Albero di Natale, luminarie e presepe si mettono su l’8 dicembre, quindi per vederle a Potenza ci devi aggiungere qualche giorno, perchè l’8 dicembre, da queste parti, arriva un pò dopo, giusto un pò.

La ristorazione internazionale? Tipo Sushi, kebab e cheese-cake? Sono arrivati qualche anno dopo che nel resto d’Italia, sempre a causa di quel jet lag dovuto alla particolare situazione geografica.

Ma l’apoteosi del differimento del tempo, mantenendo la stessa data e lo stesso orario l’abbiamo toccata in politica, perchè da noi un candidato di Forza Italia è arrivato a governare 25 anni dopo l’esordio in politica di Berlusconi, e proprio quando la sua stella sta tramontando mestamente.

Talchè a Potenza corre più o meno il 1994, oggi è più o meno il 6 del mese di dicembre e l’inverno, quello freddo freddo, è alle porte.

I grillini governeranno fra dieci anni o forse più, quando altrove non ne avranno più neanche il ricordo e le sardine le vedremo solo in tv nella serie di cartoni animati dei “Pronipoti” di Hanna & Barbera, quale futuro remoto da sognare e di là da vivere.

Insomma con calma e per piacere. Ah, dimenticavo, per il Natale in piazza avremo nientepopodimenoche Bobby Solo, Mario Tessuto e Peppino Gagliardi. Vuoi mettere?

E’ il prezzo che si paga a essere lontani, inaccessibili, inarrivabili. C’è chi può e chi no. Noi possiamo.

Ma nessun problema, basta munirsi di scorte di melatonina e il più è fatto.

Piuttosto pensate a quanti viaggi nel futuro abbiamo la possibilità di fare. A Matera e Salerno per le luminarie, a Roma per vedere un’autostrada, un Freccia Rossa e i 5 Stelle e a Bologna per vedere le sardine.

E niente, è tutto un fatto di rotazione dei pianeti, altro che disfunzioni.

Slow stile, dal Quotidiano del Sud

Posted on 08. dic, 2019 by in Argomenti

Slow stile, dal Quotidiano del Sud

Dicono che i processi civili, in Italia, durino mediamente 3 o 4 anni. Nella Repubblica autonoma di Basilicata, no. O almeno a Potenza no. Noi, evidentemente serviamo per alzare significativamente la media o siamo esclusi dalle statistiche.

Un paio di settimane orsono, infatti, nell’ambito della mia infausta attività professionale, mi è stata notificata un’ordinanza che rinviava una causa, già vecchia di nove anni, perchè troppo giovane, o non abbastanza vecchia, oppure, dai, perchè ce me erano di più vecchie, di un ulteriore anno.

Quindi la velocità della Basilicata, intesa come velocità su gomma, grazie alla corsia unica della Basentana, su linea ferrata, grazie al Freccia Rossa a vapore e su codice, grazie ai processi decennali, è quella di una tartaruga reumatica con l’aggravante di essere indolente.

Gradirei conoscere le persone alle quali rivolgere un sentito ringraziamento.

Se è vero, infatti, come dicono taluni ammiccando, che una classe politica è indecente nella misura in cui lo è il popolo che la elegge, è altrettanto vero che esistono tantissime eccezioni, gente costretta a emigrare o a tacere o a passare per strana, che non merita lo stato delle cose esistente. Ed è a nome di questi, fra i quali non voglio annoverarmi per l’evidente conflitto di interesse (che sono bello e bravo non posso dirmelo da solo anche se è lo sport nazionale più praticato), che oggi chiedo alla classe politica intera se ha mai confessato a Dio onnipotente i suoi peccati. Come dire un attimo di dubbio sulla propria adeguatezza, un rimorso, un serio pentimento per quanto fatto, male, e non fatto, tanto. Un gesto che li riabiliti almeno da un punto di vista morale. No, nessuna punizione, ci mancherebbe, nessun risarcimento, figuriamoci, solo un passo indietro, finalmente umile, etico, cristiano.

A tale gesto, poi, dovrebbe accompagnarsi un minuto di silenzio da parte dei tanti che hanno sguazzato nella mediocrità, chiedendo un favore, elemosinando un diritto, barattando la propria dignità di cittadino per un vantaggio o una raccomandazione.

Sarebbe una rivoluzione.

Il concetto di democrazia, in fondo, è stato male interpretato: non significa, infatti, che tutti possono ambire a tutto, giammai. Significa solo che tutti hanno uguali diritti, partono senza vantaggi sugli altri e, poi, arriva prima chi è più bravo, con la conseguenza, rimarchevole, che ce ne avvantaggeremmo tutti, a essere guidati da chi vale di più.

Noi costituiamo uno Stato a parte. Uno Stato dove i miliardi del terremoto e il petrolio hanno partorito un non luogo, dove per bonificare un sito inquinato ci vogliono vent’anni così come per fare un piano paesaggistico; dove per indignarsi per l’invasione delle pale eoliche ce ne sono volute 1500, dove se una strada non ha buche per cento metri si ringrazia Iddio per tanta grazia, dove una superstrada dura due secoli, dove un processo si eredita come la casa o come un debito e dove, quando arriva una sciagura, si gioisce perchè ci saranno soldi pubblici da spartire.

Sì, siamo un’isola, forse non propriamente felice, come usava dirsi, ma lo siamo, la terza grande isola della Repubblica italiana.

PS: appello al ministro Bonafede. Con la prossima riforma della giustizia pare che i processi civili subiranno un’accelerazione mai vista. A prescindere dal come, che pure meriterebbe un approfondimento, dal momento che un ricorso al posto di una citazione difficilmente sanerà le ferite della giustizia, per dire, quello che interessa è se questa riforma riguardi pure la Repubblica di Basilicata, oppure, come sempre, noi si debba viaggiare a scartamento ridotto anche per la giustizia. No, giusto per sapere, sai com’è, tante di quelle volte fossimo inclusi nella riforma potremmo ritenerla una strenna per il Santo Natale.

Notizie dall’acquario, dal Quotidiano del Sud

Posted on 28. nov, 2019 by in Argomenti

Notizie dall’acquario, dal Quotidiano del Sud

Notizie dall’acquario?

Roger, negativo.

Ma è vero che si azzuffano fra amici?

Affermativo, fra avversari e fra amici, ma tutto nella sceneggiatura teatrale.

Avete indagato?

Negativo.

Meglio così, potrebbero venir fuori situazioni allarmanti.

Allora cosa si fa?

Rimanete in vigile attesa, ascoltate tutto, anche i bisbigli, le idee possono nascondersi nelle pieghe più minute, poi all’improvviso vengono fuori e fanno sfaceli. Ma fin quando non partoriscono idee è tutto sotto controllo.

Capo, io non vedo un’idea dai tempi dei Briganti.

Non esagerare, da allora hanno fatto la Basentana, ricordalo.

Vero. Ma poi basta.

Appunto. Speriamo che il letargo continui.

Del resto ci sono poche speranze.

Vero. Sarebbe un miracolo.

Ok. Allora noi comunque rimaniamo in ascolto.

Mi raccomando. Al primo segnale di idea lanciate l’allarme rosso, potrebbe essere letale. Ma fino a quando giocano a fare gli statisti, potete anche fumare una cicca.

Perfetto, capo.

A dopo, agente 07 e 3 10.

A dopo capo.

Passo e chiudo.

Petrolio, pale eolico, serve altro? Dal Quotidiano del Sud

Posted on 12. ott, 2019 by in Argomenti

Petrolio, pale eolico, serve altro? Dal Quotidiano del Sud

La Regione Basilicata, quando vigeva l’ultimo periodo di prorogatio della legislatura, in prossimità delle nuove elezioni della scorsa primavera, pubblicò una legge che, fra le altre cose, raddoppiava la potenza degli impianti eolici realizzabili.

Insorsero in molti, partiti e movimenti, chiedendo che il governo impugnasse la recente legge che finiva per devastare il territorio, già messo male dalle centinaia di pale eoliche.

Ci furono anche interrogazioni parlamentari e il governo rispose che sì, la legge era incostituzionale e andava impugnata. E la impugnò per il giudizio di costituzionalità. Seguirono attestazioni di vittoria da parte degli insorti.

Fatto sta che il ricorso proposto dal governo non riguarda la circostanza che la legge sia stata emessa in regime di prorogatio, cioè fuori tempo massimo, quando è possibile solo l’ordinaria amministrazione, né biasima la Regione per aver raddoppiato la potenza degli impianti realizzabili. Tutt’altro. Il ricorso va verso la declaratoria di illegittimità di qualsiasi prescrizione che contingenti la realizzazione di fonti alternative, vuoi per la potenza, vuoi per le distanze.

In buona sostanza sostiene il governo che pur in presenza di limiti regionali, questi si pongano in contrasto con la legislazione nazionale ed europea e che, quindi, gli stessi non possano impedire che l’iter autorizzativo ne rimanga condizionato negativamente.

La scellerata scelta di non limitare le fonti di energia alternativa, può trovare impedimenti solo per motivi di salute pubblica, motivi paesaggistici di tutela e motivi urbanistici.

La nostra terra, quindi, già devastata nel paesaggio dalla presenza di tante pale eoliche, rischia di vederne tante altre.

Oltretutto il rischio che il business, chè purtroppo anche di questo si tratta, comporti infiltrazioni malavitose, è altissimo, come le recenti notizie di fonte giudiziaria dicono.

In fin dei conti le intenzioni governative sembrano chiare inriferimento al problema, esse infatti gridano un plateale “viva l’eolico e viva lo sfruttamento di ogni risorsa”.

In Basilicata, terra di estrazioni petrolifere con conseguenti annessi problemi, corriamo il rischio di morire soffocati dalla smodata ricerca di energia, alternativa o tradizionale che sia. La prima non ferma la seconda, talchè di alternativo non ha niente. Basterebbe osservare che, avendoci già i pozzi, potremmo essere esentati dalle pale, per esempio, in quanto “stiamo già dando e abbondantemente”, o quantomeno, se si deve dare il via libera alle energie alternative che finisca l’attività estrattiva. E invece, no.

Nella terra nella quale la crisi economica segna il passo più pesante, questa stessa terra, più ricca delle altre per le risorsenaturali, devastata anche dalle pale eoliche, rischia di morire povera e disperata, malata, fin quando non avremo garanzie scientifiche che la salute venga tutelata davvero –che a oggi mancano spudoratamente- e abbrutita.

Un quadro desolante. Ma il business continua. Non c’è processo giudiziario o norma che eviti la distruzione di uno dei territori più belli e selvaggi d’Italia.

Noi, vittime sacrificali, se non moriamo per la cattiva salute o il sangue acido, moriamo di povertà. 

Che culo.

Il pollaio regionale, dal quotidiano del Sud.

Posted on 11. ott, 2019 by in Argomenti

Il pollaio regionale, dal quotidiano del Sud.

(Antefatto: l’assessore Leone ha chiesto in consiglio all’opposizione di smetterla di starnazzare, l’opposizione si è indignata e ha minacciato querele, dal Quotidiano di ieri).

Secondo l’assessore Leone, il consiglio regionale è frequentato da volatili starnazzanti.

Se anche fosse vero, sarebbe altrettanto vero che il consiglio sarebbe più o meno un pollaio, a prescindere da chi fa la gallina o il gallo.

Quindi noi lucani avremmo un consiglio regionale che si immedesima esattamente nell’avicoltura tipica della Basilicata, riproducendo lo schema tradizionale delle aie delle case di campagna delle nostre terre in salsa politica. Magnifico!

Insomma a sentirli litigare senza nessun limite c’è da chiedersi come si possa arrivare a questo livello senza temere di sfiorare il ridicolo.

Meritiamo di meglio?

Non lo so, anzi, non credo.

Credo, infatti, che, se questo è il quadro che i partiti sono in grado di disegnare, e questi sono i risultati della volontà elettorale, ci sia una coerenza di fondo inequivocabile.

Sdoganato il vernacolo, però, ci mancano solo le mazzate, matempo al tempo, forse manca davvero poco.

La reciproca disistima è talmente palese, fra i diversi schieramenti, da risultare incompatibile con modi urbani e comportamenti da galantuomini, oltre che con un dibattito democratico.

Certo non basta la disistima, che, pure, può essere manifestata per così dire “all’inglese” e cioè con humor, ironia e sorrisetto beffardo. Ci vuole anche una naturale propensione alla rissa, seppur verbale, alla sovrapposizione delle voci, a chi grida di più, come accade nei talk Show, del resto. Insomma è necessario avere un’educazione diversa da quella che si provava a insegnare una volta.

Costituisce un cattivo esempio? Non so, andando avanti così, sarà uno spot per il ritorno trionfante del galateo; perché alla fine finiremo per essere nauseati da cotanta inutile violenza verbale.

E ora, pardon, concedetemelo, vorrei congedarmi da voi porgendovi i segni immutati della mia stima. Chissà che cominciando a usare modi diversi anche in un articolo di giornale, non si ritorni a una politica guardabile.

Un processo è …. per sempre, dal Quotidiano del Sud.

Posted on 09. ott, 2019 by in Argomenti

Un processo è …. per sempre, dal Quotidiano del Sud.

Qualche tempo orsono Renzi aveva dichiarato, non senza una certa sicumera, che se i suoi genitori fossero stati ritenuti colpevoli di qualche reato avrebbero meritato una condannaaddirittura doppia. Dichiarazione tanto supponente quanto stupida, non essendovi motivo di raddoppiarla solo per la sua presenza significativa in politica.

E infatti i giudici non l’hanno ascoltato, altrimenti si sarebbero beccati, i genitori del Matteo più famoso d’Italia, tre anni e sei mesi per le fatture false. Né Renzi ha ricordato il particolare.

Ma avendo, tutti, fiducia nella giustizia, aspettiamo l’esito del presumibile appello; passeranno un altro paio di anni, ma che vuoi che siano di fronte all’eternità.

Ed è proprio quest’ultimo l’approccio giusto alla giustizia italiana. La longevità dei processi, che porta un avvocato a lasciare andareun pezzo di cuore professionale ogni volta che una causa finisce, avendolo accompagnato per anni e anni, è una costante che nasconde una sua valenza terapeutica.

Vuoi mettere la fredda imperturbabilità che accompagna parti, difensori e giudici nel trattare questioni accadute nella notte dei tempi con l’irruenta passione di chi ha sofferto un’ingiustizia, sia essa civile, amministrativa o penale, soltanto ieri l’altro?

Si tratta, in effetti, non già di sciatteria o d’inettitudine organizzativa e/o legislativa, non di intenzione dolosa a tirarla per le lunghe, né di incapacità di qualche pigro o del politico di turno, macchè, si tratta di una scelta saggia, terapeutica, si diceva dianzi.

L’immagine di un’udienza di cassazione, coi magistrati lontani e sommersi da fascicoli tanto grandi quanto vetusti e polverosi, è l’icona del tempo che lenisce, che ripara, v’è mitezza e temperanza, misericordia e carità, nel portarla alla lunga. La giustizia, coi suoi tempi, recide i rami dell’indignazione, allevia i sintomi del disagio da ingiustizia, in una parola, livella tutto e tutti riportandoci al classico “scurdammc u’ passat”. Forse anche per questo costa tanto.

Infatti quando alla fine arriva la sentenza, i primi a cadere dalle nuvole sono i diretti interessati “Sa, è stata pubblicata la sua sentenza”, “quale?”, rispondono gli increduli storici clienti e tu lì a ricordare la vicenda, “ma credevo fosse stato archiviato tutto!”, “eh no, bello mio, prova a ricordare io ci ho lavorato per anni!”, ma a questo punto diventa una questione privata fra avvocato e cliente, nulla a che vedere con la missione della giustizia di risolvere al meglio le questioni che vivono al di fuori della legge. Questa missione viene stata raggiunta con l’apparente indolenza di chi è superiore, ma con l’inesorabile efficacia del venir meno degli interessi.

A Potenza se una causa non ha almeno dieci anni non viene decisa, secondo una risoluzione dirigenziale che prevede sentenze solo e primariamente per le cause vetuste; la conseguenza è che cause facili facili non vengono decise ma rinviate, ma anche cause importanti, pronte per la decisione o cause cui non necessita neanche l’ascolto di un teste, fino a che non compiano tutte, inesorabilmente, almeno dieci anni, siano cresimate e abbiano fatto la prima comunione.

Ed ecco che ritorna il confronto con l’eternità. L’uomo cristiano tende appunto all’eternità, dell’anima, giammai del corpo, la giustizia è il giusto allenamento, perché, parliamoci chiaro, l’eternità potrebbe anche risultare di una noia invivibile, quindi bisogna arrivarci con la giusta preparazione.

E’ lo “slow” che ritorna importante, di moda, se non proprio necessario, dopo decenni di “fast”: mangiare lentamente, masticare bene, ovvero, litigare davanti a un giudice con movimenti da moviola, ecco, questi sono i segreti per una vita serena e un eternità sopportabile. In fondo ci vuol poco.

Città europea dello sport. Dal Quotidiano del Sud

Posted on 07. ott, 2019 by in Argomenti

Città europea dello sport. Dal Quotidiano del Sud

Nel dichiarare la mia ignoranza sulle città europee dello sport, per gioco, mi sono posto delle domande: quali sono i requisiti necessari che Potenza ha inevitabilmente dato prova di possedere per ottenere la nomina? Credo di non sbagliare nell’individuare in piazza Mario Pagano il nostro asso nella manica. Quale città, infatti, ha un gratuito e fruibilissimo campo di calcetto in pieno centro, o meglio in piena piazza? Ormai neanche i paesini hanno questo onore. Noi sì.

Ogni pomeriggio, infatti, fino a sera bambini del centro storico si stordiscono con interminabili partite che solo i mercati periodici, le feste della birra e la festa di San Gerardo possono interrompere.

Ma, come ogni serio impianto sportivo, anche lo stadio di piazza Mario Pagano ha i suoi campi satellite, altro che la Continassa, per dire. Infatti nella vicina piazza del Sedile, il Comune mette a disposizione una grande terrazza dove squadre minori si affrontano con inalterata passione e vis agonistica.

Un inno allo sport celebrato con l’umile partecipazione della popolazione che, dovesse mancargli il solito pallone fra i piedi, mentre passeggia, potrebbe vivere momenti di panico.

Ma si scherza, ovvio.

Nè tantomeno voglio pormi fra quelli che “in piazza non si porta il pallone!”, perchè ebbi anch’io la possibilità di giocare in simile stadio e vi assicuro che neanche la pendenza del campo di gioco verso la Prefettura, impedisce di fare bei cross seguiti da felici e vincenti inzuccate.

Se poi città europea dello sport si diventa per sorteggio, allora abbiamo fatto il fatidico tredici, cioè nessun merito oltre il conclamato culo del caso. Oppure, ancora, siamo stati scelti perchè abbiamo presentato un progetto vincente. Ecco questa mi piace assai. Magari ce lo illustrassero sarebbe cosa gradita, ma no, meglio una sorpresa, dai, facciamo così.

Che bello sarà svegliarsi con la pista ciclabile sotto casa, palestre rionali, la pallacanestro che torna a Montreale, la città dello sport in qualche accessibile contrada, con campi, piscine, giardini, fontane, lo stadio del ciclismo da pista, il palazzo di ghiaccio, marciapiedi percorribili, frutta e verdura, patatine e pop corn …. eh, che sarà.

Ma mancano solo quindici mesi. Mumble, mumble. Facciamo due conti del servo (notare il rispetto del genere femminile, dai, che classe): se per il ponte di Montreale ci sono voluti quegli anni che ci sono voluti, chè ho perso il conto, per tutto quel popò di roba come facciamo in 15 mesi? Vabbè, male che vada ci sono sempre i campi di Piazza Mario Pagano e piazza del Sedile, la pista per skate board di via Vaccaro e quella per il gigante di via Marconi. E niente, noi potentini, siamo dotati di natura.

 

Campos Venuti e il regolamento urbanistico di Potenza, dal Quotidiano del Sud

Posted on 03. ott, 2019 by in Argomenti

Campos Venuti e il regolamento urbanistico di Potenza, dal Quotidiano del Sud

La recente scomparsa del prof. Campos Venuti mi ha riportato indietro negli anni, a quando, cioè, ebbi l’onore di sedere in consiglio comunale a Potenza.

Era l’epoca del primo Santarsiero, che con la sua fervida immaginazione vedeva Potenza come città cultura, città metropolitana e chissà cos’altro.

Un visionario, potrebbe definirsi, non fosse che la sua visione si sia arenata al Regolamento Urbanistico, a qualche mostra e al solito tran tran fatto di debiti, servizi scadenti e assessori improbabili.

Il prof. Campos Venuti era stato chiamato per far rifiorire urbanisticamente la città di Potenza, mediante la realizzazione del Regolamento Urbanistico, strumento che doveva completare la missione che una legge, scopiazzata da qualche altra regione, aveva di dare un senso urbanistico, e non solo, a tutta la regione.

A margine che quella legge sia rimasta la più bella incompiuta da quando il mondo ha fatto l’uomo legislatore, il bello è che prevedeva piani strutturali generali, provinciali e comunali, con una logica non di poco conto, che dal generale finiva al particolare. Insomma il R.U. era l’ultimo sigillo che avrebbe disciplinato il territorio prettamente urbano, cioè meno che comunale. La realtà vide invece invertirsi l’ordine e i Regolamenti, per la verità solo alcuni, perché alcuni comuni ancora, dico ancora, non ce l’hanno, vennero alla luce per primi, forse perché prevedevano consumo di territorio, ma dai, anche se all’epoca si giurava che di territorio non se ne sarebbe consumato un centimetro. Insomma i futuri palazzi sarebbero nati per aria e il verde pubblico sarebbe addirittura aumentato, come per miracolo.

E quindi venne scomodato il noto professore che fece anche una comparsata in commissione comunale, mi par di ricordare, senza suscitare né scalpito, né entusiasmo, se non nell’irrefrenabile sindaco che si vedeva al centro della rinascita potentina. A me sembrò, fattagli una specifica domanda, che al nostro Regolamento avesse solo regalato la sua sigla, ma sicuramente mi sbaglierò e fui io a non cogliere, nelle sue parole, la sua paternità totale.

Il risultato è ancora oggi ben visibile: un territorio già zeppo di costruzioni che si è visto consumare ogni angolo in un’orgia cementizia che vede ancora oggi largamente inutilizzati gli edifici che, soprattutto nella piana cittadina, sono spuntati come funghi, nella loro brutta magnificenza.

All’edilizia si è sempre affiancato il lavoro e lo sviluppo, ma temo sia un ragionamento miope se è vero, come lo è, che Potenza, anche con l’ultimo sballo palazzinaro è sempre più in crisi.

Il professore è celebrato sui quotidiani, ma fra le sue opere non spunta mai il R.U. della città di Potenza, forse perché non segnò la storia dell’architettura, non migliorò la nostra città e magari fu più il frutto di una sintesi politica che l’opera geniale di un professore architetto.

E’ storia recente, ma già c’è bisogno di chi la ricordi, perché ai più sfuggono tante recenti vicissitudini. Recenti e meno recenti, dimenticate o manipolate, neanche tanto ad arte.

Per esempio il Potenza Sport Club rischia di tornare in serie B senza aver mai ricordato, anzi avendolo sostituito nella memoria con altri, il Presidente della precedente impresa.

Una città immemore?

Ma no, solo superficiale, zeppa di ignorante cultura e arrogante potere, ben amalgamati e serviti con ghiaccio, please.

Il fascino dell’indagato venuto da fuori. Dal Quotidiano del Sud

Posted on 08. ago, 2019 by in Argomenti

Che, come direttore generale alla Regione Basilicata, ci stia meglio un campano di un lucano, dai, ci può stare. Sono più esperti, non hanno la crosta di provinciale, hanno carriere più gloriose, probabilmente.

Che, poi, anche il Governatore Bardi sia napoletano, non significa niente di particolare, se non che, probabilmente,  ha voluto scegliere nel suo ambiente, dove, evidentemente conosce meglio le persone e, quindi, diciamo che garantisce lui, sebbene in politica non esistano fidejussioni morali, ma si va bene così.

Che, poi, infine, sia preferibile un campano indagato a un lucano, non parimenti indagato, ma a un lucano senza carichi penali pendenti, beh, forse questo è francamente troppo.

Tipo, ma non poteva scegliere, se proprio lucano non usa, un marchigiano non indagato? O un piemontese senza archiviazioni per prescrizione, no, dico, visto che ha speso una vita al servizio della legalità?

Mistero della fede. Quella fede di cui bisogna dotarsi per non lasciarsi andare a pensieri tetri, del tipo “noi non valiamo niente”, “siamo gli ultimi finanche a casa nostra” ecc. ecc.

Una regione prostrata, forse offesa, non fosse che riesce a rimanere indifferente a tutto.

Pensate alle opposizioni. A sinistra il silenzio più tombale, ma che volete è agosto per tutti, i 5 Stelle che timidamente si ribellano e le forze di destra, che tanto hanno blaterato negli anni sulla legalità, che d’incanto si ritrovano ad avallare, senza storcere il muso, scelte quantomeno opinabili.

Certo, nessuno è colpevole prima di una sentenza definitiva di condanna, che se poi il reato si prescrive, pazienza, ma il problema è tutto psicologico: da un lato un governatore che vede di buon occhio i campani, sebbene col neo, dall’altro i lucani a sentirsi dei falliti, perché neanche le indagini fanno la differenza.

Ma mi rimane un dubbio: e se fossero proprio le indagini a conferire quel tocco di esoticità e di fascino, di mistero e di audacia, buoni per essere scelti? Altro mistero della fede.

Vabbè, fa niente. Tanto chissenefrega, cambiamento è stato annunciato e cambiamento, ovviamente, come sempre, e ci mancherebbe altro, non è stato.

Braccialetti, cravatte, politica alta, insomma (dal Quotidiano del Sud)

Posted on 04. ago, 2019 by in Argomenti

Braccialetti, cravatte, politica alta, insomma (dal Quotidiano del Sud)

Quando la democrazia non è in grado di soddisfare le esigenze di un popolo, anzi, dimostra la sua speciale incapacità ad affrontare e risolvere i problemi, mostrando la sua peggiore faccia, fatta di insolenza, protervia, privilegio e corruzione, facile che vada in crisi.

Un esempio per tutti: la giustizia è da decenni in crisi. La democrazia cosa è stata capace di fare? Aumentarne i costi a dismisura, disincentivandone l’accesso, diminuendo la generale tutela dei diritti, negando sostanzialmente la giustizia quotidiana che riguarda le persone normali, rendendo impervi i percorsi processuali, disseminandoli di decadenze, restringendo le ipotesi di impugnazione, aumentando i casi di sentenze ingiuste neanche impugnate solo per il costo da sopportare, spettacolarizzando la fase più delicata e meno seria dei processi, cioè le misure cautelari e non le vere e proprie sentenze e lasciando che i tempi rimanessero lunghi.

Un risultato fallimentare che allontana il cittadino dalla giustizia.

Come per la giustizia si potrebbe parlare del regime fiscale spregiudicato, ingiusto, eccessivo a dispetto dell’evasione sempre più fiorente. Della disoccupazione, del fallimento dell’euro, dei servizi scadenti ecc. ecc.

La logica conseguenza è un senso di sfiducia generale sulla possibilità che una democrazia rappresentativa, basata sul parlamentarismo, sia una cosa seria e non un giocattolo da mettere in mano a spregiudicati, o ingenui, o sprovveduti, comunque generalmente incapaci, se non peggio, quali i politici che i partiti, per lo più, riescono fatalmente a infilare nelle amministrazioni, le massime come quelle locali.

Un tale sentimento di sfiducia, oltre ad allontanare dalle urne, alimenta consenso per quelle figure che più si contrappongono all’idea democratica pura. L’illusione che un decisionista possa far meglio si fa spazio e così l’illusione che riconoscendogli più ampi poteri le cose possano andar meglio. Il che potrebbe pure in ipotesi essere, ma nel breve periodo, giammai in quello lungo, quello cioè che interessa alla politica.

Perché ciò non avvenga, sempre che si sia tutti d’accordo che la democrazia sia il sistema meno cattivo di tutti, occorre che questaindossi l’abito buono, quello della rappresentanza qualificata. Occorre che i partiti facciano filtro e indichino amministratori e parlamentari degni di questo nome, per intelligenza, morale, capacità, cultura, trasparenza, operazione improbabile, però, visto che i partiti talvolta puzzano dalla testa.

E allora? Vero che in ogni epoca c’è sempre stato qualcuno che sosteneva che prima andava meglio, tanto che io mi esimo dal farlo, ma è altrettanto vero che si deve fare di più, si devepretendere di più, da se stessi e dagli altri. In fondo, forse, è solo la crosta dell’Italia che non va bene; dentro, il paese è ancora buono. E la crosta è la politica attuale, oltre la mafia, capaci, però, da soli, a incancrenire tutto. Quanti italiani sono più garbati dei loro esponenti politici? Ovviamente la maggior parte, solo che chigrida riesce sempre a sopraffare la moltitudine che lo circonda, e, dopo, a gridare saranno in due e poi in tre. Quel che si grida lo sipotrebbe dire senza megafono, senza insulti e con ricorso al miglior italiano, con la certezza che avrebbe più peso. Ma il peso di moda oggi sono i decibel e, appunto, i toni da osteria.

Forse per questo si associa ai sistemi dittatoriali una specifica ruvidità, che fa a pugni con l’intelligenza, la discussione e il rispetto; cose, queste ultime, che ci fanno apparire la vita ancora come una cosa bella.

Siamo ancora in tempo a tornare a essere umili e gentili, si è sempre in tempo.

Basta cominciare.

(Ho visto e sentito l’ultimo consiglio comunale di Potenza. Nella pochezza generale la questione del braccialetto e della cravatta rossa, non riportati dalle cronache, relativa alla discussione fra Guarente e Tramutoli, mi ha ispirato. Guarente indossa il braccialetto “prima gli italiani”, Tramutoli, che indossa una cravatta rossa, dichiara che si allontanerà dall’aula ogni volta che vedrà indossato il braccialetto, Guarente risponde che allora non si vedranno più. In estrema sintesi ecco, cioè politica davvero alta.Così, per dire. La tesi di Tramutoli è anche giustificata, ma fino alla minaccia di andarsene. Dopo diventa soltanto un infantile “eio non gioco più”).

Vota Antonio.

Posted on 17. mar, 2019 by in Argomenti

Vota Antonio.

Forse è l’equivoco maggiore del partito democratico e della sinistra in genere. Voler rappresentare, cioè, le classi disagiate e la borghesia altolocata assieme, ma lasciando ogni decisione e discussione solo alla seconda. Senza trascurare la sua ormai cromosomica tendenza a trasformarsi in comitato d’affari, e, per esempio, basterebbe guardare alla Basilicata.

La borghesia altolocata, poi, si riempie la bocca di solidarietà, disagio e difesa dei poveri, limitando, però, la difesa a discorsi teorici sui migranti, slogan e nulla più.

Questa sinistra, così malmessa, infine, pensa possa bastare avere, come programma politico, solo quello di sbarrare la strada al populismo se non addirittura al fascismO. Fuori di testa.

Incombono, frattanto, le elezioni europee, ma immaginare una campagna elettorale europea, cioè volta ai problemi specifici dell’ente politico Europa, strozzata dai trattati, è una chimera, perchè i partiti, e non solo quelli italiani, si sfidano in una partita tutta interna, tesa da un lato a delegittimare i partiti di governo e dall’altro a confermare e aumentare i consensi per contare all’interno di ogni stato. Ma ogni governo sa bene che, coi limiti dei trattati, può davvero poco, sebbene molti facciano passare l’idea che “loro possono cambiare l’Europa”. Balle.

In Basilicata fra sette giorni sapremo se  i lucani vogliono ancora stare al servizio del comitato d’affari della sinistra o se invece, sentendosi maggiorenni, vogliano scegliere liberamente. C’è chi ironizza che, in caso di cambiamento, si tratterebbe soltanto di cambiare comitato d’affari e, un pò, sono d’accordo, perchè fra tutti i candidati c’è poco valore politico, e, fra i candidati governatore ce ne sono un paio davvero improponibili (vedi destra e centro sinistra) e altri due alle prime armi in politica, ma, quanto a Trerotola e Bardi, come dice il mio barista di fiducia, “non si possono sentire”; vero, perbacco, sembrano due laureati ragionieri in un simposio su Catullo, a voler essere gentili.

Va bene, ma almeno fra poco sarà finita. Non è stata una campagna invasiva, come altre volte, ma non sono mancate le rappresentazioni teatrali pittelliane (temo abbia sbagliato mestiere) e manifesti fantasmagorici.

Alla prossima.

 

Basilicata, paradiso degli indifferenti.

Posted on 12. gen, 2019 by in Città di Potenza, Commenti

Basilicata, paradiso degli indifferenti.

Va bene si va al voto, ma per votare chi?

E, ancora, per votare quali intenzioni politiche e amministrative?

L’irresponsabile mondo della politica nostrana non ha approfittato della proroga gentilmente concessa da una Franconi stile Paperon de Paperoni, quanto a eccesso di risparmio, neanche per formulare una proposta concreta del futuro della Basilicata. Macchè. Troppo presi a salvaguardare le proprie poltrone, i propri cappelli, le proprie prerogative, hanno dimenticato che la politica, alla fine, oltre che nella celebrazione del loro potere, si concretizza nel governo del territorio, con tanto di idee e programmi.

Niente di niente. Roba da metterli al muro per bersagliarli con pomodori andati, mele marce e bucce di mandarino.

La politica, per loro, si limita a una candidatura, alla raccolta del consenso e all’esercizio, bieco, della distribuzione delle coppole minori, tutte rigorosamente affidate a fidi imbecilli o giù di lì.

Qualche eccezione c’è, per la verità. Un 5 Stelle in giro per la regione che qualche idea la sta provando a mettere insieme, ma nulla a che vedere con un programma definito, un esponente del PD che prende chiare posizioni sul petrolio, e poi il nulla, il buio in sala alla fine dell’opera con macchinista che dimentica di accendere le luci.

Quindi, a oggi, non conosciamo chi si propone per la massima carica, eccezion fatta per Mattia, chi si candida a consigliere, quali sono le coalizioni, ma, soprattutto, quali sono i programmi.

Su questi molti pseudopolitici dicono che i programmi sono tutti uguali, ma quali!, che non ci vuole niente a prepararne uno decente, evidentemente spolverano sempre lo stesso di qualche decennio orsono, affidandosi alle chiacchiere che verranno dispensate a un microfono o in un tweet. Roba da matti!

Lo scempio della politica.

Eppure in questo meraviglioso territorio ce ne sono di cose da dire e programmare, dalle infrastrutture, che pure vanno adeguatamente teorizzate, sul tipo e sulla localizzazione, sull’emergenza ambientale, su un’agricoltura da rilanciare o destinare ad attività di nicchia e di ripiego, su una industrializzazione che va sollecitata o definitivamente debellata, sulla naturale predisposizione del nostro territorio, invero variegato, a essere destinato a un obiettivo piuttosto che a un altro, sul ruolo delle province, sulla valorizzazione dei nostri borghi, sulla caratterizzazione turistica e/o cos’altro; tutti argomenti sui quali i nostri partiti, se interrogati, saprebbero rispondere con frasi fatte, slogan appunto, ma senza aver speso un minuto che sia uno allo studio delle nostre problematiche.

Il deserto più arido esistente sulla faccia della terra è quello dei cervelli politici nostrani, abili solo nel comporre i puzzle del potere, promettere manciate di briciole, rigorosamente quelle avanzate, e fare leggi destinate a essere cestinate o provvedimenti a essere annullati.

Nulla scuote il piatto elettroencefalogramma politico dei nostri eroi che, ora, sono pure in affanno perché le elezioni incombono e questo loro affanno testimonia di quanto, in definitiva tutti, tranne i ricorrenti, avessero a cuore il rinvio.

Un quadro mostruosamente negativo che, però, non scuote i lucani. E su questo punto davvero non riesco a capacitarmi. Ma è possibile che non si avverta l’esigenza di una politica di qualità? Ma è possibile che siamo tutti così piatti da meritarci questo inguardabile spettacolo?

Trovo che anche la stampa davvero si sia adeguata al livello sotterraneo della qualità intellettuale e culturale della nostra politica; così come i sedicenti intellettuali, indifferenti o collusi con un potere marcio che non ha niente da dare di buono, non danno segni di vita, ma vivacchiano fra un libro e una mostra.

E’ quindi normale che l’agenda politica della nostra regione continueranno a dettarla le Procure, tutte, i Tar e le varie Corti, giammai un consesso politico che non ha davvero motivo di esistere in questi termini. Per quanto mi riguarda sarebbe meglio abolirla la Regione Basilicata, o tutte le regioni, chè hanno dimostrato di meritare l’autonomia solo in pochissime, le altre figlie della sciatteria, degli interessi di pochi e dell’ignoranza, meriterebbero di scomparire definitivamente.

Autonomisti della Lucania a rapporto!, editoriale del Roma di Basilicata

Posted on 09. ott, 2017 by in Commenti, Regione Basilicata

Autonomisti della Lucania a rapporto!, editoriale del Roma di Basilicata

Magari potremmo invocare l’autonomia anche noi lucani. Che ci manca? Abbiamo tutto, finanche una barriera naturale anti-invasione realizzata attraverso la non edificazione di strade e ferrovie. Col petrolio potremmo dare sfogo a una atavico complesso di povertà sfrenandoci nell’acquisto di ville a Maratea, appartamentino per partorire idee letterarie a Castelmezzano, suv e abiti su misura e gioielli alle signore.

Poi potremmo sbizzarrirci con stipendi tripli rispetto al resto del mondo, orario di lavoro ridotto e sussidio ai pensatori che non possono certo perder tempo con un lavoro normale.

In fondo siamo una popolazione piccola, facile farla star bene, basta evitare di regalare il petrolio a chi ce lo paga con malattie e sporcizia, far pagare le tasse a chi ha stabilimenti qui da noi e pochi altri accorgimenti.

Strano che a nessuno sia venuto seriamente in testa.

Un bel movimento autonomista, quello dei due mari, delle due province, delle quattro strade e dei quattro comitatini.

Il problema sarebbe quello di rendere consapevoli i lucani, al fine di una loro adesione convinta, che non paga star dietro al politico di turno, che poi questi turni non finiscono mai, estendendosi, per qualcuno, anche agli eredi, e che il futuro è solo nelle loro mani.

Non corriamo il rischio, come Barcellona o la Gran Bretagna, della fuga delle banche, chè già se ne vanno ora, assieme a uffici e direzioni regionali. Non corriamo il rischio di una uscita dal contesto europeo, chè già non ne facciamo parte. Insomma rischi zero e poi vi assicuro che ricchi come arabi, saremmo corteggiati da lobbies e finanzieri, evasori e imprenditori. E sì, perchè potremmo abbattere il carico fiscale, avere ospedali all’avanguardia e offrire tutela sanitaria a 5 stelle a tutti. Diventeremmo una meta ambita dove trascorrere la vecchiaia per ricchi pensionati, offrendo tartufo, aglianico e sciccherie del genere, con tanto di belleze naturali e simpatica accoglienza.

Già. Noi potremmo farlo.

Il problema è, però, che ci sentiamo lucani così come ci sentiamo italiani, cioè solo allo stadio; che, in dondo, rispettiamo la nostra terra come rispettiamo un cane randagio con la rogna; che ci scegliamo i nostri rappresentanti in maniera acritica, indotta e utilitaristica (un voto per una raccomandazione); che abbiamo come meta del nostro sguardo la punta del nostro naso o al più quella del naso della famiglia; che, un pò saccenti e presuntuosi, affrontiamo la vita e le responsabilità con superficiale pressappochismo. Insomma un senso di appartenenza alla nostra terra vero e proprio manca.

Ma forse è un bene, dai. Vuol dire che é fuori del nostro DNA, uno spinto spirito autonomistico, che ci sentiamo italiani, stiamo in fondo bene e che che cavolo ce ne frega a noi.

E quindi mentre il mondo è in subbuglio noi ci approntiamo ad accogliere candidature politiche che sanno di vecchio, con programmi stantii, copiati e ricopiati da non realizzare mai, i partiti si agitano per una candidatura lasciando spazio a quello che viene chiamato pragmatismo che è il primo nemico della politica, fatta di idee, progetti e visioni fantastiche, tutto il contrario cioè del pragmatismo che, sia chiaro, significa solo farsi li cazzi propri. Seraficamente disgraziati, per gradire.

L’Italia è stanca. Editoriale del Roma Cronache Lucane

Posted on 05. set, 2017 by in Argomenti

L’Italia è stanca. Editoriale del Roma Cronache Lucane

L’Italia è stanca. La Basilicata vieppiù.

Il dato inconfutabile, al di là del pil che pare ricresca, della crisi alle spalle, ma ce lo dicono da sette anni, dello stop all’arrivo di migranti, del jobs act che va a mille, è questo, perché un tale livello di vera e propria violenza sociale, di scarsità o basso livello di servizi, di politica incapace e di fessi al comando, è difficile riscontrarlo nel passato più recente, diciamo dal dopo guerra in poi. Stanca da trascinarsi da un giorno all’altro con evidente fatica.

E’ vero, pare che questa estate gli italiani abbiano ripreso a fare vacanze, ma il livello di sicurezza delle più frequentate località turistiche, il loro addirittura sovraffollamento, ha abbassato la qualità della vita, anche in vacanza, aggravando quel senso generale di stanchezza.

L’italiano ha reagito, forse per sbattere la porta in faccia alla crisi, con un comportamento dignitoso di sfida, ma anche da questi sintomi ci si rende conto della stanchezza imperante.

Stanchezza fisica, conseguenza di ritmi febbrili di vita imposti per inseguire il nulla. E poi psicologica perchè sempre dietro a un’ansia per se stessi o per i propri cari. Ancora, morale, non sapendo più a cosa credere e se sia il caso di avere valori. Infine nervosa, per stare dietro ai quotidiani vitali problemi di sopravvivenza.

Il classico “non funziona più niente”, ogni anno diventa più attuale.

In questo clima ci accingiamo, stanchi anche delle ferie, a riprendere la vita di tutti i giorni, con una forma di rassegnazione che rischia di portarci ai mondiali di calcio, per dire, rabbiosi e/o depressi.

Si reagisce scompostamente, ormai, anche a una piccola gioia, quasi fosse il traguardo di una vita. Una soddisfazione, una volta abituale, diventa occasione per festeggiare, tanto scarso è il panorama della vita normale.

La violenza, dicevamo, la fa da padrona. Fossimo armati, come gli americani, non so cosa potrebbe accadere. La delinquenza organizzata ha raggiunto gradi di efficienza, di brutalità e di potere, inauditi, e la circostanza ci lascia indifferenti, sembra si tratti di accadimenti ineluttabili.

Si avverte solo questa irrinunciabile, spasmodica bramosia di esserci, di apparire, ormai cronica, per via del web che ci catapulta nel mezzo della vera vita, quella virtuale, nella quale ci ritagliamo uno spicchio di protagonismo. Occupassimo metà del tempo trascorso sul web per aiutare il prossimo o per educarci ed educare a valori ormai persi, quali la legalità o la solidarietà, per esempio, staremmo forse meglio.

Buffa è, comunque, questa nostra corsa senza meta. Anche quando rincorriamo il divertimento, lo facciamo con rabbia, avidità, egoismo. Anche in famiglia il sacrificio per il bene comune è in evidente crisi. Meglio andare in sala giochi o scommettere sperando in una pur minima vincita che ci faccia apparire veritiera la possibilità di cambiare vita, di arricchirci, di essere più potenti, che volgere i nostri sforzi per i cari.

Ci sono dei monaci che passano parte della giornata a girare su se stessi. Molti di noi li prenderebbero per pazzi, diamine, girare su se stessi invece di sballarsi con qualche pillola o con un mix di vino e liquori, o fumare erba?

Io rimango affascinato dai monaci che girano su se stessi, invece. Ma sono sbagliato io, è evidente, sono io lo strano. Me lo hanno sempre detto.

BasilicUnesco, editoriale del Roma Cronache Lucane

Posted on 31. ago, 2017 by in Argomenti, Regione Basilicata

BasilicUnesco, editoriale del Roma Cronache Lucane

Ben cinque siti lucani candidati a patrimonio dell’Unesco, come dire che si sono scatenati. Dopo decenni di torpore gli amministratori lucani hanno scoperto la Basilicata. Era ora?

O forse basta il “non è mai troppo tardi” dei primi anni della TV in bianco e nero?

Certo è che a oggi la Basilicata conta solo la città di Matera coi suoi Sassi nel patrimonio Unesco, proporne ben cinque tutti assieme è una bella sfida, ma avere la capitale della cultura evidentemente ha fatto aumentare la consapevolezza delle proprie bellezze.

Certo ci sono volute commissioni speciali, studi regolarmente finanziati, approfondimenti, ricerche e sacrifici, roba che ha stremato più di qualcuno, sebbene, forse, sarebbero bastati i Comuni interessati a pensarci. Ma a noi italiani la burocrazia piace, eccome se piace, senza ci sentiremmo come nudi con la sola foglia di fico a nascondere le vergogne, come si diceva un tempo.

I siti individuati, e cioè le Rabatane di Tricarico, Tursi e Pietrapertosa, il paesaggio di Maratea e i calanchi di Montalbano Jonico sono tutti meritevoli di candidatura, anche se probabilmente ce ne erano altri altrettanto meritevoli. Ma visto lo sforzo politico-burocratico-amministrativo sì massiccio, in effetti, a conti fatti, si poteva candidare l’intera Basilicata, vieppiù se si considerino le fatiscenti infrastrutture, tanto desuete quanto ancorate temporalmente a un passato neanche tanto recente che ne fanno un territorio unico anche perché inaccessibile.

Come se la tortuosità e la problematicità dei percorsi per raggiungere le nostre bellezze ne acuisse i pregi, rendendole vere e proprie scoperte, un po’ come quando si scala una vetta e finalmente ci si arriva.

L’impegno regionale profuso nel proporre le candidature non è pareggiato dalla cura per il mantenimento di cotanti struggenti bellezze, però. Non oso pensare a quanto venga stanziato annualmente specificamente per questo fine. Ma tant’è, le nostre bellezze rimangono tali.

Come un bell’uomo cui difficoltà, tempo e dolori non riescono a cancellare i tratti della sua bellezza, anzi che semmai aumentano.

Ma, dicevo, tenuto conto che fra i requisiti per ambire a diventare patrimonio dell’Unesco c’è anche l’essere testimonianza unica o eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà vivente o scomparsa, ebbene tutta la Basilicata potrebbe ambire alla candidatura.

Prendiamo i nostri treni o le nostre corriere, raccontiamo lo stato delle nostre strade, la più moderna quasi cinquantenaria, o poco di meno, pubblicizziamo la rigorosa bassa velocità dei nostri trasporti pubblici, ebbene tutto questo racconta di una Italia che non c’è più, dell’Italia della ripresa del dopo guerra. Il fallimento di buona parte delle esperienze industriali, racconta poi, di un territorio riottoso alla modernità, oltre che di un feroce attaccamento all’agricoltura. Certo, c’è Eni con le sue estrazioni, c’è la ex Fiat, che raccontano di invasioni che ci hanno portato qualche mollica di benessere e una montagna di problemi, ma è bene sottolineare come le new entry non abbiano modificato la struttura originaria della viabilità, per esempio, né abbiano condizionato l’agire strategico e visionario dei nostri politici che rimane incollato all’opportunità della raccolta del consenso senza andare oltre. Beh, non proprio, in effetti, perché la nostra classe politica si è attrezzata per le candidature, come vedevamo, riuscendoci anche bene; basti pensare anche ai capodanni Rai, per dire.

Quindi avanti così. Lucani, contadini eterni, e ora anche candidati di professione.

 

 

<ul><li><strong>woo_feat_page</strong> - </li><li><strong>woo_inc_feat_page</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_pages</strong> - </li><li><strong>woo_inc_feat_pages</strong> - false</li><li><strong>woo_uploads</strong> - a:3:{i:0;s:75:"http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/5-safe_image.png";i:1;s:72:"http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/4-Luciano.jpg";i:2;s:69:"http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/3-logo.png";}</li><li><strong>woo_show_featured</strong> - true</li><li><strong>woo_textlogo</strong> - false</li><li><strong>woo_gravatar</strong> - true</li><li><strong>woo_contactme</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_bio</strong> - </li><li><strong>woo_twitter</strong> - </li><li><strong>woo_highlights_tag</strong> - potenza</li><li><strong>woo_highlights_tag_amount</strong> - 6</li><li><strong>woo_featured_tag</strong> - </li><li><strong>woo_featured_tag_amount</strong> - 4</li><li><strong>woo_highlights_show</strong> - true</li><li><strong>woo_also_slider_enable</strong> - true</li><li><strong>woo_slider_heading</strong> - Sul Blog si parla ancora di...</li><li><strong>woo_recent_archives</strong> - #</li><li><strong>woo_excerpt_enable</strong> - false</li><li><strong>woo_contact_page_id</strong> - </li><li><strong>woo_featured_image_dimentions_height</strong> - 371</li><li><strong>woo_featured_sidebar_image_dimentions_height</strong> - 78</li><li><strong>woo_hightlights_image_dimentions_height</strong> - 75</li><li><strong>woo_video_browser_init</strong> - 5</li><li><strong>woo_slider_pages</strong> - </li><li><strong>woo_inc_slider_pages</strong> - false</li><li><strong>woo_automate_slider</strong> - false</li><li><strong>woo_intro_page</strong> - </li><li><strong>woo_inc_intro_page</strong> - false</li><li><strong>woo_home_sidebar</strong> - Select a sidebar:</li><li><strong>woo_page_sidebar</strong> - Select a sidebar:</li><li><strong>woo_blog_sidebar</strong> - Select a sidebar:</li><li><strong>woo_also_slider_image_dimentions_height</strong> - 144</li><li><strong>woo_single_post_image_width</strong> - 280</li><li><strong>woo_single_post_image_height</strong> - 380</li><li><strong>woo_archive_page_image_width</strong> - 200</li><li><strong>woo_archive_page_image_height</strong> - 220</li><li><strong>woo_themename</strong> - The Journal</li><li><strong>woo_shortname</strong> - woo</li><li><strong>woo_manual</strong> - http://www.woothemes.com/support/theme-documentation/the-journal/</li><li><strong>woo_alt_stylesheet</strong> - brown_boxed.css</li><li><strong>woo_logo</strong> - http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/woo_uploads/5-safe_image.png</li><li><strong>woo_custom_favicon</strong> - </li><li><strong>woo_google_analytics</strong> - <script type=\"text/javascript\">

  var _gaq = _gaq || [];
  _gaq.push([\'_setAccount\', \'UA-703470-4\']);
  _gaq.push([\'_trackPageview\']);

  (function() {
    var ga = document.createElement(\'script\'); ga.type = \'text/javascript\'; ga.async = true;
    ga.src = (\'https:\' == document.location.protocol ? \'https://ssl\' : \'http://www\') + \'.google-analytics.com/ga.js\';
    var s = document.getElementsByTagName(\'script\')[0]; s.parentNode.insertBefore(ga, s);
  })();

</script></li><li><strong>woo_feedburner_url</strong> - </li><li><strong>woo_custom_css</strong> - </li><li><strong>woo_home_top</strong> - About</li><li><strong>woo_home_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_page_ex</strong> - </li><li><strong>woo_popular</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_content</strong> - false</li><li><strong>woo_content_archives</strong> - false</li><li><strong>woo_resize</strong> - true</li><li><strong>woo_auto_img</strong> - true</li><li><strong>woo_home_width</strong> - 197</li><li><strong>woo_home_height</strong> - 100</li><li><strong>woo_thumb_width</strong> - 75</li><li><strong>woo_thumb_height</strong> - 75</li><li><strong>woo_cat_nav_1</strong> - false</li><li><strong>woo_ads_rotate</strong> - true</li><li><strong>woo_ad_image_1</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-1.gif</li><li><strong>woo_ad_url_1</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_2</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-2.gif</li><li><strong>woo_ad_url_2</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_3</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-3.gif</li><li><strong>woo_ad_url_3</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_4</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_url_4</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_5</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_url_5</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_image_6</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_url_6</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_archive_content</strong> - false</li><li><strong>woo_search_content</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_menu</strong> - false</li><li><strong>woo_portfolio_cat</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_port_in_nav</strong> - false</li><li><strong>woo_port_prev_title</strong> - Thumbnails</li><li><strong>woo_port_prev_ins</strong> - Click on images below to load a larger preview.</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_a</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_a</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-1.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_a</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_b</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_b</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-2.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_b</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_c</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_c</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-3.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_c</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_125_adsense_d</strong> - </li><li><strong>woo_ad_125_image_d</strong> - http://woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_ad_125_url_d</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_minifeat_height</strong> - 110</li><li><strong>woo_nav_exclude</strong> - </li><li><strong>woo_scroller_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_about_header</strong> - </li><li><strong>woo_about_text</strong> - </li><li><strong>woo_about_button</strong> - </li><li><strong>woo_button_link</strong> - </li><li><strong>woo_about_photo</strong> - </li><li><strong>woo_cat_box_1</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_box_1_image</strong> - </li><li><strong>woo_blog_navigation</strong> - false</li><li><strong>woo_blog_subnavigation</strong> - false</li><li><strong>woo_blog_permalink</strong> - </li><li><strong>woo_blog_cat</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_featured_posts</strong> - 2</li><li><strong>woo_ad_header</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_header_code</strong> - </li><li><strong>woo_ad_header_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/468x60a.jpg</li><li><strong>woo_ad_header_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_top</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_top_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_top_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/468x60a.jpg</li><li><strong>woo_ad_top_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_content</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_content_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_content_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/728x90a.jpg</li><li><strong>woo_ad_content_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_300_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_300_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/300x250a.jpg</li><li><strong>woo_ad_300_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_blog_cat_id</strong> - </li><li><strong>woo_the_content</strong> - true</li><li><strong>woo_ad_mpu_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_3col_height</strong> - 150</li><li><strong>woo_ad_footer_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_cat_color_1</strong> - </li><li><strong>woo_pf_cat</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_home_normal</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_portfolio_image_width</strong> - </li><li><strong>woo_portfolio_image_height</strong> - </li><li><strong>woo_posts_image_width</strong> - </li><li><strong>woo_posts_image_height</strong> - </li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_1</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-1.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_1</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_2</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-2.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_2</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_3</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-3.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_3</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_sidebar_ad_img_4</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-125x125-4.gif</li><li><strong>woo_sidebar_ad_href_4</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_enable_all_category</strong> - false</li><li><strong>woo_bgr</strong> - darkblue.css</li><li><strong>woo_right_sidebar</strong> - true</li><li><strong>woo_archives</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_layout</strong> - blog.php</li><li><strong>woo_other_entries</strong> - 6</li><li><strong>woo_other_headlines</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_nav_footer</strong> - true</li><li><strong>woo_box_colors</strong> - </li><li><strong>woo_about</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_more1_ID</strong> - </li><li><strong>woo_more1_link</strong> - Click here for more info</li><li><strong>woo_more1_url</strong> - </li><li><strong>woo_more2_ID</strong> - </li><li><strong>woo_more2_link</strong> - Click here for more info</li><li><strong>woo_more2_url</strong> - </li><li><strong>woo_highlight_url</strong> - </li><li><strong>woo_cat_ex</strong> - </li><li><strong>woo_highlight_text</strong> - </li><li><strong>woo_feedburner_id</strong> - Feedburner ID</li><li><strong>woo_home_link</strong> - true</li><li><strong>woo_home_link_text</strong> - Home</li><li><strong>woo_home_link_desc</strong> - </li><li><strong>woo_header_layout</strong> - about.php</li><li><strong>woo_about_bio</strong> - </li><li><strong>woo_about_gravatar</strong> - </li><li><strong>woo_about_readmore</strong> - </li><li><strong>woo_ad_header_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_pages_main</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_pages_footer</strong> - </li><li><strong>woo_featured_layout</strong> - large_no_ad.php</li><li><strong>woo_ad_block_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_block_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-300x250-1.gif</li><li><strong>woo_ad_block_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_related</strong> - true</li><li><strong>woo_image_width</strong> - 430</li><li><strong>woo_image_height</strong> - 170</li><li><strong>woo_feat_alt_width</strong> - 130</li><li><strong>woo_feat_alt_height</strong> - 85</li><li><strong>woo_image_single</strong> - false</li><li><strong>woo_single_width</strong> - 180</li><li><strong>woo_single_height</strong> - 120</li><li><strong>woo_ad_content_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_homepage_image_link</strong> - false</li><li><strong>woo_footer_left</strong> - </li><li><strong>woo_inc_footer_left</strong> - false</li><li><strong>woo_footer_right</strong> - </li><li><strong>woo_inc_footer_right</strong> - false</li><li><strong>woo_minifeat_width</strong> - 218</li><li><strong>woo_pages_ex</strong> - </li><li><strong>woo_breadcrumbs</strong> - false</li><li><strong>woo_features_page</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_featured_tabs</strong> - </li><li><strong>woo_featured_category</strong> - Città di Potenza</li><li><strong>woo_featured_entries</strong> - 10</li><li><strong>woo_4col_height</strong> - 100</li><li><strong>woo_flickr_id</strong> - </li><li><strong>woo_flickr_entries</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_asides_category</strong> - Sport</li><li><strong>woo_asides_entries</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_ad_page</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_home_arc</strong> - false</li><li><strong>woo_tabs</strong> - false</li><li><strong>woo_popular_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_comment_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_video_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_content_feat</strong> - true</li><li><strong>woo_home_thumb_width</strong> - 247</li><li><strong>woo_home_thumb_height</strong> - 92</li><li><strong>woo_ad_top_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_250_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_250_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-250x250.gif</li><li><strong>woo_ad_250_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_flickr_url</strong> - Flickr URL</li><li><strong>woo_2col_height</strong> - 200</li><li><strong>woo_1col_height</strong> - 200</li><li><strong>woo_block_image</strong> - http://www.lucianopetrullo.com/blog/wp-content/themes/livewire/images/300x250.gif</li><li><strong>woo_block_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_port_images</strong> - false</li><li><strong>woo_all_category_title</strong> - Categories</li><li><strong>woo_home_layout</strong> - 3_columns.php</li><li><strong>woo_archive_layout</strong> - 3_columns.php</li><li><strong>woo_show_carousel</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_entries</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_home</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_mpu_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_mpu_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_mpu_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/300x250a.jpg</li><li><strong>woo_author</strong> - true</li><li><strong>woo_home_one_col</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_image_width</strong> - 540</li><li><strong>woo_feat_image_height</strong> - 195</li><li><strong>woo_thumb_image_width</strong> - 75</li><li><strong>woo_thumb_image_height</strong> - 75</li><li><strong>woo_single_image_width</strong> - 100</li><li><strong>woo_single_image_height</strong> - 100</li><li><strong>woo_post_size</strong> - false</li><li><strong>woo_single_thumb</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_footer</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_footer_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_footer_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-468x60-2.gif</li><li><strong>woo_twitter_enable</strong> - true</li><li><strong>woo_twitter_username</strong> - woothemes</li><li><strong>woo_about_enable</strong> - false</li><li><strong>woo_enable_blog_category</strong> - false</li><li><strong>woo_mid_exclude</strong> - </li><li><strong>woo_email</strong> - </li><li><strong>woo_vidpage</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_video_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_cat_thumb_width</strong> - </li><li><strong>woo_cat_thumb_height</strong> - </li><li><strong>woo_home_title</strong> - Latest from my blog...</li><li><strong>woo_portfolio_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_portfolio_posts</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_portfolio_resizer</strong> - false</li><li><strong>woo_twitter_user</strong> - </li><li><strong>woo_flickr</strong> - </li><li><strong>woo_delicious</strong> - </li><li><strong>woo_digg</strong> - </li><li><strong>woo_facebook</strong> - </li><li><strong>woo_linkedin</strong> - </li><li><strong>woo_lastfm</strong> - </li><li><strong>woo_youtube</strong> - </li><li><strong>woo_stumble</strong> - </li><li><strong>woo_content_home</strong> - false</li><li><strong>woo_content_archive</strong> - false</li><li><strong>woo_ads_inner_content</strong> - true</li><li><strong>woo_blog_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_home_secondary</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_cat_mid_1</strong> - false</li><li><strong>woo_menupages</strong> - </li><li><strong>woo_intro</strong> - </li><li><strong>woo_featpages</strong> - </li><li><strong>woo_ex_featpages</strong> - true</li><li><strong>woo_featheight</strong> - </li><li><strong>woo_addblog</strong> - false</li><li><strong>woo_blogcat</strong> - </li><li><strong>woo_catmenu</strong> - false</li><li><strong>woo_about_button_1</strong> - </li><li><strong>woo_content_left</strong> - false</li><li><strong>woo_content_mid</strong> - false</li><li><strong>woo_image_disable</strong> - false</li><li><strong>woo_not_mpu</strong> - false</li><li><strong>woothemes_settings</strong> - a:0:{}</li><li><strong>woo_button_link_1</strong> - </li><li><strong>woo_about_button_2</strong> - </li><li><strong>woo_button_link_2</strong> - </li><li><strong>woo_carousel_header</strong> - </li><li><strong>woo_scroller_category</strong> - Select a category:</li><li><strong>woo_thumbnail_1</strong> - </li><li><strong>woo_featured_1</strong> - </li><li><strong>woo_featured_1_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_thumbnail_2</strong> - </li><li><strong>woo_featured_2</strong> - </li><li><strong>woo_featured_2_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_thumbnail_3</strong> - </li><li><strong>woo_featured_3</strong> - </li><li><strong>woo_featured_3_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_thumbnail_4</strong> - </li><li><strong>woo_featured_4</strong> - </li><li><strong>woo_featured_4_linkout</strong> - #</li><li><strong>woo_show_mostcommented</strong> - false</li><li><strong>woo_logo_left</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_nav</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_list</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_ex_cat_footer</strong> - false</li><li><strong>woo_cat_list_footer</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_cat_box_footer_1</strong> - false</li><li><strong>woo_image_archives</strong> - false</li><li><strong>woo_archive_width</strong> - 140</li><li><strong>woo_archive_height</strong> - 90</li><li><strong>woo_ad_300</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_300_bot</strong> - false</li><li><strong>woo_exclude_pages</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_cats</strong> - </li><li><strong>woo_steps</strong> - Select Format:</li><li><strong>woo_contact</strong> - Select a page:</li><li><strong>woo_blog</strong> - false</li><li><strong>woo_tabber</strong> - false</li><li><strong>woo_show_mpu</strong> - false</li><li><strong>woo_show_ad</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_below_image</strong> - /images/ad468.jpg</li><li><strong>woo_ad_below_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f</strong> - false</li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f_code</strong> - </li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f_image</strong> - http://www.woothemes.com/ads/woothemes-728x90-2.gif</li><li><strong>woo_ad_leaderboard_f_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_alt_colours</strong> - default.css</li><li><strong>woo_aboutlink</strong> - </li><li><strong>woo_side_image</strong> - /styles/clean-light/images/ad-120x240.jpg</li><li><strong>woo_side_url</strong> - http://www.woothemes.com</li><li><strong>woo_ads</strong> - false</li><li><strong>woo_disclaimer</strong> - </li><li><strong>woo_exclude_pages_subnav</strong> - </li><li><strong>woo_subnav</strong> - false</li><li><strong>woo_feat_width</strong> - 280</li><li><strong>woo_feat_height</strong> - 210</li><li><strong>woo_smallthumb_width</strong> - 56</li><li><strong>woo_smallthumb_height</strong> - 42</li><li><strong>woo_homepage</strong> - layout-default.php</li><li><strong>woo_slider</strong> - false</li><li><strong>woo_tabber_pages</strong> - </li><li><strong>woo_inc_tabber_pages</strong> - false</li><li><strong>woo_intro_page_left</strong> - </li><li><strong>woo_inc_intro_page_left</strong> - false</li><li><strong>woo_intro_page_right</strong> - </li><li><strong>woo_inc_intro_page_right</strong> - false</li><li><strong>woo_mag_featured</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_mag_secondary</strong> - Select a number:</li><li><strong>woo_blog_navigation_footer</strong> - false</li><li><strong>woo_embed</strong> - false</li><li><strong>woo_home_featured</strong> - true</li><li><strong>woo_home_content</strong> - false</li><li><strong>woo_get_image_width</strong> - 190</li><li><strong>woo_get_image_height</strong> - 142</li><li><strong>woo_ad_200_adsense</strong> - </li><li><strong>woo_ad_200_image</strong> - </li><li><strong>woo_ad_200_url</strong> - </li></ul>