L’Italia è stanca. Editoriale del Roma Cronache Lucane
Posted on 05. set, 2017 by L.P. in Argomenti

L’Italia è stanca. La Basilicata vieppiù.
Il dato inconfutabile, al di là del pil che pare ricresca, della crisi alle spalle, ma ce lo dicono da sette anni, dello stop all’arrivo di migranti, del jobs act che va a mille, è questo, perché un tale livello di vera e propria violenza sociale, di scarsità o basso livello di servizi, di politica incapace e di fessi al comando, è difficile riscontrarlo nel passato più recente, diciamo dal dopo guerra in poi. Stanca da trascinarsi da un giorno all’altro con evidente fatica.
E’ vero, pare che questa estate gli italiani abbiano ripreso a fare vacanze, ma il livello di sicurezza delle più frequentate località turistiche, il loro addirittura sovraffollamento, ha abbassato la qualità della vita, anche in vacanza, aggravando quel senso generale di stanchezza.
L’italiano ha reagito, forse per sbattere la porta in faccia alla crisi, con un comportamento dignitoso di sfida, ma anche da questi sintomi ci si rende conto della stanchezza imperante.
Stanchezza fisica, conseguenza di ritmi febbrili di vita imposti per inseguire il nulla. E poi psicologica perchè sempre dietro a un’ansia per se stessi o per i propri cari. Ancora, morale, non sapendo più a cosa credere e se sia il caso di avere valori. Infine nervosa, per stare dietro ai quotidiani vitali problemi di sopravvivenza.
Il classico “non funziona più niente”, ogni anno diventa più attuale.
In questo clima ci accingiamo, stanchi anche delle ferie, a riprendere la vita di tutti i giorni, con una forma di rassegnazione che rischia di portarci ai mondiali di calcio, per dire, rabbiosi e/o depressi.
Si reagisce scompostamente, ormai, anche a una piccola gioia, quasi fosse il traguardo di una vita. Una soddisfazione, una volta abituale, diventa occasione per festeggiare, tanto scarso è il panorama della vita normale.
La violenza, dicevamo, la fa da padrona. Fossimo armati, come gli americani, non so cosa potrebbe accadere. La delinquenza organizzata ha raggiunto gradi di efficienza, di brutalità e di potere, inauditi, e la circostanza ci lascia indifferenti, sembra si tratti di accadimenti ineluttabili.
Si avverte solo questa irrinunciabile, spasmodica bramosia di esserci, di apparire, ormai cronica, per via del web che ci catapulta nel mezzo della vera vita, quella virtuale, nella quale ci ritagliamo uno spicchio di protagonismo. Occupassimo metà del tempo trascorso sul web per aiutare il prossimo o per educarci ed educare a valori ormai persi, quali la legalità o la solidarietà, per esempio, staremmo forse meglio.
Buffa è, comunque, questa nostra corsa senza meta. Anche quando rincorriamo il divertimento, lo facciamo con rabbia, avidità, egoismo. Anche in famiglia il sacrificio per il bene comune è in evidente crisi. Meglio andare in sala giochi o scommettere sperando in una pur minima vincita che ci faccia apparire veritiera la possibilità di cambiare vita, di arricchirci, di essere più potenti, che volgere i nostri sforzi per i cari.
Ci sono dei monaci che passano parte della giornata a girare su se stessi. Molti di noi li prenderebbero per pazzi, diamine, girare su se stessi invece di sballarsi con qualche pillola o con un mix di vino e liquori, o fumare erba?
Io rimango affascinato dai monaci che girano su se stessi, invece. Ma sono sbagliato io, è evidente, sono io lo strano. Me lo hanno sempre detto.
Il vergognometro
Posted on 04. nov, 2014 by L.P. in Argomenti, Attualità

Il vergognometro è un sofisticatissimo apparecchio che misura il grado di vergogna che andrebbe provato da parte del paziente in un dato momento della vita o in un caso particolare. Infatti in medicina si parla di vergogna assoluta e vergogna episodica. Se il risultato dell’esame è positivo, cioè in una situazione da alta vergogna il paziente non ne mostra alcuna (tipo Renzi dopo l’assalto ai manifestanti) bene, allora la malattia è presente.
Alla misurazione e ad esito positivo della stessa, segue la terapia, affidata alla scienza di medici particolari, medici dell’anima e della faccia tosta, i vergognologi.
La facoltà di vergognologia più vicina è a Parigi; altre ce ne sono a Berlino, San Diego, e finanche Pechino e Mosca.
In Italia non c’è, perché gli studiosi italiani ritengono sia un’invenzione e che sicuramente gli italiani non ne siano affetti. Vergogna!, verrebbe da affermare.
A ogni modo pare che arrivati alcuni esemplari dell’apparecchio in Italia, messi in uso siano scoppiati per una taratura sbagliata. Rispediti alla fabbrica, questa ha riconosciuto la loro inadeguatezza e ne prepareranno uno speciale per l’Italia dove, dicono, la vergogna tocca picchi inimmaginabili altrove.
Nota finale: pare che la malattia sia contagiosa, e il contagio può avvenire soltanto frequentando uno che ne sia affetto. La caratteristica è che chi ne è malato non si fa mai rosso in faccia, quindi lui si sente solo sicuro di sé, quando, invece è il virus che lo sta debilitando.
Bazinga!
Una gabbia di matti
Posted on 02. nov, 2014 by L.P. in Argomenti, Città di Potenza, Regione Basilicata
Una gabbia di matti.
Questa è l’impressione che dà l’Italia in questo periodo.
Renzi mi fa rimpiangere addirittura il compunto Letta, se non Monti, non foss’altro che per l’italiano corretto che sapevano parlare. Comunque è quanto dire: l’uno è la prosecuzione dell’altro, quanto a politiche che umiliano onesti e lavoratori, tanto da pensare che tutti rispondano a un livello superiore.
Ma Renzi ha un livello di volgarità e violenza in più, gli manca il garbo. Ha ammaliato l’ingenua Italia proponendosi come la novità assoluta, poi, una volta conquistata la sua donna con fiori e promesse, romanticherie e svenevolezze, ha cacciato il bastone e ha cominciato a dargliele di santa ragione. E’ uscito fuori il demonio.
E quindi bastona i manifestanti, come in una qualsiasi squallida dittatura, è indifferente alle tragedie naturali i cui nefasti danni sono figli dell’incuria e della insipienza, se non altro, degli uomini politici, nomina inquisiti, elimina gli enti sostituendoli con apparati di partito, senza dare alcun conto, bastando l’annuncio, di solito epocale, che tutto sta cambiando.
Che deriva.
In Basilicata le cose non vanno meglio. Vien fuori la notizia (ma dai) che Pittella sapeva cosa era accaduto nella sala operatoria di cardiochirurgia; ma pare che fosse il segreto di Pulcinella. La notizia viene data da un solo quotidiano, Basilicata24, ma viene data sommessamente. Gli altri quotidiani se ne guardano bene dal dare o rilanciare la notizia, quasi si trattasse del furto di polli in una masseria di Corleto Perticara. Eppure la notizia c’è. Ma la banda dell’omertà è già al lavoro. Il Presidente si guarda bene dal fornire dettagli e nessuno glieli chiede, tranne Fratelli d’Italia. La risposta arriverà fra qualche mese, c’è da giurarlo, e non avrà conseguenze.
Roba da matti. Sì, una gabbia di matti.
Il bollettino di guerra dell’Italia si arricchisce solo di cronaca giudiziaria. Fanno titolo le sentenze, le indagini, gli arresti. Lo stato di illegalità, fra chi comanda, è talmente pacificamente cronicizzato, che niente scuote le intorpidite menti dei lucani e/o degli italiani. Guardano i fatti come si guarda una serie televisiva, come non accadesse a loro tutto quello che vedono, sopportano, subiscono.
Una gabbia di matti.
La giustizia va avanti nella maniera più rabberciata del mondo, assistere a un’udienza, che sia civile o penale, fa accapponare la pelle, salvo per gli addetti ai lavori, talmente avvezzi allo status quo, che lo ritengono normale.
E poi un’ultima considerazione: la mia generazione ha visto la luce negli anni della agiatezza economica, si è trovata senza lavoro, spesso, o senza pensione, è senza un futuro, ormai prossimo, e si vede scavalcare in politica come in ogni altra cosa, da giovani in camicia bianca la cui esperienza va dalla colazione servita dalla mamma a letto, all’accattonaggio politico.
Una generazione di disgraziati, giuro.
Ma, almeno, mi sia consentito di esprimere il mio condensato, lapidario e conclusivo giudizio e saluto: fanculo.
Pulcinella premier
Posted on 17. feb, 2014 by L.P. in Argomenti, Commenti

http://italia.basilicata24.it/rubriche/pulcinella-premier-12335.php
Tutti colpevoli
Posted on 13. gen, 2014 by L.P. in Argomenti, Commenti

Non è una questione di età.
E infatti quello che ha fatto la De Girolamo è tal quale, se non peggio, a quello che fece Mastella, sebbene la sua spocchiosa risposta sia davvero ben più tracotante di quella di Mastella.
Non è una questione di età.
Renzi fintantochè era solo un candidato alla segreteria del PD, trovava il modo di esprimersi anche aspramente sul comportamento de ministri, vedi il caso della Cancellieri, da quando è segretario, però, non una parola sulla De Girolamo o sullo scandalo dell’Aquila.
No, non è proprio una questione di età. Se non per poter serenamente affermare che i quarantenni sono davvero più spavaldi dei colleghi più anziani.
Sono convinti di stare sempre nel giusto, non accettano critiche e ne fanno di tutti i colori.
Cambiando materia, ma non soggetti, vorrei capire quale è l’opinione politica di Boccia sui fatti che riguardano in prima persona la moglie. Sono di partiti diversi, cionondimeno sono alleati, in casa come al governo, così come nell’Associazione VeDrò. Non saranno in grado di farsi la guerra, neanche politicamente, quindi. Questo potrebbe essere un altro bel caso di incompatibilità. Sarò anche esagerato, ma non si possono avere marito e moglie in parlamento e al governo, su sponde politiche diverse, ma insieme al governo. Credo si perda in credibilità; ma in fondo siamo in Italia, e quindi quanto alla credibilità ….. passo.
Non v’è giorno che non esca fuori uno scandalo, un caso di corruzione, una porcheria bella e buona.
In un marasma tale v’è da sospettare che la capacità di fare giustizia sia una capacità fortemente limitata, sporadica, casuale. Se il malaffare è a tali livelli (dai comuni ai ministeri) vuol dire che la possibilità di farla franca è sempre molto alta. E questo dovrà pur significare qualcosa.
Infine il Piemonte.
Elezioni annullate, secondo un bel copione scritto da uno che di ironia ne capisce molto.
Basti pensare che prima di avere una sentenza così importante hanno consentito a Cota e compagnia di acquistare mutande verdi e di governare per tre anni, se non sbaglio. Immaginare una giustizia, almeno in queste materie, più veloce e quindi più seria, sarebbe cosa che dovrebbe venire spontanea, ma invece ciccia, sempre e comunque in ritardo. Una giustizia che arriva sempre quando hanno smontato lo striscione del traguardo e tutti sono ormai a casa a farsi uno spaghetto.
Balorda Italia, non smetterai mai di stupirmi.
Ma lo spread è sceso sotto i 200, e quindi tutti bravi, tutti OK, anche la Cancellieri, anche Alfano e anche la De Girolamo.
Continuate a tassarci ce lo meritiamo. In un caos del genere nessuno può ritenersi innocente.
Nessuno.
E chi li ferma più.
Posted on 04. nov, 2013 by L.P. in Argomenti, Città di Potenza, Commenti

Mi sbaglierò, ma i nostri tempi mi sembrano ritmati al tempo dell’Arlesienne di Bizet; oppure della cavalcata delle valchirie.
Tiè, un crescendo rossiniano applicato alla realtà, alla scandalosa realtà italiana.
Scandalosa nel senso più letterale del termine, e quindi riferendomi, bell’e buono, al bombardamento di scandali che ci ricopre da mane a sera.
Non cannoni, mitraglie, o missili, bastano Tv, quotidiani, radio per i più snob; queste le armi di distruzione dell’onesto equilibrio dei cittadini normali.
Sembra essere stato abbattuto ogni limite, come se nella boxe eliminassero il divieto di colpi sotto la cintola, e fosse possibile anche sputare veleno o tirar calci nelle parti basse. Una specie di wrestling reale; anzi, sembra che sia in corso la partita a chi la fa più grossa, e a chi spara la giustificazione più inverosimile, che, però, nel gioco, diventa ipso facto la più verosimile, trasponendo il gioco alla realtà.
E, quindi, sotto le note di “Così parlò Zarathustra”, potremo assistere a un Lupi che ha appaltato l’acquisto di biro d’oro per il parlamento alla sezione mafiosa della Bic, Letta che fa entrare i trans a Palazzo Chigi ricevendoli con Napolitano che, però, li fa travestire da corazzieri, Alfano che fa la corte alla ex moglie di Berlusconi, la Cancellieri che ricicla danaro sporco, per scopi umanitari, ovviamente, la De Girolamo che a società col marito spaccia cocaina davanti alle scuole, le tasse che aumentano esponenzialmente, e i disoccupati che vengono dirottati ai lavori forzati. E mi fermo qua, per il semplicissimo motivo che la mia immaginazione non è nulla a fronte della realtà del nostro ceto politico.
Finiremo per avere terrore se un concorso premierà il migliore, o se un lavoro pubblico costerà il giusto. Ci sembrerà mostruoso, stupidamente giusto, laidamente lecito, insomma “na schifezza” assoluta.
Ma quest’incubo è lontano, grazie a Dio, molto lontano, i margini per un’esplosione colorata di una bomba atomica di nuovi scandali c’è eccome, perbacco. Ogni giorno fuochi di artificio, alleluja.
Un sentito ringraziamento alla regia, alla sceneggiatura, all’autore dei testi. Lo spettacolo Italia continua, immarcescibile, grintoso, volitivo, a fronte alta, mentre infuriano le note famose ci Strauss che pare non siano state scritte che per altro.
La chiamano politica
Posted on 07. ott, 2013 by L.P. in Argomenti, Politica nazionale, Regione Basilicata

Ammiccare a un possibile alleato, tradirne un altro, far finta che il bene comune sia il primo dei pensieri, per finire al “quello tiene i voti”, passando per un “a me cosa tocca”, e finendo alla fine a giocare a chi vince, senza esclusione di colpi, senza regole, senza arbitri. Partite truccate, democrazia corrotta, acquisto di voti, spostamento di preferenze, promesse di marinaio, promesse mantenute, affidamento di incarichi, filiere da accontentare, cambiali da pagare, mediazioni sulla pelle degli altri.
Tutto per il potere.
Al di fuori della politica, in una regione come la Basilicata, rimangono le briciole.
In altre regioni c’è comunque un’economia più viva che vive anche senza politica. Gli appalti sono truccati ovunque, e chi vince le elezioni li trucca a modo suo e a favore dei propri serbatoi di voti, ma altrove c’è altro, oltre gli appalti pubblici. Qua, no.
La Basilicata è morta. I lucani sono zombie in balia dei padroni del castello, del lugubre castello incantato: il partito regione, la roccaforte del potere, l’inaccessibile stanza dei bottoni, dove qualche furbo e un manipolo di colonnelli gestiscono il futuro di 600.000 circa lucani, ivi comprese le loro ricchezze, le loro capacità, il loro futuro.
La chiamano politica.
Un bell’ardire. Impostori con le facce soddisfatte, con espressioni spavalde, dove la bravura, dove l’esperienza, sono falsi riusciti male. Impostori che ci regolano la vita, promuovendo i loro raccomandati, sistemandoli nei luoghi di comando, dove servilmente obbediranno agli ordini di pochi padreterni dal lessico raffazzonato, dalle idee posticce e dagli slogan di copertura.
La cultura venduta alla bancarella o trasmessa con la nomina a qualche scranno, quella vera emarginata, perché alimentatrice di pensiero, ispiratrice di dignità, decoro, rispetto.
Un’informazione taroccata dal primo che capita, vestito da saggio ridondante sapere, oppure più semplicemente da un mediocre qualsiasi diventato giornalista per destinazione di qualche politico di turno.
Conti mai pagati, responsabilità mai rendicontate.
La chiamano politica.
Facce ceree viste e riviste in TV, discorsi inutili ripetuti come un disco stonato, spettacoli stanchi, risse gratuite e finte fra falsi contendenti o falsi alleati, ma sicuramente falsi.
Un acquario con personaggi orribili che governa una moltitudine di spettatori inermi.
La chiamano politica.
Un nauseabondo stagno, infestato di belve avide di tutto.
La chiamano politica.
Ogni volta che mi avvicino alla politica ne avverto il maleodorante puzzo, ma l’affronto comunque.
Perché la politica non è questa, non può essere questa.
RESET
Posted on 23. mar, 2013 by L.P. in Poesie, Politica nazionale, Racconti, Regione Basilicata, religione

Breve excursus sulla raccomandazione. Da Basilicata24
Posted on 11. mar, 2013 by L.P. in Società e costume

Il Braccobaldo Show o il Muppet Show?
Posted on 04. ott, 2012 by L.P. in Attualità

La supposta superiorità etica della sinistra italiana si scontra con la realtà.
In casa del PD si sta decidendo di cambiare le regole del voto delle primarie ora che c’è una vera concorrenza. Segno che finora andavano bene soltanto perché erano facilmente pilotabili.
E allora si cambia, col treno in marcia.
Volessimo usare un’espressione cara alla sinistra quando si parlava di Berlusconi, potremmo parlare di regole ad personam, anzi contra personam, nel caso specifico Renzi.
Vero è che consentire a un forzista della prima ora di scegliere il futuro candidato del PD è sempre stata una stravaganza raffinata, ma correggere l’errore solo oggi, puzza di bruciato.
Che volete farci, il potere fa questo effetto: una volta che lo hai provato ti immagini il padreterno in terra e guai a chi ti mette in dubbio. Non c’è parte politica che si esima, che faccia eccezione, perché prima che di destra o di sinistra siamo (sono) italiani, specie a parte, costituita da carne, ossa, acqua e opportunismo.
Il governo italiano si è svegliato e ha ordinato” meno soldi alle regioni!”, con un cipiglio di non poco conto, e il grugno di chi può suonartele di brutto.
Peccato non si cominci da loro, però, sarebbe stato un bell’esempio.
E allora si poteva (o forse doveva?) fare così:
i ministri, che sono ricchi di loro, prenderanno il 50%, i dirigenti della Rai e similari o succedanei, idem, i parlamentari, per quello che fanno (e Franti rise) anche il 40%, se non il trenta, i dipendenti di camera e Senato il 45% tiè, e poi alle regioni un bel taglio netto.
Invece no. Scandalo regioni? Arriviamo e aggiustiamo tutto. Ma il rubinetto perde anche a casa vostra! Davvero? Non ci risulta, non ci sono indagini in merito.
Che roba di lusso, il cabaret Italia.
Fiorito ha espresso un concetto inquietante: meglio in carcere che nel PDL. Alla faccia. Mi immagino le torture che avrà subito nel PDL: del tipo, oggi niente ostriche solo caviale e roba dicendo.
Ma qualcosa avrà voluto dire. Io mi immagino che abbia voluto significare che è meglio stare con i delinquenti cosiddetti normali che con i delinquenti travestiti da politici, che, evidentemente, devono avere qualche caratteristica davvero rivoltante in più se è meglio la galera. Poi mi chiedo: ma queste caratteristiche le avrà pure Fiorito, e allora concludo con un “poveri i delinquenti comuni, saranno a rischio con un Fiorito accanto”.
Il rinnovamento, comunque, nella politica continua: infatti Casini e Fini sono sempre lì, e Berlusconi e Bersani pure.
Simpatici ‘sti politici, si dichiarano pronti a rinnovare, ma non si capisce come, visto che non si decidono a fare i nonni. Forse ritengono che rinnovamento significhi cambiare qualche consigliere comunale nelle province lontane, chissà.
Insomma i nostri politici sono dei fuoriclasse, intramontabili, autentici esempi da seguire, se solo lo si potesse fare. Fatto sta che costituiscono una classe chiusa, che si rinnova solo per discendenza o per l’esercizio continuato del servilismo più devoto accompagnato da una pazienza che Giobbe se la sognava.
Ogni nuova giornata è un insulto alla dignità e all’onestà in Italia.
W la France, W l’America, W la Germany, W il mondo intero, con una sola eccezione, immaginate quale.
Il giudizio universale
Posted on 27. set, 2012 by L.P. in Amenità, Racconti

E venne l’ora del giudizio universale.
Tutta la gente come attratta ipnoticamente cominciò a dirigersi verso la piazza. E questo avvenne simultaneamente in ogni città, in ogni paese, in ogni contrada se distante più di cinque chilometri dal comune di appartenenza.
Il Padreterno stabilì che lui avrebbe presieduto il giudizio che si celebrava in Roma, e i vari santi patroni avrebbero gestito le assemblee locali.
Gli stati d’animo erano i più svariati, ma tutti erano accomunati da un’ansia dolorosa: che futuro sarebbe toccato all’umanità? Davvero i buoni si sarebbero salvati e i cattivi sarebbero finiti nelle fiamme dell’inferno?
Qualcuno continuava ad avere dubbi, la qualcosa costituiva un tormento aggiuntivo, perché era accompagnato dallo scrupolo di questa ulteriore mancanza di fede che avrebbe potuto cancellare di colpo tutte le azioni buone fatte.
Quando le masse si ritrovarono riunite nelle varie piazze, al tavolo della presidenza cominciarono a schiarirsi la voce e a versare l’acqua nei bicchieri; qualcuno provò la bontà del sistema di amplificazione con l’usuale metodo degli umani “prova”, “prova”. Il comportamento sì poco divino portò un po’ più di calma: in fondo non doveva trattarsi di persone cattive.
E cominciarono i discorsi: sulla onnipotenza di Dio, sulle virtù, sulla malvagità, sulla possibilità di redimersi, eccetera. A un certo punto venne avanzata una offerta; irripetibile, dichiarò il divino nuncius.
A fronte di un piccolo esborso in danaro sarebbero stati cancellati tutti i peccati commessi fino al giorno prima. Una specie di condono tombale.
Un urlo di gioia si levò in cielo. Poi cominciarono i dubbi “e se non ho tutta la somma necessaria? E’ possibile una rateizzazione?”, e le polemiche: “e noi che ci siamo comportati sempre bene? Che ci guadagniamo?”
L’Eccelso, che davvero era un giusto mix di sapienza, ragione e bontà, rimase colpito dalle diverse istanze e, sorseggiando un divino cognac fattogli arrivare direttamente dalla regione francese di produzione, roba artigianale, pochi litri all’anno, provò a riflettere.
Alla fine disse: è giusto che chi non ha tutti i soldi paghi a rate, ma applicheremo un piccolo interesse di mora. E’ giusto che chi si è comportato bene possa godere di una settimana di libertà assoluta, nella quale fare di tutto e di più. Indi si ritirò e rinviò il giudizio alla settimana successiva.
La gente tornò alle case commentando l’epocale avvenimento.
La settimana successiva venne risistemato il palco con l’aggiunta dei botteghini per i versamenti del condono. Fu un successo. Pagarono tutti. Molti versarono solo la prima rata impegnandosi per il futuro. Pagarono anche gli ex buoni ormai diventati peccatori doc, e le casse di Dio alla fine della giornate risultarono stracolme.
Gli angeli e i santi impacchettarono i soldi e tornarono in cielo.
La massa dei cittadini si ritrovò come prima solo senza una lira.
Qualcuno cominciò a vociferare si fosse trattato di una colossale truffa. Ma il Vaticano assicurò tutti: nessuna truffa, solo un segnale della bontà di Dio.
Ma non si convinsero tutti.
E ancora oggi c’è chi sostiene che quella sia stata la più grande truffa che sia mai stata ideata.
Ma molti ancora saggiamente commentano: meglio un accordo costoso che una sentenza.
E il mondo continuò a vivere per altre venticinquemila anni, purtroppo in maniera più disincantata, però, scomparvero infatti le persone pie e virtuose, tanto, dissero, poi arriva un altro condono e siamo a posto.
Seguirono anni bui e, dicono le cronache, per rivedere la luce di un’alba migliore fu necessaria la materiale distruzione di ogni forma di vita. Ma forse non andò così. Chissà.
“Quanto sei furbo”. “Ovvio, sono italiano”.
Posted on 05. set, 2012 by L.P. in Argomenti

Sul Corriere della Sera di qualche giorno fa ho letto che all’università di Harvard ha fatto scalpore una decisione severa che è stata adottata sul presupposto che “non tollerano la disonestà”. Si trattava di studenti che avevano copiato.
Non tollerare la disonestà è un lusso che in Italia è vietato permettersi, invece.
Dicono che le persone più creative siano anche quelle più propense a imbrogliare. Talchè potrebbe dedursi che gli italiani, esperti contravventori delle regole, siano tutti personaggi creativi.
Io ho qualche dubbio.
Diceva un noto giurista che in Italia, alla sua epoca, erano in vigore circa 200.000 leggi (oggi anche di più), grazie a Dio equilibrate da una generale loro inosservanza.
Gli italiani hanno sempre avuto degli americani un giudizio severo. Li trattano come fossero tutti dei tonti, e quindi facilmente gabbabili, o ligi al dovere in maniera buffa.
In effetti in Italia chi rispetta leggi e regole è uno che fa ridere.
Ancora oggi c’è chi sorride beffardo se qualcuno usa le cinture di sicurezza in città. V’è da dire che il giudizio è confortato dalle forze dell’ordine che, per una guida senza cinture, a Potenza, per esempio, non elevano contravvenzioni neanche se li spari.
Con tutto questo cosa volevo dire?
Riassumendo.
In America, intesa come Stati Uniti, nelle scuole e nelle università insegnano a essere onesti.
In Italia ci sono ancora genitori che si congratulano con i figli se fanno fesso un professore, e poi, casomai gli predicono anche un futuro da avvocato, quasi che il compito dell’avvocato sia principalmente violare le regole o insegnare a farlo, quindi un giovanotto così in gamba da far fesso il professore non può che fare l’avvocato.
In Italia chi rispetta le regole è giudicato uno stupido. In America chi viola le regole è un disonesto.
In America ci sono poche leggi mediamente ben rispettate, in Italia ci sono leggi in numero sconsiderato, ma che non servono a un beneamato cippo.
La ciliegia è data dalla durata dei processi: congrua in America, biblica in Italia.
Dice: ma in America sono diversi da noi, noi siamo latini. E quindi?
Ci lamentiamo dell’evasione fiscale e della corruzione, del clientelismo e del pressappochismo? Ma non siamo latini?
Certo super latini; anche quei mezzo crucchi dei leghisti, per intenderci.
In altri paesi latini, però, ho visto un senso civico ben superiore a quello medio italico.
Quindi il detto non vale niente.
Siamo solo profondamente, inequivocabilmente, radicalmente, degli incivili zoticoni, con un senso della cittadinanza pari allo zero. Capaci di sentirci italiani solo nelle manifestazioni sportive, beninteso quelle nelle quali si vince, eh eh!, altrimenti e vai coi fischi.
Nota dell’autore: quegli italiani che non si riconoscessero nella descrizione di cui sopra, non devono sentirsi offesi, perché, in fondo in fondo, …………….. non sono italiani, contrariamente a quello che dice la loro carta di identità. Consigliata una ricerca sulle origini dei loro avi.
Il Rischione delle Ambrate
Posted on 02. lug, 2012 by L.P. in Argomenti

Una batosta è una batosta. E una finale non si dovrebbe mai perdere con quattro gol di scarto.
Ma va bene così.
Piuttosto tanto valeva che Prandelli si portasse 15 giocatori, anziché 24, se poi non è stato capace di alternarli e farli arrivare freschi in finale.
L’importante era battere la Germania, e che vincesse una fra Spagna, Italia e Grecia.
L’Europa che arranca vince nel calcio.
Non voglio parlare di calcio, però. Ora devo riposarmi 48 ore, che presto si ricomincia con il ritiro della Roma.
Parliamo di vini.
E’ qui con me Fred Mulligam che ci parlerà del “Rischione delle Ambrate”, un vino bianco che si sposa bene con quello che volete voi. Perché sia chiaro: non esiste miglior abbinamento di quello che piace al vostro palato! Dico bene Fred?
“Dici bene, Luc. Il Rischione è un vino giallo paglierino che ricorda le essenze fresche, come l’erba cipollina e dolciastre come la lattuga di Corleto, con un retrogusto marcato, durevole, persistente che ricorda il peperone di Senise. Lo vedi, denso, segnare archi ampi e profondere in effluvi assorbenti, che quasi ti parlano, sussurrandoti parole cristalline, dall’effetto tonico e gioviale.
Io lo bevo con tutto tranne che con i taralli di Avigliano, che adoro abbinare con un Terracciano rosso d’annata. E’ squisito, per esempio, con le lumache al sugo, e risplende di luce propria col pesto e i peperoni ripieni.
Sul pesce lascialo scorrere a fiumi, anche perché non dà troppo alla testa, soprattutto se fra te e il bere c’è la giusta confidenza.
Il rapporto qualità prezzo è un rapporto positivo, solo che il Rischione non lo trovi al supermercato. Devi cercarlo con pazienza, fiducia e prontezza nel rassegnarti se non lo trovi nella carta dei vini da “Isuccio il porco” o dal “Gavettone” di Treviso.
E ora buon bicchiere, amici del vino. Quello buono mi raccomando.”
Salutiamo Fred e immergiamoci nella lettura, amici, stavolta tocca a Martin Myster.
Italia. Italia.
Posted on 12. giu, 2012 by L.P. in Attualità

E’ l’idea dell’invenzione del mediano corridore che affascina molti tecnici di calcio, specie italiani.
Trasformare un giocatore mediamente tecnico in un asfissiante marcatore li esalta.
Pure a costo di provarli di quel po’ di tecnica e fantasia che posseggono.
E’ il caso di Prandelli e Giaccherini, modesto centrocampista offensivo, riconvertito in terzino corridore.
Io continuo a pensare che se ti serve un terzino tanto vale utilizzare uno che terzino lo è e bravo anche.
Un altro tecnico di questo tipo è Allegri, capace di sbarazzarsi di Pirlo e imbottire il centrocampo di onesti faticatori.
Quest’anno, dopo anni e anni, lotterò anche io per lo scudetto. Tifo Roma. E credo che lo vincerò.
Il Milan svende, l’Inter fa finta di acquistare, la Juve uguale.
Risultato? Vincerà chi saprà giocare a calcio.
Duello Juve – Roma, quindi, con outsider Napoli.
Tutti italiani quando si giocano gli europei o i mondiali, tutti a cantare l’inno; poi, dopo pochi minuti tutti a sputare sullo stato Italia, il paese più maltrattato dal suo popolo.
Legge elettorale allo studio dei nostri scienziati della politica. C’è da aver paura. Dopo il porcellum possono tutto.
Dicono che Monti abbia le ore contate, ma lo dicono sussurrando, guai ad alzare la voce.
Dicono che siamo sull’orlo del fallimento.
Per pensarla alla Berlusconi, ieri ristoranti ancora abbastanza pieni. La crisi incombe ma è progressiva.
Un tecnocrate banchiere anche alla Rai. Viva Monti, e viva la politica italiana, che sa solo spartire i posti. A tal proposito Berlusconi, Bersani e Casini, sono maestri e buoni compari. Non hanno vergogna di niente.
Salviamo le banche, perché le Banche salvino gli Stati. Tranquilli paga Pantalone. E chi se no?
Nessuno parla più della legge sulle intercettazioni. Però c’era chi lo diceva: Berlusconi fuori dal governo = fuori dalle indagini, e processi all’acqua di rosa. Berlusconi fuori dal governo = e chissenefrega delle intercettazioni. Passata l’urgenza.
Che schifo.
Guarda che è martedì oggi, non lunedì. Per giove, eureka, un giorno in meno di sofferenza.
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