Petrolio, pale eolico, serve altro? Dal Quotidiano del Sud
Posted on 12. ott, 2019 by L.P. in Argomenti

La Regione Basilicata, quando vigeva l’ultimo periodo di prorogatio della legislatura, in prossimità delle nuove elezioni della scorsa primavera, pubblicò una legge che, fra le altre cose, raddoppiava la potenza degli impianti eolici realizzabili.
Insorsero in molti, partiti e movimenti, chiedendo che il governo impugnasse la recente legge che finiva per devastare il territorio, già messo male dalle centinaia di pale eoliche.
Ci furono anche interrogazioni parlamentari e il governo rispose che sì, la legge era incostituzionale e andava impugnata. E la impugnò per il giudizio di costituzionalità. Seguirono attestazioni di vittoria da parte degli insorti.
Fatto sta che il ricorso proposto dal governo non riguarda la circostanza che la legge sia stata emessa in regime di prorogatio, cioè fuori tempo massimo, quando è possibile solo l’ordinaria amministrazione, né biasima la Regione per aver raddoppiato la potenza degli impianti realizzabili. Tutt’altro. Il ricorso va verso la declaratoria di illegittimità di qualsiasi prescrizione che contingenti la realizzazione di fonti alternative, vuoi per la potenza, vuoi per le distanze.
In buona sostanza sostiene il governo che pur in presenza di limiti regionali, questi si pongano in contrasto con la legislazione nazionale ed europea e che, quindi, gli stessi non possano impedire che l’iter autorizzativo ne rimanga condizionato negativamente.
La scellerata scelta di non limitare le fonti di energia alternativa, può trovare impedimenti solo per motivi di salute pubblica, motivi paesaggistici di tutela e motivi urbanistici.
La nostra terra, quindi, già devastata nel paesaggio dalla presenza di tante pale eoliche, rischia di vederne tante altre.
Oltretutto il rischio che il business, chè purtroppo anche di questo si tratta, comporti infiltrazioni malavitose, è altissimo, come le recenti notizie di fonte giudiziaria dicono.
In fin dei conti le intenzioni governative sembrano chiare inriferimento al problema, esse infatti gridano un plateale “viva l’eolico e viva lo sfruttamento di ogni risorsa”.
In Basilicata, terra di estrazioni petrolifere con conseguenti annessi problemi, corriamo il rischio di morire soffocati dalla smodata ricerca di energia, alternativa o tradizionale che sia. La prima non ferma la seconda, talchè di alternativo non ha niente. Basterebbe osservare che, avendoci già i pozzi, potremmo essere esentati dalle pale, per esempio, in quanto “stiamo già dando e abbondantemente”, o quantomeno, se si deve dare il via libera alle energie alternative che finisca l’attività estrattiva. E invece, no.
Nella terra nella quale la crisi economica segna il passo più pesante, questa stessa terra, più ricca delle altre per le risorsenaturali, devastata anche dalle pale eoliche, rischia di morire povera e disperata, malata, fin quando non avremo garanzie scientifiche che la salute venga tutelata davvero –che a oggi mancano spudoratamente- e abbrutita.
Un quadro desolante. Ma il business continua. Non c’è processo giudiziario o norma che eviti la distruzione di uno dei territori più belli e selvaggi d’Italia.
Noi, vittime sacrificali, se non moriamo per la cattiva salute o il sangue acido, moriamo di povertà.
Che culo.
Il controllo permanente di De Filippo e la Val d’Agri, editoriale del Roma di Basilicata
Posted on 25. set, 2017 by L.P. in Regione Basilicata

Il web è inclemente, ha la memoria di cento elefanti e mette a dura prova soprattutto l’operato di amministratori e politici nel tempo.
Ecco, per esempio, cosa ha conservato, intatto, il web, a proposito di salute, politica e estrazioni petrolifere.
Nel 1998 veniva sottoscritto un protocollo d’intesa fra Eni e Regione Basilicata. Fra le altre cose prevedeva la realizzazione di un Osservatorio Ambientale che raccogliesse dati sul rapporto fra salute e attività estrattiva, uno strumento per operare nel rispetto delle regole minime attraverso la conoscenza dei possibili effetti sulla salute di elementi eventualmente inquinanti.
Bene. Previdenti e responsabili.
Dopo ponderata riflessione, approfondimenti culturali, scientifici, sociologici, durati quasi tredici anni, un periodo di tempo, cioè, tale da poter avere le idee ben chiare, la macchina da guerra della politica lucana fra squilli di tromba e rullo di tamburi, annunciò la nascita dell’Osservatorio Ambientale con sede nella Val d’Agri, più precisamente a Marsico Nuovo.
Nell’occasione non mancarono i nastri tricolori, che un De Filippo in splendida forma ci onorò di tagliare, telecamere, testate giornalistiche e gli immancabili proclami.
Il Dirigente Generale della Regione Viggiano parlò di raccolta di dati, loro messa a sistema e loro, udite udite, certificazione. L’assessore all’ambiente Mancusi parlò di data storica per la Basilicata e il governatore De Filippo, poi assurto al governo, sempre ramo salute, parlò dell’Osservatorio come punto di forza per un “controllo permanente” dei dati sulla salute. Bene. Tutto a posto. Previdenti e responsabili.
Dando una occhiata al sito dell’Osservatorio, però, si può legge che la “sezione operativa” non è mai stata istituita e molte sezioni del sito sono rimaste in perenne aggiornamento.
Dell’Osservatorio facevano parte di diritto, sindaci, presidenti e governatore.
Di che stare tranquilli, insomma, ci pensa la politica e l’amministrazione a coprirci le spalle.
Poi, accade che, in questi giorni, a prescindere dai funerei presagi di molti e degli SOS di tanti altri, si scopre che l’attività estrattiva fa male alla salute, oh!, se fa male.
Sono passati 19 anni dal protocollo d’intesa Eni-Regione e sei dall’istituzione del “controllo permanente” di De Filippo, cioè dalla data storica del già assessore Mancusi.
Non so quanto sia costato l’Osservatorio, ma certo è che, senza incidere più di tanto, pare si sia trasformato in fondazione nel 2015, con soci la Regione Basilicata e il Comune di Viggiano e forse con obiettivi un tantino diversi da quelli originari.
L’utilità della Fondazione è sotto gli occhi di tutti. Pare che molto di recente si siano sprecati nel sottoscrivere ulteriori protocolli d’intesa con tizio e con caio, hanno creato il comitato scientifico, ma non hanno ancora emesso un solo dato o giudizio, pare.
Nel frattempo si muore in Basilicata. Ma questo è un dato assolutamente secondario, quasi irrilevante, a oggi, anche per la Procura della Repubblica, per la quale evidentemente, dopo anni di estrazione, è davvero impossibile capire se e quanto si inquini in Basilicata con le estrazioni.
Ora si grida all’immediata chiusura o quantomeno alle misure minime di sicurezza. Certo! Ma ho un’idea! Perché non si fa un bell’Osservatorio, quale controllo permanente, messa a sistema di dati, loro certificazione con una bella inaugurazione nastrotricoloremunita, telecamere proclami e sorrisi d’occasione? Così si morirà pure, ma almeno abbiamo fatto tutto il possibile. Un Osservatorio a quinquennio sono sicuro sia la prova indiscutibile che davvero di più non si poteva fare.
E’ tutto a posto, editoriale del Roma Cronache Lucane
Posted on 20. lug, 2017 by L.P. in Argomenti, Regione Basilicata
E’ tutto a posto! Con la più classica delle espressioni locali si chiude la vicenda dello sversamento di greggio che causò il blocco della attività estrattiva con un provvedimento di Giunta urgente e una serie di polemiche, più o meno virulente.
Per rassicurare la popolazione, la Regione, a mezzo della Fondazione Basilicata Ricerca Biomedica, eseguirà una indagine epidemiologica su mille abitanti della Val d’Agri, per quella che governator Pittella chiama “l’operazione verità”.
Sorvolando sull’espressione usata dal governatore, “indagine porta a porta”, che cozza irrimediabilmente con il tipo di indagine che è invece a campione, vien da pensare che era ora.
C’è voluto il disastro perché si pensasse a qualcosa di utile.
Perché di disastro si è trattato. Disastro le cui conseguenze non sono state determinate, o, se determinate, non sono state rese pubbliche.
Ma, ripeto, è tutto a posto. Detto da chi non ha fatto un controllo per decenni lascia qualche dubbio, ma tant’è.
Ora che è scattata anche l’operazione verità possiamo finalmente stare tranquilli.
Come, se e quando verrà bonificata la zona inquinata dallo sversamento rimane fatto secondario, pare, di cui, forse, non è ancora il caso di parlarne, stante il tenore degli interventi e della conferenza stampa tenuta in regione.
Rimane la circostanza che a oggi non si conoscono ancora gli effetti negativi dell’attività estrattiva, la cui minima conoscenza è stata in parte favorita solo dagli incidenti. Diversamente un piano di controlli risultato totalmente inefficace non avrebbe segnalato alcun elemento di allarme.
La riapertura dell’attività di Eni, comunque, viene celebrata come un evento epocale, non come la chiusura di una parentesi tragica. Tutti bravi, un ringraziamento a tizio, uno a caio e uno pure a sempronio, le autocelebrazioni non mancano, salvo dimenticare quanto non fatto o fatto male e da chi.
Notevole il protagonismo dell’Arpa Basilicata, che un giorno grida un SOS per la mancanza di uomini e risorse e l’altro stabilisce di presidiare –finalmente- la zona. Con quali ulteriori risorse, umane e non, non è dato capire, ma forse non c’è nulla da capire, perché si parla sempre di tutto e del suo contrario e quindi è possibile quello che vogliono, che non ci siano uomini o che ce ne siano a sufficienza anche per attività mai svolte prima.
Si è fatta chiarezza?
Macchè. In assenza sui dati dei danni e col forte dubbio che i futuri controlli possano avere falle come è sempre accaduto, accontentiamoci delle chiacchiere.
L’invito, invece, è quello di guardare al futuro della Basilicata e della Val d’Agri con una prospettiva anche di lungo corso, oltre che emergenziale, come siamo abituati. La vocazione industriale, che la ricchezza di petrolio suggerirebbe, oltre alla presenza degli stabilimenti FCA e dei due indotti, di Melfi e della Val d’Agri, dovrà fare i conti con la vocazione agricola e turistica e dall’altro lato con la assenza di infrastrutture degne di una zona produttiva. Nulla esclude che possano convivere le diverse vocazioni, ma il futuro va disegnato, anche nei particolari e lo sviluppo accompagnato da idee che, allo stato, sono malinconicamente assenti.
Riuscirà la nostra politica a farsene venire una? Questo lo scopriremo alla prossima conferenza stampa, dove fra i mille ringraziamenti, la certificazione del proprio buon operato, magari qualcuno saprà pure dirci dove sta andando la Basilicata e dove vorrebbero portarla. Attraverso una strada, possibilmente, e non una mulattiera.
La saga di Dario e Rocco. Quando il governatore chiuse il centro oli senza il parere dei nostri due eroi.
Posted on 28. mag, 2017 by L.P. in Amenità, Città di Potenza
Le attività estrattive di oro nero creavano problemi, ma il govermatore faceva di testa sua, senza sentire nessuno.
-Rocco, hai sentito? Marcello ha chiuso il centro oli.
-Si, ho sentito. Ma ti ha chiesto consiglio?
-Ohibò, per niente, avrebbe dovuto?
-Beh!, se contavi ti avrebbe chiesto.
-Quindi non conto?
-Dario, temo proprio di no.
-Sigh!
-Dai, non fartene un cruccio, non ha chiamato neanche me.
-Ah beh, allora …..
Che culo che abbiamo. Editoriale del Roma Cronache Lucane
Posted on 18. mag, 2017 by L.P. in Attualità, Regione Basilicata

Ma che provinciali che siamo. Pensate, non ci sta bene che Eni estragga, devasti e sversi petrolio nella terra dalla quale nascono i fagioli di Sarconi e chissà quante altre prelibatezze.
Non riuscire a convivere con una qualsivoglia forma di inquinamento mette in mostra la nostra visione gretta e affatto metropolitana, a differenza di quello che sarebbe avvenuto dalle parti, che so, di Roma o di Milano.
Ce lo ha ricordato il buon Gentiloni, ospite di Eni e di De Scalzi, persona affidabile per lo Stato italiano a dispetto delle pendenze giudiziarie dello stesso, prendendo le difese di Eni contro la Basilicata.
Non vorrei che noi lucani facessimo la fine della Tribù nigeriana degli Ogoni, devastata, negli anni scorsi dalle estrazioni, massacrata e solo alla fine, dopo decenni risarcita per l’intervento di un giudice statunitense.
Noi lucani, comunque, con quelle petulanti lamentele, raccontiamo balle, ma anche gli Ogoni raccontavano balle, quando protestavano per l’inquinamento che subiva la loro terra. Ebbero ragione, ma a estrazioni terminate. Sarà così anche da noi?
Sì, De Scalzi ci ha dato dei bugiardi. Quante balle anche noi andiamo raccontando, inquinamento, tumori, quanta esagerazione per due gocce di petrolio.
Ma il malanimo nei confronti di una popolazione che educatamente si ribella e chiede chiarezza è di vecchia data e caratterizza ogni relazione fra potere e popolazioni sfruttate da che mondo è mondo.
Renzi, poi, parlò, a sproposito, di quattro comitatini che certo non avrebbero fermato il progresso e la scienza verso un futuro roseo fatto di autonomia energetica.
A coalizzarsi, verbalmente e a botte di fiammate e/o elargizioni a tempo perso di greggio fuoriuscito, contro i poveri lucani, sono lo Stato, Eni e confindustrie varie, anche locali. Loro guardano avanti, non hanno il tempo per soffermarsi sul disagio di una vita al profumo di oro nero. Il disagio passa, prima o poi, con o senza vittime, il danaro invece rimane; chissà dove, ma rimane e ne genera dell’altro, improduttivamente, come con l’usura.
Intanto il buon De Scalzi rischia di andare a processo per corruzione internazionale, pensa te, roba di mazzette in Nigeria, dispensate a destra e a manca, pare; storie di normale corruzione. Quelle mazzette assenti in Basilicata. Ma il teorema sarebbe questo: un presunto corruttore e un politico, con un affare in mezzo, cosa fanno? Ovunque nel mondo, tipo in Nigeria si accordano, in Basilicata per fortuna no.
Che culo che abbiamo!
Ma De Scalzi, uomo per bene, uomo delle istituzioni, benefattore a tempo perso, illuminato manager, rappresenterà Eni anche in un giudizio civile di risarcimento sempre per danni causati in Nigeria nel 2010 a causa delle attività estrattive di petrolio. Qualche milioncino e una bonifica da effettuare su una vasta area, questa la richiesta. Chissà, forse anche i diretti interessati saranno stati dei bugiardi per anni, ma ora invece citano in giudizio, pare infatti che non abbiano accettato la mirabolante offerta risarcitoria e transattiva di Eni, ben ventiduemila euro, forse finanche in contanti, tiè.
Quindi, riassumendo, da un lato la Tribù dei lucani, i provincialotti e bugiardi, organizzati in comitatini, poveri disperati e dall’altro i costruttori di civiltà, Renzi, Gentiloni e De Scalzi, con le loro verità, le loro ombre, i loro processi e il loro indiscusso potere.
Come finirà la partita? Sembra scontato se la politica non fa il suo mestiere: parte della Lucania devastata, e nel 2040 circa un bel risarcimento perché alla fine, diamine, la giustizia trionfa sempre.
E tutti i lucani vissero, ma soprattutto morirono, infelici e scontenti.
Una antologia delle dichiarazioni sul terremoto, esigenza storica.
Posted on 01. mag, 2017 by L.P. in Argomenti, Commenti, Regione Basilicata
In settimana il dott. Enrico Mazzeo Cicchetti e’ intervenuto sul tema, attualissimo, del petrolio, ricordando la sua esperienza da consigliere regionale. Il suo intervento e’ stato significativo della posizione istituzionale, in regione, sull’argomento all’epoca.
Ha ricordato come l’allora governatore, Vito De Filippo, ritenesse il sistema di controllo dell’attivita’ estrattiva, in Basilicata, il migliore del mondo; avete sentito bene, del mondo, certo, non della galassia, ma, insomma, mica poco.
Ha ricordato anche come un altro politico ebbe a parlare della VIE, e cioe’ della valutazione di impatto emotivo, ironizzando sugli allarmisti. Non ha fornito il nome di questo campione, ma fa niente, dai, spulciando si puo’ risalire all’autore della meravigliosa battuta.
Ecco, spulciando. Spulciando si potrebbe scrivere un’antologia delle dichiarazioni che, dal primo zampillo di oro nero a oggi, le istituzioni, i nostri politici e le organizzazioni ambientaliste hanno rilasciato sul tema. E anche delle posizioni ufficiali e dei provvedimenti adottati.
Dice ma a che servirebbe? Servirebbe a tanto, invece. I fatti di oggi vivrebbero di una nuova luce. E poi una ripassatina sulle responsabilita’ non farebbe male.
Visto che il punto zero della chiarezza sullo stato di inquinamento non arriva mai, almeno ci rifaremmo occhi e palato col senno di poi.
Questa antologia, da scrivere a cento mani, e cioe’ attraverso le mani di chiunque abbia avuto un ruolo, conservi un articolo di giornale o abbia memoria documentata dei fatti, potrebbe essere ordinata per lettera, personaggio per personaggio, o per legislatura, se non per anno, verbale per verbale, delibera per delibera, consiglio per consiglio.
Essi’, perche’ oggi si gioca molto sulla memoria corta. L’incalzare delle notizie, false o vere che siano, ha costruito una seconda realta’ virtuale, nella quale ci troviamo a nostro agio, perche’ liquida, eterea, evanescente, superficiale, che non necessita di approfondimento, autentico nemico dei nostri tempi. Quello che e’ stato detto un mese fa sembra provenire dal trapassato remoto, gia’ bell’e archiviato, relegato negli scantinati a prendere polvere.
A farci riflettere non e’ giammai la verita’, che nessuno persegue, ma il racconto che della stessa ne fanno, di giorno in giorno, i protagonisti o i loro mentori o i commentatori, di regime e non. I protagonisti di questi racconti, lo sono molto meno, protagonisti, della verita’, dalla quale prendono quello che gli fa comodo e nulla di piu’.
Quindi, tornando a noi, ricostruire la pseudo verita’ dai racconti di chi ha accompagati alle fiammate, agli sversamenti e alle chiusure coatte del centro oli per via di qualche forellino nei serbatoi gia’ ci aiuterebbe a farci un quadro preciso quanto meno delle supponenti difese di ufficio, dall’una come dall’altra parte. Questo in mancanza della verita’ vera, come dire, anzi diciamo cosi’, come intercalerebbe Pittella, verita’ che neanche la magistratura sembra ancora in grado di fornirci, a dispetto della presumibile facilita’ di ogni verifica.
Infatti niente e nessuno mi leva dalla testa che se la magistratura facesse accurate indagini sull’inquinamento attraverso professionisti matematicamente inavvicinabili, sapremmo in pochissimo tempo tutto, sullo stato dell’inquinamento delle acque, dei terreni e dell’aria, perche’, forse sara’ sfuggito ai piu’, questi esami non sono affatto difficili, forse addirittura routinari.
Ma forse sto bestemmiando, vero?
Una gabbia di matti
Posted on 02. nov, 2014 by L.P. in Argomenti, Città di Potenza, Regione Basilicata
Una gabbia di matti.
Questa è l’impressione che dà l’Italia in questo periodo.
Renzi mi fa rimpiangere addirittura il compunto Letta, se non Monti, non foss’altro che per l’italiano corretto che sapevano parlare. Comunque è quanto dire: l’uno è la prosecuzione dell’altro, quanto a politiche che umiliano onesti e lavoratori, tanto da pensare che tutti rispondano a un livello superiore.
Ma Renzi ha un livello di volgarità e violenza in più, gli manca il garbo. Ha ammaliato l’ingenua Italia proponendosi come la novità assoluta, poi, una volta conquistata la sua donna con fiori e promesse, romanticherie e svenevolezze, ha cacciato il bastone e ha cominciato a dargliele di santa ragione. E’ uscito fuori il demonio.
E quindi bastona i manifestanti, come in una qualsiasi squallida dittatura, è indifferente alle tragedie naturali i cui nefasti danni sono figli dell’incuria e della insipienza, se non altro, degli uomini politici, nomina inquisiti, elimina gli enti sostituendoli con apparati di partito, senza dare alcun conto, bastando l’annuncio, di solito epocale, che tutto sta cambiando.
Che deriva.
In Basilicata le cose non vanno meglio. Vien fuori la notizia (ma dai) che Pittella sapeva cosa era accaduto nella sala operatoria di cardiochirurgia; ma pare che fosse il segreto di Pulcinella. La notizia viene data da un solo quotidiano, Basilicata24, ma viene data sommessamente. Gli altri quotidiani se ne guardano bene dal dare o rilanciare la notizia, quasi si trattasse del furto di polli in una masseria di Corleto Perticara. Eppure la notizia c’è. Ma la banda dell’omertà è già al lavoro. Il Presidente si guarda bene dal fornire dettagli e nessuno glieli chiede, tranne Fratelli d’Italia. La risposta arriverà fra qualche mese, c’è da giurarlo, e non avrà conseguenze.
Roba da matti. Sì, una gabbia di matti.
Il bollettino di guerra dell’Italia si arricchisce solo di cronaca giudiziaria. Fanno titolo le sentenze, le indagini, gli arresti. Lo stato di illegalità, fra chi comanda, è talmente pacificamente cronicizzato, che niente scuote le intorpidite menti dei lucani e/o degli italiani. Guardano i fatti come si guarda una serie televisiva, come non accadesse a loro tutto quello che vedono, sopportano, subiscono.
Una gabbia di matti.
La giustizia va avanti nella maniera più rabberciata del mondo, assistere a un’udienza, che sia civile o penale, fa accapponare la pelle, salvo per gli addetti ai lavori, talmente avvezzi allo status quo, che lo ritengono normale.
E poi un’ultima considerazione: la mia generazione ha visto la luce negli anni della agiatezza economica, si è trovata senza lavoro, spesso, o senza pensione, è senza un futuro, ormai prossimo, e si vede scavalcare in politica come in ogni altra cosa, da giovani in camicia bianca la cui esperienza va dalla colazione servita dalla mamma a letto, all’accattonaggio politico.
Una generazione di disgraziati, giuro.
Ma, almeno, mi sia consentito di esprimere il mio condensato, lapidario e conclusivo giudizio e saluto: fanculo.
Gigio Gigi, ricco col culo, povero in tasca
Posted on 29. gen, 2014 by L.P. in Argomenti, Città di Potenza, Regione Basilicata

http://basilicata.basilicata24.it/rubriche/gigio-gigi-petrolio-12019.php
Una occasione da non perdere
Posted on 13. giu, 2013 by L.P. in Argomenti, Commenti, Regione Basilicata

http://basilicata.basilicata24.it/rubriche/unoccasione-cambiare-8894.php
Da Basilicata24 Il nostro Don Chisciotte contro i pozzi dell’Eni
Posted on 10. set, 2012 by L.P. in Commenti, Regione Basilicata

La dura vita del consigliere regionale del PDL in Basilicata
Posted on 08. set, 2012 by L.P. in Attualità, Commenti, Regione Basilicata

Non è facile, ammettiamolo una buona volta.
A criticare son tutti bravi, ma provateci voi, perbacco.
E quindi compenetriamoci nel difficile ruolo del consigliere regionale del pdl in Basilicata.
Innanzitutto il partito non sforna una linea comune. Il segretario regionale vive fuori regione, sostanzialmente dei problemi lucani se ne fotte, e se lo cerchi per chiedergli di prendere una decisione comune ribadisce “e che ci state a fare voi lì”, e, poi, parlatene con Taddei.
Poi c’è il difficile problema che hanno tutte le squadre che non sono squadre. E cioè ognuno è troppo preso dalla propria immagine, troppo preoccupato di apparire, non sono per quello che è, ma per quello che si illude di essere.
Poi ancora ognuno è preoccupato della sua personale sopravvivenza politica.
Infine le guerre interne per la supremazia e per la spartizione del potere sono guerre invero stancanti assai.
Quindi non residua molto tempo per i problemi politici veri. Quelli, per intenderci, che riguardano i lucani.
Talchè, con un partito inesistente, e mi riferisco alle scelte politiche, e col daffare che ognuno ha, anche per portare avanti personali battaglie politiche, mai condivise da tutto il partito, vi renderete conto che se arriva una proposta di moratoria, il consigliere regionale lucano del pdl non sa che cappero fare.
E allora si riunisce con i colleghi, all’ultimo secondo, e adotta la decisione più indolore.
Nel caso di specie vota sì alla moratoria. E si capisce pure il perché: non avendo un’idea politica seria e meditata, valuta le conseguenze di un voto negativo, e ne vede troppe. Facile accusarli di non volere il bene della regione, se si vota contro e per lo sfruttamento dei giacimenti. Se si vota sì, per giove, si darà pure ragione a De Filippo, ahimè, ma almeno si potrà pur dire che lo si è fatto per il bene dei lucani e perché non si può abusare della tolleranza dei lucani.
Ma poi cosa succede?
Mannaggia i pescetti.
Si sveglia Viceconte, che evidentemente qualcosa a Roma pur arriva a saperla, e travolge come un fiume in piena la moratoria, smentendo i suoi alfieri in regione. Latronico subito gli fa eco. Ed ecco che i nostri consiglieri si trovano nel guado e senza salvagente.
E’ dura, perbacco se è dura.
E allora via a studiarsi il problema e via alla corsa all’articolo più pregnante che, guarda caso, ancora non affronta il nodo della questione, ma si limita a criticare De Filippo.
E c’è da capirlo. Non avendo una proposta da fare, si può solo criticare.
Si sarà pure persa una grande occasione, ma provateci voi a fare il consigliere regionale, del pdl, in Basilicata.
Infatti si è persa l’occasione.
Perché se a fronte della proposta della moratoria i consiglieri del pdl lucano si fossero presentati con una idea politica seria e ponderata, condivisa, studiata, meditata, originale, come dovrebbe essere, perdinci, il pdl in Basilicata avrebbe fatto un figurone e si sarebbe proposto seriamente per l’alternativa.
Ma siamo alle solite.
Facile parlare. Vallo a fare tu il consigliere regionale.
Giusto.
Per fare il consigliere regionale bisogna avere i voti, e per avere i voti bisogna andarseli a trovare. E per fare questo ci vuole tempo, tanto tempo. E, quindi, dove lo trovi quello per fare politica?
L’ira funesta del pelide Viceconte. Da Basilicata24
Posted on 04. set, 2012 by L.P. in Argomenti, Attualità, Città di Potenza

Giù le mani dai lucani
Posted on 15. apr, 2012 by L.P. in Argomenti, Regione Basilicata

A dichiarare i fallimenti sono i tribunali. Con una sentenza nominano un curatore che paga i debiti se ci sono soldi.
La politica italiana ha indiscutibilmente fallito. In maniera clamorosa ha dichiarato il suo fallimento nominando un curatore, alias boia, nella persona di Mario Monti, e questi sta pagando i debiti alle banche tartassando i poveri italiani onesti.
Monti, infatti, non è altro che un curatore, il quale sta raccogliendo i cocci per consegnarli a chi governa il mondo.
Non si preoccupa, il boia, del disagio dei lavoratori, del carico fiscale, ormai insopportabile, dei suicidi, dei disoccupati, letteralmente se ne sbatte. Le spese, invero mostruose, dello stato italiano, non sono state contenute, non è in programma alcun progetto di ridimensionamento delle uscite, a meno che non riguardino gli onesti italiani. Il mondo della politica, della finanza, e gli apparati pubblici, sono garantiti a vita. Non è stato dato buono esempio, e lo sfregio, quotidiano, all’italiano che lavora, sta diventando insopportabile.
Monti ha fallito, anche lui.
Ma non si può dire, e, in fondo, non è stato messo lì per risanare l’Italia, ma per risanare la finanza mondiale o europea.
Per fare il boia, appunto.
Ma il problema è anche un altro.
Quando una società fallisce non può operare più sul mercato, scompare, muore. La nostra classe politica, che ci ha portato in dote un livello di corruzione altissimo, privilegi insopportabili e moralmente schifosi, una giustizia da sesto mondo, tasse elevatissime, servizi scadenti, burocrazia, che ha abbattuto la meritocrazia, che ha costretto i cervelli a scappare, che non ci garantisce neanche un campionato di calcio pulito, ebbene, nonostante il conclamato fallimento, continua a stare lì. Sfila in televisione, interviene, discetta, e intasca i quattrini.
E’ FALLITA.
Occorre un ricambio totale.
E hanno fallito anche nello scegliere il boia Monti. Hanno sbagliato sempre. E continuano a rubare, o a garantirsi seggiole e prebende.
In Basilicata hanno perpetrato, poi, i bravi politici, lo sfacelo più totale. Stanno facendo deturpare un territorio bellissimo, ci hanno isolato dal resto del mondo, ci hanno lasciato nella miseria, e ci fanno l’elemosina. Hanno elevato il sistema delle raccomandazioni a strategia di potere e umiliano il popolo lucano col buono benzina.
Sono convinto che, ovunque, nel mondo, una classe politica così scadente e pericolosa avrebbe finito di vivere da decenni. Ma la complicità instaurata con buona parte del paese attraverso le raccomandazioni, le filiere, i caporali del consenso, ha talmente imbastardito lo stato delle cose che non si capisce più quale è il davanti e quale il dietro della nostra vita.
L’omertà, cromosomica, verso un potere politico devastante quanto invasivo, ha obnubilato le menti. La paura del potere ha elevato la quota di vigliaccheria fisiologicamente esistente in ogni mortale. La peggior sudditanza ha fatto dei lucani un popolo di indecisi, o al più, di pazienti e umili schiavi.
Occorre darsi una scossa. Un rigurgito di dignità è diventato necessario.
Riappropriamoci dei nostri diritti e cominciamo a esercitarli.
Giù le mani dai lucani.
Giù le mani dal petrolio
Posted on 14. apr, 2012 by L.P. in Regione Basilicata

Il neonato movimento “giù le mani dal petrolio” che conta soltanto il suo autore fra i partecipanti, si propone per una difesa e uno sfruttamento del territorio, non solo monitorato totalmente, ma che venga deciso dal popolo lucano, e i cui vantaggi, siano per il popolo lucano.
Se dobbiamo accettare danni e disagi, dobbiamo pretendere anche i vantaggi. Ma, soprattutto, il popolo lucano deve decidere del suo futuro e di quello dei suoi figli.
Il movimento ha una cartella di posta elettronica per suggerimenti, adesioni, finanziamenti, incoraggiamenti e promozione sul territorio.
La casella di posta sulla quale comunicare è “giulemanidalpetrolio@gmail.com“.
Su Facebook esiste già il gruppo.
Presto sarà presente su tutti i socialnetwork.
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