Notizie dall’acquario, dal Quotidiano del Sud
Posted on 28. nov, 2019 by L.P. in Argomenti

Notizie dall’acquario?
Roger, negativo.
Ma è vero che si azzuffano fra amici?
Affermativo, fra avversari e fra amici, ma tutto nella sceneggiatura teatrale.
Avete indagato?
Negativo.
Meglio così, potrebbero venir fuori situazioni allarmanti.
Allora cosa si fa?
Rimanete in vigile attesa, ascoltate tutto, anche i bisbigli, le idee possono nascondersi nelle pieghe più minute, poi all’improvviso vengono fuori e fanno sfaceli. Ma fin quando non partoriscono idee è tutto sotto controllo.
Capo, io non vedo un’idea dai tempi dei Briganti.
Non esagerare, da allora hanno fatto la Basentana, ricordalo.
Vero. Ma poi basta.
Appunto. Speriamo che il letargo continui.
Del resto ci sono poche speranze.
Vero. Sarebbe un miracolo.
Ok. Allora noi comunque rimaniamo in ascolto.
Mi raccomando. Al primo segnale di idea lanciate l’allarme rosso, potrebbe essere letale. Ma fino a quando giocano a fare gli statisti, potete anche fumare una cicca.
Perfetto, capo.
A dopo, agente 07 e 3 10.
A dopo capo.
Passo e chiudo.
Il pollaio regionale, dal quotidiano del Sud.
Posted on 11. ott, 2019 by L.P. in Argomenti

(Antefatto: l’assessore Leone ha chiesto in consiglio all’opposizione di smetterla di starnazzare, l’opposizione si è indignata e ha minacciato querele, dal Quotidiano di ieri).
Secondo l’assessore Leone, il consiglio regionale è frequentato da volatili starnazzanti.
Se anche fosse vero, sarebbe altrettanto vero che il consiglio sarebbe più o meno un pollaio, a prescindere da chi fa la gallina o il gallo.
Quindi noi lucani avremmo un consiglio regionale che si immedesima esattamente nell’avicoltura tipica della Basilicata, riproducendo lo schema tradizionale delle aie delle case di campagna delle nostre terre in salsa politica. Magnifico!
Insomma a sentirli litigare senza nessun limite c’è da chiedersi come si possa arrivare a questo livello senza temere di sfiorare il ridicolo.
Meritiamo di meglio?
Non lo so, anzi, non credo.
Credo, infatti, che, se questo è il quadro che i partiti sono in grado di disegnare, e questi sono i risultati della volontà elettorale, ci sia una coerenza di fondo inequivocabile.
Sdoganato il vernacolo, però, ci mancano solo le mazzate, matempo al tempo, forse manca davvero poco.
La reciproca disistima è talmente palese, fra i diversi schieramenti, da risultare incompatibile con modi urbani e comportamenti da galantuomini, oltre che con un dibattito democratico.
Certo non basta la disistima, che, pure, può essere manifestata per così dire “all’inglese” e cioè con humor, ironia e sorrisetto beffardo. Ci vuole anche una naturale propensione alla rissa, seppur verbale, alla sovrapposizione delle voci, a chi grida di più, come accade nei talk Show, del resto. Insomma è necessario avere un’educazione diversa da quella che si provava a insegnare una volta.
Costituisce un cattivo esempio? Non so, andando avanti così, sarà uno spot per il ritorno trionfante del galateo; perché alla fine finiremo per essere nauseati da cotanta inutile violenza verbale.
E ora, pardon, concedetemelo, vorrei congedarmi da voi porgendovi i segni immutati della mia stima. Chissà che cominciando a usare modi diversi anche in un articolo di giornale, non si ritorni a una politica guardabile.
Parapet e pace, dal Quotidiano del Sud.
Posted on 08. ott, 2019 by L.P. in Argomenti

Altre volte ho parlato dei non luoghi potentini. Ma Potenza offre spunti anche per vivere momenti di assenza di potere inimmaginabili.
Se si percorre corso 18 agosto, provenendo da via Bonaventura, subito dopo le scale che io ho sempre definito “del Grande Albergo”, ci sono gli ex uffici governativi, proprietà, pare, demaniale. Ormai per lo più vuoti e inutilizzati, costituiscono anche loro un notevole “non luogo”, un palazzo enorme abbastanza vecchio e lugubre da meritare una scenografia alla Dario Argento di una volta. Ma del non luogo parleremo in un’altra occasione. Oggi tocca parlare del parapetto che costeggia la via pubblica e dell’assenza di potere. Questo parapetto è di forma antica, anche gradevole, ma non viene manutenuto dall’epoca delle invasioni barbariche, per dire. Infatti fuoriesce l’esile armatura, costituita da fili di ferro, presenta allarmanti vuoti e l’opera dell’uomo ha fatto sì che da un lato si riempissero le ampie fessure con tavole di legno, sgradevoli e per niente sicure, e dall’altro si transennasse la zona, riducendo la usufruibilità del già malmesso marciapiede, ora percorribile, per così dire a senso unico. E’ bene precisare che il parapetto protegge da cadute nel vuoto.
Lo stato di transennamento dura da oltre due anni. Il passante può aggiornarsi sulle date leggendo il provvedimento che è ivi esposto e che recita come sia stato autorizzata una occupazione temporanea per consentire il ripristino della sicurezza del parapetto. L’esercizio del potere si è fermato a questo.
Ora, al di là del fatto che non mi trovo con la “temporaneità” dell’occupazione, che, infatti, continua sine die, è rimarchevole come la pubblica amministrazione, tocchi al Demanio o al Comune, riesca nella neanche tanto facile impresa di strafottersene per tanto tempo.
Io, un Gigio Gigi qualsiasi, toccasse al Demanio ricostruire il parapetto, fossi il Comune farei i diavoli a quattro, avendo, del resto, il potere di farli fare subito quei lavori da quattro soldi. Toccasse al Comune o comunque al Demanio, al loro posto, cioè al posto di chi pur dovrebbe fare qualcosa, mi vergognerei e correrei ai ripari. Ma le pubbliche amministrazioni ci hanno abituato al fatto che la pachidermicità della burocrazia è un dato oggettivo. Si trattasse di burocrazia. Meglio pensare che la burocrazia viene interpretata da uomini che, nel caso di specie, oltre alla pachidermicità sono connotati da irresponsabile pigrizia, che, a sua volta, viene accettata quale male necessario affinchè non si pensi che uno stipendio sia effettivamente guadagnato, cosa che, diciamolo pure, in questa Italia, tanto onorevole non è.
La cittadinanza, ormai perfettamente educata, non si lamenta, al più borbotta, quando deve passare con un qualsiasi ingombro da quelle parti, ma poi tira dritta perchè ha altro da pensare, tanto mica tocca a lei riparare, da un lato, e “che vuoi che sia” dall’altro.
Ma una popolazione che sopporta sversamenti petroliferi e altre cuccagne inquinanti, servizi scadenti da anni, autobus che prendono fuoco e la doppia fila al liceo classico, ore tredici, per la raccolta dei rampolli non camminanti di loro, causa culo pesante, davvero non ha tempo di occuparsi di parapetti pericolosi.
Allora quale è la morale?
Eccola: nella terra dove sono arrivati i miliardi del dopo terremoto e i milioni delle royalties e dove l’infrastruttura più importante è sempre la stessa, con l’ aggravante che perde i pezzi (leggasi Basentana), un parapetto pericolante è come un neo sul volto di una Miss-qualcosa. E ho detto tutto.
Con tanti saluti a Demanio e Comune.
Il fascino dell’indagato venuto da fuori. Dal Quotidiano del Sud
Posted on 08. ago, 2019 by L.P. in Argomenti
Che, come direttore generale alla Regione Basilicata, ci stia meglio un campano di un lucano, dai, ci può stare. Sono più esperti, non hanno la crosta di provinciale, hanno carriere più gloriose, probabilmente.
Che, poi, anche il Governatore Bardi sia napoletano, non significa niente di particolare, se non che, probabilmente, ha voluto scegliere nel suo ambiente, dove, evidentemente conosce meglio le persone e, quindi, diciamo che garantisce lui, sebbene in politica non esistano fidejussioni morali, ma si va bene così.
Che, poi, infine, sia preferibile un campano indagato a un lucano, non parimenti indagato, ma a un lucano senza carichi penali pendenti, beh, forse questo è francamente troppo.
Tipo, ma non poteva scegliere, se proprio lucano non usa, un marchigiano non indagato? O un piemontese senza archiviazioni per prescrizione, no, dico, visto che ha speso una vita al servizio della legalità?
Mistero della fede. Quella fede di cui bisogna dotarsi per non lasciarsi andare a pensieri tetri, del tipo “noi non valiamo niente”, “siamo gli ultimi finanche a casa nostra” ecc. ecc.
Una regione prostrata, forse offesa, non fosse che riesce a rimanere indifferente a tutto.
Pensate alle opposizioni. A sinistra il silenzio più tombale, ma che volete è agosto per tutti, i 5 Stelle che timidamente si ribellano e le forze di destra, che tanto hanno blaterato negli anni sulla legalità, che d’incanto si ritrovano ad avallare, senza storcere il muso, scelte quantomeno opinabili.
Certo, nessuno è colpevole prima di una sentenza definitiva di condanna, che se poi il reato si prescrive, pazienza, ma il problema è tutto psicologico: da un lato un governatore che vede di buon occhio i campani, sebbene col neo, dall’altro i lucani a sentirsi dei falliti, perché neanche le indagini fanno la differenza.
Ma mi rimane un dubbio: e se fossero proprio le indagini a conferire quel tocco di esoticità e di fascino, di mistero e di audacia, buoni per essere scelti? Altro mistero della fede.
Vabbè, fa niente. Tanto chissenefrega, cambiamento è stato annunciato e cambiamento, ovviamente, come sempre, e ci mancherebbe altro, non è stato.
Il controllo permanente di De Filippo e la Val d’Agri, editoriale del Roma di Basilicata
Posted on 25. set, 2017 by L.P. in Regione Basilicata

Il web è inclemente, ha la memoria di cento elefanti e mette a dura prova soprattutto l’operato di amministratori e politici nel tempo.
Ecco, per esempio, cosa ha conservato, intatto, il web, a proposito di salute, politica e estrazioni petrolifere.
Nel 1998 veniva sottoscritto un protocollo d’intesa fra Eni e Regione Basilicata. Fra le altre cose prevedeva la realizzazione di un Osservatorio Ambientale che raccogliesse dati sul rapporto fra salute e attività estrattiva, uno strumento per operare nel rispetto delle regole minime attraverso la conoscenza dei possibili effetti sulla salute di elementi eventualmente inquinanti.
Bene. Previdenti e responsabili.
Dopo ponderata riflessione, approfondimenti culturali, scientifici, sociologici, durati quasi tredici anni, un periodo di tempo, cioè, tale da poter avere le idee ben chiare, la macchina da guerra della politica lucana fra squilli di tromba e rullo di tamburi, annunciò la nascita dell’Osservatorio Ambientale con sede nella Val d’Agri, più precisamente a Marsico Nuovo.
Nell’occasione non mancarono i nastri tricolori, che un De Filippo in splendida forma ci onorò di tagliare, telecamere, testate giornalistiche e gli immancabili proclami.
Il Dirigente Generale della Regione Viggiano parlò di raccolta di dati, loro messa a sistema e loro, udite udite, certificazione. L’assessore all’ambiente Mancusi parlò di data storica per la Basilicata e il governatore De Filippo, poi assurto al governo, sempre ramo salute, parlò dell’Osservatorio come punto di forza per un “controllo permanente” dei dati sulla salute. Bene. Tutto a posto. Previdenti e responsabili.
Dando una occhiata al sito dell’Osservatorio, però, si può legge che la “sezione operativa” non è mai stata istituita e molte sezioni del sito sono rimaste in perenne aggiornamento.
Dell’Osservatorio facevano parte di diritto, sindaci, presidenti e governatore.
Di che stare tranquilli, insomma, ci pensa la politica e l’amministrazione a coprirci le spalle.
Poi, accade che, in questi giorni, a prescindere dai funerei presagi di molti e degli SOS di tanti altri, si scopre che l’attività estrattiva fa male alla salute, oh!, se fa male.
Sono passati 19 anni dal protocollo d’intesa Eni-Regione e sei dall’istituzione del “controllo permanente” di De Filippo, cioè dalla data storica del già assessore Mancusi.
Non so quanto sia costato l’Osservatorio, ma certo è che, senza incidere più di tanto, pare si sia trasformato in fondazione nel 2015, con soci la Regione Basilicata e il Comune di Viggiano e forse con obiettivi un tantino diversi da quelli originari.
L’utilità della Fondazione è sotto gli occhi di tutti. Pare che molto di recente si siano sprecati nel sottoscrivere ulteriori protocolli d’intesa con tizio e con caio, hanno creato il comitato scientifico, ma non hanno ancora emesso un solo dato o giudizio, pare.
Nel frattempo si muore in Basilicata. Ma questo è un dato assolutamente secondario, quasi irrilevante, a oggi, anche per la Procura della Repubblica, per la quale evidentemente, dopo anni di estrazione, è davvero impossibile capire se e quanto si inquini in Basilicata con le estrazioni.
Ora si grida all’immediata chiusura o quantomeno alle misure minime di sicurezza. Certo! Ma ho un’idea! Perché non si fa un bell’Osservatorio, quale controllo permanente, messa a sistema di dati, loro certificazione con una bella inaugurazione nastrotricoloremunita, telecamere proclami e sorrisi d’occasione? Così si morirà pure, ma almeno abbiamo fatto tutto il possibile. Un Osservatorio a quinquennio sono sicuro sia la prova indiscutibile che davvero di più non si poteva fare.
Posto preso, editoriale del Roma di Basilicata
Posted on 21. set, 2017 by L.P. in Regione Basilicata

Chi lo ha detto che il cervello dei politici in carriera non si affatica più di tanto? Di sicuro qualche balordo. Questa malsana idea che il politico si giri i pollici dalla mattina alla sera, senza preoccupazioni o ansie, è una conclamata e infondata balla.
Vero è invece che il cervello del politico non conosce pause, sempre in attività, frenetica quanto ottimizzata a risultati concreti e utili, soprattutto per lui.
Ma se, cocciuto come un mulo, qualcuno volesse una prova, eccola qua.
In regione Basilicata in discussione, pare addirittura urgente, la modifica allo Statuto che prevede la possibilità, per i consiglieri regionali nominati assessori, di poter tornare a fare il consigliere ove mai avesse un anticipato termine l’incarico assessorile.
Semplicemente geniale, ma soprattutto molto attuale. Viviamo, infatti, tempi frenetici, nei quali cambiare assessori è il vezzo più vistoso dei governatori, che, evidentemente, non hanno idee durature, e che, facilmente si “scocchiano” con i prediletti di ieri, oppure, avendo stretto nuove alleanze politiche, anche se correntizie, scelgono di gratificarle, le alleanze, con incarichi concreti, a discapito di chi c’era prima.
Il consigliere sa, insomma, che niente è certo, men che meno un assessorato, a prescindere se sei una eccellenza –quale assessore non lo è al momento della nomina- se hai operato bene, male, mediocremente o abulicamente, illuminando la scena o facendo mettere le mani nei capelli. L’incertezza del quadro politico –così usa dire nelle stanze della politica moderna- cioè, le guerre fra correnti, detto in italiano, la mancanza di progetti, obiettivi e ideali, hanno creato un quadro altamente e perennemente sismico. Quindi giusto tutelarsi con una bella legge ritagliata su misura per i consiglieri di oggi, ma anche di domani. Fare l’assessore è bello, perbacco, ma correre il rischio che Pittella si fidanzi, politicamente, con Lacorazza e abbandoni in lacrime Pace, oggi, e domani semmai il contrario, e che quindi la bella poltrona abbandoni il tuo culo precocemente, no, è semplicemente intollerabile.
Insomma, se uno ha fatto tanto per arrivare in consiglio deve rimanerci fino alla fine, a costo di fare una legge, appunto, che elimini storture ed evidenti ingiustizie.
L’altra favola, quella della lentezza della burocrazia e della pigrizia dei legislatori, pure è destinata a rimanere tale. Il disegno di legge di cui sopra ha toccato la velocità di un Freccia Rossa sulla tratta Roma-Firenze, a dispetto delle altre nobili bozze di legge che, invece, corrono sul Potenza-Melfi in una giornata di sciopero dei treni.
Dice “Ma grazie, è una legge che si sono fatta su misura per i cavoli loro”. Balle! I politici hanno dimostrato attitudine, reattività, sprint e lucidità. Basta questo per dedurne l’assoluta capacità a legiferare in genere. Sono cavalli di razza, perdindirindina, e la legge del “posto preso” di futura pubblicazione ne costituisce la prova provata, direbbe un avvocato dal vocabolario problematico.
Quando avranno la certezza di non perdere il posto, anche se per una gita da assessore con coppola e autista, saranno ovviamente in grado di portare la Basilicata in capo al mondo. Ma che dico! In capo alla stratosfera. Ma che dico! In capo alla galassia.
E da lassù sarà per noi tutti divertente guardare il resto dell’Italia brancolare fra insipienze e incertezze, mentre noi, felici, forti di consiglieri sereni e capaci, rideremo di gusto, come sulla ruota panoramica, quella alta alta, con tanto di zucchero filato e trombetta arrotolata.
La fiera degli orrori, editoriale del Roma Cronache Lucane
Posted on 27. lug, 2017 by L.P. in Regione Basilicata

La fiera degli orrori ha sede ufficiale in Basilicata.
Abbiamo una Regione che oltre a legiferare incostituzionalmente, delibera in maniera illegittima. Il Tar e a turno la Corte Costituzionale infieriscono su un ente la cui capacità amministrativo-provvedimentale è ai minimi storici.
Ieri è toccato all’eolico. Pare non abbiano neanche rispettato la loro stessa legge. Ogni commento è inutile, perché la recita del perfetto ignorante lascia a bocca aperta.
-Il Partito Democratico è senza punti di riferimento. Si è dimesso anche il segretario cittadino, e bene ha fatto: oltre a essere indiscutibilmente persona colta e raffinata, ha modi e usa logiche comportamentali non ben conosciute nel mondo del PD. Questo è un ambiente pericoloso, popolato da belve feroci, use a violente contrapposizioni che una volta venivano calmierate dalle figure di vertice, e veicolate verso una unità finale che accontentava tutti, oggi, assenti, o bypassati se parlanti un linguaggio diverso, i vertici, è rimasto un campo di battaglia dove i morti e i feriti non si contano. Finirà come quel gruppetto di soldati giapponesi che continuavano a stare appostati perché nessuno li aveva avvisati che la guerra era finita. Quando il PD sarà riuscito a perdere ogni competizione, quelli continueranno a battagliare fra di loro. Non fosse tragico sarebbe comico.
-All’elenco degli orrori non può sfuggire la vicenda petrolifera, nella quale l’ente che dovrebbe farci dormire sonni tranquilli, l’Arpab, lancia ogni mese un SOS per carenza di personale, mezzi e soldi. I controlli sono stati a oggi auto-eseguiti da chi ha sversato, contaminando il territorio, una certa vagonata di greggio e chissà cos’altro. Se mi trovate un altro ente che delega il controllo al controllato per decenni, mi ritiro dalla vita sociale e mi ricovero in un convento (tanto questo tipo di promesse da Veltroni e Renzi in poi, non obbligano più).
Un altro orrore sesquipedale è l’aver consentito a Fiat e relativo indotto, Eni, Total e relativi indotti, di operare in Basilicata senza costruire una strada, che sia una, decente. I morti della strada Potenza-Melfi stanno lì a testimoniarlo, ma nessuno fa una piega. Mostri? Il dubbio che lo siano davvero non è peregrino.
-Per finire, scusandoci per le numerose omissioni, faccio presente che fra tre mesi dovrebbe riaprire il ponte di Montreale, stando alla tempistica ufficiale contrattualizzata. Sarebbe il caso che cominciassero a predisporre le giustificazioni del futuro sicuro ritardo. Il parco fluviale del Basento, invece, doveva essere riaperto nel lontano maggio del 2013, quando i lavori non erano neanche cominciati. Aspettiamo con pazienza i comodi della amministrazione comunale. Ma non si mettano premura, perbacco, non vogliamo disturbare il letargo che i politici si consentono periodicamente per meglio metabolizzare il cambiamento climatico.
Un ultima annotazione. A giorni verrà aperta un’area per bici a Potenza, piazzale Budapest, curata dalla associazione culturale Radici. Lì c’è una fontana in disuso. I promotori e realizzatori dell’opera ne hanno chiesto la riattivazione e pare che il comune abbia risposto con una richiesta di danaro anche cospicua. Se fosse vero, saremmo all’ennesimo orrore. Se non lo fosse rimarrebbe una fontana che non getta acqua in una zona dove si fa attività sportiva, quindi comunque un ennesimo orrore.
Sentitamente ringraziamo.
La legge che durò un giorno, editoriale del Roma Cronache Lucane
Posted on 07. lug, 2017 by L.P. in Regione Basilicata

Avrà ragione il Presidente Mollica a difendere un provvedimento ritenuto addirittura ancora più severo del precedente in materia di vitalizio dei consiglieri regionali della Basilicata, oppure avrà ragione la stampa nazionale a additare la Basilicata come regione che ancora difende i vitalizi, concedendo la possibilità a qualche ex consigliere di ottenerlo.
Oppure ancora avrà ragione Pittella che propone l’abrogazione della neonata legge non perché sbagliata ma perché non si pensi che i politici costituiscano una casta.
Non parteggio per nessuna delle tre fazioni, sorridendo all’idea di una querela da parte del Consiglio Regionale nei confronti di quella stampa birichina che avrebbe letto male la nuova norma, a maggior ragione dopo la richiesta del governatore di fare un passo indietro.
Una volta il classico “io ti querelo” era roba da gente normale, roba da strada, oggi è una minaccia che si nasconde in ogni piega del nostro vivere in società, perché la magistratura è entrata nella nostra vita come la Coca-Cola e senza non possiamo fare niente.
Ma, querela a parte, che pure finirà come quella minacciata dalla Boschi al giornalista De Bortoli, cioè a taralli e vino, rimane la circostanza di quanto sia nauseante, di questi tempi, il solo accennare al discorso dei vitalizi: che ci siano persone, elette dal popolo lucano, dedite a spendere tempo per regolare i loro stessi fatti personali, quando ci sarebbe ben altro da fare, è sfacciato e arrogante.
Il buon gusto si è perso per strada, il garbo istituzionale, pure. E’ il momento della faccia tosta, che si spinge fino a reclamare la giustezza delle proprie decisioni in un festival dell’autocelebrazione da fare invidia al mito della vanità. Narciso era un pivello, con gli anni la specie dei vanitosi è cresciuta e soprattutto si è affinata al punto da non aver più bisogno di un lago per specchiarsi ma di un grande pubblico plaudente.
Alla politica bisognerebbe zittire i microfoni e spegnere le telecamere, le farebbe più danno che dimezzare le indennità, che tanti consiglieri non meritano perché il loro apporto al benessere del territorio è pari a quello di una formica alla costruzione di un grattacielo.
Che una persona normale, divenuta politico, debba fare l’ “America” è un tema discutibile. Ma che si perda tempo per definire i termini della sua pensione extra, non meritata, ed elargita grazie a una legislazione della quale sono autori loro stessi, è uno sconcio inguardabile.
E’ il meccanismo che va cambiato. Non è concepibile che l’interessato curi i propri interessi facendo le leggi che lo riguardano. E’ come se io avessi il potere di autodeterminarmi un premio di 10.000 euro a carico della comunità per ogni mille chilometri che faccio in bicicletta, laddove, comunque, 10.000 KM sono una cosa, mentre sedere in un’aula confortevole a farsi una legge a proprio favore, un’altra. E’ come se il lavoratore si concedesse un aumento autonomamente o un proprietario terriero si rilasciasse il suo bel permesso di costruire senza rivolgersi al Comune.
Per finire alla sceneggiata della richiesta di ritiro della norma. In Regione sono stati capaci di fare tutto e il suo contrario. Fare una norma, difenderla perché giusta e infine revocarla perché, stupidi, non ne avremmo colto la raffinatezza. Ma non bastava pensarci prima? Forse fare i legislatori pretenderebbe maggior serietà e consapevolezza. La orgogliosa messa in scena finale di Pittella offre il nervo scoperto di una politica superficiale e incapace, sconfessa il Consiglio e ci fa porre la domanda se questi politici ci sono o ci fanno.
Pare facile …….
Posted on 07. giu, 2017 by L.P. in Argomenti, Attualità, Politica nazionale, Regione Basilicata, Società e costume
Chissà cosa passa nella testa dei politici quando si fanno rimborsare le sigarette o la cena con gli amici. Mi piacerebbe assistere alla scena che si svolge nella loro testa.
Caso a): Ma sì, diamoci sotto, tanto paga Pantalone.
Caso b): Che pacchia, non mi sembra vero.
Oppure, con un’ombra di coscienza:
Caso c): giuro che è l’ultima volta.
Caso d): mi sento un verme, porca miseria.
E sì, perché potrebbe anche sussistere un conflitto psicologico ovvero lo strafottimento totale.
Dipende dal carattere, dal livello culturale, dalle scuole fatte, dall’educazione impartita in famiglia, dall’influenza del parroco da piccoli, dalle amicizie, dal bisogno, dall’avidità.
Intanto in cielo il Padreterno si sta attrezzando e ha appaltato i lavori di realizzazione del girone dei politici. Il girone è diviso poi in due sottogironi; quello dei politici dal contributo monello e quelli dalla corruzione in poi.
Si teme un sovraffollamento, ma è giusto che si facciano le giuste distinzioni.
Finora accampavano fra i truffatori e gli imbroglioni, con reciproca insoddisfazione, dei politici, dico, e dei truffatori e imbroglioni.
Perché il vero truffatore non si confonde col politico che gioca sporco, sfruttando una posizione, il potere e la coppola. Vuoi mettere col gioco delle tre carte in un qualsiasi motel sull’autostrada, al freddo e al gelo, oppure sotto 35 gradi, e poi ore e ore di allenamento; roba da imbroglioni nati e cresciuti facendo vera gavetta, cappero.
Dall’altro lato i politici dicono loro un bel “vuoi mettere”, con la loro scalata attraverso la conquista dei voti, l’aggiramento delle regole, l’abile dissimulazione, la sfacciata protervia. Roba per pochi, ammettiamolo.
Il problema è che, come per ogni attività, professione o mestiere, è tempo di crisi.
I politici la vivono alla grande. Dopo anni nei quali hanno fatto che cazzo gli piaceva, tanto che sembrava dovuto da parte loro un certo approvvigionamento non ufficiale o ufficiale, ora si sono messi i giudici a rompere le balle. E poi certa stampa, che proprio non trova altre notizie, quasi scarseggino. Mano male che l’opinione pubblica se ne fotte. Perché è saggia. Lei sa da sempre come vanno le cose. Una popolazione che ha fatto il militare a Cuneo, perdinci, e non si meraviglia, sa come va il mondo.
Poi, però, si veste da PM e filosofeggia, e denuncia e nanì nanera. Mondo ladro.
Se solo tutti sapessero che anche loro, sì, anche loro, quando ripongono la maschera vanno dai politici a chiedere il posticino per il parente, o un incarico per il nipote o figlio, o che quel concorso si faccia alla maniera giusta perché concorre tizio piuttosto che caio.
Ah!, già lo sapete?
Vero, il popolo è davvero saggio. Peccato che la saggezza ancora non gli ha fatto drizzare la schiena.
Già, è vero, più ti pieghi e meno fa male. Giusto.
Augh!
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La banda del rimborso, editoriale del Roma Cronache Lucane
Posted on 26. mag, 2017 by L.P. in Argomenti, Regione Basilicata

Una classe politica condannata definitivamente per aver procurato danni erariali all’Ente di appartenenza, oltre a far degnamente parte del genere horror, rimane una circostanza che impone qualche domanda.
La prima è: volete farci i nomi di chi non ha procurato danni? Si potrebbe pensare di intestargli una via, quantomeno, stante la rarità del fenomeno. Giacchè la Corte dei Conti ha sentenziato che quasi tutti in regione Basilicata, nel periodo di tempo intercorrente fra il 2009 e il 2010, hanno sperperato danaro pubblico per spese non istituzionali e quindi personali, quelli non coinvolti sono degli eroi, né più né meno.
Pensate alla difficoltà, immane, di evitare l’esca del facile rimborso in un clima da “così fan tutti”, roba da guru dall’animo puro.
Ma ragioniamo, voi ve lo immaginate un cassiere di banca che si appropria di un euro che fine fa? Licenziato in tronco, senza dubbi. Il gesto è lo stesso, magari quello del politico è pure più grave perché il valore etico della funzione impone comportamenti trasparenti e immuni da peccati, finanche veniali.
Ecco, ma l’atto del rimborso onnicomprensivo, che è quasi un’arte visto dalla parte dei comuni mortali, che tipo di peccato è?
Sarebbe interessante interrogare la Chiesa sul punto. Anche se questa se la può cavare ed essere completamente soddisfatta con un bel sincero e pronto pentimento, avrà pure una definizione per i comportamenti suddetti: ebbene veniale o mortale?
Vabbè, facciamo che è veniale e che bastano due padre e due gloria, ma il pentimento?
Non ho ancora letto le scuse di nessuno dei condannati.
Bene, se comprassero una pagina di un giornale, anche tutti assieme dividendo la spesa e con tanto di sottoscrizione uno per uno, in maniera politicamente trasversale, come del resto l’arte di farsi rimborsare, e scrivessero all’incirca: caro popolo lucano, noi chiediamo scusa, beh, dai, che in fondo non siamo giudici severi e abbiamo fatto tutti il militare a Cuneo, sono sicuro che a fronte di un gesto umano, a una manifestazione di autocritica severa, avremmo quasi vergogna a pronunciare il nostro perdono, quasi non meritassimo questo privilegio, confusi da cotanto spontaneo pentimento.
E invece le scuse non ci toccano, anzi, chi ancora è in sella, e che sella, non farà cenno alla questione o al più griderà a una sentenza ingiusta, cosa che rientra nelle possibilità, ma che non cambia la sostanza perché una sentenza è una sentenza e va rispettata.
Vero è, però, che recenti rumors danno per cosa fatta l’asse Renzi-Berlusconi, e che quest’ultimo dall’alto delle sue condanne e prescrizioni e attuali pendenze offusca questioncelle come quella del rimborso lucano; ragion per cui è ragionevole concludere che si trattò di peccato veniale, emendabile senza neanche le scuse e anzi, scusate se per un attimo ci avevamo pensato. Che, poi, uno fa pure carriera, dai, e ritrovarsi con una decisione così tosta quando si è scalata la gerarchia delle cariche, pure fa male.
Esiste, però, sempre la riabilitazione, a ogni modo, ma non quella prevista dalla legge, penso a quella, ben più importante proveniente dal giornalismo più generale. Basta accodarsi e, quindi, se Berlusconi ormai è per Scalfari buono anche a fare le leggi e governare, dopo quello che gli ha detto dietro per anni, quando non era ancora neanche stato condannato, dalle nostre parti possono stare tranquilli. Né dimissioni né critiche, anzi sai che c’è, avete fatto bene.
I provvedimenti della Regione Basilicata, Editoriale del Roma Cronache Lucane
Posted on 28. apr, 2017 by L.P. in Città di Potenza, Politica nazionale, Regione Basilicata

Sulla questione “Petrolio” in Basilicata vige la confusione più totale. Tempo fa, non molto, la Regione Basilicata aveva ingiunto a Eni determinate prescrizioni nell’esercizio dell’attività estrattiva, ma il Tar di Basilicata le ha ritenute illegittime, annullandole.
Se identica cura amministrativa è stata usata per l’ordinanza che ha sospeso l’attività nella giornata del Sabato Santo, stiamo freschi.
Del resto una Regione capace di fare leggi anticostituzionali a ripetizione, mostra coerenza se emette provvedimenti illegittimi, sarebbe strano il contrario.
Intanto il timore di un vasto e irrimediabile inquinamento esiste e, a meno di abbagli inenarrabili, è questa la causa dei provvedimenti a ripetizione della Regione Basilicata.
Nulla di più difficile che da qui a qualche settimana il Tar annulli anche il provvedimento di sospensione e semmai condanni pure la Regione, cioè noi tutti, a un mostruoso risarcimento.
Allora dove sta la magagna?
Non c’è inquinamento e la Regione ha fatto solo un brutto sogno? C’è l’inquinamento ma la Regione non ne azzecca una nel fare i provvedimenti? La situazione reale è uguale a quella giuridica o, nel mondo del diritto, si vede un altro film? Il Tar sa e vede cose che noi lucani non sappiamo?
E alla fine: ma sono capaci, in Regione, ad affrontare seriamente la questione petrolifera o l’attitudine è la stessa di quella che ha prodotto la pubblicazione di leggi rispedite al mittente o dalla Corte Costituzionale o dalla Corte dei Conti?
Bel dilemma, neanche tanto risolvibile se a giudicare i nostri amministratori sono loro stessi.
C’è una soglia, però, invalicabile, anche dai nostri illustri rappresentanti, che è quella rappresentata dalla decenza. Ecco, se non sono capaci, innanzitutto di dirci la verità, su quello che è stato, è e presumibilmente potrebbe essere, e, un attimo dopo, di governare il problema, evitino di aggravare la situazione, dichiarassero forfait, alzassero bandiera bianca, così potremmo segnare un nuovo punto zero e vedere cosa fare.
Stiamo parlando del presente e del futuro, prossimo e remoto; stiamo parlando di una delle regioni più verdi d’Italia, che affaccia su due mari, bella, selvaggia, affidata però, da sempre, a personaggi che non ne hanno saputo disegnare il futuro. Hanno provato, maldestramente, a industrializzarla, fallendo miseramente; hanno capito, con gravissimo ritardo, la sua vocazione naturalistica e turistica; non hanno capito ancora che alcune coltivazioni vanno preservate, perché di assoluta eccellenza; dell’attività petrolifera non hanno saputo, da sempre, quali fossero le eventuali opportunità, quali i rischi, quale, alla fine, la convenienza; hanno aperto una Università senza coltivarne la presenza e valorizzarne l’attività. Queste solo alcune delle manchevolezze, tipicamente politiche, di chi ci ha rappresentato finora e ci sta rappresentando, nonostante gli slogan elettorali e il consenso bulgaro che è inversamente proporzionale al grado di democrazia di un territorio, evidentemente.
Ma poi, dico io, non sono stanchi anche loro, gli attori principali, di questo stucchevole ping pong fra provvedimenti, Tar, allarmi, tentativi di tranquillizzare, tutti assieme senza alcuna cura nel mescolarne effetti e coerenza, in uno sfrenato balletto da camicia di forza?
Abbiate pietà del popolo lucano, e, ripeto, se non è cosa vostra, fate dignitosamente un passo indietro; giuro che verrà celebrato degnamente e ricordato ogni anno in un nuovo giorno della Liberazione, quello della Basilicata dall’oscuro male della malapolitica.
Sette Leggi per sette pernacchie, editoriale del Roma Cronache Lucianocane del 27 aprile 17
Posted on 27. apr, 2017 by L.P. in Argomenti, Commenti, Regione Basilicata

Trovarsi ad approvare una legge anticostituzionale può accadere, dai. Soprattutto se a scriverla è stata una piccola regione che si avvia a diventare regione sperimentale di produzione agricola all’aroma nero, nonché terra di acque minerali tanto buone quanto migliorabili, grazie agli idrocarburi.
Una piccola regione devastata, periodicamente, dai terremoti e, quotidianamente, da una classe politica che ha rotto i ponti, definitivamente, con la sua tradizione.
Una piccola regione che ha reso difficili i rapporti col resto del mondo deinfrastrutturalizzandosi costantemente, grazie al concorso del tempo nei cui confronti l’uomo lucano ha deciso di non opporsi con aggiustamenti vari dell’esistente, ma fatalmente affidandosi al più classico “accada quello che deve accadere”.
Quindi, dicevo, una legge che non rispetti i dettami della Costituzione, da parte della regione Basilicata, ci sta, è fisiologico, naturale, diamine, non siamo certo perfetti, con tutte le sciagure che ci toccano, sarebbe davvero un miracolo essere anche giuridicamente perfetti.
Il discorso potrebbe cambiare se le leggi anticostituzionali fossero di numero superiore; per esempio se ne dovessimo contare due o tre, ecco, sarebbe il caso di affrontare il problema come se ci trovassimo quasi di fronte a una patologia.
Se, infine, le leggi sballate, in un anno, dovessero arrivare a numeri tipo sei o sette, beh!, sarebbe allarmante e dovremmo chiederci in quali mani siamo finiti.
Per fortuna non è così; del resto come mai sarebbe potuto accadere una simile vergogna nella terra che fu dei Gianturco, Coviello, De Luca e tanti altri giuristi di fama nazionale che, nel corso dei secoli, hanno dato prestigio a questa disgraziata terra?
Chiedo scusa, come dite? Ah! Sono proprio sette? Sette leggi bocciate dalla Corte Costituzionale? No, non posso crederci, ci avranno presi di mira. Eh no!, cribbio, qua c’è sotto qualcosa, un complotto, che so, un fine perverso che qualcuno ha deciso di perseguire.
Sarà perché un paio di Capodanni fa abbiamo consentito l’ingresso dell’anno nuovo fuori orario, che ne so, o sarà perché abbiamo votato compatti al referendum anti trivelle. Eh eh!, non ci casco, gatta ci cova.
Perché sbagliare sette leggi in un anno sarebbe diabolico, manifestamente da ignoranti conclamati, da Guinness dei primati, oltre che ingiurioso per il popolo lucano, così mal rappresentato. Ah! Dice che lo hanno fatto apposta? E perché? Per vedere se ne accorgevano?
Gagliardi! Vabbè allora cambia tutto, dai, perché siamo alla presa in giro più raffinata, a uno scherzo istituzionale da primo d’aprile. Siamo all’ironia giuridica, all’amo per la pesca dei fresconi di Stato, uno spernacchiamento ai massimi giudici italiani a dimostrazione di un talento naturale giuridico quanto teatrale, con una punta di sarcasmo istituzionale che al nord si sognano.
Arrivo a pensare che possiamo fare scuola in questo campo: l’arte dello sberleffo attraverso lo strumento della norma, farsa in tre atti per un popolo alla deriva, dilaniato da milioni di leggi, regolarmente violate dai più, che valgono quanto sette leggi volutamente sballate.
Sarà questa la maniera per rinascere, forti di una cultura giuridica che moralizza con lo strumento più difficile da usare nelle istituzioni: l’ironia.
E scusate se è poco.
Mario e Marcello. Dal Roma Cronache Lucane
Posted on 01. apr, 2017 by L.P. in Amenità, Regione Basilicata
-Mario, sto storto. Gianni ne pensa una più del diavolo. Ora ha messo in mezzo il nipotino Egidio con effetto del tipo “sei forte papà” di morandiana memoria e io passo inosservato.
-Tranquillo Marcello, quale inosservato. Con la Basentana a pezzi sei nell’occhio del ciclone.
-E che c’entro io con la Basentana?
-Tipo che sei il governatore, o no?
-Mario, della Basentana me ne frego, prenderò l’aereo.
-Caro Marcello e dove lo prendi se aeroporti non ne abbiamo?
-NON NE ABBIAMO? Ma cosa cappero ha fatto De Filippo? Allora prendo il treno.
-Quella ciufeca che ci spacciano per Freccia Rossa?
-Mario, mi ha assicurato l’assessore al ramo che il Freccia Rossa c’è.
-Marcello a Potenza i rami degli alberi li hanno appena tagliati, vogliamo tagliare anche gli assessori e ne mettiamo qualcuno capace?
-Hai qualche idea?
-Per mille miasmi, Marcello, ma ci sono io!
-Dici? Aspetto che chiedo a Gianni.
(Marcello telefona)
-Gianni, come va? Egidio sta bene? A posto. Senti ti dico….. che ne diresti di Mario assessore, tipo al ramo? Come chi è Mario? Quel giovane bravo assai con la barbetta …. Ah, non te lo ricordi? Come, chiedi a Egidio? Va bene. Fammi sapere.
-Mario, mi farà sapere, chiederà consiglio a Egidio. Mario ….. Mario ….. e dai non fare così ….. se Egidio dice no, qualcosa ce la inventiamo ….. senti …. A proposito, ti fa di fare il Sindaco?
La striscia del Roma Cronache Lucane, Mario, Marcello e l’inglese
Posted on 19. feb, 2017 by L.P. in Amenità, Regione Basilicata
-Mario, benvenuto nella famiglia degli attenzionati dalla giustizia.
-Grazie, Marcello, ma, se permetti, la mia è una ipotesi, la tua una ipotesi un tantino più concreta.
-Crescerai, Mario, vedrai, ci arriverai pure tu.
-Scusa Marcello, mi tocca dire un “non vedo l’ora” o posso risparmiarmelo?
-Like you want, dear Mario.
-Ehy da quando parli inglese?
-Una fissa di Gianni. Dice che non si può fare senza.
-Ok, ma non quell’inglese che parla lui, voglio sperare.
-Cosa c’è che non va?
-Ma dai, ha fatto ridere mezza Italia.
-E io? Faccio ridere?
-Fammi sentire qualche altra frase, dai.
-I Want to know where is the book.
-Si vabbuò, the book is on the table, arrivederci, tu stai messo pure peggio.
-Che giudice severo che sei, però vorrei sentire te, saputello.
-I’m probably better of you.
-E questo è inglese? Ma fammi il piacere.
-Liverpool, vedi che pronuncia.
-Yes, senti queste London, library, difficult ….
-But you are very beautiful.
-Thanks, my dear, come with me to bring a coffee
-Yes, I do.
Le mazzette e paraggi, editoriale del Roma Cronache Lucane del 14 febbraio 2017
Posted on 14. feb, 2017 by L.P. in Argomenti, Diritto e giustizia, Politica nazionale, Regione Basilicata

Le mazzette alimentano l’economia. Se non riusciamo a eliminarle o quantomeno a contingentarle, sara’ il caso di farci i conti e valutarne gli aspetti positivi. Scherzo, ovviamente, ma fenomeni di tangenti ci accompagnano da sempre e nessuna Procura e’ riuscita a debellarne l’infausta presenza.
Non ci e’, poi, riuscita la politica, nell’ambito della quale hanno trovato facile carriera proprio quelli tendenzialmente portati ala percentuale sull’importo totale. Ragion per cui alla mazzetta dobbiamo riconoscere piena cittadinanza nel bel paese.
La vox populi attesta la presenza del fenomeno storicamente anche in Basilicata, ma non si rinvengono particolari casi giudiziari a riguardo. La ricorrenza, pero’, di reati di abuso di ufficio nelle aule giudiziarie, testimonia o di una particolare abilita’ a mascherare la corruzione o di una generale sbadataggine degli amministratori nel gestire la cosa pubblica.
L’abuso di ufficio, come si sa, e’ il fratello minore della corruzione: prevede una violazione tesa a beneficiare qualcuno o a danneggiare qualcun altro, ma non prevede il pagamento dell’obolo, alias mazzetta.
Comunque, non esistesse la magistratura, il fenomeno sarebbe bell’e metabolizzato da tutti, una normale prassi che, dal prosciutto degli anni sessanta e’ col tempo diventata una complicata manovra finanziaria, magari anche all’estero.
Una evoluzione costante, fino a diventare una raffinata operazione difficilmente scopribile.
La mazzetta, poi, storicamente, non e’ legata soltanto agli appalti e le opere pubbliche. Esiste anche la mazzetta legata ai poteri di ufficio ispettivi, presenti in molte amministrazioni, anche se la politica sembra piu’ affidabile nel rendere il servizio.
Poi esiste il figlio minore della mazzetta, consistente nello scambio di favore fra uomini di potere.
Avrete notato che il figlio di un politico non rimane mai senza un buon lavoro, nella lista dei disoccupati o nella lista di attesa per un esame radiologico particolare. Oppure supera brillantemente i concorsi o si accomoda, entrando dalla porta principale, negli studi piu’ rinomati d’Italia.
Ma anche la moglie o il marito di un uomo potente ottiene sempre il giusto trasferimento o il comando voluto. Sono quei piccoli vantaggi del potere, cui ci si affeziona e senza dei quali non si puo’ fare piu’ senza una volta assaggiati. Forse anche per questo i culi si attaccano febbilmente alle poltrone e non li lasciano piu’, costi quel che costi.
Ma tutti questi ameni fenomeni si verificano anche nell’isola felice? Ma questo non credo, risponderebbe il Razzi di Crozza. In fondo quel familismo amorale, di cui si parlava anni addietro, era solo il frutto di uno studio malmesso e che non ha trovato consenso in seguito, malmesso e isolato, ecco.
Da noi esiste solo il rispetto, inteso come manifestazione di educazione e umile riconoscimento dell’autorevolezza dell’Autorita’, comunque vestita. Cosi’ come esiste la colleganza solidale, che e’ ben altra cosa, sia chiaro, dai fenomeni esecrabili tanto diffusi in Italia.
Certo, poi esce Italo Bocchino e dice che in Basilicata il potere si accentra in pochissime mani, lui dice esattamente quattro, ma dal parlare a vanvera alla verita’, la strada e’ lunga, e poi parliamo di altro, esattamente di potere regale, che e’ un’altra cosa.
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