Zemanlandia a settant’anni
Posted on 12. ago, 2017 by L.P. in Calcio
Tifare per Zeman è faticoso.
Vorresti che vincesse sempre, ti umili quando becca quattro gol, non funziona il fuorigioco o la mezzala regala palla agli avversari che significa gol.
Tremi anche sul tre a zero perché temi la rimonta, vivi aspettando la giornata che ti regala il calcio perfetto, che arriva puntuale. E allora godi, perché quell’idea di calcio rasenta la perfezione, la bellezza, il genio.
Sei convinto che qualsiasi bidone possa trasformarsi in campione e quando uno sconosciuto, con Zeman, lo diventa, sorridi beffardo perché tu lo sapevi già.
Quest’anno ci prova coi tre registi, o almeno due e uno stakanovista. Ci sarà da divertirsi e da soffrire, come sempre.
Per uno zemaniano, ora, ogni giornata sarà come l’ultima. Ho temuto più volte che smettesse perché nessuno l’avrebbe chiamato in panchina, ma è ancora là, a settant’anni suonati, però, sempre il più spregiudicato, l’avanguardia, il coraggio che sfiora la follia.
Zeman è pura ideologia, applicata sarebbe la perfezione, non ci fossero gli uomini, fallibili, a renderla ancora più affascinante perché immancabilmente perdente. Come ogni ideologia.
Buon campionato e buona sofferenza Zeman e zemaniani.
Zeman, la favola continua.
Posted on 19. feb, 2017 by L.P. in Argomenti, Racconti, Sport
Zeman.
Pensavo di non vederlo più in panchina e invece eccolo là a settant’anni.
Finora il Pescara ne ha perse tante, ma da stasera non ne perderà più una, a perdere sarà Zeman. Un grande personaggio è così, assorbe per tutti.
Zeman è ideologia, forse utopia, è coraggio, spavalderia e umiltà. Zeman è il prototipo dello sportivo, insegna a vincere, a stravincere e a perdere.
I suoi detrattori sono scomparsi, sommersi dalla melma del malaffare. Lui è ancora lì, in serie A. Pronto a sposare l’impossibile; un uomo che non ha paura dei miracoli, perché non ha paura di provarci, mettendoci, come usa dire, la faccia.
Zeman ama il calcio, ma la sua passione non traspare. Non si saprà mai se a un gol dopo una triangolazione spettacolare gioisca o meno. Lui rimane impassibile. Solo una volta l’ho visto con gli occhi umidi e fu alla promozione del Pescara, poi mai più.
Tifare Zeman significa credere, osare, vivere l’impossibile. E’ immaginare un mondo trasparente, pulito, felice, nella vittoria siccome nella sconfitta.
Zeman significa offrire il petto all’avversario o renderlo insignificante senza umiliarlo. Zeman è giocare bene per vincere, ma mettendo in conto di perdere. Tradotto nella vita significa mettercela tutta per fare bene e non appassionarsi a un esito per forza vincente, ma con la certezza che mettendocela davvero tutta è possibile vincere, laddove vincere non significa affermare, marchiare, impossessarsi, ma soltanto aver fatto bene quello per il quale si viene pagati e anche se non si viene pagati.
Zeman non è mai stato contestato e qualcosa significherà.
Oggi ricomincia l’avventura. Perderà? Vincerà?
Non è importante. Giuro, non lo è.
Roma capoccia
Posted on 12. dic, 2012 by L.P. in Calcio

E sono cinque.
Nell’ordine Torino, Pescara, Siena, Fiorentina e Atalanta hanno pagato dazio.
L’orchestra zemaniana non stecca più.
La sinfonia è superba.
I singoli orchestrali si esaltano negli assoli e sono gratificati nel sentirsi squadra.
La preparazione atletica è perfetta, la concentrazione massima.
Il gioco è spettacolare e i gol fioccano abbondanti.
Solo la Juve dà identica immagine di potenza, ma fa molti meno gol, anche se più punti.
Sarà un finale di stagione fra Juventus e Roma?
Può essere.
Io incrocio le dita.
Berlusconi, Bersani, Monti, Grillo, Zeman. Come guardare la vita con crescente ottimismo.
Posted on 09. dic, 2012 by L.P. in Argomenti, Commenti

Del perché noi italiani si debba pagare l’enorme debito fatto da pochi, e non per fini di interesse pubblico, rimane un mistero che Monti non intende chiarire.
Per esempio sui miliardi che vengono spesi per imprese militari e armamenti, Monti, né chiunque altro prima di lui, ha inteso spiegare perché costituiscano una spesa sì necessaria.
Così come non si capisce perché non si dia un taglio netto ai costi della politica e degli enti inutili. Così come, ancora, non si capisce perché in Italia sia tanto facile evadere, da un lato, e svolgere vere e proprie attività criminali in forma di impresa, dall’altro.
Su questi argomenti, che costituiscono l’obiettivo programmatico di ogni coalizione si candidi a governare il paese di Pulcinella, un governo di tecnici, senza gli imbarazzi dei governi politici, avrebbe potuto spiegare perché non se ne parla oppure perché siano problemi irresolubili.
In questo silenzio, ovvero in questa mancanza di chiarezza, il popolo italiano, che per la Costituzione è sovrano, non riesce a esprimere neanche un’opinione su questi argomenti che, pure, condizionano la loro vita in maniera determinante.
Le ragion di stato non appartengono a vere democrazie, così come i segreti, militari, di stato e non. E infatti la nostra è una democrazia solo sulla carta.
Bello il duetto fra Monti e Berlusconi, con Napolitano arbitro di parte.
Berlusconi non vive più la trance nervosa che lo aveva portato alle dimissioni, e ha deciso di tirare uno scherzetto a Napolitano. Monti reagisce con sprezzante alterigia dichiarando che si dimetterà.
Trovo sia il primo che il secondo davvero irresponsabili.
Berlsuconi, anzi, più che irresponsabile mi sembra un personaggio da farsa, però con tanto di esercito al seguito; Monti, invece, è davvero irresponsabile. Reagisce come una bertuccia al normale dibattito parlamentare. “Non mi votate sempre a favore? E io sbatto la porta, e vediamo che vi succede?”, e puntuali arrivano le bacchettate europee.
Eppure un tecnico, un nobiluomo, avrebbe dovuto dire “votate come ritenete. Io farò fino in fondo il mio dovere”.
Ci ha preso gusto, insomma, e gli piace assai governare, e senza opposizione, sia chiaro. Gratis, poi, nel senso che non deve neanche promettere, solo sacrificarsi per la nazione. Che roba.
Gli editorialisti del Corsera, infine, giocano un gioco sporco. Massimo Franco, per esempio, se deve nominare il M5S, dice “il movimento del comico Grillo”; è stupidamente sprezzante, il giornalista, ignaro del cambiamento nella testa degli italiani, che, loro, credono ancora di addomesticare con poco.
Certo è un periodo di transizione: i partiti non sono più partiti, ma associazioni di dopo lavoro, i sindacati non sono più sindacati, ma comitati di potere e centri economici potenti, i politici sono avventurieri senza dignità, il capitalismo non è più il capitalismo ma un sistema che difende i creditori e vuole un popolo di debitori, il proletariato ha perso la sua personalità, e il ceto medio costituisce il nuovo proletariato, continuando a indossare, però, la cravatta, perché non prende coscienza del suo nuovo stato.
Qualcuno dice che in Italia scarseggiano i “lavoratori della conoscenza”, e forse è vero: da noi, infatti, spadroneggiano solo i mistificatori della conoscenza.
Forza Zeman. L’utopia continua.
A tal proposito, a voce molto bassa, va considerato che i giocatori della Roma sembrano aver capito che compongono una squadra. E sembra, anche, che si siano resi conto di poter scrivere una pagina di calcio rivoluzionaria. Pare, almeno. Ma non diciamolo a voce alta. Sussurriamolo soltanto. Una nuova Italia passa da una concezione della vita, della società e della politica, diciamo, zemaniana. Sssssshhhhh! però, che non si sappia troppo in giro, altrimenti il sistema prende le contromisure.
Bersani, il nuovo che avanza. Coraggio.
Posted on 03. dic, 2012 by L.P. in Argomenti, Commenti, Politica nazionale

Sul perché il popolo del PD abbia scelto Bersani, anziché un giovanotto come Renzi, ci sarebbe da riflettere un po’.
Che Renzi costituisca una novità non è revocabile in dubbio. Che Renzi parli meglio di Bersani è sotto gli occhi di tutti. Che sia portatore di qualche idea nuova, pure è vero. Invece ha vinto Bersani, l’uomo dalle metafore impossibili, dall’italiano zoppicante, ma anche l’uomo di partito, l’anziano, l’erede dei vari Veltroni e D’Alema, la tradizione.
Se si dovessero mettere assieme le idee del futuro dell’Italia di Bersani, si rimarrebbe fortemente delusi dalla loro povertà e prevedibilità.
Il partito più vecchio e importante d’Italia non si rinnova, continua ad arrancare sul fronte della modernità, della chiarezza, dei programmi.
Poco male, tanto a destra si registra un proclama di Quagliariello che la dice lunga sulla sostanza politica del PDL: ora dobbiamo trovare candidati e programmi, ha detto. Figuriamoci.
Roba da matti.
L’urgenza di rinnovamento non lambisce i partiti tradizionali, questo è certo. Ora vedremo cosa raccoglierà Grillo, che, dalla vittoria di Bersani, può trarre un benefit elettorale cospicuo.
Vedremo anche come funziona il PD: sarà gratificato Renzi con qualche contentino anche sostanzioso? O verrà accantonato? E lui? Si proporrà a segretario del partito?
E poi, Bersani se davvero vincesse le elezioni, Grillo permettendo, cederà la poltrona a Monti?
Quest’ultimo è una nuova figura da istituzionalizzare al più presto. Visto che governa senza candidarsi, e visto che si propone sempre senza scontrarsi col voto, si dovrebbe prevedere una modifica della Costituzione ad hoc, del tipo: amministratore delegato di governi in panne, da nominare primo ministro ogni qualvolta la politica si dimostrasse incapace, e il tutto a insindacabile parere del Presidente della Repubblica. Oppure: Commissario Straordinario di governi in liquidazione.
Io ho, però, fiducia. Se Zeman ha ripreso a vincere qualcosa vorrà pur dire. E allora musica!
Fred ci racconta la prima batosta della Roma.
Posted on 17. set, 2012 by L.P. in Sport

L: Fred ti vedo abbacchiato.
F: Sì, lo sono. Una vita da zemaniano non mi aiuta ancora a vivere con distacco le bizzarrie di alcune partite. Eppure ne ho viste tante.
L: dai, racconta, e sfogati.
F: Ma cosa voglio dirti, la Roma ieri è partita col piede giusto e il Bologna appariva come una barchetta a remi nella tempesta oceanica. Un divario impressionante. E due meritati gol.
Nel secondo tempo, invece, si è capito subito che le gambe erano altre, e le teste pure. Distratti, sufficienti, stanchi, confusi.
Esperienza dolorosa.
Allora la domanda è: quale è la Roma vera?
La Roma vera è quella del primo tempo, perché non è casuale giocare in quella maniera. E allora io dico che i motivi sono i seguenti, e so di non sbagliare:
1) allenarsi per due settimane in maniera diversa (parlo dei nazionali) comporta un calo di tensione fisica.
2) La Roma sta crescendo. I meccanismi e la mentalità si apprendono col tempo. La serie A poi non perdona, e un Gilardino due gol te li fa tranquillamente.
3) La perfezione arriverà a febbraio. Fino ad allora arriveranno altre sorprese, qualche filotto negativo, ma tante belle vittorie.
Se si riuscirà a limitare il distacco la Roma vince il campionato perché dovrebbe vincere le ultime sei o sette partite.
L’anno prossimo andrà meglio.
Si tenga conto comunque che ieri hanno giocato un paio di diciottenni, un paio di ventenni, e altri tre sotto i ventiquattro anni. La prospettiva, quindi, è rosea.
Zeman verrà preso di mira, ovvio, ma ci è abituato.
C’è un esercito di stupidi che alle vittorie di Zeman lo osanna, e alla prima sconfitta tira fuori le solite critiche.
Zeman è questo: spettacolo nello spettacolo. Zeman è bellezza e pazzia. E stimarlo aiuta a digerire e considerare la nobiltà delle sconfitte, esercizio che non fa mai male, e di cui in Italia c’è molto bisogno.
Il Bologna è una squadra come tante, nulla più.
Nella Roma qualche ritocco sarà necessario.
L: E per il resto?
F: Grande Lazio, mi piace il suo allenatore. Ottima Juve, è davvero forte e bella da vedere. Buona la Fiorentina, gioca un calcio piacevole. Il resto è ordinario, purtroppo.
L: La prossima?
F: Si vince a Cagliari. Giuro!
http://www.youtube.com/watch?v=dHjFdhQjYj0
E fu Zeman. Fred ci racconta Inter vs Roma
Posted on 03. set, 2012 by L.P. in Calcio, Sport

L: E allora Fred, raccontaci la partita.
F: I primi venti minuti sono stati illuminanti, e hanno mostrato cosa può fare e dove può arrivare la Roma di Zeman. Padroni del campo, facilità di fraseggio, idee chiare, forza, coraggio, agonismo, personalità. Poi il buio per tutto il primo tempo. Ma all’Inter è stata necessaria un’autorete per pareggiare.
Nel secondo tempo una prima fase altalenante, disordinata, con parità di valori; poi l’azione del secondo gol, un’azione zemaniana, arricchita dal talento di due fuoriclasse, Totti e Osvaldo, tre tocchi e palla in rete con campo divorato in pochi secondi, ed è stata solo Roma.
E poi lo spettacolo di Totti che pressa il portiere all’ottantesimo, o Osvaldo che copre come un terzino. Il greco non è un accentratore come Verratti, ma in questa Roma deve essere così, anche il centrale è uno degli undici, e poi sembra che in questa Roma tutti sappiano fare il “regista”, ognuno nella sua fetta di campo.
Fisicamente non c’è paragone fra le due squadre.
L: Dopo la prima giornata temevi un fiasco colossale?
F: No. Ci ho creduto. La squadra era comunque sorridente. E plaudo alle scelte di Zeman. Marquino era sembrato un brocco col Catania, e invece …. Il greco titolare l’avevo sognato e pronosticato (conosco Zeman), De Rossi decentrato idem.
L: Singoli e reparti.
F: la coppia centrale è seria. Balzaretti e Taddei sono splendidi. Piris alterna buoni inizi e finali avventati. Florenzi, Destro e Osvaldo sono forze della natura. Totti è immenso.
La difesa deve giocare più alta e più vicina al centrocampo. Il portiere ha parato bene. E’ uscito di porta solo una volta e mi è sembrato un po’ spaesato, fuori area. Ma la strada è quella giusta. E poi, tutti gol su azione e uno più bello dell’altro. E non è un particolare di poco conto. Anzi.
L: Prospettive.
F: In genere, Zeman la terza la stecca. Ma stavolta è diverso. Una preparazione più lunga, le difficoltà della prima giornata, oltre alla mancanza di partite ufficiali, tipo Coppa Italia, fanno sì che col Bologna sarà goleada.
Sai, è la prima volta che Zeman ha una panchina che vale gli undici titolari. Ci divertiremo quest’anno.
Ancora non è il primo attacco, ma vedrete domenica prossima alle diciotto se non sarà già la Roma ad aver segnato più di tutti.
Vincere in casa dell’Inter è sempre un’impresa. Vincere con due gol di scarto è da Zeman.
Vai Zdenek.
Fred Mulligan ci racconta la partita Roma / Catania: esordio mediocre, ma che gol!
Posted on 27. ago, 2012 by L.P. in Città di Potenza, Sport

L: Fred allora l’hai vista la partita?
F: Certo. Me la sono goduta. Temevo una sconfitta, alla fine, ma quel gioiello di Lopez ha fugato le nubi.
L: Giudizio complessivo?
F: Brutto primo tempo. Credo sia dipeso da una sorta di emozione e/o voglia di strafare. Il Catania è squadra esperta e che gioca a memoria, a prescindere da chi l’allena, e nel primo tempo ha chiaramente dettato la danza.
Poi nel secondo tempo un’altra Roma, trascinante, funambolica, fino al pareggio di Osvaldo. Poi poteva finire anche 5 a 1 se il Catania non avesse approfittato dell’unica azione imbastita in mezz’ora. A questo punto la Roma si è sentita frustrata, ma ci ha pensato Lopez. Ecco, questa Roma può fare miracoli, ma il terrore di beccare gol, o di fallire, va tenuto fuori della testa.
L: Sui singoli?
F: Quei due gol fanno capire che nulla è precluso a questa Roma. Due gol meravigliosi, spettacolari, frutto di gioco e di classe. Bene la coppia centrale difensiva, anche se devono ancora rodarsi bene. Benissimo Balzaretti e a tratti Piris, che, però, non ha piedi vellutati. Malino De Rossi come centrale (non sarebbe il caso di spostarlo a mezz’ala?). Male Lamela. Gli altri sufficienti. Ma c’è potenziale per cento gol, uno più bello dell’altro.
L: Il portiere?
F: Stek ha il terrore di uscire fuori dei pali, come usava fare benissimo Anania a Pescara. E questo è un grande limite. Da ovviare, altrimenti si rischia di dover giocare venti metri indietro, cosa che una squadra di Zeman non può permettersi.
L: L’arbitro?
F: Pessimo. Un gol in chiaro fuorigioco. Una ammonizione per trattenuta risparmiata a Marchese. Un altro gol in fuorigioco dubbio. Dispiace anche che i commentatori non se ne siano accorti, o che abbiano minimizzato.
L: Il futuro?
F: può essere ottimo. Ma innanzitutto i due centrali difensivi devono intensificare l’elastico. Va risolto il problema del centrale di centrocampo: o De Rossi evita di portar palla o di lanciare lungo, o lo facesse un altro. Con Destro e Bojan andrà molto meglio. Formulo un’ipotesi: e se Destro e Osvaldo giocassero con Bojan o Lopez, con Totti pronto a entrare nel secondo tempo?
L: Dacci la formazione di domenica prossima.
F: Ci provo, salvo imprevisti. Stek, Taddei, Burdisso, Castan, Balzaretti, Bradley, De Rossi, Pjanic, Lopez, Osvaldo, Destro.
Sbaglierò ma per De Rossi e qualcun altro sono previste novità tattiche.
L: Grazie Fred.
F: Grazie a te, e non perdetevi il post sul “Rubesco di Pallotta”, un rosso che vi raccomando.
Un anno atteso molto sta per cominciare.
Posted on 26. ago, 2012 by L.P. in Attualità, Sport

Stasera comincia l’avventura.
L’ideale sarebbe cominciarla bene e finirla meglio.
Serve a tutti che vada così.
L’Italia ha bisogno di una scossa. Contro la volgarità, la supponenza, la presunzione, la maleducazione e l’arroganza.
In un paese dove, oltre a non rispettare le sentenze dei giudici, non si rispettano neanche le decisioni sportive, dove chi denuncia il malaffare trova lavoro solo all’estero, e dove la società con più tifosi non trova di meglio che affrontare la Champions con il suo allenatore sfiorato dall’illecito sportivo e accomodato in tribuna, perché squalificato per motivi che disonorano lo sport, ebbene in un paese del genere occorre che i valori siano risistemati.
E l’esempio non può che arrivare dallo sport, o meglio ancora, dal calcio.
La Roma ha sfidato tutti prendendo, anzi riprendendo Zeman. Questi vuole stupire in serie A come ha fatto l’anno scorso in serie B, col gioco, coi gol e con le vittorie.
I tifosi romanisti stravedono per lui, l’unico capace di far passare in second’ordine i direttori sportivi, la società, i giocatori, che rimangono interpreti, attori, rappresentanti del credo zemaniano. I giocatori, che altrove sono le star indiscusse, in diritto di dire e fare quello che vogliono, con Zeman diventano pedine disciplinate, attori illuminati, esecutori materiali dello spettacolo che più piace agli italiani, e che, nel loro caso, vedono una originale, insostituibile regia.
Zeman ama attaccare, non ha paura di prendere gol a grappoli, anzi li prevede, sa prima quando si corre il rischio di una goleada, e sa anche quando non c’è storia per gli avversari.
La perfezione delle sue squadre si umanizza nella sconfitta, anche ripetuta, che, brutale, interrompe il cammino, per il resto trionfale, delle sue squadre.
Con Zeman anche i tifosi accettano sportivamente le sconfitte.
Zeman è stato deferito più volte, e sempre per aver detto la verità, o la sua opinione.
Non succede con tutti, no. Ad altri viene concesso di spargere fango senza vergogna, a destra e a manca, senza che dire verità, ma soltanto autocertificando la propria bravura, o innocenza.
Con Zeman la musica che si sente è un’altra.
Coraggio e sacrificio, applicazione e fantasia, lealtà e buonumore.
Con Zeman ci si commuove, e si cresce.
Io credo che la Roma vincerà lo scudetto, così come, l’anno scorso, ero convinto che il Pescara avrebbe vinto il campionato, sebbene contro ogni pronostico sensato.
Ho aspettato quest’anno, con fede, per quasi trent’anni, e cioè da quando il Licata cominciò a vincere, segnando molto e giocando in maniera spettacolare.
Credo che l’abbia aspettato anche Zeman, questo momento.
Ma quest’anno sarà scudetto, e non solo perché la società ha ben operato, ma perché l’Italia ha bisogno che ritorni il merito in maniera indiscutibile, non adombrato da niente.
Zeman regalami cento gol e trenta vittorie. Le altre otto partite perdiamole, anche con tre o quattro gol di scarto.
E’ quello che ti aspetti anche tu, vero?
Cari Grillo e Di Pietro il futuro è vostro, ma tranquilli, fanno tutto loro.
Posted on 24. ago, 2012 by L.P. in Commenti

Larghe intese.
Sembra un concetto facile, seppur applicato alla politica.
Ma se applicato alla politica italiana ha un doppio significato.
Ve ne è uno ufficiale, mutuato dalla considerazione generale che di quel concetto si ha nel mondo. E c’è il significato recondito, collegato alla più tradizionale italianità.
Tutti brigano per un Monti bis. Il problema sono le elezioni che mai, nei secoli, sono state tanto invise ai più. E allora, per fare un Monti bis stanno disegnando una legge elettorale che più circostanziata non si può.
Stanno modellando una legge elettorale che accontenti i partiti che appoggiano Monti, e che consenta di rieleggere Monti a capo di una coalizione tipo quella che già lo appoggia oggi.
Evidente che, tale porcata, un domani andrà rifatta, perché un tale progetto sfugge ai canoni generali di risposta alle esigenze di una democrazia evoluta, rispondendo solo ai canoni dettati dalla cogente necessità.
Uno schifo, insomma, nella più classica tradizione italiana.
Uno schifo che si tradurrà in una elezione dei pupilli dei capi partito e capi corrente, i quali si coalizzeranno dopo, non prima, -per non essere spernacchiati dall’elettorato, pur sempre prono, ma con un minimo di dignità, e sempre più tendente al verde grillo-, e per rieleggere il boia Monti.
E questo è il significato recondito di larghe intese.
Insomma, se si era abdicato alla politica per pura necessità, ora si abdica per pura sopravvivenza.
A un esame clinico risulterebbe quanto segue:
politica: tracce
convenienza: 120 min 5, max 25
paraculaggine 652 min 5, max 78
resistenza alla vergogna 251 min 5, max 19.
Tanto per capirci.
Le considerazioni che hanno spinto i nostri prodi a tanta scempiaggine sono, nell’ordine:
Berlusconi: bisogna governare le sconfitte; ergo meglio esserci seppur in condominio, che star fuori, qualcosa pur mi toccherà;
Bersani: non saprei da dove cominciare, qua mica è il luna park. Tanto finisco primo e Monti fa le esecuzioni capitali; poi arrivo io e mi becco la torta;
Casini: alla fine ammetteranno che sono stato io a voler davvero Monti e il risanamento. Sono il più saggio. Il più bello. Il più figo. E alla fine mi porteranno in trionfo, e sarò il Presidente della Repubblica. Una vita senza una goccia di sudore, senza sapere cosa è la fatica. Vai che sei forte!
La speranza è che l’Italia si dimostri meno prona del solito e che sia pronta a mandare a cagare definitivamente i giostranti. Tanto, peggio di così è impossibile. Tanto vale azzardare (!) con facce nuove, giovani e fresche.
Forza Roma.
Nel frattempo la Juventus si trucca di ridicolo. Sbeffeggia i giudici sportici come il peggior Berlusconi coi PM di Milano e autorizza qualsiasi violenza. Conte va dal patteggiamento, rigettato, al vittimismo, e la Bongiorno inaugura la stagione delle (sue) cause perse.
A proposito, bello il Monti di agosto che spara sui PM e sull’abuso delle intercettazioni, sembra anche lui Berlusconi, che, è bene dirlo, ha fatto davvero scuola.
Agosto volge al termine e l’estate pure, e l’Italia è più brutta che mai. Che barba, che noia, che noia, che barba.
Forza Roma, forza Zeman.
Italia. Italia.
Posted on 12. giu, 2012 by L.P. in Attualità

E’ l’idea dell’invenzione del mediano corridore che affascina molti tecnici di calcio, specie italiani.
Trasformare un giocatore mediamente tecnico in un asfissiante marcatore li esalta.
Pure a costo di provarli di quel po’ di tecnica e fantasia che posseggono.
E’ il caso di Prandelli e Giaccherini, modesto centrocampista offensivo, riconvertito in terzino corridore.
Io continuo a pensare che se ti serve un terzino tanto vale utilizzare uno che terzino lo è e bravo anche.
Un altro tecnico di questo tipo è Allegri, capace di sbarazzarsi di Pirlo e imbottire il centrocampo di onesti faticatori.
Quest’anno, dopo anni e anni, lotterò anche io per lo scudetto. Tifo Roma. E credo che lo vincerò.
Il Milan svende, l’Inter fa finta di acquistare, la Juve uguale.
Risultato? Vincerà chi saprà giocare a calcio.
Duello Juve – Roma, quindi, con outsider Napoli.
Tutti italiani quando si giocano gli europei o i mondiali, tutti a cantare l’inno; poi, dopo pochi minuti tutti a sputare sullo stato Italia, il paese più maltrattato dal suo popolo.
Legge elettorale allo studio dei nostri scienziati della politica. C’è da aver paura. Dopo il porcellum possono tutto.
Dicono che Monti abbia le ore contate, ma lo dicono sussurrando, guai ad alzare la voce.
Dicono che siamo sull’orlo del fallimento.
Per pensarla alla Berlusconi, ieri ristoranti ancora abbastanza pieni. La crisi incombe ma è progressiva.
Un tecnocrate banchiere anche alla Rai. Viva Monti, e viva la politica italiana, che sa solo spartire i posti. A tal proposito Berlusconi, Bersani e Casini, sono maestri e buoni compari. Non hanno vergogna di niente.
Salviamo le banche, perché le Banche salvino gli Stati. Tranquilli paga Pantalone. E chi se no?
Nessuno parla più della legge sulle intercettazioni. Però c’era chi lo diceva: Berlusconi fuori dal governo = fuori dalle indagini, e processi all’acqua di rosa. Berlusconi fuori dal governo = e chissenefrega delle intercettazioni. Passata l’urgenza.
Che schifo.
Guarda che è martedì oggi, non lunedì. Per giove, eureka, un giorno in meno di sofferenza.
Grillo, Monti, Iddio e Zeman
Posted on 23. mag, 2012 by L.P. in Amenità, Argomenti, Attualità, Calcio, Città di Potenza

Il Movimento 5 stelle ha vinto, anzi no, cioè ha vinto il Pd, anzi non ha vinto, a Parma, ma ha vinto altrove. La Lega ha perso, sì ha perso, ella miseria se ha perso; il PDL pure. Ma dai!
Giuro ha perso parecchio. Nessuno lo vota più. E il Berlu? Sta sbaraccando. Pure il Milan sta dismettendo. Thiago Silva al migliore offerente, e Pato pure. Galliani a fare il giardiniere ad Arcore, e Seedorf a curare la stalla.
Alfano continua a sparare proclami, ma si ascolta solo lui.
Casini è indeciso: non sa se ha vinto, perso o pareggiato.
A distrarre tutti ci ha pensato un malefico terrorista e un Padreterno vendicativo.
Non riuscirò mai a coniugare fede ed eventi naturali. E no, perché se esiste un Dio, che protegge i più deboli, e combatte il male, e se questo Dio è davvero onnipotente, può pregare il Vaticano di spiegarci perché si accanisce sempre contro i disgraziati?
Ma la giustizia ci sarà in cielo! Per ora crepa.
Cambiali, sempre cambiali. Ci tocca firmarne troppe. Noi sempre debitori, e quando diventiamo creditori, o lo Stato fallisce, o la Regione ha il patto di stabilità (bella diavoleria), o se ne pensa in cielo, quando hai tirato le cuoia.
A pensarci bene questa vita è una bufala. Tutte le cose belle sono promesse non garantibili né verificabili.
Bisognerà fare di necessità virtù, e provare a essere felici con le disgrazie, i dolori, i sacrifici. Come dicono i buddhisti, del resto.
Hic et nunc, il resto ciccia.
Pensate alla chiesa: l’obolo all’ora della questua durante la messa, e la percentuale sulle tasse, e le tasse risparmiate, e tutto l’indotto della fede, e in cambio un’ostia, previo sputtanamento generale attraverso la confessione, settimanale, e le pene per emendarsi dai peccati.
I peccati, poi!
Ma se desidero un bombolone alla crema è peccato? E se me lo pappo con avidità è pure peccato? Cioè, sono due peccati distinti o sono uniti dal vincolo della continuazione? E se sono distinti e dipendendo l’uno dall’altro, sono più gravi di due peccati messi insieme? C’è l’aggravante?
Non se ne esce più.
Ma ora il Vaticano ha semplificato le prassi. Come Berlusconi con la burocrazia. E quindi anche durante la confessione c’è la tendenza a non scendere nei particolari. “Padre ho commesso atti impuri”, “Accipicchia, da solo?” “Sì, padre, miseramente da solo?, “ mano destra o sinistra”, “Padre, non ci crederà ma le uso entrambe”, “Oh, Madonna benedetta, ma …. Insieme o a turno?”, ecco pare che non si possa scendere più nel particolare di così, ed era ora. Una volta ti chiedevano anche dove stavi e quale era il soggetto ispiratore.
*
Il tono della voce di Monti è metallico, monocorde, monotono e senza sbalzo alcuno. Una lagna. Come i suoi provvedimenti. Me lo immagino a ridere a crepapelle, se gli capiterà mai. Più probabile che, alla sera, la moglie lo smonti (bella questa) e lo oli.
Berlusconi era, invece, straripante. Un po’ straripante lo è pure Bersani, col suo gergo da compagno con handicap (dicesi compagno con handicap quello residuato dal vecchio PCI e convolato a nozze con i vecchi Dc. E chi glielo doveva dire che un giorno avrebbero spartito il bottino).
*
Zeman ha vinto il campionato e si è pure commosso. Lo capisco, con le disgrazie trascorse, e con quei diavoletti a interpretare alla perfezione il suo credo calcistico, c’è poco da rimanere indifferenti.
Ora lo vogliono tutti, a Zeman. Fino a ieri era dimenticato. Saprà essere riconoscente al Pescara per averlo ripescato dalla serie C, o preferirà approdare a un’altra squadra?
Il dilemma dei dilemmi.
Io non derogo dalle seguenti alternative:
o rimane a Pescara con conferma di quasi tutti i gioielli e arriva in coppa Uefa, o va al Napoli e vince lo scudetto. Al di fuori di queste due ipotesi non ne vedo altre.
Zeman ha bisogno ormai del mare, senza del quale rende meno. Quindi niente Roma e Firenze.
Quest’anno non ho perso una partita, cioè due le ho perse, su 42. La prima, Verona – Pescara 1-2, perché ero in viaggio, e la seconda Pescara – Sampdoria 1-0, perché si giocava di lunedì e me la sono stranamente dimenticata. Poi le ho viste tutte, ho visto 86 gol, la quota Sky è stata ben pagata. L’anno prossimo mi abbonerei per andare al campo, ma dipende dove allenerà. Dice “ma a me che me ne frega”, giusto, ma basta saltare il paragrafo.
Vi leggiamo le formazioni: gnegnegnè, gnagnagnà, gnigninì, fofofo, fififi, fafafa, mumumu, resitè, cabalì, furtansè, caballì. In panchina: cucuccu, cacacca, cececce. Allenatore nininì.
Arbitra il sig. Rattattà di Monopoli.
“Chiediamo scusa, siamo del centodiciotto, e abbiamo per Lei una bella camicia”, “che bella è tutta bianca”, “la provi, deve starle benissimo”, “va bene, e grazie”.
E partirono le sirene.
Zdenek 04
Posted on 06. mar, 2012 by L.P. in Calcio

E ora tutti vorrebbero Zeman. Se ne parla all’Inter, al Palermo, se ne è parlato a Napoli, Lazio, e non finirà qua.
Ma alla fine ci vuole coraggio e in serie A chi ne tiene?
In Italia il coraggio serve per fare le cose bene, le scelte giuste, di valore, e, quindi sono proprio curioso.
Io, se mi lascio andare ai sogni, lo vedrei al Palermo. Una squadra del profondo sud che sale a Milano e ne fa tre.
E poi a Zeman piace il mare.
In alternativa Napoli.
Ma se rimane a Pescara e seguono i suoi consigli, forse è la cosa migliore.
61 gol in 29 partite. Migliore differenza gol, maggior numero di vittorie. Capocannoniere. Serve altro? Il primo posto? Due settimane di tempo, e arriverà anche quello. Potete scommettere.
Forza Zdenek.
Buongiorno sono mediocre. Assunto. Avanti un altro
Posted on 22. gen, 2012 by L.P. in Argomenti

Il Pescara Calcio, l’anno scorso, concluse un più o meno anonimo campionato a metà classifica. Ebbe qualche giornata di gloria e niente più.
Cionondimeno perse l’allenatore, il quale, evidentemente messosi in luce, venne chiamato in serie A, dalla quale, però, è oggi già sparito, perché esonerato.
Il Pescara Calcio pensò di prendere Zeman. Questi suggerì di acquistare un manipolo di giocatori freschi di serie C. I dirigenti non credevano ai loro occhi, vista la esigua spesa necessaria.
Ora il Pescara, dopo 23 giornate, è terzo a un punto dalla vetta, e ha segnato 50 gol, cioè, più di due a partita. Ha il capocannoniere del campionato, e si prepara a guadagnare un mucchio di quattrini dalla cessione di quelli che sono diventati, di colpo, veri e propri gioielli. Lo stadio è sempre stracolmo di tifosi e il suo gioco fa notizia.
Strano che un tecnico di tal valore alleni in serie B, e addirittura provenga dalla serie C.
Col pessimo gioco che si vede in serie A, poi, davvero non si capisce la logica delle società, che preferiscono affidarsi a tecnici di sicura e collaudata mediocrità, anziché scegliere uno bravo davvero.
Ci deve essere qualcosa che non funziona in Italia.
Ma dai!
Sto guardando Bologna-Parma e lo spettacolo è di una modestia allarmante. Contenti loro.
Ieri ho guardato Empoli-Pescara e mi sono divertito.
Ripeto in Italia eccellono i mediocri, e gli italiani annuiscono compiaciuti.
Monti, il mago delle finte liberalizzazioni, ma che pure qualcosa sono, dovrebbe intervenire. Come?
Liberando (e non liberalizzando) il merito, secretato dai mediocri, e costretto a vivere o nelle soffitte, o negli scantinati, o, addirittura, a mascherarsi da mediocre per vedere la luce del giorno.
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